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Autore: JJ_ZACK_HEYY    02/09/2022    0 recensioni
[Tsukishima x Yamguchi]
Yamaguchi, alla fine del terzo anno di superiori, decide di prendere una delle decisioni più difficili della sua vita: lasciare il suo ragazzo Tsukishima.
E' ormai passato un anno, i due frequentano due università diverse e non si sono più cercati. Cosa succederebbe se però i due si incontrassero ad una festa? Il tempo passato avrà fatto spegnere i sentimenti che provavano l'uno nei confronti dell'altro?
(Accenni KuroKen, BokuAka e Oikawa x Yamaguchi)
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 “Andiamo Tsukishima! Se non vieni io starò solo per tutta la serata!”
Il biondo alzò gli occhi al cielo. Era una settimana che l’altro cercava di convincerlo ad andare a quella maledetta festa. Festa che, tra l’altro, non aveva neanche capito a cosa era dovuta.
“No Kuroo. Se io vengo, sarò io a stare solo per tutta la serata, intanto che tu cercherai di conquistare Kenma e mentre Bokuto e Akaashi  mi ricorderanno che sono single limonando per tutta la serata.” detto questo, sprofondò il naso nel libro che aveva appena iniziato sperando che l’altro si rassegnasse  finalmente. Purtroppo non aveva ancora capito che il moro non è certo una persona che si arrende al primo tentativo  - o neanche dopo una settimana.
“Ti prometto che non ti abbandonerò. Neanche se ci fosse Kenma, tanto non ho speranze…”
Tsukishima lo guardò scettico. 
“Oh guarda! C’è il tuo gattino” disse guardando alle spalle del moro.
Kuroo si raddrizzò, si passò una mano tra i capelli e si mise nella posa più disinvolta e attraente che conoscesse, prima di accorgersi che l’altro stava ridendo di lui. 
“Se ti vuoi divertire tanto, sai dove altro potrai farlo? Alla festa di stasera. Passo a prenderti alle 21:00, vedi di essere quantomeno presentabile.” disse Kuroo prima di alzarsi e andarsene nella camera del dormitorio che condivideva con Yaku. 
Kei sospirò prima di chiudere il libro e guardare l’orologio da polso. Forse era il caso di andare a mangiare se entro due ore doveva essere quantomeno presentabile. 
Intanto che si incamminava verso il fast food più vicino, con le solite cuffie alle orecchie e la borsa a tracolla piena di spartiti e appunti, pensò a quanto fosse strana la solida amicizia che si era creata tra lui e il moro. Proprio lo stesso bel morettino con il quale al primo anno di liceo aveva avuto qualche flirt che aveva fatto ingelosire Yamaguchi. Già, Yamaguchi. Chissà cosa stava facendo in quel momento, con chi era rimasto in contatto… tutto ciò che sapeva era che studiava arte all’Università Imperiale di Tokyo, la stessa che frequentava quell’idiota di Hinata, solo che lui studiava scienze dell’educazione. Chi l’avrebbe mai detto che a quel gamberetto piacessero tanto i bambini. 
Si abbassò le cuffie, prima di varcare la soglia d’ingresso del locale.

