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Autore: sasdavvero    19/08/2022    0 recensioni
L’odore di pollo in padella riempiva quasi tutta la casa.
Inferno si era fortunatamente ricordato di chiudere la porta delle camere e dei bagni, ma non aveva chiuso quella che dal salotto dava al corridoio con le altre stanze.
Ormai era troppo tardi però.
Dovrà far circolare l’aria dopo.
Era sera, circa le sette, ed era pure inverno.
Che sbatta.

[Hero!Dabi - TW // Disturbo Alimentare (rating giallo in avvertimento perché ho paura di triggerare qualcuno)]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dabi
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L’odore di pollo in padella riempiva quasi tutta la casa.

Inferno si era fortunatamente ricordato di chiudere la porta delle camere e dei bagni, ma non aveva chiuso quella che dal salotto dava al corridoio con le altre stanze.

Ormai era troppo tardi però.

Dovrà far circolare l’aria dopo.

Era sera, circa le sette, ed era pure inverno.

Che sbatta.

Il ragazzo era solo in casa, ed era molto concentrato sull’apparecchiare il grande tavolo che aveva in soggiorno.

Era un tavolo da sei posti, otto se si contano quelli a capotavola, e si poteva allungare di più. Era stesa sul tavolo una tovaglia biancastra, un bianco sporco, si vedeva che quanto fosse vecchia sia per il colore, sia per le macchie sbiadite che il ragazzo non era stato in grado di togliere del tutto. Sul tavolo c’erano due candele al cotone, una azzurra e una blu scuro, erano al centro della tavola, tra le due candele c’era un vaso di vetro colorato con disegni che, riflettendo la luce del lampadario proprio sopra il tavolo, sembravano quasi brillare. Dentro il vaso si potevano notare dei fiori, una rosa corallo e qualche stelo con pochi gelsomini bianchi.

Inferno apparecchiava a capotavola, nel posto che si allineava alla porta della cucina lì di fianco, in modo da poter vedere l’ora sul forno, proprio in bella vista da lì.

La cucina era semi collegata al soggiorno. Oltre alla porta, c’era un vano nel muro, un passavivande, che creava una finestra verso la cucina stessa, ci si poteva sedere dal lato della cucina, Inferno non lo usava mai, ma era carino da vedere. Il locale in sé non era niente di speciale, un forno, un frigo, un microonde, un piano gas, un tostapane, un rice cooker, un bollitore e tanti scaffali e armadietti con pentole e coperchi e posate e attrezzi tra i più svariati.

Non c’era, però, tanto cibo.

Ce n’era abbastanza da sembrare una quantità normale per una persona, ma molte cose erano scadute o quasi, il frigo era praticamente vuoto, e in un armadio sopra al piano di lavoro c’era una preoccupante quantità di bottigliette con la stessa scritta. Le bottigliette erano divise per gusto, ce n’erano cinque al cioccolato, tre alla vaniglia, due ai frutti di bosco, tre alla banana e quattro al mango.

Inferno mise in tavola un paio di bacchette di metallo e un bicchiere, portò una piccola brocca con dell’acqua e la mise davanti a dove avrebbe messo il piatto, perfettamente centrata. Tornò poi con una piccola ciotolina con della salsa soia e la mise a sinistra della postazione.

Si fermò.

Si appoggiò al tavolo, chinato e sostenuto dalle sue braccia.

Fissava ciò che aveva davanti a sé con uno sguardo perso.

Non voglio.

Respirò profondamente e si raddrizzò.

Si voltò verso la cucina e camminò fino al locale.

Tornò in sala con una piccola ciotola di riso in una mano e una scodella con della zuppa di miso nell’altra. Entrambe le preparazioni fumavano ancora.

Non voglio.

Appoggiò la ciotola di riso sulla destra e la zuppa di miso sulla sinistra.

Tornò in cucina e venne fuori con un piccolo piatto piano con sopra una fetta e qualche pezzo di pollo.

Lo appoggiò centrale.

Non voglio.

Fissò la tavola.

La lunga tavola vuota.

Spostò la sedia lontano dal tavolo e si sedette.

Si tirò avanti con la sedia.

Prese dalla tasca il telefono e settò un timer.

Lo appoggiò sul tavolo con lo schermo verso l’alto.

Non voglio.

Respirò.

Girò lo sguardo verso il forno della cucina.

7:19 PM

Si rigirò verso i piatti.

E stette fisso.

Occhi vuoti e testa piena, fissava i cibi, con lo sguardo passava dal pollo al riso alla zuppa e poi ancora al pollo e così via. Stava fisso con lo sguardo per alcuni secondi, guardando finché la vista non si offuscava e sentiva il sonno prenderlo, poi sbatteva le palpebre lentamente e guardava un altro piatto.

