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Autore: Severa Crouch    04/09/2022    4 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge “Un diamante per una sola stagione” indetta da me medesima sul forum “Writing Games ferisce più la penna”. [Bridgerton!AU]
Sono giorni che, fuori dalla sartoria di Madama McClan, c’è un via vai continuo. Il nervosismo è così alto che Lady Greengrass è stata vista litigare con Lady Parkinson per la scelta della medesima sfumatura di seta verde.
Non sono solita fare pronostici sul “Diamante della stagione”, ma so che saranno oggetto di attenzione Miss Granger, Miss Weasley e Miss Lovegood. L’Autrice è abbastanza certa che la povera Miss Bulstrode attirerà solo gli sguardi infastiditi dal contrasto della sua seta verde acido con la preziosa carta da parati color non-ti-scordar-di-me scelta da Re Shacklebolt.
Alcune vedove di guerra, superato il periodo di lutto, potrebbero rubare la scena alle debuttanti. Non è poi vero che l’esperienza, spesso, è ciò che fa la differenza?
Lady Dolores Moody è stata vista ordinare metri e metri di seta rosa, mentre Lady Crouch ha optato per un più sobrio azzurro. Forse, la fucilazione per tradimento e cospirazione del giovane Bartemius Crouch Jr. le suggerisce maggiore prudenza?
(Dalle cronache di Madame Potin - 15 marzo 1817)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Le cronache di Madame Potin

Londra, 15 marzo 1817

 

Sono giorni che, fuori dalla sartoria di Madama McClan, c’è un via vai continuo. Il nervosismo è così alto che Lady Greengrass è stata vista litigare con Lady Parkinson per la scelta della medesima sfumatura di seta verde.

Non sono solita fare pronostici sul “Diamante della stagione”, ma so che saranno oggetto di attenzione Miss Granger, Miss Weasley e Miss Lovegood. L’Autrice è abbastanza certa che la povera Miss Bulstrode attirerà solo gli sguardi infastiditi dal contrasto della sua seta verde acido con la preziosa carta da parati color non-ti-scordar-di-me scelta da Re Shacklebolt.

Alcune vedove di guerra, superato il periodo di lutto, potrebbero rubare la scena alle debuttanti. Non è poi vero che l’esperienza, spesso, è ciò che fa la differenza? Lady Dolores Moody è stata vista ordinare metri e metri di seta rosa, mentre Lady Crouch ha optato per un più sobrio azzurro. Forse, la fucilazione per tradimento e cospirazione del giovane Bartemius Crouch Jr. le suggerisce maggiore prudenza?

Il nostro amato Re Shacklebolt darà il via alla stagione dei balli e l’Autrice non può fare a meno di domandarsi se in questa stagione troverà una moglie degna di assicurare una prosecuzione della linea di successione dopo la prematura scomparsa della nostra amata Regina.

 

***

 

Alexandra chiuse l’inserto di quelle stupide cronache e sospirò lanciando uno sguardo esasperato a Lady Moody che, invece, sembrava gradire molto l’essere stata menzionata. La sua amica sedeva di fronte a lei con la sua postura sempre impeccabile, concedendosi solo di accarezzare il gatto e sospirare con aria sognante: “Siamo le uniche vedove degne di nota! Tutti i gentiluomini sapranno che siamo disponibili.”

L’ottimismo di Dolores le sembrava fuori luogo. Madame Potin l’aveva riportata bruscamente ai giorni successivi alla morte di Barty. Erano passati più di tre anni da quel giorno e nemmeno il suo piccolo Orion era stato in grado di colmare del tutto quel senso di vuoto. Le uscì un filo di voce: “O sapranno da chi stare alla larga, a giudicare dal modo in cui ha ricordato le circostanze della morte di Barty. Non potrò più genericamente dire che è caduto in guerra…”

Dolores si agitò sul broccato rosa del suo divano. Sollevò un’occhiata di rimprovero, prima di osservare cinicamente: “Beh, cospirare con i Francesi!” 

Alexandra si morse un labbro e non disse niente. Quel salotto che spesso le era risultato accogliente, quasi materno, improvvisamente era diventato soffocante. Le tende ricamate bloccavano la luce del giorno e sembravano voler tenere la vita fuori da quel posto. Nulla doveva cambiare in Inghilterra. Non doveva ripensare ai fremiti di eccitazione che, come Barty, aveva provato durante le riunioni clandestine nel palazzo dei Lestrange. Doveva dimenticare l’eleganza con cui Bellatrix era condotta al patibolo, insieme al loro mentore, Lord Voldemort. 

Girò pigramente il tè e nascose il viso dietro la tazza di tè per avere il tempo di recuperare il contegno. La sua amica Dolores era un’ottima osservatrice (e altrettanto pettegola) e Alexandra non aveva nessuna intenzione che arrivassero delle voci sulla sua malinconia alle orecchie di Madame Potin. Così, come era necessario fare in quel mondo per sopravvivere, provò a dissimulare. 

“Vorrei proprio sapere chi è questa Madame Potin,” sospirò spazientita. “A che gioco sta giocando? Di quali interessi si fa portatrice? Come la si può raggiungere?” Alexandra mandò giù il tè mentre continuava ad osservare quella pagina. 

“Credi che ci sia di mezzo Lady Skeeter?” domandò Dolores.

Alexandra sospirò: “No, Rita non si sognerebbe mai di firmare con uno pseudonimo. Lei ama crogiolarsi nelle cattiverie che mette in giro, ma mi hai dato un’idea! Inviterò Rita per un tè, lei lo saprà!”

 

***

 

“Siamo state nominate!” 

Ginny arrivò di corsa nel salotto azzurro dei Weasley, sventolava la copia dell’ultimo numero delle “Cronache di Madame Potin” e per il modo sgraziato con cui si lasciò cadere sul divano, proprio accanto a Hermione, si attirò lo sguardo di rimprovero della mamma. Hermione era spesso ospite dei tè a casa Weasley proprio per via della sua amicizia con Ginny.

Sospirò preoccupata: “Avrei preferito non avere addosso i riflettori… Ti ricordi quando quella pettegola della Skeeter mi ha sorpreso ad augurare buona fortuna ad Harry prima del torneo di scherma?” 

Ginny nascose il viso dietro la tazza di tè per dissimulare l’imbarazzo che provava ogni volta che Harry Potter veniva nominato. Harry era un caro amico di entrambe fin da quando giocavano al parco da bambini. Crescendo Ginny aveva iniziato a trovarlo bello e quell’anno avrebbe scoperto se il sentimento che covava dentro era ricambiato.

Seduta su un divanetto azzurro, proprio accanto a Lady Weasley, sedeva Luna Lovegood che ridacchiò mentre prendeva un muffin. “Io non ho ancora deciso se debutterò questa stagione. Volevo andare in Scozia e navigare fino alle Orcadi per vedere le pulcinelle di mare!”

Molly le sorrise benevola: “Temo che sia troppo tardi, Luna, Madame Potin insinuerà maldicenze se non debutterai nemmeno quest’anno. Sono certa che tuo padre non lo permetterà.” Spostò lo sguardo su Ginny e aggiunse: “Sarebbe bellissimo vedere voi tre sistemate entro la fine della stagione!” Allungò il collo verso il fondo del salone dove i suoi figli maschi cercavano di allontanarsi. Hermione sorrise nel vedere il modo in cui Charlie, Fred, George e Ron simulavano indifferenza mentre si avvicinavano alla porta del salone.

“Credo di dover andare al club,” mormorò Charlie.

“Credo che verrò con te,” aggiunsero Fred e George.

“Oh, non penserete di andarvene prima che il tè sia finito?” domandò Molly. Bastò un’occhiata perché i suoi figli tornassero a più miti consigli. 

“Rimaniamo a una sola condizione,” annunciò Charlie, il secondogenito, “che non si parli di quella cosa.”

“Suvvia, Charlie, il matrimonio non è poi tanto male. A dirla tutta, è meraviglioso!” esclamò Percy, il terzogenito, che la stagione precedente si era sposato con Miss Audrey Warren. 

Percy era comparso quel pomeriggio per annunciare con sommo orgoglio che presto sarebbe arrivato un nipotino, a breve distanza da quello di Bill, il maggiore dei Weasley. Era stato Percy, con il suo annuncio, a tirare in ballo l’argomento del matrimonio a cui gli altri fratelli sembravano allergici.

