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Autore: Aranel95    03/09/2022    1 recensioni
*Aggiornamenti capitoli: UNA volta a settimana*
Dopo tre anni dalla loro rottura, Musa e Riven si rivedono in occasione delle nozze di Aisha e Nabu, entrambi nelle vesti dei testimoni di nozze. Cantante di successo e di fama interplanetaria lei, ingegnere meccanico professionista lui, hanno iniziato a intrecciare nuovamente i fili dei loro destini, cercando di ricucire dapprima il rapporto d'amicizia e successivamente quello amoroso.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Winx
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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And you got me like, oh

What you want from me? 

What you want from me?

And I tried to buy your pretty heart, but the price too high

 

GIORNO 1

 

Musa sospirò chiudendo l’ennesima valigia, per l’ennesimo matrimonio, nell’ennesimo pianeta della dimensione magica. Le uniche cose che la rendevano felice era il fatto che facesse dei cambi d’abito e che era incaricata per l’intrattenimento musicale. Per il resto, per quanto volesse bene alle sue amiche e ai loro mariti, provava sempre quella sensazione di vuoto incolmabile. Era da egoisti pensare ad una cosa del genere ma non riusciva ad immedesimarsi, in tutto e per tutto, nella felicità delle altre. Questa volta doveva sforzarsi di più perché era la testimone di nozze di Aisha e non voleva trasformarle il giorno più bello della sua vita in un totale fiasco per colpa del suo mal d’amore. Anche questa volta, Musa incrociò le dita sperando che lui, anche a queste nozze, non si facesse vivo.

In tutti quegli anni, da che lo conobbe, non avrebbe mai pensato che avrebbe sofferto così tanto per lui… in fondo, entrambi erano molto simili, avevano tante cose in comune e si amavano alla follia. No, lui era uno stronzo senza cuore e non meritava le sue lacrime… questo era ciò che Musa disse la volta in cui lo vide oltrepassare il cancello di Alfea senza mai più fare ritorno. Ma dopo qualche giorno, settimana, mese, aveva capito che lui era un pezzo della sua anima e che meritava ogni singola lacrima. Ma ormai, dopo tre anni… chissà quante altre donne avrà avuto, così come lei che aveva avuto tante avventure amorose. 

Cosa le era rimasto? 

Il nulla. Solo la sua carriera. E suo padre.

“Posso?” chiese Ho-Boè, bussando piano.

“Sì, papà.” disse lei, ricacciando via le lacrime e cancellando dalla mente tutto ciò a cui stava pensando, compresa la sua ultima relazione amorosa, finita con la roba di lui buttata per strada e con lei che gli dava del traditore e inguaribile donnaiolo. Un classico. 

“Sei pronta?” 

“Sì, partirò tra poco… Anche se dovrò passare prima a Magix.” 

“La tua band è lì?”

“Sì, devo un attimo accordarmi da loro. Ho avvertito sia Tecna che Aisha che sarò su Andros per il tardo pomeriggio.” 

Musa sedette davanti al boudoir che, un tempo, apparteneva a sua madre. Da quando aveva smesso di fare la super fata a tempo pieno, si era dedicata alla sua carriera musicale, diventando un’artista dalle mille sfaccettature: passava tranquillamente dal jazz al rock, dal pop più tranquillo alle ballate. La sua bravura aveva portato successo, e il successo aveva portato denaro. Nonostante avesse adesso la propria casa - una splendida villa moderna - la sua auto sportiva e nonostante fosse capace di sopperire a tutte le mancanza che ha dovuto patire da bambina, Musa non aveva dimenticato le cose semplici della vita, come il tempo passato con suo padre, con i suoi amici, una birra davanti ad un falò o una chiacchierata con una persona cara davanti ad una fumante tazza di tè.

“Io rimarrò qui un paio di giorni poi andrò a casa mia, bambina…”

“Sì, non ti preoccupare. Vorrei solo venissi a dare da mangiare a Narciso e ad abbeverare le mie piante.” disse finendo di prepararsi indossando il mascara e il suo immancabile rossetto borgogna. 

“Oh, se vuoi Narciso lo porto con me!” 

“Lui vuole stare qui, ha i suoi spazi!” 

Non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare che il diretto interessato fece il suo ingresso: un birmano bianco, con il muso grigio e gli occhi blu come due zaffiri. Fece ondeggiare la sua coda vaporosa tra le gambe di Musa, facendo le fusa. 

“Farai il bravo, eh, Narci? Niente graffi al nonno, intesi?!” 

“Meow!” 