Tadashi era assorto nello studio di un affresco rinascimentale, ragion per cui saltò per lo spavento quando Hinata arrivò e lo chiamò col suo solito garbo. 
“Hey, Yamaguchi! Stasera hai da fare?” gli chiese mentre si sedeva accanto a lui e posava gli appunti da sistemare sul tavolo.
“Dovrei studiare” rispose tornando a leggere quello che il libro riportava riguardo alla “Cacciata dal Paradiso Terrestre” della Cappella Brancacci, di Masaccio.
Hinata sbuffò sonoramente, non prima di aver gonfiato le guance. Nonostante la crescita, sembrava ancora un bambino sotto molti punti di vista.
“Ma insomma, devi sempre studiare! Stasera vieni con noi. Partiamo alle 20:30.” 
Yamaguchi alzò la testa dal libro per guardare Shoyo interrogativo.
“Noi chi? E dove devo venire?” 
“Stasera Kenma mi ha detto che ci sarà una festa vicino al suo campus, e visto che con mezz’ora di macchina ci si arriva, mi ha chiesto se volevo andare e portare qualcuno!” finì entusiasta.
“E Kageyama? Potresti andare con lui, no?” provò a salvarsi l’altro mentre si legava i capelli.
“Oh lui è già in giro con Oikawa. Ci raggiungono là.” disse mentre trascriveva in bella copia gli appunti della giornata.
“E visto che tu non hai la patente ti serve un passaggio… e va bene.” alla fine, una serata fuori non gli avrebbe fatto certo male.
Tuttavia, un pensiero si fece strada nella sua mente. Se Hinata era stato invitato da Kenma, allora era sicuro al 100% che ci fosse anche Kuroo. E dove c’era Kuroo, era molto probabile che ci fosse anche Tsukishima. Era passato quasi un anno, ma non era sicuro di essere pronto a rivederlo. Grazie ad Hinata era riuscito a sapere come stava e cosa faceva di tanto in tanto, ed era quasi corso da lui una volta sapendo che era stato veramente male per la loro rottura, ma si trattenne. Quell’anno non si erano parlati per niente, nessun “come stai”, neanche gli auguri di compleanno o Natale. Solo una volta si erano incrociati per strada e si erano a malapena fatti un cenno per salutarsi. Non sapeva come avrebbe reagito il biondo se si fossero visti quella sera e lui non era sicuro di volerlo sapere.

Non appena arrivarono alla festa, Bokuto andò loro incontro dicendogli che Akaashi sarebbe arrivato a di lì a pochi minuti. Perfetto, almeno per il momento Tsukishima non sarebbe rimasto solo.
“Ma non saresti solo, ho visto-” Bokuto si interruppe a metà frase vedendo Kuroo fargli segno di smettere di parlare. Il biondo si girò verso il moro e lo fulminò con lo sguardo. Aveva capito esattamente chi aveva visto Bokuto, anche perché la sua macchina era parcheggiata fuori. Certo però, non pensava che Kuroo lo sapesse. Ed ecco scoperto perché insisteva tanto affinchè andasse anche lui a quella dannata festa.
“Ok, ci hai provato. Io torno in camera a studiare.”
Ma prima che potesse fare un solo passo, Akaashi, che era appena arrivato, lo bloccò. La cosa strana fu che non era arrabbiato per il fatto che lo stessero costringendo a restare, ma era geloso dello sguardo complice che Keiji lanciò al suo ragazzo  e di quello felice di Kōtarō nel vedere arrivare la persona più importante per lui.“Va bene, spero solo di non vederlo.” 
Kuroo gli diede una pacca sulla spalla e gli fece un mezzo sorriso per rassicurarlo, ma entrambi sapevano che era molto più probabile il contrario.

Non pensavano però che lo avrebbero visto così presto. Non fecero neanche in tempo a prendere il secondo drink che Bokuto e Akaashi erano spariti chissà dove. Tsukishima aveva appena dato la propria benedizione a Kuroo per andare alla caccia del suo amato gattino, quando girandosi lo vide. Si aggrappò al braccio di Tetsurō facendo in modo che questi si girasse e guardasse nella stessa direzione.
“Tsukishima io… mi dispiace, non ne avevo idea.” 
Kei scosse la testa.
“Neanche io, ma in fondo è passato un anno…” 
“Hey, se vuoi ti porto al campus.” disse gentile il più grande.
“No. Tranquillo. Vai da Kenma. E tienitelo stretto.” 
Detto questo, Tsukishima si diresse verso il bar con l’immagine di Oikawa che parlava con Yamaguchi impressa in testa. Immagine che lo portò a pensare ad un momento di qualche anno prima.

