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Autore: PrimPrime    31/08/2022    0 recensioni
Reed è un ragazzo che viene guardato con pietà da molti per via della sua particolare condizione che gli permette, sin dalla nascita, di vedere solo il colore grigio.
Per quanto sembra che ciò non influisca sulla sua quotidianità, sono poche le cose che attirano davvero il suo interesse e tra queste c'è sicuramente il professor Walker, suo insegnante da quasi un anno.
Dal testo:
"Non riusciva a smettere di pensare a lui; a come potesse essere passare del tempo insieme fuori da scuola, a informarsi degli interessi l'uno dell'altro.
Come potesse essere emozionante prendergli la mano, o meglio ancora lasciare che il professore lo facesse. [...]
Al termine della lezione raccolse le sue cose e, preso coraggio, si mosse con passo incerto verso la cattedra, dietro la quale era seduto il professore."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Per molte persone, mattina significava doversi alzare controvoglia, ingurgitare a forza la colazione e prepararsi in fretta per non fare tardi a scuola o al lavoro.

Per Reed Reyes era esattamente la stessa cosa, con un'unica differenza: quando apriva le tende della sua finestra e guardava fuori, tutto ciò che vedeva era grigio.

Il sole, palla bianca accecante, rischiarava un cielo che non era altri che una distesa di grigio, e un paesaggio colorato da diverse tonalità di quello stesso colore.

Per via di questa sua particolarità, gli altri avevano sempre provato pietà nei suoi confronti, almeno da quando lui aveva scoperto che il suo modo di vedere le cose non era lo stesso delle altre persone.

In realtà non avevano alcun motivo di trattarlo diversamente.

Reed, che aveva sempre e solo conosciuto il grigio, non sentiva la mancanza degli altri colori se non quando era qualcuno a farglielo notare, perché magari li aveva usati in modo sbagliato in un compito di arte.

Per lui il grigio non era affatto un colore triste, perché era l'unico che conosceva...

E lo conosceva così bene che, se ogni sua sfumatura avesse avuto un nome, lui le avrebbe ricordate e distinte tutte, le une dalle altre.

Reed quel giorno aveva tirato le tende, osservato brevemente il paesaggio che si stagliava fuori dalla finestra, fin troppo familiare per essere interessante, e si era diretto al bagno ancora in pigiama.

Qui si era sciacquato la faccia e solo dopo si era guardato allo specchio.

Aveva i capelli corti, ma il suo ciuffo era sempre un disastro al mattino. Ci impiegò più impegno del solito a sistemarlo, perché quella non sarebbe stata una giornata da poco.

Controllò di non avere nessun nuovo e simpatico brufolo sulla sua pelle chiara e poté dirsi soddisfatto.

Dopo essersi vestito con degli abiti sobri si diede un'ultima controllata fugace allo specchio e scese al piano di sotto.

Reed non amava le fantasie eccentriche e sceglieva sempre abiti chiari quando faceva acquisti.
Niente di bianco, o sarebbe risaltato troppo, e qualche volta indossava qualcosa di nero, ma per il resto si manteneva sul neutro.

Ogni tanto sua madre gli aveva fatto notare che i colori da lui scelti non si abbinavano tra loro e si era offerta di prendergli qualcosa lei.

Quelle volte avevano fatto capire a Reed che non importava che lui non li vedesse: gli abbinamenti "insoliti" - così li aveva chiamati sua madre - avrebbero dato comunque fastidio a qualcuno.

Esatto, le persone avevano da ridire persino su quello, dettaglio che a lui non disturbava perché, difatti, gli era del tutto sconosciuto.

Ecco perché i suoi gusti, negli anni, erano virati su abiti casual dalle tonalità sobrie.

Sui rari capi un po' più particolari che possedeva aveva apposto delle etichette, così da assicurarsi di non indossarli in un modo insolito.

Era qualcosa di complicato per lui e gli interessava relativamente, ma doveva comunque cercare di farci caso, dato che frequentava le scuole superiori.

Si trattava di un ambiente senza scrupoli, dove l'apparenza era tutto, o quasi.

Gli studenti - e persino i professori talvolta - erano sempre pronti a giudicare l'abbigliamento degli altri, se questi gliene davano motivo.