Era un peccato, si ritrovò a pensare Hermione, perché i Weasley erano atletici, allegri, con occhi azzurri come il cielo e capelli rossi sottili in cui infilare le dita, il loro viso era adorabilmente spruzzato da lentiggini che mostravano la loro provenienza dal Devon mescolata con origini irlandesi. Avevano un fascino unico e benché molte sostenessero che non tutti i fratelli lo avessero ereditato in uguale proporzione (Bill era noto per essere il più affascinante), Hermione era convinta che tutti i Weasley, ognuno a modo proprio, fossero in grado di esercitare un gran fascino. Non era un caso che proprio coloro che erano agli estremi di questa classifica, Bill e Percy, fossero entrambi sposati e sul punto di diventare papà, per la grande gioia di Lady Weasley.

La famiglia aveva fatto parte della piccola aristocrazia contadina fino a quando il signor Weasley non aveva inventato un rimedio per migliorare l’irrigazione dei campi e aveva fatto fortuna con il brevetto. Lady Weasley, così, aveva ottenuto il riscatto a cui ambiva da tempo contro le signore dell’aristocrazia londinese che la guardavano con la puzza sotto al naso. Presentare a corte i figli e concludere dei matrimoni rispettabili, pertanto, era diventata la sua battaglia personale.

Era strano per Hermione, unica figlia dei Granger, ritrovarsi circondata da così tanti ragazzi, ma Ginny era la sua migliore amica da quando, a cinque anni, si erano conosciute al parco e avevano scoperto di vivere l’una accanto all’altra. Hermione aveva bisogno di un’amica e Ginny di una compagnia femminile, avevano pensato le loro madri che negli ultimi tempi non facevano altro che parlare del debutto.

“Madre, tu sottovaluti un aspetto cruciale!” esclamò Fred con un sorriso sbilenco sul volto. Era identico al gemello George, ma Hermione, in qualche modo, riusciva sempre a riconoscerlo. Molly osservò il figlio senza nascondere il proprio scetticismo.

“Saremo impegnati a mettere al proprio posto i pretendenti di Ginny! Non penserai che lasceremo incustodita la casa mentre Ginny riceverà le visite dei suoi spasimanti,” intervenne George, a completare il pensiero del fratello.

“È proprio quello che ci auguriamo,” esclamò Ginny lanciando un’occhiata severa ai gemelli. “Sono in grado di badare a me stessa! Senza contare che ci sarà Ron.”

Dal fondo della sala, Ron si voltò verso Ginny immobilizzato con un biscotto in bocca. Hermione strinse leggermente la tazza. Il cuore accelerò il battito. Ron era nato prima di Ginny ed era l’ultimo dei maschi Weasley. Da bambini, insieme a Harry giocavano insieme. Era sempre stato un bambino divertente, premuroso e attento. 

Prima. 

Prima che crescesse e diventasse chiuso, impacciato e distante. Hermione sentiva la mancanza del Ron con cui era cresciuta, ma le era stato riferito che non era appropriato per una signorina trascorrere del tempo in compagnia di un amico a ridere come facevano da bambini. Così, anche se era buffo osservarlo mentre cercava di ricomporsi e mandare giù il biscotto per rispondere alla sorella, Hermione non poteva fare a meno di ricordare quanto era accaduto l’estate precedente quando un temporale li aveva sorpresi durante una gita in campagna e lui l’aveva baciata.

Non ne avevano più fatto parola e Hermione non aveva mai capito come interpretare quel gesto. Aveva atteso per giorni, settimane e mesi interi che lui le rivolgesse un cenno, ma Ron era rimasto in un silenzio indecifrabile. Eppure, non sembrava disinteressato. Hermione aveva la sensazione che fosse semplicemente bloccato, come quando osservava Harry imparare a tirare di scherma e lui rimaneva in silenzio, con il fioretto in mano, incapace di decidersi e salire sulla pedana.

Al contrario di Ron, Fred non si era mai fatto molti problemi a cercare la sua complicità ed era in grado di metterle in subbuglio lo stomaco con un semplice occhiolino. 

Sospirò.

La sera del debutto avrebbe rivisto il marchese Viktor Krum che doveva essere rientrato dal suo viaggio in Grecia. Si erano visti solo al matrimonio di Bill e avevano danzato insieme per tutta la notte, sotto lo sguardo contrariato di Ron e quello divertito di Fred. 

“Sono certa che questa stagione ci aiuterà a schiarirci le idee,” aggiunse Hermione, “Dopo questo periodo di guerra, abbiamo diritto di capire chi siamo e di divertirci.” Le stagioni precedenti, con i ragazzi al fronte a combattere i francesi, erano state piuttosto noiose, al punto che molte ragazze più grandi avevano atteso la fine della guerra prima di debuttare.

“Sarà divertente!” esclamò Ginny.

“Sarà divertente,” aggiunse Luna, “leggere cosa scriverà Madame Potin.”

“L’importante è che non parli male dei miei ragazzi, o dovrà vedersela con me!” Lady Weasley si servì un’altra fetta di torta. Fece riempire le tazze delle ragazze con il suo tè, forte e caldo, e sorrise guardandosi intorno. “Guardatevi, ragazze, siete bellissime! Ah, ricordo quando ho partecipato alla stagione dei balli e ho conosciuto il mio amato Arthur!”

“Strano che non siamo dodici fratelli,” ridacchiò Ginny attirandosi un’occhiata severa dalla madre. Hermione trattenne una risatina. Presto si sarebbe sposata? Sarebbe diventata madre? Cosa le riservava il futuro?

“Sarà importante che tutte voi facciate una bella figura. Ho intenzione di dimostrare a quelle vecchie arpie con la puzza sotto il naso, che ai Weasley non manca nulla. Sarebbe bello vedere anche i ragazzi finalmente sposati!” 

Hermione sentì lo stomaco stringersi a quelle parole e, improvvisamente, la torta alla melassa della signora Weasley divenne difficile da mandare giù.

 

***

 

La sera del ballo Alexandra si mescolò agli invitati ammirando lo splendore della corte reale. In fondo a una sala da ballo illuminata da candelabri in cristallo da cui centinaia di candele emanavano una luce tremula, Re Shacklebolt sedeva sul trono con l’aria serena e placida che lo caratterizzava. Era un uomo imponente, dall’aria serena e l’aspetto piacente che affascinava moltissime gentildonne ma che, inspiegabilmente, non riusciva a trovare una compagna adatta. Accanto a lui, il suo consigliere personale, lord Gilderoy Lockhart, con una veste di seta che si intonava meravigliosamente con l’oro dei fregi e il non-ti-scordar-di-me della seta che rivestiva le pareti, illustrava pregi e difetti delle povere debuttanti strappando dei sorrisi al Re. 

Madame Potin non avrebbe mai osato scriverlo, ma nei corridoi della corte, girava voce che la Regina si fosse ammalata e poi fosse morta a seguito della scoperta del Re e del suo consigliere personale in atteggiamenti equivoci. 

Secondo i ribelli filo-francesi, il pettegolezzo era stato messo a tacere non appena il Re, cessato il periodo di lutto, si era dichiarato intenzionato a trovare una nuova consorte reale. Che tale dichiarazione fosse un diversivo, sembrava confermato dal fatto che ognuna delle possibili candidate era stata rifiutata. C’era stata la principessa austriaca Emmeline Vance che era tornata in patria annoiata, la principessa spagnola Dorcas Meadowes che, come il suo cognome suggeriva, aveva natali britannici e sarebbe stata perfetta per il ruolo e, infine, la duchessa Marlene McKinnon che, pur non essendo parte di alcuna famiglia reale, avrebbe permesso di rinsaldare il rapporto con i clan della Scozia che minacciavano di insorgere da un momento all’altro. Nessuna di queste principesse, dopo mesi di frequentazione e conoscenza, aveva ricevuto una proposta ufficiale e tutte loro avevano finito per accasarsi diversamente, lasciando l’Inghilterra priva di una rete di successione stabile. E dire che bastava essere pratici: adempiere al dovere, mettere in salvo la dinastia per poi trovare un qualche accomodamento. Insomma, il matrimonio, come aveva imparato sulla sua pelle, era compromesso e una principessa doveva essere sufficientemente edotta in materia da non aspettarsi alcunché di diverso.

Alexandra era andata da sola al ballo, come il suo status di vedova rendeva accettabile ed era consapevole che nessun gentiluomo per bene, dopo le parole di Madame Potin, le avrebbe chiesto di ballare. Il suo carnet di ballo era decisamente vuoto.

Osservava gli ospiti domandandosi chi, tra i presenti, fosse Madame Potin. Purtroppo, Rita Skeeter le aveva risposto piccata di non sapere chi fosse l’arpia che le stava rubando la scena e i pettegolezzi più succosi. E se Rita Skeeter non lo sapeva, allora, doveva essere un segreto ben custodito.

