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Autore: fantasy_dream01    26/08/2022    0 recensioni
Usopp e Kaya hanno litigato e per questo motivo si sono lasciati, da una parte lei non vuole ascoltare e dall’altra lui non vuole parlare. Riusciranno a chiarirsi e a salvare la loro relazione o proseguiranno su strade separate?
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaya, Nami, Sanji, Usop
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era nuvoloso quel giorno, aveva piovuto senza tregua tutta la notte e anche la mattina era stata accompagnata da una pioggerellina leggera, ma nonostante questo il tempo non accennava a stabilizzarsi. Usopp chiuse la porta di casa e quando uscì dal cancello gli si parò davanti Kaya, la sua ex fidanzata. Avevano litigato appena due giorni prima e si erano lasciati, non aveva nessuna voglia di discutere ancora, ma lei non si sarebbe mai lasciata sfuggire l’occasione di rimproverarlo. Quell’incontro non era affatto casuale, quella stalker sarà passata davanti casa del moro almeno un centinaio di volte nei giorni dopo la rottura. 
«È così allora» più che una domanda sembrava una constatazione, «mi avevi detto di essere malato, ma vedo che scoppi di salute per uscire con gli amici» commentò sprezzante la ragazza accennando a Sanji seduto comodamente nella sua auto lì vicino. «Oggi dovevi venire a prenderti le tue stupide cose, ma vedo che non sei cambiato affatto, non fai altro che mentirmi, ti odio!» sbraitò e corse via negandogli la possibilità di replicare. 
Intanto il biondo che aveva osservato tutta la scena spense l’ultima sigaretta e sbuffò una boccata di fumo fuori dal finestrino. Appena salito in macchina il moro fece crollare quell’apparenza di impassibilità e iniziò a tossire violentemente, non sapeva come ma in qualche modo era riuscito a trattenersi di fronte alla ragazza. Gli ci volle qualche minuto per riprendersi, dopodichè partirono, la destinazione era l’ambulatorio del dottor Chopper, il loro medico di base nonché grande amico. Aveva chiesto a Sanji di accompagnarlo non perché non sapesse guidare, quanto le sue condizioni fisiche non glielo avrebbero permesso. Se si fosse messo al volante in quello stato avrebbe causato un incidente dopo neanche cento metri dalla partenza. 
«Accidenti, che ti è successo? La tua salute è terribile» commentò il cuoco. 
«Me ne sono accorto» fece di rimando l’altro, «è da ieri mattina che mi sento uno schifo, ho la febbre alta e fatico a stare in piedi, è già tanto che non sia collassato per strada mentre salivo in macchina» fece una debole risata interrotta dalla tosse. 
«Capisco… e Kaya-chan invece? avete litigato per caso? Non l’avevo mai vista così arrabbiata» osservò Sanji. 
Usopp fece una risata nervosa, «beh, per quello…» abbassò lo sguardo trovando le proprie scarpe improvvisamente interessanti, «abbiamo litigato e ci siamo lasciati» rispose affranto. Doveva essere dura per lui, erano amici fin dall’infanzia e il moro ne era sempre stato segretamente innamorato e, quando si era dichiarato a lei poco più di tre anni prima, la scoperta di essere ricambiato lo aveva reso l’uomo più felice del mondo. Forse il crollo fisico era dovuto a questo? Si domandò il biondo. 
«Mi dispiace, non avrei dovuto chiedertelo» si scusò il cuoco. 
«Non fa niente, è legittimo chiedere» lo rassicurò l’altro soffiandosi il naso.
«Avrei un’altra domanda» esordì il biondo mentre Usopp faceva un commento su quanto fosse innaturale il colore verdognolo del suo muco. 
«Certo, chiedi pure.»
«Perché non le hai detto la verità?» fece riferimento al fatto che poco prima si subì la sgridata della ragazza senza neanche provare a difendersi. 
«Non volevo che si preoccupasse per niente e poi si sentirebbe in colpa se sapesse  di avermi accusato ingiustamente. Lei ora vuole odiarmi e questo la metterebbe in difficoltà.» 
«Non capisco se queste siano le parole di un uomo innamorato o se sei solo pazzo» osservò il biondo sorridendo. Il moro ridacchiò a sua volta, ma poco dopo la stanchezza ebbe la meglio e crollò addormentato. 