Musa ridacchiò, alzandosi dalla sedia. Prese il suo mega trolley e si avviò verso il soggiorno, indossando il suo zainetto di pelle nero con le borchie dorate, gli occhiali da sole e il giubbino di pelle attaccato al trolley. 

“Non hai un po’ caldo?” chiese Ho-Boè ridendo.

“No, sto benissimo così.”

L’uomo guardò la figlia: ormai conosceva quella cupezza che imbruniva il suo sguardo… una cupezza che l’attanagliava ad ogni matrimonio. Ho-Boè era conscio che quel teppista fosse il grande amore di Musa, nonostante sua figlia cercasse di negarlo goffamente. Si avvicinò e le alzò il viso, osservati entrambi da Narciso seduto sul suo tiragraffi. 

“Musa…”

“Papà, sto bene, davvero.”

“E se dovessi vederlo, tu…”

“... lo ignorerò. Non ti preoccupare. Non verrà nemmeno stavolta.” 

Musa tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni un pendente con una gemma rossa, un po’ opalescente. Prese poi il suo bagaglio, lo caricò in auto e oscillò il cimelio che luccicò, dapprima delicatamente, poi sprigionò una potente luce che inghiottì Musa e la sua auto, lasciando Ho-Boè di sasso, come sempre.

 



***


“Non ci posso credere che tu lo abbia fatto! E me lo dici a cinque giorni dal matrimonio?!”

“Certo, è il mio migliore amico!” 

Aisha sospirò mettendosi a braccia conserte, esasperata. Come aveva potuto Nabu fare una cosa del genere?! Da un lato, voleva essere comprensiva e capire che Riven era il suo vero migliore amico; ma dall’altro c’era Musa. Scontro tra titani assicurato. Una guerra magica che non si vedeva dai tempi di Valtor! 

“Nabu… io spero vivamente che non succeda nulla!”

“Non succederà nulla. Musa e Riven sono due adulti e ho fiducia nel loro comportamento civile. Hanno entrambi la loro posizione e credo fortemente che siano maturati, quindi eviteranno di fare i bambini.” 

“Sei troppo ottimista. Lo sai che Musa viene ai matrimoni mal volentieri. Pensa adesso che dovrà rivedere il suo ex, e Riven non è un ex qualunque!”

“Aisha, lo so!” 

Nabu sedette sulla poltrona della sala da tè del palazzo reale di Andros, sospirando profondamente. Da parte della sua famiglia, oltre ai genitori, non avrebbe avuto nessun altro. Gli specialisti e le Winx erano la sua seconda famiglia, sempre pronti a sostenerlo. E Riven era il fratello che non aveva mai avuto. Nabu voleva molto bene a Musa, non lo avrebbe mai fatto per ferirla, ma era fiducioso nel fatto che sia lei che Riven avrebbero superato la cosa. Aisha sedette sulle sue gambe, accoccolandosi a lui. Nabu la strinse delicatamente, baciandole la fronte e carezzandole i lunghi ricci color cioccolato, beandosi del profumo di iris e vaniglia che la sua fidanzata indossava spesso. 

“Andrà tutto bene. Musa è cambiata, Riven è cambiato. Chissà che questa non sia l’occasione in cui faranno pace!” esclamò Nabu, ridendo.

“Cosa?!” disse lei strabuzzando gli occhi. 

“Non dico che torneranno insieme, però… potrebbero tornare ad essere amici.”

“Sei troppo ottimista, mio caro!”



 


***


“Umida… Andros è troppo umida.” disse Stella, sventolandosi con il suo ventaglio. 

“Non lo avrei mai detto, un regno completamente circondato dal mare!” disse sarcastico Brandon, scaricando i loro bagagli.

“Piantala!” disse lei, dandogli un colpo di ventaglio sul naso.

“Certo che non mi sarei aspettata che Eraklyon fosse così vicina ad Andros!” esordì Bloom, scendendo dall’auto.

“Però a Solaria si vive meglio, piccola mia!” disse Stella, guardando anche Sky fare la stessa di Brandon. “Ma visto che era il compleanno di tua suocera…”

“Stella, non cominciare!” sbottò Sky. “Lo so benissimo che mia madre è la donna più difficile del mondo!” 

Bloom ridacchiò: certo che Stella e Sky erano uno spasso quando si punzecchiavano, come se fossero davvero cognati! Però, alla fine, era bello poterli vedere interagire così, ormai le famiglie di Domino, Solaria ed Eraklyon si erano unite più che mai, nel migliore dei modi.
Le due fate, però, lasciarono perdere i mariti quando sentirono la deliziosa aura floreale che proveniva dal portale d’accesso al regno.