Quasi le andò lo champagne di traverso quando vide Lady Weasley, in un discutibile abito arancione, marciare verso il Re insieme alla figlia, Ginevra Weasley, che indossava un abito rosa cipria che valorizzava gli occhi azzurri della ragazza. Lady Weasley presentò anche la sua pupilla, Luna Lovegood, rimasta orfana di madre in tenera età. La ragazza indossava un abito di seta azzurro cielo e lunghi guanti bianchi e camminava guardandosi intorno con aria meravigliata.

“Le piace la carta da parati della sala da ballo?” le domandò il Re.

Luna rivolse un ampio sorriso al sovrano: “Moltissimo, ricorda il cielo della Scozia dopo un temporale. Sapete, Vostra Altezza, desideravo andare a vedere le pulcinelle di mare nelle Orcadi!” A quelle parole, Lady Weasley impallidì, insieme a gran parte dei presenti, mentre il Re scoppiò in una fragorosa risata ignorando il sopracciglio perplesso del suo assistente personale. 

L’umore nella sala si alleggerì, mentre la ragazza veniva trascinata fuori, lasciando il posto ai Granger. 

I Granger non erano nobili. O meglio, facevano parte di quella nuova nobiltà che aveva acquisito il titolo grazie a matrimoni combinati e all’enorme quantità di ricchezze che possedeva. La famiglia di Lady Granger aveva una contea in qualche sperduto posto dell’Inghilterra centrale e quando si erano resi conto che il titolo portava con sé solo debiti, avevano dato in sposa la bella figlia del conte a un ricco professore di medicina a Cambridge.

Hermione, così si chiamava la loro unica figlia, era una ragazza aggraziata e composta che faceva il suo ingresso nella sala al fianco della madre indossando un abito non-ti-scordar-di me. 

Fece un inchino perfetto, con il garbo che era richiesto alle ragazze. Alexandra non era in grado di dire se fosse per la stoffa dell’abito, che richiamava le pareti della sala reale, ma in qualche modo, Re Kinglsey e il suo assistente ne furono colpiti e, proprio come aveva predetto Madame Potin, la nominarono il Diamante della stagione con grande disappunto di tutte le successive debuttanti.

Sospirò. 

Era sempre così il debutto in società. Ai suoi tempi, era stata Lizzie Nott ad essere proclamata Diamante della stagione dalla Regina Millicent. Per quanto si impegnasse nell’essere aggraziata, composta e impeccabile, Alexandra non aveva nulla di così particolare da farla emergere e in quelle circostanze, tendeva a passare inosservata. Persino in quel momento, nonostante i riflettori che Madame Potin le aveva acceso addosso, nessuno sembrava intenzionato a considerarla come una potenziale seconda moglie. 

In un angolo, a dispetto delle sue rotondità, lady Moody era intenta a chiacchierare con il suo ex suocero, il conte Bartemius Crouch, e con il duca Fudge. 

Si disse che era sciocco provare invidia per lady Moody, con i suoi modi sgraziati e il gusto discutibile. Sentì di aver bisogno di una boccata d’aria, l’aria fresca della sera avrebbe calmato il suo malumore. Si avvicinò rapidamente alla porta finestra che dava sul giardino e, non appena la oltrepassò lasciandosi alle spalle il chiacchiericcio degli ospiti, ispirò il profumo proveniente dal roseto reale. 

“Lady Crouch, anche voi preferite non vedere cosa sta accadendo dentro?”

Quella voce. 

Il cuore saltò un battito. 

Erano passati quattro anni. Aveva creduto che non l’avrebbe mai più rivisto quando le riferirono che era partito per l’Algeria. Si voltò verso quella voce e quasi tremò nel trovarsi di fronte la figura di Rodolphus Lestrange. Indossava un abito da sera impeccabile e anche lui sembrava aver abbandonato i segni del lutto.

Alexandra si strinse le braccia e sospirò per cercare di scacciare l’amarezza che provava. “I tempi sono cambiati, lord Lestrange. Vi sapevo in Algeria, quando siete rientrato?”

Un cameriere passò loro accanto con un vassoio pieno di calici di champagne. Rodolphus le sorrise e le offrì da bere come il perfetto gentiluomo che era sempre stato. “Tutto merito di Felix Rosier.”

“Il vostro avvocato?”

“Proprio lui,” le disse con un sorriso amaro sul volto, “ha ritenuto che un periodo di allontanamento fosse indicato dopo la… dipartita di Bellatrix. Del resto, avevo proprio bisogno di cambiare aria. Londra era diventata inospitale.” 

“Vi comprendo benissimo,” mormorò ricordando quanto erano stati duri i giorni successivi alla condanna di Barty. Per quasi un anno non aveva ricevuto nemmeno un invito, ad eccezione di qualche sporadica richiesta di Walburga Black che, lentamente, aveva iniziato a reintrodurla in società.

Rodolphus ruppe il silenzio cambiando argomento. Non era il caso di rivangare il passato: “Ho letto che siete finita nel mirino di questa Madame Potin.”

“Io vorrei solo essere ignorata.”

Sul volto di Rodolphus comparve un sorriso obliquo, si chinò vicino il suo orecchio e le domandò: “Ricordate la mia filosofia?”

Il tocco leggero della sua voce le provocò un fremito lungo tutto il corpo. Non era più abituata a una simile vicinanza. Ringraziò di essere fuori perché non si vedesse il rossore sulle sue guance. Si ricompose mentre le tornavano in mente le serate trascorse nel salotto dei Lestrange e rispose divertita: “Nascondetevi in bella vista.”

Rodolphus annuì con un cenno del capo, “Esatto,” il suo sorriso si allargò e mentre le porgeva la mano le domandò: “Mi concedete un ballo?”

 

***

 

Hermione si guardava intorno con un sorriso sul volto. 

Il suo carnet da ballo era pieno zeppo di nomi di cavalieri che avevano chiesto di poter danzare con lei. Era certa che per alcuni fosse un modo per mettersi in mostra, per poter dire di aver danzato con il Diamante della stagione; altri erano interessati alla generosa dote che suo padre aveva messo a disposizione e al titolo che sua madre le avrebbe trasmesso per mancanza di altri parenti. Alcuni nomi li conosceva da quando era bambina e poi c’era un nome che era… beh… insolito.

Draco Malfoy si era presentato al suo cospetto con il suo viso affilato, gli occhi grigi e l’aria profondamente annoiata. L’aveva guardata negli occhi e si era iscritto per un ballo. Alla domanda se fosse sicuro di voler danzare con un’arricchita, lui aveva risposto semplicemente di sì e Hermione era così curiosa di capire quale fosse il vero obiettivo di Malfoy che aveva accettato quella proposta di ballo.

Draco si era presentato al suo cospetto, portandola via dalle braccia di Roger Davies che le aveva raccontato come lui e Fleur Delacour si fossero divertiti durante la scorsa stagione nel tradizionale ballo del Ceppo di fine estate. Roger era simpatico e divertente, era un gentiluomo promettente e Hermione era certa che si sarebbe fatto strada nel mondo perché era sempre stato un ragazzo brillante. 

Al contrario di Malfoy.

Hermione salutò Roger con un sorriso e alzò gli occhi al cielo mentre posava la sua mano su quella di Draco seguendolo sulla pista da ballo. Fu proprio durante le note di un valzer - Hermione si domandò se Draco non avesse corrotto l’orchestra - che lui iniziò a parlarle.

“Ho bisogno di un favore, Miss Granger.”

“Adesso vi riconosco, Malfoy, temevo che foste cambiato, che vi foste innamorato.” Hermione non nascose affatto il sarcasmo nel tono della sua voce, ma Draco era così preso da sé, tanto per cambiare, da non essersene accorto. Così le rispose seriamente: “Siete la solita presuntuosa, Miss Granger. Non tutto il mondo gira intorno a voi.”

“Lo sapete che insultarmi non è il modo più carino per iniziare a chiedermi un favore? Cosa volete? Far morire di crepacuore vostro padre e intascarne la fortuna?”

“Qualcosa del genere.”

La risposta di Draco la colpì. Malfoy le mostrò il suo ghigno da complottista subdolo e viscido quale era, quello pronto a colpire chiunque alle spalle, persino il suo detestabile padre sospettato di simpatie filo-napoleoniche. 

“Vedete i miei genitori?” domandò Draco nell’orecchio. Hermione annuì. In un angolo della pista, Lucius Malfoy stava letteralmente torturando il suo lungo bastone da passeggio, mentre lady Narcissa osservava la scena con una certa apprensione.

“Sono contrari al mio interessamento a Miss Astoria Greengrass.”

