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Autore: Nao Yoshikawa    20/08/2022    7 recensioni
«Ci ho pensato a lungo. Mi sono detto che doveva essere speciale. Forse è anche troppo sdolcinato, non lo so…»
«Accidenti, mi stai spaventando. Cos’è?» domandò Trunks, adesso curioso. Non ebbe il tempo di chiedersi perché Goten si stesse avvicinando così tanto, in maniera anche pericolosa. E non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi perché avesse poggiato le mani sulle sue guance. O perché avesse ad un tratto accorciato le distanze. Quando riuscì a chiederselo, Goten lo stava già baciando. E nessuno lo aveva mai baciato, fino a prima di quel momento. Rimase fermo e fu per lui naturale ricambiare, chiudere gli occhi che aveva poco prima spalancato per la sorpresa.
Questa storia partecipa alla Challenge “Vuoi un biscottino della fortuna?” indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce la penna"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goten, Trunks | Coppie: Goten/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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005) Riceverai un regalo inaspettato.
 

Come dichiararsi in modo facile e pulito (senza sforzi e tragedie)
 
Diciotto anni non si compivano certi tutti i giorni. Anche se per Trunks non era poi un giorno troppo diverso dagli altri. Anzi, a dire il vero, le persone intorno a lui sembravano molto più entusiaste per quell’evento del diretto interessato stesso.
«Allora, alla fine organizzerai una festa? Adoro le feste, soprattutto perché si mangia sempre un sacco.»
Goten aveva il fiato corto. Quella giornata era iniziata in modo del tutto normale: lui e Trunks si erano allenati per delle ore e adesso erano stanchi morti.
«Per quanto mi riguarda, no. Ma mia madre insiste e spero non si sia inventata qualcosa del tipo… non so… una festa a sorpresa.»
Trunks si passò una mano tra i capelli leggermente umidi. Goten era solo un anno più giovane di lui, eppure guardava al mondo con una certa genuinità.
«Ma pensa te! Nessuno mi ha mai fatto una festa a sorpresa. Ma se a te non piace è okay. Comunque non puoi certo passare il giorno del tuo compleanno da solo. Ti vengo a trovare, va bene?» domandò Goten con allegria.
«Per me non c’è problema. Ma… niente regali. Lo sai che non è necessario.»
«In quanto tuo migliore amico, è mio dovere non ascoltare una sola parola di quello che dici.»
Poi sospirò e si lasciò cadere sull’erba, gli occhi puntati verso il cielo, verso le nuvole che si muovevano, spinte dal vento. Trunks si stese accanto a lui.
«Il solito testardo» borbottò. Poi si rilassò a sua volta e chiuse gli occhi. E Goten lo guardò con la coda dell’occhio, facendo attenzione a non farsi beccare. Trunks non poteva immaginarlo, ma lui aveva un piano ben preciso. Il problema era eseguirlo, perché agendo in quel modo si sarebbe giocato il tutto per tutto. O vincere o perdere. E Goten non si sentiva pronto a perdere Trunks, ma comunque preferiva il rischio al rimpianto. E dire che ci era arrivato tutto da solo. Nessuno poteva immaginare ciò che sentiva, i suoi sentimenti che erano cresciuti con lui giorno dopo giorno. Era la storia più vecchia del mondo, due amici che crescevano insieme e poi uno dei due finiva con l’innamorarsi. E l’ingrato compito era toccato a lui.
«Senti, Trunks. Non c’è nessuno che ti piace?» gli domandò. Scherzosamente cercava sempre di cavargli fuori quell’informazione, per cercare di capire. Ma Trunks, come al solito, evitava di rispondere.
«Non cominciare con questi discorsi. E a te invece?»
«Ma perché rispondi alle mie domande con altre domande?» si lamentò ad alta voce. Forse era davvero come temeva. Qualcun altro nel suo cuore, qualcuno di così importante da non poterlo rivelare nemmeno a lui, il suo migliore amico. Tante volte Goten era stato tentato di dirlo e basta. Tu mi piaci, penso che mi piaci da sempre. Anzi, penso di essermi innamorato di te già da bambino. E quindi, se per te è lo stesso, magari le cose potrebbero cambiare. Sempre se tu provi lo stesso. Altrimenti fai finta di niente. D’accordo?