Dopo essere stato visitato, Sanji riaccompagnò l’amico a casa, il quale durante il tragitto svenne altre due volte. Essere uscito in quelle condizioni lo aveva stremato e la febbre aveva ripreso a salire. Il biondo si occupò anche di passare in farmacia per acquistare le prescrizioni mediche raccomandate da Chopper, si sarebbe fatto restituire i soldi successivamente. Arrivati a casa del moro il cuoco lo trascinò dentro di peso, si premurò di metterlo a letto e scrivergli un biglietto con la lista delle medicine da prendere con i relativi orari. Uscì dall’abitazione e chiuse la porta, quando trovò inaspettatamente Kaya. 
«Cos’è successo?» chiese la ragazza sentendo montare la rabbia, «cos’ha fatto stavolta?» le tremava leggermente la voce mentre quell’espressione infuriata contorceva il suo bel viso. «Si è ubriacato?» cercò di nascondere la preoccupazione, «quanto ha bevuto per non riuscire più a reggersi in piedi?» un altro grido disperato, anche lei era al limite, se avesse continuato ancora un po’ sarebbe sicuramente scoppiata a piangere. 
Il biondo non si degnò di rispondere a nessuna di quelle domande, anzi, si accese una sigaretta e le posò una mano sulla spalla interrompendo il flusso di domande e accuse infondate della ragazza. Sbuffò una boccata di fumo prima di prendere parola.
«Lui non ti ha mentito» esordì, «è veramente malato, prima l’ho solo accompagnato dal dottore.»
Quelle parole scossero la ragazza profondamente, «allora…» 
«Si, non si reggeva in piedi a causa della febbre alta» concluse il cuoco. 
Kaya si portò una mano alla bocca pentendosi delle forti accuse che aveva appena pronunciato, «perché… perché non ha reagito?» domandò riferendosi all’incontro di poche ore prima. 
«Non spetterebbe a me dirtelo, ma quell’idiota non ti ha lasciata fare perché non voleva vederti sofrire ancora a causa sua, sei fortunata, ti ama davvero tanto.»
A questo punto la bionda non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime. 
«Ha dei difetti certo, ma è un bravo ragazzo, non so cosa sia successo tra voi due, ma mi è sembrato veramente pentito, non buttare via tre anni di relazione per un motivo inutile.» Detto ciò la sorpassò per raggiungere la macchina e la salutò con un gesto della mano senza voltarsi. 
Una volta rimasta sola Kaya prese a piangere più forte, le lacrime che scendevano incontrollate lungo le guance. Era stata spregevole, era saltata a conclusioni affrettate accusando ingiustamente il suo ormai ex ragazzo. Si sentiva tremendamente in colpa e decise che sarebbe andata a scusarsi nonostante sapesse che lui non l’avrebbe mai perdonata e le cose non sarebbero mai tornate come prima. 

Passarono due giorni e quando Usopp si svegliò si accorse di aver perso completamente la voce. Provò a parlare, ma non riusciva ad emettere alcun suono e più provava a sforzarsi più la gola gli faceva male, anzi, era sicuro che fossero proprio le corde vocali a causargli dolore. Decise di rinunciare alla parola per quel giorno e di immergersi in quel silenzio innaturale. Si era alzato alle 9:30 e si era fatto la doccia, la prima dopo quei giorni terribili, almeno ora era pulito e riusciva a stare in piedi senza affaticarsi troppo per circa due minuti. Grazie alle medicine la sua salute stava migliorando, la febbre si era abbassata, il suo muco non era più così verde e anche la tosse era diminuita. Temeva che fosse una polmonite, ma fortunatamente si trattava solo di un’influenza molto forte, niente di più. Una volta prese tutte le medicine si mise a sonnecchiare  sul divano, accese anche la tv, ma trovava tutto estremamente noioso. Avrebbe fatto qualcosa se il suo fisico glielo avesse permesso, gli sarebbe anche bastato fare le faccende domestiche. In quei giorni di inattività erano comparse delle ragnatele sul soffitto, cosa che non tollerava affatto. Cosa avrebbe detto Kaya se avesse visto lo stato in cui era ridotta la sua casa? Kaya… giusto… si erano lasciati…
Sospirò rumorosamente, forse ora poteva permettersi di tenere la casa in disordine, ormai non aveva più una ragazza. A quel pensiero si rattristò, spense il televisore e si voltò sul lato opposto con gli occhi che pizzicavano e le lacrime che premevano per uscire. Nella sua tristezza e solitudine si addormentò. 