“Flora!” esclamarono entrambe. “Oh c’è anche Tecna con voi!”

“Ciao ragazze!” esclamarono le due fate. 

Le quattro ragazze si abbracciarono come se non si vedessero da una vita, così come Helia e Timmy salutarono i due amici. Sembravano i bei vecchi tempi, quando andavano a scuola o si riunivano per le missioni… però quella rottura aveva messo a dura prova gli equilibri.

“Manca solo una fatina!” disse Stella ridendo sotto i baffi.

“Mi ha appena avvertita che farà ritardo e arriverà nel tardo pomeriggio!” disse Tecna. 

“Oh, peccato!” disse Flora “Pazienza, le darò il suo regalo di compleanno quando arriverà.”

“Anche noi dovremmo, ha fatto il compleanno la settimana scorsa ma era incatenata ad un evento!” disse Bloom sospirando.

“Via, cosa sono quei musi lunghi?!” esclamò Helia “I tempi non sono più quelli di una volta, ma sono sicuro che Musa apprezzerà ugualmente il festeggiamento in differita.”

“Già, lo credo anche io!” disse Timmy. 

Il gruppetto rimase ancora un po’ a chiacchierare prima di raggiungere il castello ma, a distrarli, fu il rombo di una moto. Sky allungò lo sguardo, cercando di capire chi fosse ma non ci volle molto perché il misterioso motociclista tolse il casco rivelando il suo ciuffo magenta. Tutti si voltarono verso la sua direzione non appena videro l’espressione di Sky mutarsi in sorpresa.

“Quanto tempo, ragazzi!” 

“RIVEN?!”



 

***


Bella, bellissima gatta da pelare. Un po’ perché il detto era quello e un po’ perché Musa era una gattara. Aisha si sarebbe voluta sotterrare mentre le altre fate e i loro mariti non riuscivano a capire un cazzo. Riven non si era mai fatto vivo agli altri matrimoni e a quello sì! Lo videro abbracciarsi con Nabu, come due ritrovati fratelli e non riuscivano a capire bene cosa stesse succedendo… a questo punto, Musa non verrà. Ma no, Musa aveva avvertito le sue amiche del ritardo, quindi verrà. Bel guaio, davvero. 

Brandon squadrò l’amico dalla testa ai piedi, vedendolo cambiato: in tre anni che non si erano visti, si erano comunque tenuti in contatto telefonicamente e sapeva che Riven era diventato un ingegnere meccanico con i fiocchi, studiando in un’altra scuola di Magia e Tecnologia. Oltre il suo immancabile ciuffo che aveva messo k.o. le le leggi della gravità, si era fatto crescere una barbetta da seduttore che accentuava di più i suoi tratti spigolosi. Avevo messo su altri muscoli e aveva anche qualche tatuaggio, tra cui una fenice sul petto sinistro che si intravedeva dalla maglietta con uno scollo profondo, e un tribale sul braccio destro.

“È diventato più…” 

“Più sexy?” completò Stella.

La fata venne fulminata da tutti con lo sguardo, facendola pentire di avere quella linguaccia lunga e pungente. Riven e Nabu si riunirono al gruppo, ma il primo notò che i suoi amici non erano particolarmente felici di vederlo. E notò che mancava lei… che delusione. 

“Ehm… ce l’avete ancora con me per non essere venuto ai vostri matrimoni.” disse, assottigliando gli occhi e irrigidendosi.

“Forse.” disse Bloom. “Ma abbiamo compreso sia le tue scelte precedenti che quelle attuali!” 

“Grazie, Bloom.” disse abbassando lo sguardo e rilassandosi. 

“Riven, dobbiamo dirtelo.” disse poi Nabu. “Tra qualche ora, arriverà…”

Nabu non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che sentirono la voce di Musa dal corridoio principale che si avvicinava di più alla sala da tè. Era accompagnata da uno dei paggi di corte che l’aveva accolta. Entrò distrattamente nella stanza, iniziando a parlare con i suoi amici.

“Pensavo di fare più…” 

Musa si pietrificò. Riven si pietrificò. Entrambi pietrificati. Incrociarono i loro sguardi, rimanendo come degli idioti. Un silenzio schifosamente imbarazzante calò dentro quella sala, facendo temere il peggio alla povera futura sposa. Riven non sapeva della presenza di lei, Musa non sapeva della presenza di lui. 

Cerca di stare calma, devi ignorarlo, no?

Eccola. Credevo non venisse! Forse non sapeva di me?