Aveva appena terminato uno di quei dannati allenamenti che faceva con i ragazzi delle altre scuole, quando vide Yamaguchi seduto su un muretto che fissava le stelle. Non seppe bene perché, solitamente sarebbe andato a fare la doccia e a mangiare, ma andò da lui.
“Hey…” disse semplicemente mentre gli si sedeva accanto.
“Oh, ciao.” rispose distratto senza staccare gli occhi dal cielo.
“Come mai sei qui fuori?” 
Yamaguchi alzò le spalle.
“Ho alzato lo sguardo e mi sono incantato.” Tsukishima non riuscì a trattenere un sorriso.
Stettero in silenzio per un po’, con Tadashi che fissava le stelle e Kei che fissava il profilo del suo migliore amico. 
“Ricordo che quando mi prendevano in giro per le lentiggini, mamma mi diceva che erano invidiosi perché anche loro avrebbero voluto avere le stelle a portata di mano” 
Tsukishima sorrise teneramente.
“Lo so, mi ricordo.”
“E ti ricordi anche come mi chiamo o per te esisto solo quando ti servo?”
“Come scusa?” Kei non si aspettava certo una cosa del genere, in particolare da parte sua.
“Non fingere di non capire. E’ una settimana che mi ignori ormai.” 
Yamaguchi si alzò e si stiracchiò.
“Oh, ma non ti preoccupare, non devi fingere di essere triste o sorpreso o qualsiasi cosa. Tanto io ti conosco.” 
Fece per andarsene, ma l’altro si alzò e lo bloccò per un braccio.
“Si può sapere cosa devo fare per farti felice?! Non mi impegno e vieni a urlarmi contro, ci provo e metti il broncio. Deciditi almeno!”
Tsukishima era piuttosto alterato. Fondamentalmente era per lui se stava facendo tutti quegli allenamenti extra e il fatto che ora Yamaguchi gli dicesse che lo stava ignorando lo infastidiva parecchio. 
“Farmi felice? Davvero non hai ancora capito che ti basterebbe UNA cosa per rendermi la persona più felice della Terra?” 
Kei lo aveva capito. Anche da un po’ in realtà, ma non riusciva a capire cosa volesse lui.
“Yama, io non…” 
“Io non? Dillo ti prego. Almeno mi metto l’anima in pace.” 
Tadashi aspettava quelle parole, che lo avrebbero colpito come uno schiaffo in pieno volto. 
Tsukishima però non voleva ferirlo e in quel momento si rese conto che vedere Yamaguchi triste era la cosa che più lo faceva soffrire, soprattutto quando era triste a causa sua - cosa che accadeva spesso, tra l’altro.
Si mosse verso il più basso e avvicinò il viso al suo.
“Yama io… tsk al Diavolo.”e posò le labbra su quelle dell’altro. 
Yamaguchi rimase immobile per un po’ prima di realizzare che quel contatto era reale, non lo stava immaginando. Ci mise quindi qualche secondo a riprendersi da quello stato di semi-shock e riuscire finalmente ad approfondire il contatto. 
L’altro schiuse le labbra, lasciando che le loro lingue si intrecciassero. Sentì le mani di Tadashi muoversi, andando a finire tra i suoi capelli, mentre le sue andavano a posarsi sui fianchi dell’altro facendolo avvicinare di più. Scoprì che in realtà si era sempre chiesto che sapore avessero le labbra di Yamaguchi, e ora che lo sapeva non voleva lasciarle. Erano dolci e morbide, anche se leggermente screpolate. Passò la lingua sul labbro inferiore prima di morderlo leggermente. 
Quando rimasero a corto di fiato e dovettero separare a malincuore le labbra, si persero a guardarsi a vicenda negli occhi per degli attimi che sembrarono eterni.

Quando arrivò al bancone del bar chiese una tequila. La barista, però, non fece in tempo a chiedergli se volesse sale e limone, che una voce a lui ben familiare disse: “Ne faccia due. Entrambe senza.” 
Tsukishima alzò un sopracciglio.
“Ho sbagliato?” chiese l’altro.
“Tsk… se scoprissi che ti ricordi anche come mi chiamo, potrei emozionarmi.” rispose prendendo il bicchierino che la ragazza aveva posato sul bancone accanto all’altro.
Yamaguchi avvicinò il proprio bicchiere verso quello di Kei, ma il biondo si rifiutò di brindare con il ragazzo.
“Avevi lo stesso sorriso anche quando parlavi con me…” 
Guardò il bicchierino, bevve il contenuto in un solo sorso, lo posò alla rovescia sul bancone, e se ne andò.

