Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Izumi V    20/08/2022    3 recensioni
E in quelle poche parole sussurrate riecheggia l’antica promessa, il giuramento che ha ridato senso e direzione alla sua vita.
Per l’umanità. Per la libertà.
Per Erwin.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oath
 

Apre gli occhi lentamente, nonostante si sia svegliato all’improvviso, scosso dai soliti incubi. Li apre con calma quasi studiata, come se perfino in quel momento (impossibile) qualcuno potesse osservarlo, carpire i suoi segreti, scovare le sue fragilità. Li apre con calma, percependo immediatamente che l’unica cosa che ha bisogno di sapere è già una certezza.

Levi.
 
Sente la sua schiena magra, eppure inspessita dai muscoli allenati e sempre tesi, premere contro il proprio petto. Il suo respiro è ancora regolare, profondo, mentre sa che il proprio sta già accelerando a causa del risveglio. Sa che basta questo per spezzare il suo sonno leggero. Il cervello gli ordina di scostarsi, interrompere quel contatto di pelle per evitare di disturbarlo, ma il cuore è di un altro avviso e proprio no, non riesce ad allontanarlo da sé.
 
A volte, durante il giorno, ha bisogno di toccarlo anche solo per rendersi conto che sta vivendo in un’allucinazione. Sono sopravvissuti all’ennesimo fallimento. Eppure un misero, minuscolo passo in più verso la verità è stato fatto. E sono ancora vivi. E Levi cammina piano, con quel suo passo felpato inconfondibile, nella sua stanza. Si siede sul suo letto. Gli porge una tazza di tè. Gli legge qualche pagina di un libro con la sua voce profonda, talvolta di velluto, talvolta graffiante. Cambia le bende al moncherino che era il suo braccio. Mai una volta guardandolo con pietà, ma sempre con rispetto, cura, dedizione. L’unica cosa che non può impedirsi, spezzando l’imperturbabilità perenne del suo volto, è di corrugare la fronte in una smorfia di dolore. Si sta addossando ogni colpa, Erwin lo sa bene, come sa bene che non sarà facile convincerlo del contrario.
Ma Erwin è un uomo testardo e certo non teme la sfida. Non con l’uomo che…
 
Sospira appena, rilassando la testa che affonda un po’ di più sul cuscino. Vorrebbe poterlo accarezzare in quel momento, tracciare col dito le linee del suo corpo sottile. Ma il suo unico braccio è bloccato da quella testa dai capelli corvini, e in fondo questo non gli dispiace. Levi è davvero lì, avvolto nelle sue stesse lenzuola, pelle contro pelle. Il suo profumo e l’odore del sesso che si mischiano in un sapore nuovo e familiare allo stesso tempo.
 
Sente i muscoli della propria spalla destra guizzare, come se il fantasma del suo braccio potesse davvero muoversi e accontentare il suo desiderio. Non può accarezzarlo con il tatto, ma può farlo con lo sguardo. Potrebbe tracciare una mappa del suo corpo senza alcuna difficoltà. Inspira forte avvicinandosi con il viso alla sua nuca. Lo sveglierà, se non lo ha già fatto, ma in quel momento non gli importa. Lo osserva con sguardo affamato, sostituendo con gli occhi le dita che vorrebbero stringere il suo corpo segnato dalle innumerevoli battaglie: il braccio dove spicca, bianca e lucida, una cicatrice spessa e frastagliata; il taglio ancora fresco lungo il fianco; quell’altra linea candida, netta e precisa, tra due costole; i segni perenni dell’uniforme sulle cosce magre. Oh, se solo potesse. Coprirebbe con le proprie labbra ognuna di quelle cicatrici, le cancellerebbe dalla sua carne, dal suo passato, dal suo presente, dal suo futuro.
 
Ma sa che non è questo l’avvenire che li aspetta. Non si fa illusioni, Erwin. Ha un sogno, certo, ma lo persegue con i piedi ben saldi a terra. È grato di ogni singolo attimo di quella presenza accanto a sé con la consapevolezza che non durerà. Dovrà dirgli addio, di questo è certo. Non è in grado di perseguire più sogni insieme – ogni scelta implica una rinuncia. Vorrebbe solo non dover rinunciare a lui. Per un momento, solo un momento, un groppo in gola gli impedisce di deglutire. Un secondo dopo, come a voler spazzare via quell’attimo di debolezza, Levi si volta con eleganza (perfino in quella situazione) verso di lui. Apre gli occhi con pigrizia, come un felino.
 
“Erwin.”
 
La cosa divertente è che, pur non sapendo leggere nella mente, quello di Levi potrebbe suonare benissimo come un rimprovero (“Smettila di pensarci”). La nota roca della sua voce, data dai residui del sonno, si riverbera nel corpo di Erwin – lui una corda d’arpa, la voce di Levi le abili mani che la pizzicano producendo musica. È proprio un romantico, dannazione. Ma adesso che si è voltato può osservare anche ciò che prima non vedeva. Quell’altro segno poco sotto la sua clavicola sporgente; una ferita che si sta rimarginando sull’addome; l’ombelico elegante; la linea sottile di peluria che scende… Sente la gola improvvisamente arida. Altro che romantico.
Le labbra di Levi si piegano appena in un ghigno accennato. “Apprezzi la vista?”
“Lo sai.”
 
Senza indugio piega il braccio, su cui ancora il compagno poggia il capo, e se lo avvicina fino a che le punte del naso non si sfiorano. D’istinto Levi si aggrappa a lui, gli circonda il collo con le braccia sottili, dandogli la stabilità che senza un arto fa fatica a mantenere. Erwin inclina il volto e mira alla sua spalla, quella sinistra, su cui spicca, spessa e in rilievo, una striscia di carne ora biancastra e raggrinzita, residuo di una ferita profonda. Così fuori luogo sulla sua pelle perfetta. La sfiora appena con labbra socchiuse, mentre il respiro tremante di desiderio la travolge in pieno, scatenando un brivido lungo la schiena del soldato più giovane. Levi si preme contro di lui, un gemito gli sfugge dalle labbra, solleva una coscia avvolgendogli il fianco.
 
Erwin prosegue su un sentiero invisibile, bacio dopo bacio, risalendo la spalla, il collo, la mandibola glabra, fino a incontrare le sue labbra. In contrasto con l’apparenza severa delle sue espressioni, Erwin ha imparato la loro morbidezza. Il loro sapore dolce, quasi speziato, come un residuo incancellabile del tè che ama bere. Poi le lingue si incontrano, ingaggiano una lotta silenziosa, riaccendendo in entrambi un fuoco da poco sopito che crepita nello sfregarsi dei loro corpi intrecciati.
 
“Non durerà, Levi.” Mormora tra i sospiri, ristabilendo crudelmente l’ordine delle cose – come a punirsi per aver quasi dimenticato, tra le sue braccia, il proprio destino.
L'altro si ferma, gli afferra il viso con entrambe le mani, pianta gli occhi grigio-azzurri nei suoi.
“Ma finché durerà io sarò con te, Erwin.”
E in quelle poche parole sussurrate riecheggia l’antica promessa, il giuramento che ha ridato senso e direzione alla sua vita.
Per l’umanità. Per la libertà.
Per Erwin.

Shinzou Wo Sasageyo.




Note dell'autrice (si fa per dire!) 
Grazie di cuore per essere arrivat* fin qui. Scritta un po' di getto, ammetto. Ma qualsiasi commento, positivo o negativo, mi farà piacere.
Mi mancano da morire, quei due T__T
E quel capolavoro di Shingeki no Kyojin non lo supererò mai. 

  
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