Dopo un po’, girò la testa verso il forno di nuovo, gli ci volle qualche secondo a mettere a fuoco l’ora.

7:27 PM

Si rivoltò.

Allungò lentamente un braccio verso la brocca e si versò un po’ d’acqua, mezzo bicchiere.

Mise giù la brocca.

Prese il bicchiere.

Bevve due sorsi d’acqua.

Mise giù il bicchiere.

Occhi vuoti e testa piena, fissava i cibi.

AlloraIlPolloÈCentodieciMaNeHoFattiCentocinquantaGrammiQuindiSonoCentosessantacinqueGrammiEIlRisoÈTrecentocinquantaMaNeHoFattiSettantaGrammiQuindiDuecentoquarantacinqueELaZuppaSarannoOttantaquattroPerDuecentosessantottoMaFacciamoCentosettantaPiùLolioDueCucchiainiNelRisoEUnoNelPolloSonoCentotrentacinqueQuindiTotaleÈSettecentoquindiciÈTroppoTroppoTroppoNonPossoNonPossoNonPossoNonPossoÈTroppoDioMioNonPossoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNonPossoNonPossoNonPossoNoNoNoTroppoNonPossoPoiCéLaSalsaSoiaCheÈAlmenoCentonoFaiCentoventiQuindiOttocentotrentacinqueÈTroppoTroppoTroppoNonPossoNoNoNoNo—

Si girò lentamente a guardare l’ora sul forno.

7:54 PM

Si rivoltò.

ForsePossoDueBocconiDiRisoDueChicchiInCroceTreFaiTreTreChicchiEUnPezzettinoDiPolloDiQuelliStaccatiSarannoUnoDaventiGrammiQuindiVentidueeIlRisoÈVentiGrammiNoTrentaQuindiCentocinqueESonoACentoventisetteEUnSorsoDiZuppaUnoSoloHoFreddoFaFreddoFreddoFreddoLaZuppaÈCaldaDevoAccendereIlRiscaldamentoUnSorsoDiZuppaSaràQuarantaMillilitriQuindiTrentatréeseiQuindiPrimaEraCentoventisetteAdessoÈCentosessantaeseiCheVaBeneVaBeneVaBeneHoCorsoMoltoOggiEHoGiàBevutoDueEnsureQuindiSonoASeicentoESeMangioQuestoRiescoANonBereLaltroESiamoASettecentosessantaeseiVaBeneVaBeneVaBene—

Si voltò a guardare il forno.

8:03 PM

Ho solo sedici minuti.

Inferno mosse un braccio verso le bacchette, le prese in mano lentamente.

Guardò i pezzi di pollo che aveva nel piatto e osservò quello da venti.

Lo prese con mano tremante e gli diede un piccolo morso.

Masticò.

Masticò.

Masticò.

Gli diede un altro morso.

Masticò.

Masticò.

Masticò.

Mise l’ultimo pezzo in bocca.

Masticò.

Masticò.

Masticò.

Mise giù le bacchette.

Guardò l’ora.

8:08 PM

Undici minuti.

Prese la brocca e si riempì il bicchiere.

Lo scolò senza riprendere fiato.

Mise giù il bicchiere.

Spostò il piatto lontano da sé e avvicinò la ciotola con il riso.

La fissò.

Guardò l’ora.

8:12 PM

Prese le bacchette e tirò su un po’ di riso.

Trentacinque chicchi.

Li mise in bocca.

Erano freddi.

Masticò.

Masticò.

Masticò.

Si versò un altro bicchiere d’acqua e lo bevve.

Allontanò la ciotola.

Prese la scodella con la zuppa.

Fredda.

Fredda.

Fredda.

La fissò.

La fissò.

La fissò.

La fissò, la fissò, lafissòlafissòlafissòlafissò—

Suonò il timer.

8:19 PM

Mise giù la scodella.

Si allontanò con la sedia dal tavolo e si alzò.

Prese in mano la scodella con la zuppa e si diresse in cucina.

Buttò il contenuto nel lavandino.

Tornò al tavolo e prese il piatto col pollo.

Lo buttò nel sacchetto dell’umido.

Tornò al tavolo e prese la ciotola di riso.

Ci mise una pellicola di plastica e la mise in frigo.

Magari domani.

Aprì le finestre.

Tornò al tavolo e sparecchiò.

Mise i piatti nel lavandino.

Già tremava.

Accese le candele.

Guardò i fiori.

Andò in camera e prese la boule dell’acqua calda.

Andò in bagno a riempirla.

Chiuse le finestre.

Accese il riscaldamento.

Tornò in camera e chiuse la porta.

Si sdraiò sul letto, borsa sullo stomaco, calda, calda, calda, e si coprì col piumino e le tre coperte del letto.

Quando, ore dopo, suonò la sveglia, Inferno non aveva chiuso occhio.

   
 
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