Ma non sarebbe mai andata così. Oh beh, pensò. Oramai la sua decisione l’aveva preso. E Goten Son non era certo un codardo.
Se lo stesso Goten avesse prestato un po’ di attenzione, si sarebbe accorto che Trunks lo guardava in un modo molto simile al suo.
Era davvero difficile evitare le sue domande ogni volta. Trunks era timido, soprattutto per ciò che riguardava l’amore. Non capiva come fosse potuto accadere. Come ci si poteva innamorare di qualcuno con cui era cresciuto quasi fosse un fratello? Di qualcuno che era un ragazzo, proprio come lui?
Tanti pensieri affollavano la sua mente. E quegli stessi pensieri gli impedivano sempre di parlare.
Goten, tu mi piaci e mi piaci perché sei un po’ come il sole. Perché illumini tutto con la tua luce, anche me.
Ma alla fine non lo diceva mai. Che cosa avrebbe pensato, altrimenti? Che era impazzito?
Meglio lasciare le cose come stavano. Poteva accontentarsi anche così. Di averlo accanto, in silenzio. Mezzo addormentato, con il vento che sfiorava i loro corpi e i ciuffi d’erba.
 
Trunks era rimasto in allerta mentre tornava a casa. Non si fidava di sua madre, che era stata piuttosto categorica.
«Oh, insomma Trunks! Hai sempre festeggiato tutti gli anni. Perché questa volta no?»
«Non sono sicuro di essere dell’umore.»
«Sciocchezze! Vedrai come ti risollevo il morale» aveva allora detto Bulma, con il tono di chi non permetteva repliche. E quindi si era anche rassegnato.
Infatti non su per niente sorpreso quando trovò la Capsule Corporation tutta agghindata a festa. Bulma aveva sempre amato le feste, ogni occasione era buona per organizzarne una. Si era ritrovato davanti una folla di persone che urlavano SORPRESA! Nella speranza di sorprenderlo davvero, cosa che riuscì solo in minima parte.
«Emmh» Trunks si guardò intorno. «Ma tu pensa, non me lo aspettavo proprio.»
«Trunks, potresti mostrarti un po’ più sorpreso!» esclamò Bulma. «Così rovini il mood!»
«Rovino il mood…?» Trunks sentì qualcuno cadergli addosso. La sua sorellina era concitata ed entusiasta ed era caduta, facendosi finire il cappellino a forma di cono sul viso.
«Buon compleanno, fratellone!» gridò, agitando le braccia. «Perché è diventato tutto buio?»
Trunks sorrise e le rimise il cappellino sulla testa.
«Grazie, Brà. E grazie a tutti, per essere qui…» contro la mia volontà, annotò mentalmente.
Una normale festa, sarebbe andato tutto come si aspettava. Vegeta se ne sarebbe stato per i fatti suoi, con l’aria seccata e borbottante come una teiera. Chichi avrebbe rimproverato Goku, dicendogli di non mangiare troppo. Brà si sarebbe alleata con Pan per combinare qualche guaio. Però mancava Goten, com’era possibile? Si guardò intorno alla sua ricerca, tenendo in mano un bicchiere contente qualcosa, forse soda. Quello stesso bicchiere rischiò di cadere, quando Gohan si avvicinò a tradimento, dandogli una pacca su una spalla.
«Buon compleanno, Trunks!»
«Eh? Ah, grazie» rispose, facendo poi un cenno a Videl. «Ma… perché Goten non è qui?»
«Ma certo che è qui. Credo si sia nascosto. Era un po’ nervoso» ammise Gohan.
«È vero. Tuo fratello ultimamente è un po’ strano, non trovi?» domandò Videl.
Chissà perché si era nascosto, poi.