A svegliarlo fu il fastidioso suono del campanello, aprì leggermente gli occhi e cercò di mettere a fuoco l’ambiente circostante. Era sul divano e la forte luce naturale proveniva dalla cucina, l’orologio appeso alla parete segnava le undici  e dieci, chi poteva essere a quell’ora? Si alzò e andò ad aprire. Con sua grande sorpresa si trovò davanti proprio la sua ex ragazza Kaya. 
«Mi dispiace, sono stata veramente spregevole nei tuoi confronti» esordì lei mantenendo lo sguardo abbassato, «sono venuta qui per scusarmi e per restituirti le chiavi» continuò porgendogli il mazzetto di chiavi che aveva utilizzato per aprire il cancello. Il ragazzo, ancora sbigottito, osservò cosa teneva nella mano la ragazza e notò che c’era ancora il portachiavi che le aveva regalato. Allungò la mano esitante e le riprese. 
«Sanji mi ha detto tutto… Quando mi avevi detto di essere malato ho dubitato di te e non ti ho creduto…  Ti ho detto delle cose orribili, perché non hai reagito?» c’era dell’amarezza nella sua voce, «perché non hai nemmeno provato a difenderti?» 
Quelle parole erano un fulmine a ciel sereno e colpirono in pieno il moro, il quale restò a bocca aperta. 
«Se me lo avessi spiegato…» fece una pausa, «non ti avrei odiato!» quasi urlò non riuscendo più a controllare le sue emozioni e iniziando inevitabilmente a piangere. «Scusa,» si asciugò gli occhi, «adesso me ne vado» fece per voltarsi, ma il ragazzo le afferrò un polso e la trascinò in casa. Ora non gli importava più niente, né dello stato pietoso della sua casa, né del fatto che lui stesso fosse impresentabile, era ancora in pigiama e con i capelli sciolti, per non parlare dello sguardo assonnato. In quel momento voleva solo chiarire con la bionda. La portò fino in cucina dove prese dei fogli e dei pennarelli per poi iniziare a scribacchiare. La ragazza era decisamente confusa, ma quando il moro alzò il foglio lesse “ti chiedo scusa, ho perso la voce, adesso ti spiego tutto”. 
«Mi dispiace Kaya» sussurrò. Era un suono quasi impercettibile, ma la ragazza lo sentì comunque. 
«Usopp non devi scusarti, è solo colpa mia» cercò di replicare la ragazza.
Il moro scosse la testa e riprese a scrivere. “Abbiamo litigato per colpa mia, avrei dovuto dirtelo”. 
«Non è vero, sono io che ti ho aggredito, sono stata una stupida» stava per ricominciare a piangere, mentre anche il ragazzo iniziava a sentirsi sempre più debole. La prese per mano e la condusse fino al divano dove si sdraiò con la testa che gli girava. Era ancora debole. 
«Usopp, tutto bene?» si preoccupò la bionda. In risposta il moro annuì. Si era quasi dimenticata che fosse malato, Usopp si comportava come al solito e interagiva attivamente con lei, solo ora si accorse di quanto fossero lenti e fiacchi tutti i suoi movimenti. 
Passò qualche minuto, poi il moro riprese a scrivere stando seduto, la ragazza accanto a lui. 
“Non voglio litigare con te”. 
«È per questo che non hai reagito allora» constatò la bionda.
Annuì. 
Il litigio causa della loro rottura era stato provocato dal fatto che Usopp fosse uscito con Nami, la sua migliore amica per poi incontrare anche tutti gli altri, il tutto ad insaputa di Kaya, la quale esplose di gelosia quando lo venne a sapere. 
«Scusa, non avrei dovuto prendermela così tanto, mi pento moltissimo delle mie azioni. Potrai mai perdonarmi?» 
In tutta risposta il ragazzo l’abbracciò e prese ad accarezzarle i capelli e la schina. Era un gesto familiare, lo faceva sempre per rassicurarla ed ogni volta lei si sentiva rilassata e al sicuro, era il suo modo indiretto per dire “va tutto bene”. Con quel semplice gesto lui l’aveva già perdonata. 
«Non volevo lasciarti» disse la ragazza con voce flebile. 
«Lo so» bisbigliò il moro mentre la stringeva ancora a sé. 
La bionda alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi, «ti amo Usopp» dichiarò. 
«Ti amo anch’io, Kaya» sussurrò con un sorriso. 
Restarono per un po' in quella posizione, poi Kaya prese ad accarezzargli i capelli e si allarmò quando gli toccò la fronte. 
«Ma tu scotti!» constatò. Il ragazzo intanto si stava beando delle sue attenzioni, tanto che si era quasi addormentato, ma a quell’esclamazione si riscosse un po’. 
«Hai misurato la febbre questa mattina?» domandò seria la ragazza. 
In risposta il moro scosse la testa, avrebbe dovuto farlo, ma lo aveva dimenticato. 
«Vado a prendere il termometro» gli accarezzò la fronte un’ultima volta per poi alzarsi. 
Mentre misurava la temperatura, Usopp se ne stava accoccolato a Kaya cercando di ignorare il crescente mal di testa. Quanto gli erano mancate le attenzioni della ragazza in quei giorni! Aveva trovato opprimente la distanza che c’era tra loro, non voleva vivere ancora un momento simile. Si scostò leggermente dalla bionda. 
«Che succede?» domandò lei confusa. 
«Kaya» esordì con la massima serietà sempre sussurrando, «in questi giorni ho capito che non sto affatto bene sapendo che mi odi e non voglio mai più vederti soffrire, voglio stare con te e voglio renderti felice ogni giorno della tua vita. Kaya, mi vuoi sposare?» 
Il termometro prese a suonare e il ragazzo svenne. 
«Usopp!» si preoccupò la ragazza ancora incredula da quell’innaspettata proposta. Il moro era svenuto a causa della febbre, il termometro segnava 38.2. 

