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Autore: imtheonekeepingyoualive    09/09/2009    6 recensioni
Si appiccicò al comodino con le gambe, rischiando persino di perdere l' equilibrio e di finirci seduto sopra.
"Chi sei?!" Gridò, sull' orlo di una crisi nervosa.
Il fatto di non poter neppure vedere lo faceva impazzire.
"Come, non mi riconosci? Eppure mi hai creato tu..." Disse la voce come se fosse ovvio.
Gerard si accigliò, confuso. Cosa cazzo andava dicendo quel pazzo?
"Ma si può sapere da che manicomio sei uscito?"
"Non sono uscito da un manicomio. Vengo dal tuo libro. Sono io, Frank!"
*AU!Delirio!Frerard!*
Genere: Dark, Thriller, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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frerard
Disclaimer: Non li conosco, non scrivo a scopo di lucro, è tutto inventato, non mi appartengono e così e cosà :°D
Enjoy!!

Such a Nightmare...






"Mister Way, quando tornerà a scrivere?"

"Ho intenzione di iniziare un nuovo libro proprio in questi giorni. Abbiate fiducia."


Così era iniziato quell' esilio forzato a cui si era sottoposto.
Aveva abbandonato New York e il suo caos urbano fatto di cemento, luci, clacson e gente, per questo paradiso della natura sperso nel Montana.
Aveva affittato una piccola villetta, poco lontano dal lago blu in cui si specchiavano le montagne dalla cima innevata. Non era abituato ad un paesaggio del genere, l' aria era salubre e frizzante, faceva freddo ed aveva imparato a tenere acceso il caminetto tutto il giorno.
Era piuttosto isolato dal resto del paese, grazie al florido boschetto alla sinistra del lago che gli bloccava la vista con il buio che provocavano gli alberi, ora spogli, ma sempre così numerosi da essere praticamente intrapassabili.
Mikey non era stato molto felice della sua scelta, si era lamentato più volte della lontananza, del fatto che sarebbe stato da solo e che molto probabilmente nel buco in cui si sarebbe temporaneamente trasferito, internet non avrebbe funzionato, i cellulari sarebbero stati pressoché inutilizzabili e i telefoni manco sarebbero esistiti in ogni casa.
"Mikey, vado solo nel Montana, non nel medioevo." Si era limitato a rispondere, ridacchiando divertito.
E così, dopo quasi due settimane di pace assoluta, durante le quali era riuscito a scrivere qualche pagina del suo nuovo manoscritto, si sentiva piuttosto soddisfatto di tutto.
Non era abituato a stare così da solo, doveva ammetterlo, ma se la stava cavando egregiamente. Ogni tanto doveva andare a fare compere in paese, se voleva sopravvivere e, con l' inverno alle porte e le nevi sempre più frequenti, era meglio fare quante più scorte possibili, per ogni evenienza.
Lo avevano avvertito che poteva accadere che rimanesse isolato per via di qualche bufera, ma che non avrebbe avuto problemi, la casa era attrezzata.
A lui bastava che funzionasse la macchinetta del caffè, che ci fossero candele a sufficienza per fargli luce e non avrebbe avuto problemi. In fondo poteva scrivere anche a mano, no? Di certo i fogli non gli mancavano.
Aveva delineato il personaggio principale, o almeno lo aveva quasi finito. Aveva deciso di chiamarlo Frank, non ben conscio del perché avesse scelto quel nome.
Nella sua mente aveva anche ben chiaro come avrebbe dovuto essere fisicamente, come avrebbe dovuto comportarsi e tutto il resto.
La trama era già piantata nel suo cervello da molto prima del viaggio, adesso restava solo da buttare giù le prime bozze del racconto e poco a poco sarebbe uscito il libro.
Almeno ci sperava.