Reed, francamente, non voleva attirare l'attenzione di nessuno, né studenti né professori...

Anzi, c'era solo una persona di cui gli interessava attirare l'attenzione, ma in un senso completamente diverso.

Mangiò in fretta e uscì di casa, diretto a scuola.

L'edificio non si trovava poi così distante, perciò era solito arrivarci a piedi, dopo una camminata di dieci minuti o poco più.

Quella mattina sarebbe stata impegnativa, come tutte, ma vedeva una luce in fondo al tunnel.

Una volta arrivato, prese i libri dall'armadietto e raggiunse la classe della sua prima lezione.

Mancava poco ormai agli esami di quinta, ma la struttura delle giornate scolastiche non era certo stata modificata: al mattino le materie impegnative, al pomeriggio quelle artistiche o più discorsive.

Ciò che era cambiato era l'atteggiamento di alcuni professori, più inclini a terminare prima le lezioni per lasciar loro il tempo di studiare. Altri ancora si stavano dedicando ad argomenti più leggeri, ben consapevoli che gli studenti fossero già oberati di studio.

E poi c'erano quelli senza scrupoli, che avevano addirittura aumentato il carico di lavoro pur di terminare il programma in tempo, a costo di non spiegarlo bene, senza preoccuparsi di sovraccaricare gli alunni.

Per fortuna Reed era a buon punto con lo studio di ogni materia, perciò i loro atti di terrorismo mentale non lo facevano vacillare più di tanto.

Jamie, suo amico da ormai cinque anni, prese posto accanto a lui, appena in tempo prima dell'arrivo dell'insegnante.

 

Dopo matematica, letteratura e un insipido pasto alla mensa, Reed raggiunse la sua classe successiva, arte, e prese posto.

Aveva sempre avuto difficoltà in quella materia e francamente la cosa lo infastidiva, ma col tempo c'erano stati dei progressi.

La professoressa, una volta venuta a conoscenza della sua situazione, era stata più clemente con lui, in un certo senso.
Aveva smesso di pretendere cose che, secondo lei, erano impossibili.

Reed non sapeva se esserne felice o meno.

Non se la cavava male con il disegno, era solo il colore a dargli problemi, e la pena dell'insegnante nei suoi confronti metteva in risalto le sue mancanze, più che le sue capacità.

No, non ne era affatto felice.

Quel giorno la professoressa mise in bella mostra una foto, anzi un poster, raffigurante un sole che emergeva dall'acqua del mare.

O forse ci sprofondava, Reed non avrebbe saputo dirlo.

La donna chiese loro di riprodurre quella foto sulle loro tele e l'esercizio artistico ebbe inizio.

Reed prese i suoi acquarelli personali. Accanto a ogni cialda di colore aveva scritto i rispettivi nomi per riconoscerli e sapere come usarli, altra cosa che aveva dovuto studiare, ma era chiaro che usasse soprattutto il bianco e il nero per creare i grigi, suo porto sicuro in quanto erano gli unici che conosceva davvero.

Anche quel giorno decise di rimanere nella sua comfort zone, scavando ancora di più le cialde già consumate.

Con il pennello iniziò a tracciare le linee del suo dipinto, che presto prese forma.

Ci stava ancora lavorando quando una compagna, Kelly, si appostò dietro le sue spalle ad ammirarlo.

"Sei consapevole di aver scelto solo grigi?" gli chiese in tono gentile.

"Sì, era voluto," tagliò corto lui, senza spostare lo sguardo dalla tela.

Preferiva lavorare con qualcosa che conosceva bene, ma questo non gliel'avrebbe detto.

"Io lo trovo così... malinconico," continuò lei, dopo un momento di silenzio. "Cioè, non si capisce nemmeno che è un tramonto!"

"Credevo fosse un'altra," ribatté lui, senza però smettere di dipingere.

"Harrison, se vuoi commentare il lavoro dei tuoi compagni devi prima consegnare il tuo," intervenne la professoressa in tono fastidiosamente squillante.

"Certo, mi scusi. Eccolo," rispose Kelly passandole la tela.

Reed spostò lo sguardo su di essa. In qualche modo, la ragazza era riuscita a rappresentare il sole come una sorta di uovo all'occhio di bue...

Dopotutto, a loro era stata data libertà assoluta sullo stile.