Entrambi deglutirono, continuando a fissarsi. Riven non poté fare a meno di notare che Musa aveva qualche piccolo tatuaggio sul décolleté e sulle braccia; il top corsetto di pelle bordeaux non lo aiutava a rimanere concentrato, così come i pantaloni di pelle che le fasciavano i fianchi in modo aderente e finivano a zampa d'elefante. Lo stile da ragazzina ribelle era tornato, una volta smesso di frequentare quotidianamente le sue amiche Barbie. Se ne compiacque, anche se ormai lo sapeva da… ! 

Accidenti, quanto era bella…

Musa lo squadrò come prima aveva fatto Brandon, notando che era rimasto l’eterno ragazzaccio o bel tenebroso, come lo chiamava Stella. Anzi, forse era più maturo nei lineamenti, sembrando ancora più sensuale e bad boy.

Accidenti, quanto era bello… 

 

B A S T A

 

Nabu ruppe il silenzio, cercando di fare lo spiritoso. 

“Ti dicevo, Riven… tra qualche ora sarebbe arrivata MUSA, la testimone di Aisha!” disse ridendo nervosamente. “Ma è arrivata prima!”

Poi andò da Musa tenendola per le spalle… la sentì tremare e si preoccupò: o sarebbe svenuta o sarebbe esplosa.

“Musa, eheh… lui è RIVEN, il mio testimone!”

Musa aveva gli occhi lucidi: il cuore le stava per scoppiare, bucandole il petto, pronto a fare uno spettacolo pirotecnico. Il tremore non passò di certo ma aveva bisogno di riprendersi. Non sopportava gli occhi viola di lui che la fissavano e le penetravano l’anima! 

“Nabu?” mormorò lei con un filo di voce.

“Dov’è la toilette?”



 

***


Prima di cena, tutti si erano riuniti nella grande sala dove re Teredor e la regina Niobe avrebbero accolto i loro ospiti. Visto che non avevano festeggiato il compleanno di Musa, Aisha le aveva organizzato questa cena con torta alla fine, così le avrebbero potuto dare i regali. Ma adesso che c’era questo intoppo, con quanto spirito Musa avrebbe festeggiato? 

Riven era sceso dopo essersi cambiato, indossando una camicia nera e un paio di pantaloni chiari, mettendosi un attimo in tiro per non sfigurare davanti ai sovrani di Andros, ma aveva la testa altrove. L’aveva vista, così da vicino, dopo tanto tempo e il suo cuore non aveva retto. Prese il suo ciondolo a forma di chiave di basso che teneva sempre con sé, fissandolo. Era stato il suo primo regalo per lei, due ciondoli complementari: lui chiave di basso, lei di violino. Lui non l’aveva lasciata perché non l’amasse più… l’amava forse troppo e lui era un pessimo fidanzato. Ma non c’era giorno in cui lui non pensasse alla sua Musa, ai suoi capelli come il cielo notturno, ai suoi occhi dolci, alle sue labbra rosse come ciliegie, al suo profumo, alla sua pelle morbida, al suo calore… Sicuramente, lei continuava ad odiarlo per ciò che le aveva fatto e Riven non poteva biasimarla. Lui aveva provato a cancellarla dalla sua mente, uscendo prima con Shelley, poi con Samantha, poi con Helene… ma niente. Nessuna era degna di prendere il suo posto. Riven era abituato alla solitudine, avrebbe continuato a rimanere solo perché Musa era l’unica per lui. 

Helia rimase in disparte a guardarlo, tentato di volergli dire qualcosa, ma il maggiordomo annunciò che la cena era quasi pronta e che sarebbe stata servita a breve. Il giovane mago di Linphea si ripromise che non avrebbe sprecato la prossima occasione e avrebbe messo Riven alle strette chiedendogli come stesse. Solo lui e Nabu si erano preoccupati per lui quando aveva avuto delle crisi con Musa e, solo loro due, erano sempre lì al suo fianco. 

“Ah sei qui, Musa!” 

Riven sentì la voce squillante di Stella che dava il benvenuto all’amica. Si avvicinò silenziosamente alla sala da pranzo, per vederla: era uno spettacolo con quell’abito corto nero, con delle righe dorate e le sue solite scarpe dal tacco alto, che la slanciavano regalandole qualche centimetro ed esaltantavano le sue gambe sode e tatuate, anche quelle. Aveva tagliato i capelli, come al primo anno di scuola… quel pomeriggio non ci fece caso perché Musa li aveva legati in uno chignon, ma adesso che erano sciolti… avevano risvegliato in Riven ricordi ormai sopiti. 