Si sedette davanti al camino, sul divano bianco con quelle rose sbiadite stampate sopra e che gli ricordava tanto quello che c'era a casa di sua nonna, e si mise il computer portatile sulle gambe, pronto a riprendere a scrivere.
Allungò le gambe sul tavolino di legno davanti a sé e, prima di rilassarsi, bevve un sorso di caffè dall' enorme tazza che si era portato dietro dalla cucina.
Per qualche tempo non si sentì altro rumore che non fosse il ticchettio delle dita sui tasti, il risucchio di quando beveva il caffè in fretta o lo scoppiettare del legno nel caminetto.
Non si rese conto quanto passò prima che smettesse di scrivere. Quando rialzò gli occhi dallo schermo del pc, per stropicciarli un pò troppo stanco per continuare, e li posò sulla finestra posta a sinistra del camino, notò che il sole era completamente tramontato.
Sbirciò l' ora e vide che erano quasi le 7.30 di sera, non aveva ancora mangiato da quando aveva iniziato a lavorare e cominciava a sentire un leggero languorino.
Decise che per oggi andava bene così, avrebbe continuato l' indomani quando sarebbe stato più riposato. Chiuse lo schermo, dopo aver spento il sistema e appoggiò l' oggetto sul tavolino.
Si alzò, con non poca fatica e prese a stiracchiarsi. Gli sfuggì uno sbadiglio e, dopo aver recuperato la tazza, si avviò in cucina per prepararsi qualcosa.
Ma, quando arrivò davanti al fornello, decise che era meglio prepararsi un panino, voglia di cucinare non ne aveva.
Fosse stato un bravo cuoco, poi... Invece sapeva giusto sopravvivere.
Aprì il frigo e recuperò qualcosa per farcire il panino e, quando finalmente si sedette per mangiare davanti alla tv, si sentiva più stanco che mai.
Non che avesse fatto molto, però doveva dire che a lungo andare era anche un pò provante quel lavoro.
Oltretutto aveva orari tutti sballati. Mangiava quando si ricordava, dormiva quando si staccava dal computer e si svegliava quando si svegliava, a volte si dimenticava persino che giorno fosse.
Le uniche cose che lo facevano rimanere coi piedi per terra e che gli facevano capire che era ancora vivo e non in un sogno bizzarro, erano le frequenti chiamate del fratello e di sua madre e le sporadiche uscite per passeggiate o in paese.
Gli piaceva uscire, camminare e pensare al libro. Lo aiutava a schiarirsi le idee, come se l' aria portasse via la foschia nel suo cervello.
E il paesaggio era estremamente rilassante, capitava che si sedesse su un masso a fissare le montagne ed il lago e rimanesse lì, fermo a congelarsi il naso e le orecchie.
Dopo un pò gli toccava rientrare in casa, tutto intirizzito, se non voleva morire lì come uno stoccafisso.
Stava dando un morso al secondo panino quando la luce andò via.
"Ecco, perfetto!" Esclamò, irritato.
Si alzò dallo sgabello e si avvicinò al cassetto dove teneva alcune candele e, con la fiamma del fornello, ne accese due che poi appoggiò in due candelabri.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Ma meraviglioso, ancora neve! Di questo passo sarebbe stato sommerso e tanti cari saluti a Mister Gerard Way.
Mikey non ne sarebbe stato contento.
Sbuffò e tornò a sedersi, per continuare a mangiare il suo panino. E un' altra sera finiva così.
Sarebbe andato a coricarsi, avrebbe letto un libro alla luce della fiamma e molto probabilmente si sarebbe addormentato senza nemmeno accorgersene.
"Pff, un vecchietto sicuramente farebbe molte più cose di me. Ne sono sicuro..." Disse, mentre si dirigeva in camera.
Si spogliò, facendo traballare la luce della candela sul comodino, e si infilò sotto le coperte. Agguantò uno dei libri che si era portato dietro e lo aprì, pronto per immergersi nella lettura.
Era arrivato al settimo capitolo quando scivolò nel sonno, con il libro ancora aperto sulla pancia e la testa in una posizione che sicuramente avrebbe rimpianto l'indomani.


Si svegliò di soprassalto, per via di un rumore improvviso che lo aveva spaventato.
La camera era talmente buia che non riusciva a distinguere nemmeno una sola figura. Si mise a sedere comunque, troppo inquieto per rimettersi a dormire placidamente, e sbirciò dovunque con gli occhi così sbarrati che si stupì che non gli cadessero i bulbi oculari.
Nulla, non vedeva assolutamente nulla. Ed era frustrante.
Magari era entrato un animale e... Come faceva a saperlo? O un ladro?
Si disse che, con quella neve, solo un pazzo avrebbe deciso di svaligiare le case e non di stare rintanato al caldo. "Gerard, sei veramente un cretino." Sussurrò, mentre scostava le coperte e poggiava le piante dei piedi sul tappeto.
"Non vedo un cazzo..."
"Nemmeno io." Rispose una voce.
Si congelò sul posto, mentre il sangue decideva di defluire dalla sua carne. Sicuramente era impallidito e sentiva il cuore correre impazzito.
Si alzò in piedi di scatto, girandosi verso lo specchio e il mobile proprio davanti al letto, per non dare le spalle allo squilibrato.
Lo sapeva, non doveva andarsene da New York, Mikey aveva ragione!
Si appiccicò al comodino con le gambe, rischiando persino di perdere l' equilibrio e di finirci seduto sopra.
"Chi sei?!" Gridò, sull' orlo di una crisi nervosa.
Il fatto di non poter neppure vedere lo faceva impazzire.
"Come, non mi riconosci? Eppure mi hai creato tu..." Disse la voce come se fosse ovvio.
Gerard si accigliò, confuso. Cosa cazzo andava dicendo quel pazzo?
"Ma si può sapere da che manicomio sei uscito?"
"Non sono uscito da un manicomio. Vengo dal tuo libro. Sono io, Frank!"
No, ok, quello uscito da un manicomio era lui. Anzi, ce lo avrebbero portato immediatamente appena avessero scoperto quella storia. Ci sarebbe andato spontaneamente, pur di andarsene in quel preciso istante.
"Sì, come no, certo." Rispose, sarcastico. "Come conosci il mio nuovo manoscritto?" Domandò poi, irritato.
Sentì lo sconosciuto sbuffare, come se fosse infastidito dall' ottusità dell' uomo.
"Come te lo devo dire che lo conosco perchè io provengo da lì? Vuoi che ti snoccioli tutti i personaggi, i luoghi e le scene che hai descritto fin' ora?"
"Fallo." Rispose, in tono di sfida. "Ma prima accendiamo la luce."




Per una volta non ho nulla da dire :°°D
Babbè, Frerard+notte praticamente insonne+ritrovata passione per quel cretino di Gerard Arthur Way= questo. XD
Sì, delirante, ma quale delle mie storie non lo è? Ormai mi stupirei se facessi qualcosa di normale.
In teoria -in pratica invece non lo so- dovrebbe terminare col prossimo capitolo, e so già come finirà u.u IEA.
Rimane da buttarlo giù sul foglio word e sperare che si capisca.
Vabbè, smetto, ho fame e devo andare dalla parrucchiera. Ma chi se ne frega XD
Grazie grazie grazie a tutte, anche per aver commentato l' altra shot. Vi amo tutte quante <3

XoXo GeeGates <3
   
 
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