"Cosa ne pensi?" gli chiese lei sottovoce, mentre l'insegnante tornava alla cattedra con la tela tra le mani.

"È molto originale," rispose.

Kelly gli rivolse uno sguardo carico di pietà che sembrava voler dire "poverino, non può capire", perciò lui non aggiunse altro e tornò concentrato sul suo lavoro.

Lei non lo faceva apposta, ne era certo, però gli dava fastidio comunque.

Da una parte era vero, non avrebbe mai capito, ma dall'altra non lo credeva fondamentale.

Era in grado di riprodurre in modo realistico la foto in una versione ad acquarello, solo che lo aveva fatto in bianco e nero. Malgrado ciò, era solo il povero ragazzo che non poteva vedere i colori.

Consegnò la tela e fu grato quando suonò la campanella.

Aveva già con sé il libro che gli sarebbe servito per la materia successiva, perciò si diresse a grandi falcate verso la classe che non vedeva l'ora di seguire.

Religione.

Avevano quella lezione una sola volta a settimana, ecco perché Reed doveva farne tesoro.

Ricordava ancora bene quando, all'inizio dell'anno scolastico, avevano scoperto che la loro professoressa era andata in pensione.

Per tutti era stata una vera gioia, perché le sue spiegazioni erano noiose e pesanti, quasi quanto veri e proprio sermoni, eppure la loro era una scuola pubblica.

Non si sarebbero aspettati niente di meno dal nuovo insegnante, ma erano certi che sarebbe stata una ventata d'aria fresca.

Questi, Ash Walker, si era subito rivelato essere molto di più.

Se prima le lezioni erano pesanti ma non venivano prese sul serio da nessuno, adesso la situazione si era quasi capovolta.

Il professor Walker spiegava religione come se si trattasse di storia, filosofia o letteratura, a seconda dell'argomento, senza tracce di sermoni indesiderati.

Era come uno studioso della materia che la tramandava agli altri, piuttosto che un prete che doveva plasmare le loro menti in base ai principi della dottrina.

Certo, i voti avevano continuato ad avere poco peso nel quadro generale e perciò la materia a essere considerata meno impegnativa dagli studenti, ma era decisamente più interessante, o almeno lo era per Reed.

E in realtà c'era dell'altro.

Col tempo, il ragazzo si era ritrovato sempre più attratto dal nuovo professore.

Si perdeva ad ammirare il suo viso giovane e delicato durante le spiegazioni e il suo fisico slanciato mentre passava tra i banchi.

Per sua fortuna, Ash Walker non era un prete e non era nemmeno sposato; lo testimoniava la mancanza della fede alla mano sinistra, cosa che a Reed non era passata certo inosservata.

Malgrado ciò rimaneva un suo professore e questo sì che era un grosso ostacolo.

Il ragazzo si era fatto forza più volte al pensiero che presto la scuola sarebbe finita. Ancora un paio di settimane e non sarebbero più stati alunno e professore.

Lui era maggiorenne, il problema erano soltanto i loro ruoli.

Alla consapevolezza che presto non ci sarebbe più stato quell'enorme impedimento, Reed si era reso conto di un'altra cosa: finita la scuola non avrebbero più avuto motivo, né modo, di vedersi.

Doveva entrare nelle sue grazie prima di allora, ma come?

L'alternativa sarebbe stata quella di accontentarsi di provare un amore a senso unico, che non avrebbe mai avuto seguito.

Il cuore gli doleva all'idea.

La voce del professor Walker lo cullò per il resto dell'ora mentre prendeva appunti, distratto solo dalle sue preoccupazioni moleste.

Di tanto in tanto alzava lo sguardo sull'uomo seduto alla cattedra o intento a passare tra i banchi per controllare che stessero seguendo.

Aveva un viso gentile, così come lo erano i suoi occhi.

Una volta aveva domandato a Jamie di che colore fossero, stranamente curioso a riguardo.

"Grigi," gli aveva risposto l'amico, seppur confuso dal suo interesse per il professore.

Grigi.
Erano dell'unico colore che Reed era in grado di vedere, nonché quello che conosceva meglio.

Quella volta lo aveva interpretato come un segno, ma ora gli sembrava solo una stupida fantasia.