Quando si svegliò, il ragazzo sentì qualcosa di fresco sulla fronte, era un panno bagnato. Lo tolse. Cos’era successo? Provò a mettersi seduto, ma la testa prese a girargli. 
«Usopp, non devi alzarti» lo rimproverò la bionda uscendo dalla cucina. 
Il moro era spaesato, non ricordava bene cosa fosse successo. Si portò una mano alla fronte quando sentì crescere il mal di testa. La ragazza si accostò a lui preoccupata e gli spiegò cosa fosse successo. 
«Sei svenuto mentre misuravi la temperatura, hai ancora la febbre alta, cerca di non sforzarti.» 
«Sto bene» sussurrò in risposta. 
Bugiardo
come poteva stare bene? Lo disse solo per non farla preoccupare. 
La ragazza sospirò rassegnata, «ho preparato la minestra mentre dormivi, devi mangiare qualcosa se vuoi rimetterti.» 
Il moro annuì sorridendo. 
Kaya lo aveva notato subito, Usopp era dimagrito in quei giorni, era evidente che avesse mangiato poco niente e il fatto che non glielo avesse detto non aveva fatto altro che aumentare le sue preoccupazioni. Cercò anche di ignorare la proposta che le aveva fatto, probabilmente stava delirando a causa della febbre, eppure sembrava così serio… Scosse la testa per scacciare il pensiero. 
Aiutò il ragazzo ad alzarsi e lo accompagnò in cucina, si sedettero a tavola insieme e mangiarono. 

Finito di pranzare Kaya sparecchiò e lavò i piatti, poi fece per tornare sul divano come prima, ma Usopp esitò. 
«Che c’è?» domandò. 
Il ragazzo non rispose e restò fermo di fronte a lei con lo sguardo puntato a terra, poi si voltò, prese dei fogli e iniziò a scrivere. Quando ebbe finito tornò a rivolgersi alla ragazza, “devo dirti una cosa” mimò con le labbra. 
La bionda ebbe un tuffo al cuore, per un attimo credette che volesse parlarle della proposta di poco prima, ma quando il moro alzò il primo foglio lesse “grazie per tutto quello che stai facendo per me”. 
Liberò un sospiro di sollievo, «figurati, lo faccio volentieri.» 
Lesse il secondo foglio, “forse non dovremmo stare così vicini". 
«Perché?» le si spezzò il cuore, prima voleva sposarla e adesso la stava allontanando? Tutto ciò non aveva senso. 
Il moro mostrò un altro foglio, "ho paura di contagiarti e non voglio che tu ti ammali…" 
«Usopp!» lo sgridò facendogli prendere uno spavento, «mi rifiuto! Non farlo mai più, ho pensato che volessi mandarmi via!» 
Il ragazzo restò con la bocca aperta, normalmente sarebbe scoppiato a ridere, ma quando ci provò fu interrotto dalla tosse. La bionda ne approfittò per avvicinarsi e quando la tosse dell’altro si calmò lo abbracciò stretto seppellendo il viso nel suo petto, «non te lo permetto» disse categorica, la voce attutita dai vestiti del ragazzo, «non mi importa se mi ammalo, me ne assumo la piena responsabilità. Quindi Usopp, lascia che mi prenda cura di te» lo disse guardandolo dritto negli occhi. Non avrebbe accettato un “no” come risposta, data la sua determinazione il moro dovette arrendersi a quella richiesta, quindi sorrise e rispose all’abbraccio. 