Una volta rimasto solo, Yamaguchi fissò il bicchierino abbandonato dall’altro pensando a quello che gli aveva detto prima di andarsene. Si girò per vedere dove fosse andato Tsukishima, ma quando lo fece vide Bokuto che prendeva Akaashi per un polso e lo attirava a sé per baciarlo con passione. Vide i loro corpi aderire alla perfezione, la mano del più grande scendere e stringere una natica del compagno che trasalì leggermente prima di staccarsi, rimanendo comunque a un soffio dalle sue labbra. Lo vide dire qualcosa, poi Bokuto fece un sorrisetto e i due sparirono. Non ci voleva certo un detective per capire cosa fossero andati a fare. 
Yamaguchi si decise a buttare giù la sua tequila e quando posò il bicchiere accanto a quello lasciato da Tsukishima, un ricordo lo colpì come una secchiata d’acqua gelata.

Avevano appena finito di cenare e si erano accoccolati sul divano. Quella sera la madre del biondo era via per lavoro e il fratello sarebbe tornato tardi, quindi ne avevano approfittato per stare un po’ da soli. Erano ormai tre mesi che stavano insieme, e per Yamaguchi erano stati tre mesi bellissimi. Non che le cose fossero cambiate troppo in quel periodo, però si tenevano per mano, facevano battutine e qualche volta scappava anche qualche bacio in pubblico.
Avevano fatto partire una serie da Netflix, ma non la stavano realmente urlando,  era più per avere un sottofondo. 
Tsukishima aveva un braccio intorno a Yamaguchi, mentre quest’ultimo posava la testa sulla spalla del biondo. Dopo pochi minuti in quella posizione, il più basso perse completamente l’attenzione per la serie e si concentrò sul collo del più alto, iniziando a lasciarvi dei leggeri baci. Tsukishima sorrise chiudendo gli occhi e attirò Yamaguchi più vicino a se. Tadashi alzò il viso per arrivare a baciare le labbra dell’altro. Amava baciarlo, perché anche se Kei gli diceva poche volte quello che provava, attraverso quel gesto riusciva a percepire comunque tutte le sensazioni che provava.
Yamaguchi sentì le mani del biondo andarsi a posare sui suoi fianchi. Non perse tempo e si posizionó a cavalcioni sulle gambe dell'amato, permettendo ai loro corpi di stare più vicini. Le mani di Tsukishima si posarono sul sedere di Tadashi mentre lui allacciava le braccia attorno al suo collo. Il più basso mosse il bacino, facendolo strusciare le loro intimità. 
Yamaguchi lo voleva, lo voleva in quel momento e cercò di farsi capire dall'altro. Portò le mani ai fianchi di Tsukishima, sotto la maglia, sfiorando la sua pelle prima di iniziare a levare l'indumento. Il biondo non si fece pregare e, una volta rimasto a petto nudo, si alzò tenendo Yamaguchi in braccio. 
"Che fai?" chiese tra un bacio sul collo e l'altro. 
"Vado in camera" rispose. 
Arrivati in camera, Tsukishima chiuse la porta dietro di sé con la schiena, poi si diresse verso il letto facendo stendere Yamaguchi supino, il quale se lo tirò addosso per continuare a baciarlo con passione come pochi attimi prima. Tadashi sentì le mani del biondo afferrargli la maglia per poi toglierla. Nel compiere l'azione il bacio venne interrotto, e Yamaguchi ringrazió per quello, perché proprio mentre stava per rituffarsi sulle sue labbra, sentirono la porta aprirsi e il fratello dell'altro urlare: "Kei, sono tornato!" 
Tsukishima si bloccò.
"Cazzo-" 
Yamaguchi si mise a sedere e indossó nuovamente la maglia, mentre l'altro ne prese una pulita dall'armadio. 
"Hey, ci siete? Perché la tua maglia è sul- oh! Ma non siete un po' piccoli?" 
Tadashi iniziava a sentirsi un po' imbarazzato, ma quando vide il biondo uscire dalla stanza e iniziare a inveire contro suo fratello non riuscì a non ridere.