“E voi pensate di simulare un corteggiamento verso una che loro reputano il male assoluto per poter rendere accettabile il matrimonio con Astoria?”

“Esattamente.”

“Lo sapete che questi trucchetti non funzionano mai?”

Draco alzò un sopracciglio: “E voi che esperienza avete?”

“Sono stati scritti fiumi di inchiostro e storielle di dubbio gusto sull’argomento. Nelle mani di un autore mediocre, la Vostra richiesta sarebbe l’anticamera dell’amore che provate per me.”

“La vita reale è diversa da un romanzo, e io conosco i miei genitori.”

Hermione osservò dal basso verso l’alto il profilo di Draco. Soffermò lo sguardo sui capelli chiari, quasi argentei, che gli scendevano ordinati ai lati della fronte. Il portamento era elegante e la conduceva con grazia sulla pista da ballo, come solo chi prende lezioni di ballo fin da piccolo sa fare. 

Sospirò ripensando al suo carnet, a quel nome che mancava, a Ron che, invece di chiederle di ballare, stava ai margini a scherzare con Fred e George. Pensò a Fred, alla sua guarigione dopo la guerra, ai sensi di colpa che l’avevano divorata quando si erano scambiati un bacio, e poi un altro, e poi lui si era segnato solo per una stupida quadriglia. Per non ferire Ron, le aveva detto.

Hermione non sapeva se Draco Malfoy avesse una pessima influenza su di lei, o se fosse il suo animo ribelle, ma in quel momento, l’offerta di Malfoy le sembrò interessante. “Lo sai che sono spesso ospite dai Weasley e che dovresti frequentare quella casa?” domandò divertita.

Il sorriso di Draco si allargò ancora di più. Lanciò uno sguardo in direzione del padre ed esclamò: “Ancora meglio! Vedrai quando mio padre lo verrà a sapere!” 

Quella frase, Draco Malfoy l’aveva pronunciata un’infinità di volte da bambino quando si incontravano al parco, spesso come se fosse una minaccia; adesso, tuttavia, aveva un tono sinistro che fece persino sorgere un moto di compassione verso Lucius Malfoy. Fu solo per qualche istante, prima che la memoria di Hermione le ricordasse che se Draco era viscido, subdolo ed egocentrico, beh, suo padre lo era molto di più. Perché è risaputo che la mela non cade mai troppo lontano dall’albero.

Far soffrire Lucius Malfoy e dare una lezione a quei due idioti di Ron e Fred non le sembrava più una pessima idea.

 

***

 

Le cronache di Madame Potin

17 marzo 1817

 

Chi si fosse perso l’inizio della stagione, lo rimpiangerà negli anni a venire, perché un ballo come quello di ieri che ha indetto il Re Kingsley nella sua dimora reale, poche volte si è visto nella storia.

Tra lampadari di cristallo illuminati da centinaia di candele e servitori in livrea con vassoi d’argento, una nuova stagione è iniziata.

La prevedibile noia di Miss Ginevra Weasley che, dopo una quadriglia con il marchese Longbottom, ha passato tutto il tempo a volteggiare tra le braccia del duca Potter, rientrato dalla guerra carico di medaglie. Ai margini della sala, un’entusiasta lady Weasley sembrava esclamare di aver sistemato bene la sua unica figlia femmina e che era tempo di pensare ai suoi, ben più numerosi e scapestrati, figli maschi. 

Dei Weasley, come sapete, solo due sono convolati a giuste nozze: l’affascinante primogenito William che ha sposato la figlia del visconte Delacour e che recentemente ha messo al mondo la primogenita, Victoire, e il terzogenito, il sempre ligio e impeccabile, Percy che ha sposato Miss Audrey. 

Per le giovani in cerca di marito, l’Autrice vi ricorda che lady Weasley dovrà sistemare: Charlie, il secondogenito, i gemelli Fred e George, nati quarti, e infine Ronald che, nonostante gli onori sul campo di battaglia, al pari dei fratelli, si è tenuto per tutta la sera ai margini della pista da ballo a scherzare con gli amici. L’Autrice è sicura che questo atteggiamento ha spezzato ben più di un cuore nelle fanciulle che partecipavano al ballo!

Forse i Weasley dovrebbero prendere esempio da chi ha ben più esperienza sul campo. Non è passata inosservata la comparsa del vedovo Rodolphus Lestrange che sembra aver archiviato il lutto per la perdita della moglie, al punto da trascorrere l’intera serata in compagnia di un’altra vedova, niente di meno che lady Crouch. 

Forse tra un valzer e l’altro ricordavano i tempi in cui entrambi frequentavano gli ambienti filo-francesi, ma il portamento nel ballo era decisamente impeccabile, segno che la classe non si improvvisa e che è frutto di un’educazione severa.

Il Diamante della stagione, Hermione Granger, ha sorpreso tutti danzando persino con l’erede del conte Malfoy. Scommettiamo che ci sarà un bel po’ di traffico a casa Granger!

Presto scopriremo l’evoluzione di questi intrecci, al ballo che i Nott hanno organizzato per il fidanzamento del figlio Theodore con la maggiore delle Greengrass, Daphne. La vostra Autrice vi aggiornerà su ogni aspetto, persino sulle conseguenze dell’imbarazzante scoperta di Miss Luna Lovegood con niente di meno che il maggiore degli Scamander. Pare che la giovane si sia difesa dicendo che la loro presenza nella voliera reale era giustificata da un interesse accademico.

 

***

 

Alexandra posò l’inserto sul tavolo. Di fronte a lei, Dolores la osservava preoccupata. “Credi che sia saggio trascorrere un’intera serata con Rodolphus Lestrange?”

Il ricordo degli occhi scuri di Rodolphus, il suo sorriso, il modo in cui lui le parlava, le strapparono un sorriso. “Lo so, Dolores, ma è… perfetto. Sono anni che aspetto qualcuno in grado di… capire e dire le cose giuste nel modo giusto… Lestrange è sempre stato come il principe delle favole.”

“Oh, Alex, spero che Madame Potin non ti senta mai! Ti rendi conto che la tua rispettabilità può essere vanificata per una simile frequentazione?” Gli occhietti azzurri di Dolores si erano assottigliati come quelli di un gatto. Alexandra sapeva che la sua amica non era minimamente interessata alla sua rispettabilità, ma era preoccupata sui riflessi per la propria. Un’amica filo-francese, di quei tempi, poteva essere un problema.

“Abbiamo tutti diritto di rifarci una vita,” osservò mentre girava un cucchiaino nel tè. Osservò Dolores e le domandò: “Tu non hai mai pensato…” Dolores trasalì e Alexandra ebbe paura di pronunciare quel nome. 

“Mi hanno portato tutto di lui. Quel maledetto è un martire,” sospirò arrabbiata. Il gatto scappò dalle gambe di Dolores e finì per acciambellarsi su un cuscino bianco con enormi peonie rosa, posto su una poltrona in velluto rosa antico. Dolores sospirò: “Quella era la sua poltrona… Abbiamo passato così tante notti insieme…”

Alexandra cercò di impedire alla sua mente di proiettare l’immagine di Dolores e Alastor intenti ad amoreggiare sulla poltrona su cui sonnecchiava Grumpy, il gatto persiano. 

“Credo che manchi persino a Grumpy… Quando si parla di lui, finisce sempre per occupare la sua poltrona. Guarda, ha persino la stessa espressione.”

Sospirò e annuì pazientemente, sorrise perfidamente e le restituì un: “Spero che Madame Potin non ti senta mai parlare così o potrebbe sostenere che la tua intenzione di risposarti non sia dettata dal superamento del lutto.” 

Lady Moody sembrò ridestarsi a quelle parole, ma il clima si era rovinato, il tè era ormai freddo e Alexandra aveva un appuntamento con i Travers per una passeggiata al parco. Così, si congedò da quel salotto tutto trine e merletti, salutò la sua amica e Grumpy e si diresse verso la porta. Fu mentre era sull’uscio e si voltava per salutare Dolores e ringraziarla della compagnia che disse: “Scusami, non volevo essere inopportuna.”

“Hai fatto bene, mia cara, di questi tempi anche i muri hanno le orecchie e, sì, forse hai ragione, dovremmo rifarci una vita,” convenne la sua amica. Sorrise. Si erano chiarite. Dietro Dolores, poco prima che Alexandra venne spinta fuori dalla porta, vide una bombetta verde che sapeva benissimo a chi appartenesse. Ridacchiò divertita: come al solito, Dolores predicava bene e razzolava male.