Il resto della giornata procedette tranquillamente tra colpi di tosse, starnuti e immancabili coccole sul divano. Usopp prese tutte le medicine e Kaya gli fece mille raccomandazioni prima di tornare a casa sua dopo cena. 
«Tornerò anche domani, ti va bene la stessa ora di stamattina?» chiese quando era ancora sull’uscio. 
Il ragazzo annuì in risposta e le porse le chiavi che lei stessa aveva restituito. L’espressione della bionda cambiò diverse volte in una manciata di secondi, «non posso, te le ho restituite» concluse infine. 
«Sono tue» ribatté l’altro sussurrando. Allungò la mano ancora un po’ e Kaya fu costretta a prenderle. 
«Ne sei sicuro?» chiese ancora poco convinta. 
«Ho deciso» rispose solamente. 
«Va bene,» disse rassegnata, «nei prossimi giorni andrò a fare la spesa, non hai quasi più niente in casa.» 
Il moro annuì. 
«Allora ciao, ci vediamo domani» fece per andarsene, ma il ragazzo l’abbracciò un’ultima volta lasciandole un bacio sulla fronte. 
La bionda inizialmente si sorprese, poi ricambiò l’abbraccio e lo salutò ancora prima di andarsene. 

Il giorno dopo Kaya arrivò all’ora prestabilita come promesso e si prese cura di Usopp come il giorno precedente. Grazie alle medicine e alle cure della ragazza, il moro stava migliorando e recuperando le forze velocemente. Il tempo passò in fretta e dopo cena la ragazza dovette andarsene. 
«Domani arriverò più tardi, prima vado a fare la spesa, ce la fai a pranzare da solo?»
«Certo» bisbigliò sorridendo. Non gli era ancora tornata la voce. 
«Ci vediamo domani pomeriggio allora» lo salutò mentre usciva. 
Il moro continuò a salutarla con la mano finché non scomparve dalla sua visuale, era sempre difficile lasciarla andare. Tornò in casa e quando si stese a letto ripensò agli ultimi giorni trascorsi con la ragazza e lasciò vagare la fantasia, fantasticò su come sarebbe stato bello vivere insieme, non avrebbe più dovuto salutarla e guardarla mentre tornava a casa. Con quel dolce pensiero si addormentò. 