...eppure non riusciva a smettere di pensare a lui; a come potesse essere passare del tempo insieme fuori da scuola, a informarsi degli interessi l'uno dell'altro.

Come potesse essere emozionante prendergli la mano, o meglio ancora lasciare che il professore lo facesse.

Le sue fantasie non si erano mai spinte molto più in là di quello, dato che lui non aveva alcun interesse per il sesso.

...eppure una parte di lui avrebbe zittito il suo lato asessuale se il professore lo avesse voluto.

Se è con lui, si diceva... E poi lasciava in sospeso il pensiero, incerto perché difatti non sapeva come si sarebbe comportato in una situazione simile.

Ciò che sapeva era che si trattava semplicemente di una fantasia creata dalla sua immaginazione, non certo della realtà.

Al termine della lezione raccolse le sue cose e, preso coraggio, si mosse con passo incerto verso la cattedra, dietro la quale era seduto il professore.

"Mi scusi professor Walker, posso parlarle un momento?"

"Certamente. Di cosa si tratta?" gli domandò lui, facendo incontrare i loro sguardi.

Per un lungo istante Reed si perse a osservare quelle due iridi grigie, così gentili e confortanti, poi si riscosse e si impose di non vacillare.

"Vorrei un suo consiglio riguardo al mio percorso di studi per dopo la fine della scuola," disse, tutto d'un fiato.

Ash Walker sollevò le sopracciglia, visibilmente sorpreso.

"Sei l'unico dei miei studenti ad avermelo chiesto. Hai già parlato con gli altri insegnanti?" si affrettò a chiedere, quasi gli sembrasse che quella conversazione non avesse senso.

"Sì..." anche se non avrebbe voluto, ma questo non lo disse. "La Peterson insiste perché io studi filosofia, McMillan matematica e così via," confessò.

Non aveva cercato i loro consigli, ma i docenti avevano voluto assolutamente darglieli, chiamandolo a unirsi a loro per un breve colloquio come quello, dopo le lezioni.

"Vorrei un parere esterno," aggiunse, sperando che il professore non lo mandasse via subito.

Dovette trattenere un sospiro di sollievo quando lui gli fece segno di prendere una sedia e avvicinarsi.

Si mise comodo facendo come indicato, posando lo zaino in terra e il quaderno davanti a sé, sulla cattedra.

Ce l'aveva fatta, lo aveva convinto a parlare insieme del suo futuro.

Era vero ciò che gli aveva detto, era sinceramente interessato a un suo consiglio. Il suo parere gli interessava più di quello di chiunque altro.

Non erano seduti poi così vicini, ma non lo erano mai stati così tanto.

Reed incollò lo sguardo sulla copertina del quaderno, avvertendo il suo corpo che andava a fuoco come per autocombustione.

All'improvviso era imbarazzato e privo di cose da dire, la sua mente era stata svuotata da una forza arcana sulla quale lui non aveva alcun potere.

"Quando dici parere esterno, chiaramente ti riferisci al fatto che non intendi studiare teologia o diventare prete?" commentò il professore, riuscendo a riportarlo alla realtà.

"Chiaramente," rispose Reed, percependo che si trattava di una battuta.

Il sorriso che Ash Walker gli stava rivolgendo non era niente di nuovo o di esclusivo, eppure era così genuino e radioso da agitargli lo stomaco.

E poi c'erano quegli occhi, profondi e cristallini.

Reed sarebbe rimasto a fissarli tutto il giorno, o almeno finché l'imbarazzo non lo avrebbe lentamente ucciso.

"Sono convinto che tu non debba seguire i consigli degli altri, se non rispecchiano i tuoi reali interessi," gli disse il professore, riportandolo nuovamente in sé.

Doveva aver intuito che i suggerimenti ricevuti fino a quel momento non erano stati graditi.

"Sei uno studente modello, e non mi riferisco solo alla mia materia ma a tutte quante. Qualunque percorso sceglierai, hai sicuramente il potenziale per ottenere grandi risultati, ma non è questo che conta. Cos'è che ti appassiona più di ogni altra cosa?"

Reed sospirò impercettibilmente mentre abbassava di nuovo lo sguardo sul quaderno.