La passeggiata nel parco era un buon modo per incontrare altri maghi e streghe mentre si godeva dell’aria fresca e del sole estivo. Lizzie le raccontava entusiasta i progressi della sua Sybil facendo progetti per il giorno in cui avrebbe debuttato. “Quando arriverà il suo momento sarà il diamante della stagione, me lo sento.”

“I tempi stanno cambiando, se persino Miss Granger è stata nominata Diamante della stagione.”

Lizzie le rivolse una delle sue occhiate ammonitrici: non si rimpiangevano i vecchi tempi, mai. Non si doveva essere nostalgici, ma ottimisticamente proiettati al futuro, come Re Kingsley amava ripetere. 

Alexandra sospirò, voleva solo che le passasse quel continuo senso di nausea che ci fosse qualcosa, al di fuori del suo piccolo Orion, che potesse illuminarle le giornate e farle tornare il sorriso. Perché se il mondo in cui doveva vivere stava degenerando, avrebbe voluto essere distratta da non notarne i dettagli, o disinteressata. Purtroppo, però, non le riusciva molto bene. 

“Alex…” La mano di Lizzie premette contro il suo braccio. Alexandra sospirò continuando a guardare verso il lago dove diverse coppiette facevano un giro in barca. “Dimmi, Lizzie…”

“Alex, girati.”

Alexandra portò lo sguardo verso l’amica. 

“Di fronte a noi, Rodolphus Lestrange sta camminando con il fratello, Evan ed Emmeline Rosier, Rabastan e una signorina mai vista prima.”

Il cuore di Alexandra accelerò il battito. Non sapeva se era pronta per vedere Rodolphus in compagnia di un’altra fanciulla, una che Lizzie non conosceva.

“Buongiorno Lady Crouch,” la salutò Rodolphus costringendola ad alzare lo sguardo. La signorina bionda, dagli occhi azzurri, elegante e bellissima, era stretta al braccio di Rabastan. Alexandra sorrise e ricambiò il saluto: “Buongiorno Lord Lestrange.”

“Vi ricordate di mio fratello Rabastan, vero?” le domandò con la sua aria cortese. Alexandra annuì e salutò Rabastan che la informò: “Lei è la mia sposa, Pucine Lestrange.”

“Non sapevo vi foste sposato, congratulazioni.”

“Grazie, sapete, sono sempre stato un tipo discreto su queste cose.”

“Volete unirvi a noi?” domandò Rodolphus. Alexandra si voltò verso Lizzie ed Ezra che l’anticiparono: “Molto volentieri, Lestrange.” Lizzie spinse Alexandra verso Rodolphus che le offrì il braccio per continuare la passeggiata.

“Volete proprio che Madame Potin continui a scrivere di voi?” domandò Alexandra osservando il modo in cui Rodolphus camminava al suo fianco, a testa alta. Lo stomaco fece una capriola quando lui le sorrise e sussurrò: “A quanto pare siamo stati i ballerini più impeccabili al ballo di ieri. Qualcuno dovrà anche insegnare cosa è la classe a queste nuove generazioni.”

Alexandra strinse leggermente il braccio mentre non riusciva a smettere di sorridere. La sua nausea, improvvisamente, era scomparsa. 

Tutto era perfetto.

 

***

 

Hermione era seduta nel salotto di casa. I Weasley erano andati a trovarli per il té e mentre lady Granger e lady Weasley chiacchieravano fittamente, Hermione si annoiava. Alzò lo sguardo verso la sua amica Ginny che continuava a sorridere vivendo il suo sogno d’amore. Mangiò un bigné. Perché sembrava più semplice comprendere i libri di suo padre, invece che orientarsi in quei tormenti?

“Hermione, cara, hai visite.” 

La voce di sua madre la fece ridestare e fece una grande fatica per non scoppiare a ridere davanti Draco Malfoy e i suoi due genitori che si guardavano intorno con aria disgustata.

“Grazie per l’invito, Hermione,” le disse Draco porgendole un mazzo di fiori. Dal fondo del salone, Fred quasi si strozzò con il tè che stava bevendo.

“Grazie a te per aver accettato,” gli disse reggendogli il gioco. Lady Granger li invitò a prendere posto, chiedendo ai Weasley di trattanersi. “Prego, accomodatevi.”

Draco e i suoi genitori presero posto sul divanetto color crema che sua madre aveva fatto arrivare da Vienna. A casa Granger era tutto nuovo, perché le ricchezze accumulate erano solo recenti.

“Un arredamento all’ultima moda,” disse Narcissa mentre osservava il servizio da tè di casa con il labbro arricciato.

“Da qualche parte bisogna pur iniziare,” si intromise Molly. Hermione al suo fianco annuì: “sì, sono i nuovi servizi da tè.” spiegò Hermione.

“Il Malfoy Manor ha una storia molto antica,” intervenne Lucius Malfoy. Hermione si irrigidì, ma venne anticipata da Ron che disse: “E si parla francese.” 

Ron era stato in silenzio fino a quel momento, limitandosi a lanciare occhiate torve a Draco Malfoy e mormorando qualcosa con Harry che, anche lui, era in un angolo ad osservare la scena con una certa preoccupazione. La mano di Harry era stretta in quella di Ginny che - Hermione lo sentì benissimo - disse al fratello: “Questo è ciò che accade quando sprechi le occasioni…” Ron trasalì a quelle parole e Hermione finse di non vedere l’espressione da cane bastonato che gli comparve sul volto. Avrebbe voluto alzarsi dal divano e correre da Ron e dirgli che aveva una possibilità, che nulla era perso se solo avesse trovato il coraggio di fare un passo avanti.

“Nulla è ancora detto,” ribadì Lucius riportando l’attenzione di Hermione di fronte a sé. “Insomma, Draco ha solo accettato di prendere un tè, non c’è nulla di ufficiale. Sono certo che comprenderete che vogliamo essere certi che la futura… lady Malfoy… sia in grado di adempiere ai compiti richiesti dall’essere una contessa.”

Hermione osservò l’aria algida di Narcissa e avvertì un moto di compassione per quella donna. Draco si voltò verso il padre, perseverando nella propria vendetta. “Sarà il futuro… Conte Malfoy… a decidere che direzione dare alla famiglia. Potrebbe anche decidere di abbracciare la modernità e persino… lavorare! Potrei chiedere al signor Granger una raccomandazione per riprendere gli studi di medicina!” Le parole caddero in un silenzio teso e si sedimentarono nella mente dei presenti.

Narcissa era immobile e inespressiva. Probabilmente, grazie a quella dote era riuscita a superare indenne le guerre napoleoniche. Sul volto non vi era traccia di una sua reazione, ma Draco conosceva la madre e sapeva dove colpire. “Se questa frequentazione dovesse funzionare, si potrebbe immaginare un matrimonio più moderno.”

La mano di Narcissa si contrasse sensibilmente sulla seta della veste. Il volto, però, divenne amabile. “Vedremo, Draco, ogni cosa a suo tempo. Mi sembra prematuro fare simili programmi. Al momento, ringraziamo Lady Granger per il té e l’ospitalità e andiamo a casa. Abbiamo altri giri da fare.”

Draco sorrise e annuì in direzione della madre. Obbedì docilmente e ringraziò tutti i presenti trascinandosi dietro Lucius Malfoy che strascicò un saluto generale una volta che si trovò ben vicino all’uscio di casa.

Appena la porta si chiuse una sequela di voci le posero la stessa domanda: “Malfoy? Sul serio? Malfoy?”

Hermione alzò gli occhi al cielo e sospirò: “Mi sono limitata a dire che se era sincero avrebbe dovuto presentarsi a casa con i suoi genitori, non credevo che l’avrebbe fatto sul serio!”

“Ma cara, cosa intendi fare? Vuoi sul serio accettare la corte di un Malfoy?”

“Potresti avere di meglio,” le disse Harry.

Lo sguardo di Hermione si posò su Ron che stava imbronciato in un angolo, furioso, ostinandosi a non guardarla. “Al momento è l’unico che si è esposto per me,” osservò con un filo di voce, come se quella consapevolezza la colpisse più di ogni cosa. Fred la osservava dal fondo della stanza con le braccia incrociate e l’aria di chi stesse pensando. 

“Avete sentito quello che ha detto sul prendere medicina? Nessuno ha mai detto altrettanto.”

Si ritrovò tra sua madre e Lady Weasley che le davano delle piccole pacche sulla schiena cercando di confortarla. “Coraggio, siamo solo all’inizio della stagione.”

Poco dopo, il marchese Krum si presentò con un mazzo di fiori e la sua aria da ragazzone timido per far visita alla signorina Granger.

A differenza della visita di Malfoy, quella di Krum fu piacevole. Tutti scherzarono con l’eroe bulgaro, ad eccezione di Ron che rimase imbronciato fino a quando l’aneddoto di una partita di polo non vinse anche le sue resistenze.