«Forse è il caso che vada a cercarlo. Scusate» sussurrò. Era anche una scusa perfetta per allontanarsi dal caos, dalla musica e dal resto. Lui aveva sempre preferito la quiete e il silenzio.
 
Goten era rimasto in giardino a tormentarsi. Si era vestito di tutto punto, si era perfino pettinato i capelli indomabili, per fare una bella figura. E invece non aveva nemmeno il coraggio di entrare e farsi vedere. Ora camminava avanti e indietro, nervoso.
«Avanti, Goten. Non fare l’idiota. Discendi da una stirpe di sanguinosi guerrieri, non puoi avere paura di questo. Ma perché non mi sono fatto gli affari miei? Voglio scavare un buco a sotterrarmici.»
Trunks uscì fuori. Era calato il buio e, assieme al gradevole verso delle cicale, udiva anche dei lamenti. Goten aveva le mani tra i capelli, aveva appena mandato a monte ore di sforzi per tenerli in ordine.
«Ma bravo, mi scarichi in questo modo» disse Trunks sarcastico, avvicinandosi. Goten finalmente smise di tormentarsi i capelli e si mise dritto come un soldatino.
«Emh… Buon compleanno?» domandò incerto, sorridendo.
«Scommetto che sapevi.»
«Certo che sapevo. E scusa se non mi sono presentato subito, ma dovevo… pensare.»
Trunks inarcò un sopracciglio. Si sentiva stranamente teso, quasi dovesse stare in allerta.
«Hai la faccia di uno che mi sta nascondendo qualcosa.»
Goten sollevò un dito.
«Sì. No. Cioè… più o meno. Il fatto è che… h-ho un regalo per te.»
Trunks alzò gli occhi al cielo.
«Avevo detto che non era necessario.»
«N-non è una cosa materiale. È che sono terrorizzato che non ti piaccia.»
Goten era davvero… davvero adorabile. In quei momenti si ricordava perché gli piaceva tanto.
Perché era così. Si emozionava per tutto, perché era allegro, parecchio emotivo.
«Non devi. Qualsiasi cosa sia, vedrai che mi piacerà.»
Trunks non sapeva cosa aspettarsi, ma in ogni caso dubitava che qualsiasi cosa avrebbe potuto sorprenderlo, quella sera. Goten ad un tratto cambiò la sua espressione e divenne serio, così serio da fargli quasi paura.
Si avvicinò, i pugni stretti. Lo guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo. E poi lo guardò di nuovo.
«Ci ho pensato a lungo. Mi sono detto che doveva essere speciale. Forse è anche troppo sdolcinato, non lo so…»
«Accidenti, mi stai spaventando. Cos’è?» domandò Trunks, adesso curioso. Non ebbe il tempo di chiedersi perché Goten si stesse avvicinando così tanto, in maniera anche pericolosa. E non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi perché avesse poggiato le mani sulle sue guance. O perché avesse ad un tratto accorciato le distanze. Quando riuscì a chiederselo, Goten lo stava già baciando. E nessuno lo aveva mai baciato, fino a prima di quel momento. Rimase fermo e fu per lui naturale ricambiare, chiudere gli occhi che aveva poco prima spalancato per la sorpresa. Il bacio non durò che una manciata di secondi, ma quando Goten si staccò (in affanno, come se avesse trattenuto il fiato), Trunks ebbe l’impressione che fossero passate ore.
«Ecco… è questo» spiegò Goten, spalancando le braccia.
«… Che cosa?» domandò. Trunks era ancora stordito e confuso.
«I-il mio primo bacio, ti ho donato il mio primo bacio! Non si era capito? Ah, lo sapevo che era un’idea stupida!»
«Ma io non ho… senti, possiamo…?»
Goten gli fece segno di tacere.
«Lo so cosa stai per dire. Che è sbagliato. E lo so, lo avevo tenuto di conto, ma fa male lo stesso. Insomma, tu mi piaci da sempre. Anzi, sono proprio innamorato. Ed è così, lo devo accettare. Penso che sarebbe bello stare insieme in quel senso. Però sì, capisco che è strano, perciò non sentirti costretto a frequentarmi ancora…» poi cambiò tono. «Però magari non smettere del tutto di parlarmi, sarebbe un trauma.»