A questo ricordo Yamaguchi sentì un nodo alla gola e gli occhi bruciare, eppure un sorriso gli incurvò le labbra. 
Per fortuna, o purtroppo, un braccio attorno alle sue spalle lo strappò completamente dai ricordi. 
“Hey bellezza, ti va di venire un po’ a ballare?” gli chiese Oikawa.
Yamaguchi sospirò e si voltò a guardarlo. Era oggettivamente un bel ragazzo. Non ricordava neanche come si fossero conosciuti al di fuori del campo né tanto meno quando avessero iniziato a flirtare, ma d’un tratto non gli piaceva più quel gioco.
“Ora no, magari un’altra volta eh?” rispose il più piccolo, educato come sempre.
Il castano sembrò accorgersi del fatto che il morale dell’altro fosse a terra, cosa dovuta al 100% dalla presenza del quattrocchi. 
“Vieni un attimo con me.” disse prendendolo per mano.
"Oikawa, per favore…” 
“Tranquillo, non ti faccio nulla. Seguimi e basta.” 
Tadashi si lasciò trasportare sul balcone senza opporre resistenza, alla fine non stava facendo nulla di male, no?

Intanto Tsukishima aveva visto tutto da lontano. Qualcosa nella sua testa scattò e capì che quello era il suo limite. Corse in bagno e si chiuse la porta allespalle. Sentì bussare e poi qualcuno chiamarlo con voce preoccupata.
“Vattene Kuroo.” disse con voce incrinata.
“Tsukki-”
“Non chiamarmi così! E vattene, ti prego.” gli tremavano le mani e delle lacrime iniziarono a cadere incontrollate dai suoi occhi.
Dall’altro lato della porta, Kuroo sentì distintamente il biondo iniziare a singhiozzare. Avrebbe voluto poter fare qualsiasi cosa, anche solo abbracciarlo, ma l’altro non avrebbe mai aperto per farlo avvicinare.
“Tsukishima, ti prego apri.”
Ci fu un momento di silenzio, anche i singhiozzi parvero fermarsi, poi il biondo si decise ad aprire la porta, stupendo anche se stesso. 
Kuroo non perse tempo e si fiondò verso l’altro avvolgendolo tra le sue braccia. 
Per quanto forte e caldo, però, quell’abbraccio non riuscì a confortarlo e il suo pensiero andò dritto alle braccia di Yamaguchi. Si ritrovò a pensare a quanto fortunato fosse Oikawa, lui che ora poteva godere di quelle dolci e delicate carezze, che, nonostante le mani fredde, riuscivano sempre a riscaldarlo. 
Strinse la maglia dell’altro tra le dita prendendo un respiro profondo.
“Ok, sto meglio.” disse provando a staccarsi.
“Non è vero.” ribatté il più grande.
“No…” ammise il biondo a voce bassa.
“Vuoi andare via?” chiese il moro.
Kei alzò le spalle. Che differenza avrebbe fatto stare lì o andare in camera ormai?
“No, tranquillo. Ora mi passa.” 
Kuroo sciolse l’abbraccio, lo guardò negli occhi e li trovò rossi dal pianto. Aggrottò le sopracciglia per chiedergli se fosse sicuro e Tsukishima annuì.
Tetsurou allora lo prese delicatamente per un braccio per farlo uscire dal bagno, ma il biondo scostò la mano.
“Dammi solo 5 minuti da solo, per favore.” 
Kuroo annuì e se ne andò, anche se reticente all’idea di lasciarlo da solo.
Tsukishima richiuse la porta e ci si appoggiò con la schiena, scivolandoci contro fino a ritrovarsi seduto a terra. 
Iniziò a chiedersi se Oikawa fosse meglio di lui, se per Yamaguchi facesse lo stesso effetto stare con lui o con chiunque altro. Per Tsukishima di certo non era così. 
Il ricordo delle mani di Tadashi sul suo corpo, il modo in cui diceva quel nomignolo che detestava, ma che detto da lui non era altro se non perfetto.