Una cosa gli aveva attraversato la mente, ma era convinto che si trattasse di un sogno irrealizzabile per lui. Era l'unico ambito in cui avrebbe incontrato difficoltà, oltre a scontrarsi con i giudizi degli altri.

Senza rendersene conto aveva iniziato ad accarezzare la copertina del quaderno con l'indice della mano destra, assorto.

Ash Walker fermò quel movimento posando la propria mano sulla sua, per poi sottrargli il blocco con un rapido gesto dell'altra.

A Reed ci volle un po' per capire cos'era appena successo, sconvolto dal fatto che qualcosa che credeva impossibile era appena accaduto.

Le loro mani si erano toccate.

Era stato solo un breve istante, ma era successo davvero.

Quando riuscì a tornare alla realtà si accorse di due cose.

La prima era il fatto che sentisse il viso caldo, segno che doveva essere arrossito.

La seconda, che il professor Walker stava sfogliando il quaderno in cerca di qualcosa, il che peggiorò il suo livello di imbarazzo.

"Eccolo," disse dopo un attimo, per poi avvicinargli il blocco. "La prima lezione dell'anno vi ho chiesto di raccontare qualcosa di voi, per poterci conoscere. Gli altri hanno scritto qualche riga, tu invece hai fatto un disegno," ricordò.

Indicò una delle prime pagine, sulla quale aveva disegnato un breve fumetto di poche vignette con cui intendeva presentarsi.

"Ho visto il tuo quaderno mentre prendevi appunti, è pieno di disegni," continuò, sfogliandolo di nuovo.

In effetti, quando qualcosa alimentava la sua ispirazione lui pensava subito di metterla su carta, perciò quelle pagine erano piene di passaggi basati sulle lezioni del professore, che lui aveva voluto rappresentare tra un paragrafo di testo e l'altro.

"Non dirmi che non è una tua passione. La professoressa di arte non ti ha consigliato di iscriverti a un'accademia?"

"No, non ha detto nulla," rispose.

Era stata l'unica a non costringerlo ad ascoltare consigli non richiesti, e lui non faticava a capirne il motivo.

"Mi piacerebbe studiare arte, ma non posso," continuò, rendendosi conto che il professore stava ancora aspettando una risposta.

"E perché mai? Se i tuoi genitori non te lo permettono, possiamo parlarci insieme. Sicuramente anche la professoressa sarebbe disposta a fare un colloquio con loro," propose.

Reed scosse la testa, ignorando volutamente la sua ultima frase che, ne era convinto, non rispecchiava il vero.

"Non si tratta di questo, loro non hanno pretese sul mio futuro," gli assicurò.

Ash Walker lo osservò in silenzio per un istante, l'espressione corrucciata.

"Eppure fai dei disegni splendidi... Sarebbe un peccato non continuare, se è ciò che più ti appassiona."

"La ringrazio per il complimento, ma sono grigi. Tutti quanti i disegni che faccio di solito sono così," disse, quasi iniziasse a vederlo come qualcosa di sbagliato.

Quasi come se, a furia di leggerlo negli sguardi della gente, iniziasse a considerare la sua visione del mondo come qualcosa di limitante.

"Non vedo quale sarebbe il problema," ribatté il professore, riprendendo a girare le pagine del quaderno.

Il fatto che stesse ammirando il suo lavoro imbarazzava Reed, ma questo non bastava a distrarlo dall'oggetto della conversazione, che si era fatta improvvisamente così ostica.

"A me piace il tuo modo di rappresentare la realtà tutta in grigio," continuò l'uomo, accennando un sorriso. "Quando guardo questi disegni, non noto la mancanza del colore. Sono perfetti così."

Le sue parole lo colpirono profondamente. Non se le sarebbe scordate tanto presto, ne era certo.

Malgrado ciò, il modo in cui stavano girando intorno all'argomento gli dava da pensare. Che gli altri docenti non lo avessero informato?

"Lei lo sa?" gli domandò quindi Reed, in difficoltà.

"So cosa?" gli chiese di rimando il professore, sollevando lo sguardo su di lui.

Il ragazzo deglutì scoprendo di avere la gola secca, dopodiché si decise a rispondere.

"Io non vedo i colori. Le uniche eccezioni sono il bianco, il nero e il grigio. Sono così dalla nascita," ammise, a sguardo basso.