Goten si era lasciato andare. Stava dicendo tutto ciò che gli passava per la testa ed era troppo impegnato per accorgersi della sua espressione. Era proprio un maledetto idiota. E lui non era da meno, almeno Goten aveva avuto il coraggio di fare qualcosa.
«Veramente io…»
«Cosa? Vuoi darmi un pugno?»
«No! Vuoi farmi parlare? Io stavo per chiederti se potevamo rifarlo. Guarda che non sei l’unico a provare questi sentimenti. Certo che sei proprio un idiota, a volte!»
Non poteva che a venire in modo diverso. Così, in mezzo ad un battibecco, come quando erano bambini. Goten strabuzzò gli occhi e poi si guardò intorno.
«Davvero? Ah…» e poi prese a ridere. «Mi sa che ho fatto una tragedia per niente, allora. Quindi vuol dire che hai apprezzato il mio regalo?»
Trunks sospirò. Che pazienza ci voleva. Avrebbero avuto il tempo per parlare, dopo.
«L’ho apprezzato. E l’ho apprezzato soprattutto perché non si esaurisce mai. Per cui…»
E dicendo ciò lo afferrò e stavolta fu lui a baciarlo, per godersi appieno, questa volta, tutto. Il batticuore, il calore, la sensazione che la terra girasse troppo velocemente. Goten chiuse gli occhi e si sciolse tra le sue braccia.
Avrebbe tanto voluto darsi una pacca su una spalla da solo e dirsi ben fatto.
Avevano dimenticato del mondo intorno a loro, ma il mondo andava avanti comunque.
«Ehi, Trunks, guarda che tua madre ti cerca per… che cosa state facendo voi due qua fuori?!»
Per fortuna Trunks era stato abbastanza bravo da staccarsi immediatamente da Goten prima che suo padre lo vedesse. Altrimenti quella festa di compleanno si sarebbe trasformata in un funerale.
«Noi? Niente. Goten mi stava dando il suo regalo.»
«Ehehe, infatti, è proprio così.»
Vegeta li guardò, truce e sospettoso.
«Piantatela con queste sciocchezze. Trunks, tua madre ti vuole. Va’» ordinò.
«Sì, vado» rispose subito. E Goten gli andò dietro, perché non ci teneva a rimanere da solo con Vegeta.
Quando tornò, era molto più rilassato e sereno. Bulma gli andò incontro.
«Ah, ecco dov’eri. Avanti, è ora di aprire i regali, coraggio.»
«Se proprio insisti. Ma temo che niente sarà paragonabile a quello che ho già ricevuto» disse guardando Goten. Il quale si sforzò, ma nemmeno tanto, di fare finta di niente.
«Uuuh, regali!» esultò Goku. «Mi piacciono i regali, a te piacciono Vegeta?» domandò Goku, stupito davanti a quella montagna di doni.
«Taci, Kaaroth. Non ne voglio parlare» si limitò a dire. Non avrebbe mai e poi mai, per nessun motivo al mondo, detto a nessuno (e tanto meno a quell’imbecille di Kaaroth) che aveva avuto l’impressione che suo figlio stesse baciando Trunks.
Doveva aver visto male. Poco ma Sicuro.

Nota dell'autrice
Beh che dire, io torno a random in questa sezione, dopo anni, con una COMMEDIA. Sì, perché avevo bisogno di scrivere qualcosa di leggero, e visto che ultimamente mi sono rifatta gli occhi con meravigliose fan art su questa ship, eccomi qua. La challenge a cui la storia partecipa la trovate su questo forum. Penso che senza non avrei mai avuti l'idea per la storia. E che direi, Goten è riuscito nel suo intento e Trunks ha ricevuto una bella sorpresa, facendosi sgamare pure da Vegeta (che però non accetterà la cosa e si convincerà di aver visto male. Credici). E niente, spero che questo delirio con adolescenti impazziti vi diverta.
Alla prossima (;
   
 
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