“Su accomodatevi!” esclamò la regina Niobe, accogliendo ormai gli amici di sua figlia come se fossero altrettanti figli suoi. 

Per fortuna, i due ex piccioncini sedevano in lati opposti della sala ma non fu cena tranquilla senza loro due che non facevano altro che lanciarsi occhiate e sguardi. Musa si sentiva a disagio ma, in un remoto angolo del proprio cuore, sperava sempre di rivederlo. Adesso che era lì, non era capace di comportarsi in maniera matura, ma era già tanto che non lo avesse aggredito verbalmente. 

 

La cena andò comunque avanti, con tanto di torta e candeline per la fata della Musica. Riven rimase in disparte, vedendola felice di ricevere attenzioni e regali… forse avrebbe potuto parlarle. Magari dopo cena. Non si erano detti nemmeno un ciao da quando si erano visti, solo sguardi. Quelli di Musa variavano dal malinconico al cagnesco, mentre quelli di Riven erano mortificati. Aveva promesso a sé stesso che si sarebbe comportato civilmente, senza tirare fuori il peggio di sé - quel peggio che aveva rovinato i suoi rapporti con tutti, a cominciare proprio dalla sua amata fata.

“Stella, smettila di farmi regali imbarazzanti!” disse Musa, senza nemmeno tirare fuori quel completino di lingerie rosso fuoco che la sua amica le aveva appena regalato.

“Puoi sfoggiarlo con Victor!” disse Stella, lanciando un’occhiata a Riven.

Musa era già impegnata? Bene. Anzi, no. 

“Victor ha finito con me.” 

“Ma non ci avevi detto niente!” esclamò Flora dispiaciuta. 

“Le solite pettegole…” mugugnò Riven, non sentito.

Bene, adesso sì che le cose andavano per il verso giusto. Single lui, single lei, nessun fidanzato o fidanzata gelosa tra i piedi… era la sua occasione per dire a Musa cosa provasse ancora per lei. 

“Vi racconterò in un altro momento, non ora…” disse Musa in imbarazzo. 

Finì di aprire i regali e, terminata la cena, Musa si allontanò con Aisha e Nabu. Erano mortificati per la brutta sorpresa e forse, con la cena di compleanno, avevano voluto fare un tentativo di scuse. 

“Dovevamo dirtelo, ma avevamo paura che non venissi.” si giustificò Nabu. 

“Sarei ugualmente venuta, ma mi sarei preparata psicologicamente.” disse Musa senza troppi giri di parole.

“Non voglio che il tuo soggiorno diventi un supplizio!” disse Aisha.

“È tutto okay, davvero.” disse Musa sospirando. 

“Va bene, ma se succedesse qualcosa… chiama!” concluse Aisha, andando via con Nabu. 

Musa sospirò, vedendoli rientrare. Mentre gli altri continuavano a festeggiare, Musa decise di fare una passeggiata per il giardino del palazzo. La solitudine era una sua grande amica e consigliera, sicuramente avrebbe potuto riflettere in sua compagnia, beandosi anche del suono delle onde che si infrangevano sugli scogli. Se non fosse che…

“Musa.” 

La sua voce. Le fece accelerare i battiti con una violenza inaudita e la spinse a voltarsi. Lui era lì, davanti a lei, con quella cazzo di camicia già leggermente sbottonata che lasciava intravedere quella fenice che aveva visto nel pomeriggio.

“Riven.”

“Posso parlarti? Non avere paura di me.” disse con voce roca. 

Musa lo vide avvicinarsi, ma la sua mente aveva decodificato malissimo le intenzioni dell’uomo e, spaventata, indietreggiò. Aveva paura che le loro bocche sarebbero finite incollate tra di loro, le mani di lei sul suo petto, le mani di lui tra le sue cosce… no! Non voleva cascarci come una scolaretta imbecille! Aveva subito troppi shock in un solo pomeriggio, non aveva bisogno di altro. 

“Io… no! Non voglio parlare con te!”

Musa corse via, tornando a palazzo, lasciando Riven di sasso.

“Musa!!” 

La voce di Riven riecheggiò tra le onde del mare che, in quell’istante, si era mosso. 



 

A/N Rieccomi, stavolta sono tornata con le Winx, perché questa idea di storia mi tormenta da un anno. Mi sono presa una pausa da altri fronti e, nonostante mi fossi ripromessa niente più Winx per un po', sono tornata dopo un anno. Spero anche questa storia sia di vostro gradimento e fatemi sapere i vostri pensieri! 
  
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