Sorpreso dalla rivelazione, il professore si zittì e raddrizzò la schiena, irrigidendosi.

"Ecco", pensò Reed. "Adesso inizierà a guardarmi diversamente anche lui."

"E perché questo dovrebbe impedirti di realizzare il tuo sogno?" gli chiese il professor Walker, rompendo il silenzio.

Il ragazzo riportò la sua attenzione su di lui, spiazzato.

Il professore era serio, aveva parlato con un tono di voce che faceva trasparire la sua convinzione e il suo sguardo non tradiva la minima traccia di pietà.

"Forse andrai incontro a delle difficoltà, ma potrai diventare un grande artista. Magari persino il più grande artista di grigi della storia."

L'entusiasmo con cui pronunciò l'ultima frase contagiò anche Reed, che sorrise.

"Un artista di grigi," ripeté, colpito.

"Già. Perché no?"

Abbassando di nuovo lo sguardo, ma questa volta più sereno di prima, il giovane prese un respiro profondo per prepararsi a portare la conversazione in un'altra direzione.

"Professore, lei sarà a scuola il giorno degli esami?"

"Religione non è nel programma d'esame," sottolineò l'uomo, assottigliando lo sguardo in un'espressione confusa. "Ma sì, probabilmente sarò qui comunque. Perché?"

"Mi piacerebbe parlarle un'ultima volta prima del diploma. Per allora saprò dirle cosa avrò scelto per il mio futuro," rispose.

L'espressione di Ash Walker si rilassò. Sfoggiò un altro dei suoi bellissimi sorrisi che coinvolgevano anche gli occhi.

"Ci conto, allora," gli disse.

Dopo averlo ringraziato per i consigli, Reed Reyes prese le sue cose e uscì dall'aula.

 

Il giorno degli esami, per molti studenti, era arrivato troppo presto, ma non per lui.

Reed si era preparato per tempo, riuscendo ad affrontare i test senza problemi... ma non senza paura, o senza il timore di aver studiato troppo poco.

Una volta uscito dall'aula magna sentì l'aria fresca del corridoio sferzargli il viso e avvertì di essere libero, più leggero.

Certo, doveva tornare a scuola il giorno in cui avrebbero annunciato i risultati, ma questi non lo preoccupavano più di tanto.

C'era un'altra cosa che occupava i suoi pensieri in quel momento, anzi una persona.

Per farsi coraggio, strinse leggermente tra le dita la tela che aveva portato con sé, arrotolata su se stessa e tenuta chiusa da un nastro lucido color grigio chiaro.

Percorse in fretta il corridoio per poi raggiungere le scale e scendere fino all'aula di religione. Trovò la porta aperta e sperò vivamente che il suo professore fosse all'interno, altrimenti lo avrebbe dovuto cercare chissà dove.

Perché era davvero a scuola quel giorno, o almeno Reed se lo sentiva in ogni fibra del suo corpo.

Lo trovò vicino alla cattedra, che radunava del materiale per fare ordine in vista delle vacanze.

Vederlo bastò a fargli avere un tuffo al cuore.

Una parte di lui avrebbe voluto fare dietrofront e scappare, ma la consapevolezza che quella sarebbe stata la sua ultima occasione lo spinse a non arrendersi senza aver fatto ciò per cui si trovava lì.

"Professor Walker!" lo chiamò varcando la soglia dell'aula, inconsapevole di dove avesse trovato il coraggio per farlo.

L'uomo sollevò lo sguardo su di lui e il suo viso parve illuminarsi, mentre quello del ragazzo sprizzava gioia - ma anche insicurezza - da tutti i pori.

"Reed Reyes, buongiorno," lo salutò, allegro. "Come sono andati gli esami?"

"Bene, o almeno credo," ridacchiò imbarazzato, passandosi una mano sulla fronte per spostarsi il ciuffo da davanti agli occhi.

Con lo sguardo indugiò per un ultimo, lungo istante sul suo professore, sentendosi agitato ma anche ottimista.

Doveva esserlo. Quella, forse, sarebbe stata l'ultima volta che lo osservava da così vicino.

...o forse no.

"Professore, questo è per lei," disse, consegnandogli la tela. "Lo apra quando me ne sarò andato via," aggiunse, imbarazzato.

