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Autore: elenabastet    27/08/2022    2 recensioni
Il primo dono che Oscar fece ad André per il suo primo compleanno insieme. E il dono più recente. What if della serie se dopo l’episodio 32 le cose fossero andate in maniera diversa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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DONI

 

Rating: amore, momenti diversi della vita, Oscar e André bambini e poi adulti, what if della serie se dopo l’episodio 32 le cose fossero andate in maniera diversa.

Fandom: Lady Oscar.

Note: Il primo dono che Oscar fece ad André per il suo primo compleanno insieme. E il dono più recente.

 

“André, vieni!”

Oscar lo stava chiamando, e André non se lo fece ripetere. Da quando, nell’inverno precedente, era giunto a casa Jarjayes, dove sua nonna faceva la governante, Oscar era diventata la persona a cui era più legato e a cui voleva più bene, anche più di sua nonna per certi versi.

“Sai, giocherai con madamigella Oscar, è la figlia del padrone, anche se lui la chiama suo figlio.”, erano state le prime parole con cui la nonna lo aveva accolto, stanco morto per il lungo viaggio dal suo paese natale in Bretagna fino a lì, a due passi da Versailles. Le morti dei suoi genitori, improvvise e crudeli, lo avevano distrutto dentro, parlavano di un fratellino o sorellina che sarebbe arrivato, e poi tutto era precipitato, la mamma era morta insieme alla sorellina mai venuta al mondo, il papà l’aveva seguita nella tomba pochi giorni dopo, per quella malattia che si era preso sotto la pioggia per cercare un medico che la salvasse e forse anche di crepacuore. Per lui non c’era stata altra scelta che non andare a vivere in quel posto lontano, con il cuore spezzato e freddo.

Ma quando aveva visto Oscar, il suo cuore aveva ripreso a battere. Le bambine che ricordava di aver visto in campagna erano timide, sfuggevoli quando non smorfiose. Oscar era coraggiosa, spericolata, simpatica, affettuosa, e l’aveva adorato a prima vista. Non lo lasciava solo un momento, amava stare con lui, giocare con lui, correre con lui, duellare con lui.

Era come se Oscar ci fosse sempre stata, era come se la sua mamma e il suo papà gli avessero mandato Oscar come sua compagna. Era piccolo, ma aveva capito che lei era sola quanto lui, con quel padre severissimo e glaciale, quella madre sempre assente a corte a fare la dama di compagnia alla regina e quelle cinque sorelle che la ignoravano.

André raggiunse Oscar davanti alla stalla: lei aveva in mano due spade, una era la sua e l’altra era quella, bellissima, che stava a guarnire la sala, sopra il caminetto.

“André, tua nonna mi ha detto che oggi è il tuo compleanno. Tanti auguri ed eccoti il mio regalo!” e Oscar gli porse la spada.

“Ma Oscar, questa spada è preziosa, è della tua famiglia da sempre, io non ne sono degno, lo sai cosa dice mia nonna”. Anche se era piccolo, André aveva già capito come girava il mondo, sua nonna non perdeva mai l’occasione di ricordarglielo e di dirgli quale sarebbe stato il suo ruolo per tutta la vita. Poi, da quando era successo quel guaio al lago, quando avevano rischiato di annegare, un paio di mesi prima, era diventata ancora più severa.

“André, tu devi duellare con me e devi avere una spada, non un bastone! Tu sarai il mio compagno in mille avventure! E poi tu sei parte della mia famiglia!”

André si trattenne dal dirle che non era proprio così, ma Oscar gli buttò le braccia al collo e gli diede un bacio sulla guancia, affettuoso e umido. Poi gli diede uno spintone, facendolo cadere sul sedere.

“Buon compleanno, André, così d’ora in poi non avrai più scuse per non duellare con me!”

“Certo, e lo faremo per sempre, vero? Promettimi che non mi lascerai mai, ho già perso i miei genitori...”

“Ma come puoi pensarlo? Tu sei la mia ombra” e lo ributtò a terra, andandogli sopra e scoppiando a ridere, mentre si inzaccheravano di polvere e fango rotolandosi insiem. Anni dopo, André avrebbe pensato con dolcezza ma anche con imbarazzo a quel momento, benedendo l’innocenza dell’infanzia che non aveva conseguenze ingombranti e piccanti. Da allora, Oscar gli fece sempre gli auguri di buon compleanno, e lui a lei il giorno di Natale.

 

Il sole di fine agosto entrava dalla finestra, era ormai giorno, e André si svegliò definitivamente: in quelle ultime settimane c’erano stati vari avvenimenti non proprio lieti, prima l’aggressione a Saint Antoine e poi la tragedia della sorella di Alain.

Con quella luce vedeva ancora abbastanza bene, e non era stato un sogno quello che era successo la sera prima. Oscar l’aveva convocato con camera sua, lui ci era andato con il cuore in gola, perché ricordava cosa era successo una manciata di mesi prima, il suo atto ignobile contro di lei, quelle lacrime disperate, il suo ignobile desiderio che non era riuscito a tenere a freno.