“Tsukki…” 
A Kei vennero brividi per tutto il corpo a sentire quel nomignolo sussurrato accanto al suo orecchio, con un tono implorante. 
Un sorrisino incurvò le labbra del più alto mentre si staccava dalla spalla piena di lentiggini sulla quale stava lasciando segni violacei. 
“Shh… altrimenti ci sentono.” disse con la voce roca dal piacere, prima di fiondarsi sulle sue labbra con le proprie per zittirlo.
Erano appena finiti gli allenamenti ed erano rimasti gli ultimi due negli spogliatoi, se non addirittura in tutta la scuola, quindi in realtà c’era ben poca gente che avrebbe potuto sentirli. Tuttavia al più basso non diede fastidio essere stato zittito in quel modo, anzi…
Una mani del biondo andò a infilarsi nei pantaloni e nei boxer dell’altro, afferrando una natica e stringendola forte. Yamaguchi si lasciò sfuggire un gemito nella bocca dell’altro.
Kei si staccò dal bacio per guardarlo negli occhi. 
“Yama?” 
Il ragazzo annuì ricambiando lo sguardo. Non c’era bisogno di essere espliciti, entrambi sapevano cosa stavano per fare ed entrambi lo volevano. 
Tsukishima gli levò pantaloni e boxer lasciandolo completamente nudo, e iniziò a lasciare una scia di baci dalla bocca al collo, poi il petto, il ventre e arrivò all’inguine.
Una mano di Tadashi andò a stringere i capelli di Kei, tirandoli un po’ fino a far alzare lo sguardo del biondo. 
Il più basso si lasciò scivolare a terra e se lo tirò addosso, iniziando a spogliarlo. 
Tsukishima si ritrovò completamente nudo tra le cosce dell’altro che lo stringevano a sé mentre le mani accarezzavano e graffiavano ogni centimetro della sua schiena. 
Da quel momento in poi la stanza si riempì dei sospiri e dei gemiti, più o meno acuti, di entrambi. Esplorarono l’uno il corpo dell’altro, millimetro per millimetro, sia con le mani che con le bocche. Fu meraviglioso per entrambi, e il biondo pensò che non esistesse una sensazione migliore di quella che stava provando in quel momento.
Era steso a terra nello spogliatoio, ma poco importava, perché sul suo petto era posata la testa della persona che amava più al mondo e con la quale aveva appena fatto l’amore per la prima volta. Era certo che avrebbe potuto toccare il cielo con un dito in quel momento.

Un insistente suono di nocche che sbattono sul legno della porta lo riportò alla realtà.
“Kuroo ti ho detto di lasciarmi un attimo solo, ora arrivo!” sbraitò il biondo, infastidito dal fatto che fosse appena stato strappato dal tepore di quel ricordo.
“Suckyshima? Sei tu?” Bene, ci mancava solo lui. 
Il biondo si alzò e aprì la porta con prepotenza e scansò quel maledetto tappo con una spallata.
“Hey, stai bene?” chiese Hinata sinceramente preoccupato.
Il biondo si girò a guardarlo in cagnesco.
“A te cosa sembra?” chiese retoricamente, con tono acido.
Era consapevole del fatto che Hinata non avesse fatto nulla di male, ma in quel momento la sua mente lo collegò a Kageyama e di conseguenza a Oikawa, quindi si ritrovò ad odiarlo senza un apparente motivo.
Eppure l’altro non parve infastidito, anche perché ormai era abituato ad essere trattato male da quello spilungone.
“Guarda che il tuo ragazzo non ti ha mai tradito in questi mesi, al contrario di te… Fossi in te andrei a chiarirmi.” disse scrollando le spalle prima di entrare in bagno.
Tsukishima rimase a fissare il punto in cui fino a poco prima c’era il rosso per qualche momento prima di riprendersi e andare a cercare il suo Yama.