Quando controllò il cellulare al suo risveglio trovò un messaggio di Sanji, gli chiedeva se si fosse ripreso e se fosse potuto passare a salutarlo nel pomeriggio. Usopp gli rispose e scrisse anche a Kaya, non avrebbe commesso due volte lo stesso errore e voleva evitare sorprese. Scese a fare colazione felicemente, il solo pensiero di passare un altro pomeriggio alle cure di Kaya lo rallegrava, era proprio una ragazza da sposare! Smise di mangiare per un momento, ebbe una sensazione di deja-vù, ma non riusciva a ricordare cosa fosse. Fu preso dal mal di testa mentre alcune immagini gli tornavano alla memoria. C’era Kaya davanti a lui, il termometro suonava e poi tutto buio. “...mi vuoi sposare?” . Quasi si strozzò con il succo d’arancia. Finalmente la scena era completa, glielo aveva chiesto veramente, non era stato un sogno. Si portò le mani nei capelli, «e adesso che faccio?» prese a camminare avanti e indietro borbottando non riuscendo a trovare una soluzione a quel problema. Non si era nemmeno accorto che gli fosse tornata la voce. «Che fare, che fare…» continuava a tormentarsi, doveva parlarne con qualcuno al più presto. Poteva dirlo a Sanji, ma sarebbe arrivato nel pomeriggio e lui ne aveva bisogno in quel momento. Prese il telefono e scrisse a Nami, le spiegò tutta la situazione e concluse quell'interminabile messaggio con "rispondimi appena puoi". Il moro sospirò sperando che la rossa rispondesse in fretta, ma non ebbe modo di pensarci a lungo che squillò il cellulare, era proprio Nami. Appena rispose la ragazza iniziò a strillargli nell'orecchio, «perché non me l'hai detto prima? Quand'è successo? Mi inviti al vostro matrimonio, vero?» 
«Aspetta» interruppe quel fiume di domande, «Nami questo è un problema!» 
«No, non è vero, avete fatto pace, vedrai che andrà tutto bene» rispose con certezza la rossa. 
«Ma…» 
«Ormai il danno è fatto, lei lo sa ma fa finta di niente per non metterti in difficoltà.» 
«Oppure semplicemente perché sarebbe troppo imbarazzante parlarne, te la immagini dirmi qualcosa come “scusa Usopp, ma credo che tu mi abbia chiesto di sposarti mentre deliravi per la febbre”» 
«Stavi delirando?» 
«No! Cioè,» si corresse, «non lo so.» 
«Ti conviene farle la proposta seriamente, tanto cos'hai da perdere? Poi l'anello ce l'hai già» ridacchiò.
Usopp non poteva vederla ma era sicuro che avesse ammiccato. 
«E se va male, se mi dice di no?» 
«Allora sarà imbarazzante e vi lascerete, ma se è tornata per scusarsi dopo la litigata significa che ti ama, o sbaglio?» 
«È tornata perché Sanji le ha parlato» 
La rossa sospirò dall’altro capo della linea telefonica. «Ha dovuto farlo, tu non glielo avresti mai detto, non capisco perché voi maschi siate così orgogliosi da non permettervi di dire ciò che provate veramente. Se Sanji non lo avesse fatto, avresti mai avuto il coraggio di rischiare e dirle come stavano le cose?»
Silenzio. Il moro ci ragionò su, «hai ragione, probabilmente non lo avrei mai fatto, anche solo per la paura di non essere creduto,» fece una pausa, «va bene Nami, glielo chiederò.» 
«Ora si che ti riconosco. Scusa, devo scappare, ci sentiamo. E mi raccomando, fammi sapere come va a finire. Ricordati di invitarmi al matrimonio, ci conto» riattaccò. 
Usopp sospirò, «sono spacciato» piagnucolò per poi lasciarsi cadere sul divano. 

Come d’accordo nel pomeriggio arrivò Sanji, il moro gli restituì i soldi e gli raccontò cosa fosse successo in quei giorni. 
«E questo è quanto, non so più cosa devo fare.» 
«Uffa» lamentò il biondo, «la smetti di camminare avanti e indietro? Di questo passo scaverai una trincea nel pavimento» lo canzonò. 
«Ha ha, divertente» rispose sarcastico l’altro. 
«E dai, non te la prendere, fa’ come dice Nami-chan e vedrai che andrà tutto bene.» 
«Come faccio a saperlo?» 
«Rilassati, tu e Kaya siete insieme da più di tre anni e non avete mai avuto grossi problemi, anzi, mi sembra che abbiate gestito e superato meravigliosamente anche l’ultima litigata. Sai come si dice, se il legame non si rompe si rafforza. Poi sembra che le cure di Kaya-chan abbiano avuto effetto dato che hai così tanta energia per agitarti inutilmente.» 
«Non è questo il punto. Io…» 
Suonò il campanello. 
«Sarà arrivata la sposa» tirò a indovinare il biondo. 
«Non sei divertente» rispose mentre andava ad aprire la porta e il cancello alla sua ragazza. 
«Ciao Usopp, come stai oggi? Siccome hai detto che c’era Sanji ne ho approfittato per fare la spesa» sorrise raggiante. 
«Grazie Kaya, sei troppo gentile» sorrise di rimando mentre l'aiutava a portare le buste. 
«Puoi parlare! Che bello, mi era mancato così tanto sentire la tua voce.» 
«Così mi fai arrossire» ridacchiò mentre un leggero rossore ricopriva le sue guance. 
Entrarono in casa e sistemarono la spesa, dopodichè restarono a chiacchierare con Sanji finché il biondo non dovette tornare al ristorante. 
«Sarà meglio che vada, quel vecchiaccio si lamenterà se faccio tardi» commentò. 
Usopp lo accompagnò fuori, «grazie per essere passato.» 
«Non dirlo neanche» fece per andarsene, ma dopo pochi passi si fermò. «Sei un uomo fortunato, tu e Kaya… sembrate proprio una coppia sposata» riprese a camminare, «cucinerò al tuo matrimonio» disse infine salendo in macchina negando al moro la possibilità di replicare. 