Quando Krum andò via, si era fatta ora di cena e mentre i Weasley e i Granger parlavano animatamente e Ginny Weasley continuava a intrattenere tutti suonando il pianoforte, la mano di Fred avvolse il polso e la condusse in un’altra stanza. Fred era il solo in grado di leggerle dentro senza farsi distrarre dal contesto. Ogni volta che i suoi occhi azzurri la scrutavano, Hermione si sentiva nuda e priva di alibi.

“Questo è uno scherzo, vero?” Hermione sollevò il sopracciglio perplessa. “Parlo di Malfoy,” le disse, sempre tranquillo. “Ho visto che Draco guardava più i suoi genitori di te, che tu non ti sei esposta e che sembrate tutto meno che due innamorati. La domanda è perché?”

Hermione sospirò. “Scommetto che sai anche la risposta.” Non aveva voglia di parlare di Astoria Greengrass che con i suoi occhi verdi aveva rubato il cuore di Fred. Alzò lo sguardo, stanca di essere sempre lei a fare il primo passo. “Draco si è esposto in un modo che nessuno ha mai fatto per me.”

“Lo sai che Ron ne morirebbe.”

“Lo sai che Ron è un cretino e magari la verità è che non gli piaccio abbastanza, che tutto quello che prova non è così forte da spingerlo a dire una parola per me. Cosa dovrei fare? Essere io a fare il primo passo? Ancora una volta? E tu? Cosa aspetti?”

Hermione lasciò Fred in quella stanza e corse in bagno a rinfrescarsi il viso per impedirsi di scoppiare a piangere. 

 

***

 

Le cronache di Madame Potin

2 aprile 1817

 

Miss Granger ha fatto strage di cuori! 

Pare che a casa Granger vi sia un gran via vai di giovani scapoli, dei più svariati lignaggi, tutti interessati a diventare i corteggiatori del Diamante della Stagione!

Fonti affidabili hanno riferito all’Autrice che lady Weasley sia esasperata dai tentativi infruttuosi di sistemare quegli scapestrati dei figli maschi che, a quanto pare, non hanno fatto visita a nessuna fanciulla!

Charlie, pare si sia ritirato in campagna a visitare i cavalli in compagnia di Oliver Wood, compagno di studi a Cambridge del fratello Percy, suscitando non poche domande. 

Nel frattempo, siamo lieti di annunciare che i dubbi accademici di Miss Lovegood hanno colpito Rolf Scamander al punto da spingerlo a chiederle la mano. Pare che i due convoleranno a nozze tra qualche settimana, avendo ottenuto la dispensa reale. Se si tratti di un matrimonio riparatore non è dato saperlo, ma la fretta è piuttosto sospetta!

Chi pare aver fretta di recuperare il tempo perso è il vedovo, ormai ampiamente consolato, Rodolphus Lestrange che è stato avvistato in compagnia del fratello, della cognata e dell'ormai onnipresente lady Crouch. Basta osservarli camminare nel parco, o incontrarli a un evento mondano, per cogliere i violenti turbamenti che entrambi provano alla reciproca vista. Che un altro matrimonio arrivi entro la fine della stagione?

 

“Allora è ufficiale?” domandò Dolores dalla sua poltroncina mentre piegava ordinatamente le cronache di Madame Potin. Alexandra sorrise - non riusciva più a farne a meno - scosse la testa e disse: “Non ancora, ma credo che presto potrebbe esserci un annuncio.”

“Congratulazioni, mia cara. Un Lestrange è una scelta pericolosa e… poco opportuna, ma se tu sei felice, lo sono anch’io.”

“C’entra la bombetta verde all’ingresso con questa felicità?” domandò sarcastica. Dolores ridacchiò. “Oh, Cornelius è un vecchio vedovo sconfitto dalla storia, proprio come me. Beviamo sherry, giochiamo a carte, ci facciamo compagnia. Lui parla la mia stessa lingua.”

“Proprio come Rodolphus,” annuì Alexandra. Era come trovare il coperchio perfetto di una teiera che si credeva spaiata per sempre. Da quando Rodolphus era rientrato in società, si erano visti quasi tutti i giorni. Avevano preso il tè, passeggiato al parco, presenziato ai balli e Rodolphus aveva, ogni volta, monopolizzato il suo carnet in un modo che non le era capitato nemmeno quando era una semplice ragazza.

“Ufficializzerete?” domandò Alexandra, curiosa di saperne di più sul rapporto tra Dolores e Cornelius. Grumpy si avvicinò alle gambe di Alexandra e si strofinò contro alla ricerca di coccole. Allungò una mano e accarezzò la testa del gatto che, dopo poco, preferì tornare dalla sua padrona.

“Non gli piace essere accarezzato in quel modo,” le spiegò Dolores che poi riprese: “Credo che faremo qualcosa sottotono. Solo io, lui e i figli di Cornelius.”

“Li hai conosciuti?”

“Sì, certo, sono giustamente perplessi dalla scelta del padre, ma il fatto che non sia una giovane arrampicatrice sociale, li ha tranquillizzati.”

Alexandra riusciva a immaginarli mentre commentavano le pagine politiche al mattino, durante la colazione. Sarebbero stati una coppia tenera e si sarebbero aggiustati a vicenda, proprio come lei e Rodolphus.

In serata Alexandra si ritrovò a casa a giocare con il suo piccolo Orion, il regalo più bello che il suo Barty le avesse fatto. Nei suoi tre anni, Orion era un bambino vivace e curioso che correva per casa e intesseva lunghi monologhi con i suoi animali di pezza o con gli avi dei Crouch presenti nei dipinti. Proprio come il papà, aveva capelli color paglia e occhi marroni che si illuminavano ogni volta che lei lo prendeva in braccio. A differenza del papà, non si incupiva e Alexandra faceva di tutto per evitare che il suo piccolo Orion soffrisse l’assenza del papà come l’aveva sofferta Barty.

Erano intenti a rincorrersi quando il maggiordomo annunciò la visita di Rodolphus Lestrange e Orion finì proprio contro la gamba del nuovo arrivato. Rodolphus lo afferrò al volo prima che cadesse per terra e poi lo sollevò per aria. Orion scoppiò a ridere entusiasta e Alexandra sentì il cuore accelerare il battito mentre osservava Rodolphus andarle incontro con Orion in braccio. 

Ciò che sorprese Alexandra fu il modo in cui Orion si spinse per tornare in braccio a Rodolphus che lo sollevava in aria e lo faceva ridere. Fu solo quando Orion fu sazio di risate e voli in aria - quindi dopo molto tempo - che Alexandra riuscì ad affidarlo alla tata perché lo mettesse a letto.

“È il tuo ritratto,” le disse Rodolphus mentre osservavano il bambino seguire la tata. Alexandra alzò lo sguardo verso di lui e ridacchiò: “Ma se è uguale a Barty.”

“No, solo i capelli sono di Barty e un po’ la forma del viso, ma tutto il resto è tuo.” 

Avrebbe voluto rispondere con una battuta, virare la conversazione verso un terreno socialmente accettabile, neutro persino, ma in quel momento la sua testa era clamorosamente vuota. Osservava gli occhi neri di Rodolphus Lestrange, la sua barba curata, il modo in cui lui le sorrideva e si sentiva sciogliere. Appoggiò la mano contro la parete al suo fianco, la seta della carta da parati verde la riportò con i piedi per terra.

“Perdonatemi, Rodolphus, posso offrirvi del tè? Del whisky? Avete cenato?”

“Sono io a dovermi scusare, l’ora è decisamente inopportuna per far visita a una donna sola, ancorché vedova,” le disse, “ma non potevo più tardare.” Prese le mani tra le sue e continuò con il suo accento francese: “Non voglio trascorrere l’inizio di ogni ballo di questa stagione in attesa di vedervi comparire, né dovermi contenere per non rovinare la vostra reputazione.”

“La mia reputazione è già rovinata.”

“Sono venuto a distruggerla, allora,” le sussurrò. “Sposatemi. Lo so che è prematuro, che dovremmo procedere più lentamente, ma più trascorro del tempo con voi più sono certo di volervi per tutta la vita.”  

“Vi sposo, Lestrange,” sussurrò Alexandra prima che Rodolphus si chinasse su di lei a baciarla. Le sue labbra risposero al bacio, mentre le dita tremavano dall’emozione accarezzando la barba. Il suo intero corpo tremò quando la bocca di Rodolphus si posò sul suo collo, mentre le mani la sfioravano dove da troppo tempo non veniva più stretta.