Intanto Yamaguchi se ne stava a fissare un punto indefinito davanti a sé, con i gomiti posati alla ringhiera del balcone e la schiena leggermente ricurva in avanti, mentre ascoltava distrattamente le parole del castano.
Appena erano usciti aveva iniziato a parlare della sua fantastica carriera da pallavolista e di come secondo lui anche Yamaguchi avrebbe dovuto continuare con lo sport. Poi, a essere onesti, il più piccolo aveva completamente perso interesse per la conversazione unilaterale dell’altro, fino a quando non si era sentito richiamare.
“Come mi hai chiamato?” chiese sentendo un certo fastidio crescergli dentro nel sentire quel nomignolo.
“Oh, scusa. Non ti piace “Yama”, giusto.” rispose Oikawa scusandosi.
In realtà amava quel soprannome, ma da quando non lo sentiva più dalle sue labbra, si era ritrovato ad odiarlo, se detto con intenzioni più che amichevoli. E le intenzioni del castano andavano decisamente molto più in là della semplice amicizia. 
“Tranquillo, dicevi?” chiese stampandosi uno dei suoi soliti sorrisi cordiali in volto.
Oikawa lo guardò per un po’, poi decise che non ne poteva più. 
Si sporse verso di lui e posò le labbra su quelle del più piccolo. Yamaguchi chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel bacio vuoto, che non sapeva di nulla se non resa. Perché era evidente che si fosse arreso, ormai non aveva più senso sperare che Tsukki tornasse da lui. Il suo Tsukki. Come aveva potuto mollarlo così? Era stato veramente un idiota. Gli mancava come l’aria. 
Con poca grazia spinse via Oikawa.
“Scusa, non posso.” disse senza guardarlo e fece per andarsene, ma il castano lo precedette e scomparve biascicando uno “scusami tu” appena udibile.
Tadashi allora si appoggiò di schiena alla ringhiera e alzò lo sguardo verso il cielo, iniziando ad osservare le stelle mentre si perdeva in uno dei ricordi più dolorosi che possedesse.

Erano ormai due anni e mezzo che stavano insieme, e si amavano ancora come se fosse il primo mese. Per questo Yamaguchi si era spaventato e aveva preso quella tremenda decisione. 
Il campionato era finito e non c’era un vero motivo per allenarsi, però trovò comunque il biondo in palestra. Era seduto sulla linea di fondo campo intento a fissare la rete perso in chissà quali pensieri. Quando si rese conto della sua presenza si alzò e gli andò incontro sorridente.
“Ti prego no” pensò tra sé il ragazzo con le lentiggini.
Una volta che lo ebbe raggiunto, Kei si sporse verso di lui e fece per baciarlo, ma Tadashi si scansò.
“Tsukki…” 
Tsukishima aveva già capito che c’era qualcosa che non andava, e immaginava anche cosa, ma sperò con tutto il cuore di sbagliarsi.
“Senti, ci ho riflettuto molto e penso che…” 
Il biondo perse un battito. 
“...sarebbe meglio chiuderla qui.” e si girò andandosene, lasciando l’altro solo con la testa che esplodeva per le troppe domande che si stavano formando al suo interno. Tutte domande che non avrebbero mai trovato una risposta.
“Yama!” si sentì chiamare da un urlo carico di disperazione, ma non si voltò.
Ora gli occhi di entrambi erano pieni di lacrime che si riversavano sui loro volti e i cuori erano spezzati. Sbriciolati in mille pezzi che probabilmente non sarebbero mai riusciti a rimettere insieme.
Ecco com’era andata. Yamaguchi si era comportato da codardo e Tsukishima era rimasto troppo scioccato per fare qualsiasi cosa diversa dal disperarsi. 
Dopo neanche una settimana, Tadashi venne a sapere che, superato lo shock iniziale, Kei aveva completamente perso la testa e Kuroo lo aveva salvato più volte da situazioni pericolose, alcune abbastanza vicine alla morte. 
Eppure lui aveva continuato a non fare nulla, rimanendo stoico all’esterno nonostante all’interno si sentisse morire.

Appena il biondo vide Oikawa rientrare nella stanza da solo, non perse tempo e quasi corse finchè non si trovò sul balcone. 
Si ritrovò davanti uno Yamaguchi intento a fissare le stesse costellazioni che si riflettevano sulle sue guance e sul resto di quel corpo che Tsukishima conosceva meglio del proprio.
Per un po’ non disse nulla, rimase semplicemente a fissarlo incantato da quella bellezza che cresceva insieme a lui.
“Yama” lo chiamò con un sussurro.
Quando Tadashi si sentì richiamare da quella voce, tornò alla realtà, lasciando andare completamente quel ricordo straziante e immerse i suoi occhi ambrati in quelli dorati di Kei, trovandoli rossi dal pianto, ma comunque caldi e accoglienti come sempre.
“Tsukki”

   
 
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