Oscar era triste, triste per Diane, voleva sfogarsi con qualcuno.

“Non è giusto che una ragazza così giovane sia morta così!”

“Non è nemmeno la prima che perdiamo così, ti ricordi della contessina Charlotte?”

Oscar aveva annuito, con gli occhi lucidi di lacrime. Poi si era avvicinata a lui e tutto d’un fiato gli aveva detto.

“Quella sera dell’aggressione a Saint Antoine ho avuto paura di perderti, ero disperata, ho urlato anche in faccia a Fersen il mio terrore… sai, ti ho chiamato il mio André, perché tu sei il mio André. Non come schiavo o servo, non lo sei mai stato, ma perché sei con me da sempre… oh perdonami, dopo averti trattato in quel modo non posso chiederti niente”.

“Veramente sono io ad averti trattata in maniera orribile e vergognosa e non me lo perdonerò mai. Oscar, quello che è successo a Diane è terribile, Alain non vuole vedere nessuno, neanche gli altri suoi amici di lunga data, non so come faremo ad aiutarlo...” Aveva cercato di cambiare discorso, ma Oscar si era avvicinata a lui, aveva alzato le mani come quella sera, quando l’aveva schiaffeggiato, ma per accarezzargli il volto, le guance, le labbra. Poi gli aveva messo le mani sul petto, guardandolo negli occhi e a quel punto aveva detto quella frase.

“Io ti amo, André, da quando sei entrato nella mia vita. Amo la tua risata e la tua simpatia, amo i tuoi modi e le tue parole, amo il tuo sguardo e il tuo sostegno...”

“Oscar, io so da sempre quanto tieni a me, vuoi che non mi ricordi certe cose? Quando mi regalasti la spada? Solo che...”

“André, tu sei stato mio fratello, il mio angelo custode, il mio amico inseparabile, il mio confidente… io ti amo per essere stato tutto questo, ma a questo punto ti amo anche… come uomo, come mio uomo”, aveva abbassato il volto imbarazzata e si era ritratta.

“Non ho il diritto di dirti certe cose, scusami. Ti ho già spezzato il cuore in passato”, aveva aggiunto, quasi imbarazzata.

André era rimasto a guardarla cercando di trattenere la gioia che gli stava salendo in petto e le aveva detto:

“Tu hai tutto il diritto di dirmi queste cose e mi rendi felice. Però… io ti ho giurato una cosa, e ho bisogno che tu mi sollevi dal mio giuramento. Ti ho giurato che non ti avrei mai più toccata in un certo modo”.

A quel punto, Oscar gli aveva buttato le braccia al collo e si era abbandonata alla sua stretta e a tutto quello che c’era stato dopo. Stavolta non aveva opposto resistenza, aveva ricambiato i suoi baci, tra passione e tenerezza, ritrovando anche i gesti di quando erano bambini, ma modificati, erano rotolati insieme sul letto, cercandosi in maniera sempre più intima, ed era rimasta ferma per un attimo quando André le aveva aperto la camicia, ma non come l’altra volta, disperata, ma per condividere quel momento con lui e aveva preso la mano di André e l’aveva messa sul suo cuore. E poi era successa l’unica cosa che non avevano ancora condiviso nella vita, e Oscar aveva ripetuto tante volte tre parole, il mio André, mentre si amavano e si davano gioia e piacere a vicenda.

André non voleva disturbarla, era così bella nella luce del mattino, la sua compagna di una vita, ora in maniera totale. Oscar aprì gli occhi e gli sorrise:

“Buon compleanno, André Grandier”.

“Temevo che quest’anno non mi avresti fatto gli auguri...”

“E invece… hai sempre la spada che ti diedi da piccolo. Ti dissi che tu eri parte della mia famiglia e di me. Ora lo sei davvero fino in fondo e in maniera completa”.

Andrè accarezzò il volto di Oscar e le diede l’ennesimo bacio sulle labbra.

“Questo è il più bel regalo che mi hai fatto. Il tuo amore e te stessa” e la strinse ancora più forte, godendo della luce del sole che svelava l’uno all’altra ancora meglio di candele e luna della sera prima.

“Anche tu mi hai fatto un bel regalo, ogni giorno che ho vissuto con te è stato bello” e Oscar si chinò a baciare il petto di André, dove batteva il suo cuore, suscitando in lui un mugolio soddisfatto.

“Tu l’hai fatto a me varie volte, adesso lo faccio a te”, disse sorridendo.

“Auguri, promettimi che non mi lascerai mai”, aggiunse poi Oscar.

“Dopo stanotte, scordartelo!”, sorrise André e la strinse di nuovo, vedendola trasalire e sorridere per il loro reciproco contatto. Avrebbero aiutato Alain, avrebbero pensato alla Francia, avrebbero combattuto ingiustizie e soprusi. Uniti, ma ora dovevano pensare a loro e a festeggiare insieme il miglior compleanno di sempre.

  
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