 

***

 

Ciò che Hermione non si attendeva, era che Lady Weasley prendesse in mano la situazione. Costrinse a turno i suoi figli a far visita alle streghe di cui avevano ricevuto i bigliettini da visita, elaborò delle liste di candidate possibili che venivano scrutinate da Ginny, Fleur e Audrey. 

Fu solo quando Angelina Jonhson venne promossa come fidanzata di George che il clima a casa Weasley si fece più leggero. Charlie continuava a defilarsi con Oliver Wood che fingeva di far visita a Percy in campagna, ma poi trascorreva il tempo con Charlie a parlare di polo e cavalli.

“È difficile dar retta agli ospiti quando la piccola Molly ti fa impazzire,” si era giustificato Percy, anche se la situazione di Charlie era così palese che persino la madre dovette rinunciare ad accasarlo, almeno per quella stagione. 

“Cosa ne pensi di Miss Brown, Ron?” domandò mentre servivano la cena. Ron emise un verso di disgusto e implorò pietà alla madre. Era stanco di essere trascinato di casa in casa, esibito come un animale da vendere. 

“Bene, tu chi sceglieresti, allora?” domandò Molly spazientita. Con un trancio di salmone in bocca e, in modo del tutto inappropriato, Ron disse sovrappensiero: “Hermione, no?”

Ad Hermione rischiò di andare il vino di traverso. Harry, al suo fianco, le diede un colpetto sulla spalla per farla respirare.

“H-hai detto Hermione, caro?” domandò Molly. Le orecchie di Ron divennero rosse, un tutt’uno con i capelli e Hermione fu rassegnata a sentire l’ennesima ritrattazione di quei sentimenti che lui non sapeva gestire. Era stanca di aspettare, era stanca di non essere desiderata in quel modo palese, romantico, un po’ ingenuo con cui in tanti altri la desideravano. Persino Malfoy riusciva a fingere di essere uno spasimante migliore di Ron!

Si domandò cosa ci fosse che non andasse in lei, come fosse finita a oscillare tra due fratelli incapaci di fare una scelta.

“S-sì, ho detto Hermione.” 

Quella risposta la sorprese. Hermione alzò lo sguardo verso Ron e lui le domandò: “Ma devo venire a prendere il tè anch’io?”

“Ma magari un mazzo di fiori, no?” esclamò Ginny, spazientita, dando voce allo sconcerto di Hermione che era lì, intenta a fissare Ron, con il cuore che le batteva all’impazzata. “Come fa a capirlo se tu la tratti come se fosse Harry!”

“Hermione è come se fosse Harry!” protestò Ron. Fu solo quando le sopracciglia di tutti i presenti si sollevarono incredule che Ron realizzò le implicazioni della frase della sorella. “Non in quel senso… Miseriaccia, ma cosa avete in testa?”

“Ma perché non l’hai detto subito, Ron?” domandò Arthur. “Hai assistito a tutti quei té, abbiamo dovuto persino sopportare Lucius Malfoy!” Il papà di Hermione, dall’altro lato del tavolo, annuì aggiungendo: “Io e Arthur lo avremmo sbattuto fuori casa con piacere,” poi ridacchiò e aggiunse: “Non vedo l’ora di incontrarlo! Faremo sapere a Madame Potin, chiunque essa sia, che i Malfoy sono stati rifiutati!”

Ron sospirò.

“È dall’inizio della stagione che attendo un tuo invito, Ron. Non mi hai chiesto nemmeno un ballo!”

“Ma non so ballare!”

“Ma non mi sarebbe importato!” esclamò mentre le lacrime le salirono agli occhi. Uscì a prendere un po’ di aria lasciando alle sue spalle Ginny che esclamava spazientita che il fratello era un idiota, mentre Audrey mormorava qualcosa sconsolata e le andò dietro. Hermione sedette sulla panchina del giardino dei Weasley prima di finire a piangere tra le braccia di Audrey.

“Come faccio a lasciarlo andare?” domandò in lacrime. “È evidente che non gli piaccio abbastanza.”

“Oh, Hermione, tu gli piaci moltissimo, non è sicuro che sia ricambiato. Percy mi ha detto che Ron è abituato a non essere considerato perché è il Weasley più giovane.”

“Ma non posso fare tutto io, sempre!” esclamò amareggiata. “Perché non dice niente, perché assiste impotente?”

“Ha il cuore spezzato. Percy ha cercato di aiutarlo. Certo, c’è anche la possibilità che Percy lo abbia sommerso di chiacchiere, lo sai com’è fatto, ma la sostanza è che Ron non si sente alla tua altezza. ”

“Che idiozia…”

Hermione non riuscì a chiudere occhio quella notte. Aveva atteso un chiarimento da parte di Ron, un tentativo di parlare con lei e risolvere la questione insieme. Invece, si era chiuso in camera ed era semplicemente scomparso. 

L’indomani tornò dai Weasley per aiutare Ginny con i preparativi del matrimonio con Harry. Il maggiordomo l’avvisò che non era ancora rientrata dalla modista, così si accomodò in un salottino con una limonata fresca e un piattino di biscottini. Camminava per quel salottino osservando i quadri, quando dei passi leggeri annunciarono l’arrivo di un’altra persona. 

“Alla fine ha fatto il passo in avanti.”

Hermione strinse le mani intorno al vetro del bicchiere, quasi come se cercasse di aggrapparsi ad esso nel momento in cui la voce di Fred giunse alle sue orecchie. “Fred,” sospirò. 

Le dita di lui le sfiorarono il collo, si chinò a posarle un bacio provocandole un brivido. 

“Fred…” questa volta era come un’invocazione. Si voltò verso di lui e si sorprese del modo in cui i suoi occhi azzurri sembrassero luminosi anche in una giornata uggiosa. Le lentiggini erano diventate invisibili, ma il sorriso obliquo del suo volto era sempre presente e visibile.

“Hermione,” le disse sottovoce. “Sei contenta? Ron si è dichiarato.” Alzò gli occhi al cielo, divertito, “Lo sapevo che mi avrebbe battuto sul tempo.”

“Che modo elegante che hai per defilarti. Avresti potuto farlo, ma non hai voluto fare quel passo avanti.”

“Non volevo spezzare il cuore di mio fratello, ti sorprende?” La mano di Fred le accarezzò il volto. Hermione chiuse gli occhi e trattenne un respiro per assaporare il momento. Tremò nel sentire le dita di lui, ancora sporche di inchiostro, contro il suo viso. Istintivamente inumidì le labbra e Fred, come le altre volte, si chinò a baciarla.

“Non è detto che faccia altri passi,” disse Hermione.

“Glieli farà fare la mamma, vedrai,” sospirò Fred continuando a baciarla in quello che, più che desiderio di stare insieme, sembrava un addio.

“Chi è?” domandò Hermione.

Fred aggrottò le sopracciglia perplesso. 

“La ragazza per cui farai un passo avanti.”

L’indice di lui si posò sulle sue labbra in una richiesta di non parlare oltre. “Non ha importanza, lo scoprirai a tempo debito,” le sussurrò. 

 

Le cronache di Madame Potin

10 aprile 1817

 

Miei cari lettori, vi avevo annunciato che questa sarebbe stata una stagione indimenticabile e così si sta rivelando! Dopo anni di guerra è bello vedere che l’amore, questo sentimento così inarrestabile e imprevedibile, sta colpendo gentildonne e gentiluomini senza distinzione alcuna tra ceto sociale e schieramento durante la guerra! 

Il ballo organizzato dai Travers è stato attraversato dal vento dello scandalo, i presenti hanno assistito allo schiaffo che Astoria Greengrass ha pubblicamente dato a Draco Malfoy. La giovane si è successivamente allontanata insieme alla madre. I presenti hanno raccontato che, una volta recuperata la calma, la ragazza ha danzato tutta la sera con Justin Finch Fletchley, un arricchito. Che sia la punizione per il corteggiamento di Malfoy verso Hermione Granger? 

Il giovane Malfoy, infatti, è stato visto danzare anche con la signorina Granger sotto gli occhi scandalizzati dei conti Malfoy. Fonti vicine alle famiglie rivelano che Lucius Malfoy stia valutando il disconoscimento del figlio laddove intendesse portare avanti il corteggiamento di Miss Granger. Sarà difficile spiegare al Re Kingsley per quale motivo il conte Malfoy non è contento che il figlio sia tra i favoriti del Diamante della stagione! 

Grandi assenti di questo ballo sono i nostri vedovi innamorati: Lady Crouch e Lord Lestrange. La vostra Autrice ha scoperto che si sono sposati in gran segreto e che attualmente si trovano in Scozia a trascorrere la luna di miele in una riserva di caccia dei Lestrange. Probabilmente torneranno prima della fine della stagione in attesa di un erede. 