Ash Walker sollevò entrambe le sopracciglia, dopodiché sorrise ancora, sorpreso, e prese tra le mani il rotolo di carta bianca tenuto chiuso dal nastro.

"Ti ringrazio, ma non dovevi..."

"Ci tenevo," ribatté nervoso, interrompendolo. "Ho deciso di seguire il suo consiglio, studierò arte nella speranza di diventare un grande artista di grigi, proprio come ha detto lei. È questo che sogno di fare, solo... non avevo il coraggio di ammetterlo."

Lo aveva detto, ma il fatto che il professore avesse tra le mani quella tela lo faceva vacillare.
Le spalle gli tremavano impercettibilmente e sentiva di avere la pelle che andava a fuoco.
Lo stomaco, che per fortuna era vuoto, pareva gli si fosse capovolto.

Presto avrebbe iniziato a sudare e non sarebbe più riuscito a mantenere fermo il tono della voce. Doveva uscire da lì, scappare prima che succedesse, anche se era difficile allontanarsi da lui, forse per l'ultima volta.

"Riuscirai a fare grandi cose, ne sono certo," disse il professor Walker, sorridendogli sinceramente.

 

Reed lo ringraziò per tutto ciò che aveva fatto per lui e girò i tacchi, dirigendosi fuori dall'aula quasi volesse scappare.

Contento per il suo - ormai - ex alunno, Ash sorrise un'ultima volta in direzione della sua figura che si allontanava oltre la porta, prima di concentrare lo sguardo sul foglio di carta arrotolato che aveva tra le mani.

Sfilò con cura il nastro e lo aprì, rimanendo a bocca aperta.

Era un ritratto realizzato con diverse tonalità di grigio, raffigurante lui nella sua aula. Era seduto sul bordo della cattedra, come faceva spesso, aveva le braccia conserte e il viso rivolto di lato, lo sguardo perso a osservare qualcosa di piacevole, a giudicare dalla sua espressione rilassata.

Era stupendo.

"È così che mi vede?" si domandò, ma subito zittì quel pensiero, dicendosi che probabilmente aveva frainteso.

In ogni caso, nessuno aveva mai fatto niente del genere per lui e doveva ammettere a se stesso di essersi commosso.

Ne avrebbe fatto tesoro.

Solo in un secondo momento notò che nell'angolo in basso a destra del foglio, appena sopra alla firma, c'era scritto qualcosa.

"Ora non siamo più studente e professore, ma spero che vorrà darmi ancora qualche prezioso consiglio."

Dopo quella frase, appena prima della firma, era stato scritto un numero di cellulare.

Ash sgranò gli occhi, spiazzato. Un istante dopo si voltò in direzione della porta, dove però non c'era più nessuno.

Si passò una mano tra i capelli, imbarazzato e sorpreso.
Quel gesto lo aveva colto totalmente impreparato ma, doveva ammetterlo, gli aveva anche fatto piacere.

Non aveva mai visto in quel modo nessuno dei suoi studenti, eppure c'era qualcosa in Reed che lo aveva colpito... Qualcosa che doveva aver percepito anche il ragazzo, visto cosa gli aveva scritto.

Sorrise, tornando a guardare il ritratto.

Sarebbe diventato un grande artista, ne era davvero convinto.

In quanto al suo numero, che sembrava insistere perché lui lo salvasse subito in rubrica, avrebbe seguito il suo istinto.

Avevano appena smesso di essere insegnante e studente, perciò forse sarebbe stato strano vedersi ancora... Ma non avevano poi troppi anni di differenza, dopotutto.

Sì, Ash decise che valeva la pena di fare un tentativo e vedere dove ciò li avrebbe portati.

 

 

FINE


 

Note di quella che scrive

Spero che questa breve storia vi sia piaciuta.
L'idea di base l'ho presa da uno strano sogno che ho fatto, in cui tutto era grigio.
L'ambientazione, come spesso mi piace fare in contesti scolastici, è fittizia e poco definita, ma spero che la cosa non vi abbia dato fastidio durante la lettura.

Se trovate la storia anche su Wattpad, è perché l'ho pubblicata anche lì.

Vi ringrazio per eventuali recensioni ♡
Se vi va, continuate a seguirmi per altri racconti BL (scolastici e non).

PrimPrime
xx

 

   
 
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