Quella sera era particolarmente tranquilla, Usopp e Kaya erano accoccolati sul divano mentre guardavano un film, ma mancavano i commenti da parte del ragazzo, cosa che non sfuggì alla bionda. 
«Sei silenzioso stasera, mi sembri distratto, c’è qualcosa che non va?» 
Il moro si voltò nella sua direzione, «eh, cosa?» 
Ecco, appunto... 
 
«Sbaglio o sei pensieroso stasera, che succede?» 
Il ragazzo mugugnò spostandosi leggermente per riuscire a guardarla meglio in faccia mentre sceglieva le parole. 
Aveva un casino terribile nella testa e il fatto che due dei suoi amici più stretti gli avessero detto di chiedere alla ragazza di sposarlo non lo aiutava per niente. Lui era insicuro e non si sentiva pronto a fare un passo del genere, non lo avrebbe fatto solo perché glielo aveva detto qualcun altro. Preferì concentrarsi sulle cose che gli sembravano più importanti in quel momento, quindi fece un respiro profondo e lasciò fluire le parole. 
«Hai ragione, c’è qualcosa che mi turba ultimamente, penso sia da quando abbiamo litigato che non riesco a togliermelo dalla testa» ridacchiò nervoso. «Il fatto è che quel giorno ho veramente avuto paura, credevo di averti persa per sempre. Ma non è colpa tua» si affrettò ad aggiungere gesticolando freneticamente quando vide la bionda abbassare lo sguardo triste. «Poi quando sei tornata non ci credevo, mi sei sembrata un sogno, è stato in quel momento che ho capito che non avrei avuto un'altra occasione» sospirò, «ho pensato a quanto mi sento vuoto senza di te, soprattutto quando ti vedo tornare a casa. Ti ho dato quelle chiavi per un motivo e vorrei che iniziassi ad usarle veramente.» 
Era vero, nonostante gliele avesse date parecchio tempo prima, lei si ostinava a suonare il campanello ogni volta che andava a trovarlo. 
«Voglio che questa sia anche la tua casa, cioè vorrei… se ti va di venire a convivere qui con me.» 
Kaya non aveva parole, quella proposta la lasciò completamente spiazzata. 
«Capisco se non vuoi o non te la senti…» iniziò il moro. 
«Lo voglio» lo interruppe la bionda, «voglio vivere con te» si lanciò sul suo ragazzo gettandogli le braccia al collo e lo baciò, non riusciva a smettere di sorridere, quella proposta così genuina e inaspettata l’aveva resa così felice da non accorgersi di star stritolando Usopp nel suo abbraccio, cosa che a lui certo non dispiaceva. 
Non ci credeva, Kaya aveva accettato di vivere con lui! Mentre rispondeva all’abbraccio ripensò al motivo per cui era uscito con Nami quel giorno: lo aveva accompagnato a comprare un anello per la sua ragazza, non per chiederle di sposarlo, semplicemente come regalo di anniversario o per il compleanno. Tutto ciò era successo per colpa di quell’anello e se kaya si fosse stabilita a casa sua non avrebbe avuto più modo di nasconderlo, magari avrebbe chiesto proprio alla rossa di custodirlo al posto suo fino al prossimo anniversario o fino a quando non se la sarebbe sentita. 

 

***

Angolo autrice

Sono in ritardo, avrei dovuto pubblicare questa storia un mese fa, ma ho avuto degli impegni a cui non ho potuto sottrarmi e l’ho conclusa solo ora. So di non essere un granchè nella scrittura, quindi se vi è piaciuta o se non vi è piaciuta, se ci sono degli errori o cose poco chiare, lasciate una recensione, anche le critiche sono bene accette!

 
   
 
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