 

“Vorrei proprio sapere chi è e come fa a sapere che ci siamo sposati!” 

Alexandra posò l’inserto delle cronache di Madame Potin sul tavolo della colazione. Altrettanto fece Rodolphus con le pagine di politica. “Probabilmente ha qualche fonte a corte,” osservò. “Avrà saputo della dispensa che abbiamo ottenuto e ne avrà dato la notizia.”

Accarezzò il bordo della tazza di tè mentre annuiva pensierosa. “Ha senso.” Prese un sorso di tè caldo, il suo amatissimo Earl Grey, e sentì che la mente iniziava a elaborare teorie. “Deve essere una di noi,” disse poi.

“Come fai a dirlo?”

“Conosce troppo bene le regole sociali dell’aristocrazia per essere una che arrivi dall’esterno, sa muoversi a corte e ha delle fonti, quindi non è nemmeno una straniera, come la sua firma lascia intendere.” Sospirò. “Vorrei proprio conoscerla! Insomma, ha una mente arguta, è un’osservatrice, è persino divertente nei suoi commenti! Non riesco a immaginare nessuna delle nostre lady essere in grado di scrivere simili articoli!”

“Lady Travers?” domandò Rodolphus.

Alexandra alzò gli occhi al cielo. “Lizzie è una carissima amica ed è anche divertente, ma so come scrive e, credimi, non è il suo stile!” Non aveva senso arrovellarsi sull’identità di Madame Potin. “Che programmi hai per oggi?” 

“Siamo in luna di miele e il mio solo programma è quello di rimanerti attaccato. Dobbiamo terminare di inaugurare tutte le stanze di questa tenuta.”

“È un programma impegnativo.”

“Ieri siamo andati a letto presto.”

“Ma ci siamo addormentati tardi… per colpa tua!”

Al pensiero di quanto era accaduto la notte scorsa, sul volto di Rodolphus comparve un sorriso: “Le colpe erano egualmente ripartite. Se sono stato io a iniziare, eri tu a non voler finire.”

Alexandra arrossì al ricordo del desiderio che l’aveva animata la notte scorsa. Non riusciva a staccarsi da Rodolphus, a smettere di desiderarlo, a baciare ogni centimetro del suo corpo, ancora fiaccato dalla guerra e dal matrimonio con Bellatrix. Era trasalito quando lei aveva indugiato nelle carezze sul braccio sinistro, attraversato da una ferita di guerra e non lo aveva fatto per una ragione particolare se non che era una posizione comoda e piacevole da accarezzare. A quanto pareva, però, aveva rievocato dei ricordi spiacevoli. 

Scacciò quei pensieri e si alzò da tavola rivolgendo un’occhiata maliziosa a Rodolphus. “D’accordo, ma sarò io a scegliere la stanza!” esclamò divertita mentre iniziava ad allontanarsi dalla sala da pranzo (era una delle stanze che avevano inaugurato per prime). Rodolphus si alzò da tavola divertito e iniziò a seguirla camminando con la sua andatura sicura ed elegante e le mani in tasca mentre gli occhi scuri erano puntati su di lei. Alexandra si guardava intorno, apriva le porte alla ricerca di una stanza che valesse l'inizio di quelle attività. Trovò uno studio, con una scrivania ampia di mogano scuro che sembrava avere tutta l’aria di essere una base perfetta su cui fare l’amore.

“Non ti facevo così perversa, Madame Lestrange,” ridacchiò Rodolphus, “vuoi inaugurare anche lo studio di Rabastan?”

Alexandra ridacchiò divertita mentre superava la porta e si avvicinava alla scrivania: “Hai detto che dobbiamo inaugurare ogni stanza, no?”

“L’ho detto,” confermò mentre il sorriso si allargava alla vista di lei che sedeva sul bordo della scrivania e gli rivolgeva uno sguardo di sfida. Rodolphus non era solito far cadere le sfide senza coglierle, così, le andò incontro per inaugurare l’ennesima stanza che, forse, avrebbe realizzato quanto profetizzato da Madame Potin e avrebbe regalato un erede a Rodolphus. 

Tremò quando le mani di lui le sfilarono le calze di seta. C’erano solo gli occhi neri di Rodolphus che la cercavano, il piacere che inebriava la mente di Alexandra, il modo in cui rabbrividiva e si sentiva sciogliere di piacere sotto il tocco di lui e nient’altro al mondo. Allungò le mani per prendere il viso di Rodolphus, lo invitò ad avvicinarsi, voleva baciarlo e sentire la sua bocca nella propria. Accarezzò la barba morbida di lui e poi assaporò le labbra mentre continuavano a guardarsi negli occhi e Alexandra si sentiva ormai prossima al culmine del piacere. Vi si abbandonò nel momento esatto in cui la bocca di Rodolphus si posò sul suo collo mentre riceveva delle spinte sempre più intense. Tremò di piacere con il respiro corto mentre osservava anche lui cedere e liberarsi. 

Le posò un bacio sul seno liberato dall’abito ed era incredibile il modo in cui non riuscissero quasi mai a finire di spogliarsi tanta era la voglia e l’impazienza che avevano di unirsi.

Con il fiato corto, Alexandra spostò lo sguardo alla sua destra, prestando attenzione al resto della stanza. Le pareti erano piene di libri, in un angolo c’era un mappamondo di legno che doveva essere piuttosto antico, ma ciò che attirò la sua attenzione furono alcuni fogli. La grafia era indubbiamente quella di Rabastan, ma il contenuto era sorprendente.

“Le cronache di Madame Potin. 17 aprile 1817,” lesse. “È di dieci giorni fa,” disse Rodolphus. “Rabastan è arrivato ieri notte insieme a Pucine.”

“Cosa dice?”

“Amore e scandalo hanno attraversato casa Weasley. Pare che mentre l’intera famiglia fosse impegnata a celebrare il fidanzamento di Ronald, il sesto Weasley, il quarto (o il quinto, l’Autrice non è poi così certa), ovvero Fred, sia stato sorpreso in atteggiamenti compromettenti con Miss Astoria Greengrass, al punto che i due convoleranno a nozze. A quanto pare, è una stagione pessima per i conti Malfoy, visto che suo figlio ha finito per ritrovarsi ad essere rifiutato da ben due fanciulle, al punto da presentarsi a casa Parkinson per un ennesimo disperato tentativo di accasarsi.

Secondo alcune fonti affidabili, pare che il conte Malfoy abbia salutato con entusiasmo questo fidanzamento con i Parkinson. Chi ha assistito al fidanzamento ha addirittura osato mormorare che sembrava che la futura contessa Malfoy piacesse più all’attuale conte che al fidanzato.”

Alexandra e Rodolphus scoppiarono a ridere. Aveva perfettamente senso! Rabastan era perfettamente integrato, pieno di fonti, con un passato da corteggiatore (respinto) di Rita Skeeter e tutti loro sapevano che era sempre intento a scrivere dei diari. Nessuno di loro, però, credeva che si sarebbe mai spinto a tanto. Solo durante la cena a tavola, Rodolphus prese l’argomento con il fratello.

“Abbiamo trovato delle bozze di un tuo articolo, molto interessante.”

Rabastan sollevò le sopracciglia incuriosito: “Non scrivo articoli.”

“Tu no, ma Madame Potin sì, o sbaglio?” Rodolphus bevve un sorso di vino. “Perché lo hai fatto?”

Rabastan finì di mangiare, si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo e mormorò compiaciuto: “Perché loro non sono sempre pronti a ergersi sui gradini, a guardarci dall’alto in basso perché abbiamo creduto nelle idee di Lord Voldemort e collaborato con i francesi, ma la verità è che quello è solo un modo per tollerare un mondo ipocrita e corrotto. Si meritano ogni parola che ho scritto.”

“Anche noi?” domandò Alexandra.

“Non potevo non parlare di voi, qualcuno si sarebbe insospettito. Siete troppo in vista. Ho sempre usato parole gentili nei vostri riguardi.”

“Ve lo concedo, Rabastan,” sorrise Alexandra. “Continuerete con la vostra attività? Confesso che era un piacere leggervi!”

“Non lo so. Lo deciderò alla prossima stagione.”


 

Fine

 

Note:

Ciao a tutti! Grazie a chiunque abbia letto questa follia che mi ha divertito molto scrivere anche perché l’occasione è stata utile per fare cenni a ship che ho conosciuto nel corso del tempo grazie a autrici meravigliose. Vediamo se riuscite a individuarle tutte! 

Un abbraccio,

Sev

 
   
 
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