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Autore: Joy    12/09/2022    1 recensioni
Steve è a bordo campo, finalmente.
Anche se non vuole dare importanza a cose di quel genere, Billy finisce sempre col gettare lo sguardo oltre la linea dell'area gioco.

[Harringrove, Ambientata tra la seconda e la terza stagione]
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2.

 

 

 

Le loro auto sono sempre parcheggiate vicine; non accanto -quello sarebbe sospetto-, ma una di fronte all'altra, come se si tenessero d'occhio a vicenda.

A volte Billy pensa a come sarebbe se lui e Steve potessero tornare a casa insieme, a volte si costringe a non pensare a ciò che gli altri ostentano e che loro invece devono nascondere, ma in entrambi i casi ciò che ottiene è solo un bolo amaro su e giù per la gola che lo avvelena lentamente.

E a niente servono i suoi tentativi di sputarlo fuori insieme alla rabbia, forse, pensa, prima o poi ci riuscirà suo padre a farglielo vomitare via insieme al sangue.

“A domani, Hargrove!”

La mano di Tommy sulla sua schiena è l'ennesimo dolore che deve sopportare, finge di non sentirlo come fa sempre, ricambia con un breve cenno e si dirige verso le auto.

Il fatto che Max sia accanto a quella di Steve non è insolito, ad allertarlo è il silenzio di entrambi e il modo in cui i loro sguardi, al suo sopraggiungere, si spostano dal terreno a lui.

“Bè?” sbotta. “Che avete da guardare?”

Max esita, sposta il peso da un piede all'altro e serra le labbra in un modo che a Billy non piace per niente: è l'espressione che gli rivolge quando, prevedendo l'ira di suo padre, la spedisce in camera sua facendo la voce grossa.

“Allora pulce, vogliamo stare qui tutto il pomeriggio?”

La incalza anche se è chiaro che le sopracciglie di Steve si sono alzate con il chiaro intento di riportarlo alla moderazione.

“È per il compito di scienze” snocciola lei e il suo tono stranamente non è indispettito come al solito, ma solo dispiaciuto. “Non è andato bene.”

Nel silenzio che segue è lo sguardo di Steve a dividere con lui quella paura sottile che d'un tratto sente strisciare sottopelle.

“Ok” risponde semplicemente dopo un istante; del resto non c'è niente che possa fare per evitare l'inevitabile tempesta che arriverà una volta comunicata la notizia a casa.

“Potresti venire da me subito...” azzarda Steve.

Billy vorrebbe così tanto che quella fosse una possibilità, che sente la propria mano esitare attorno alle chiavi dell'auto.

Il ciarlare concitato di un gruppo del secondo anno lo riporta in tempo alla realtà.

“Non darti pena, Harrington” risponde.

Alcuni compagni li osservano, Billy non aggiunge altro.

 

 

***

 

Non ha ben chiaro il momento in cui avviene, ma d'un tratto avverte qualcosa di diverso nel silenzio gelido di quella notte infinita e fradicia di guazza.

Se trattiene il fiato e l'affanno, Billy riesce a sentire un rumore di sottofondo, oltre al ronzio incessante che gli brulica nella testa da quando la mano di suo padre è atterrata pesantemente sulle sue orecchie.

Non riesce ad identificarlo però, e non è nemmeno sicuro di voler riemergere dal misericordioso stato di semicoscienza in cui è crollato dopo aver invano impiegato tutte le forze rimastagli per arrivare a casa di Steve.

Fosse almeno lo sciabordio delle onde, il suono che sente, potrebbe illudersi di essere ancora in California, con il vento caldo che gli asciuga le lacrime, invece in Hawkins non importa quante volte si passi il palmo malfermo sul viso: le tracce bagnate restano sempre, come prova infamante delle sue debolezze.

“Billy!”

Adesso lo percepisce più chiaramente: è un suono simile ad un'eco, una parentesi di pochi istanti che gli lascia una scia nel petto, come un'interferenza nella nebulosa dolorante della sua mente, una di quelle che a Steve fanno paura.

Che gli fanno tremare le mani.

Vorrebbe sentirle adesso, le sue dita lunghe attorno al braccio, mentre si sporge in avanti quasi a sfiorarlo con il suo respiro.

Come se fosse bello averlo vicino.

Come se lo volesse con sé.

“Billy!”

Del resto nemmeno sua madre si è fatta troppi scrupoli ad andarsene, abbandonandolo nelle mani di suo padre e se scava a fondo, se apre quella porta che ha deciso di sigillare molti anni prima, Billy dimentica persino come si fa a respirare, tanto gli fa male.

“Cristo santo, Billy!”

Sul terreno accanto a lui, il tonfo sordo di cui sente la vibrazione sotto la schiena, anticipa di poco la colonia familiare di Steve.

Lei che lo lascia e lui che lo trova.

“Mi senti, Billy?!”

Sente le mani sul viso più delle parole, le dita che asciugano ogni traccia di bagnato: non è la prima volta e Billy prega che non sia l'ultima, perché non sa più farlo da solo e suo padre colpisce più forte se gli vede gli occhi bagnati.

Solleva le palpebre: lo vede a malapena.

“Eh..i, cam..pione...” biascica.

Gli fa male anche parlare.

Però vorrebbe dirglielo, che ha tentato di arrivare a casa sua come aveva promesso.

Che ci ha provato con tutte le sue forze, prima di crollare sul ciglio senza più energie, se non quelle appena necessarie a rotolare il più lontano possibile dall'asfalto.

“Da quanto tempo sei qua fuori? Fortuna che ti ho trovato.”

Non gli da il tempo di rispondere e comunque Billy non saprebbe cosa dirgli: il rintocco delle ore, dal campanile di Hawkins, gli è arrivato sempre più distante, sempre più confuso.

Il braccio che s'infila sotto la sua schiena lo solleva dal terreno.

“Vieni qui” mormora Steve, e c'è un accenno di frenesia in quelle mani che lo guidano contro il suo petto. “Vieni qui” ripete.

Ed è così caldo e Billy ne ha così bisogno che trova la forza di sollevare le braccia, avvolgergliele attorno e avvicinarsi a lui con tutto ciò che può.

E ringrazia di non dover fingere per una volta, perché sente che davvero preferirebbe morire piuttosto che allontanarsi da lui.

“Andrà tutto bene, lo sai vero?” mormora Steve vicino al suo orecchio. “Adesso andiamo a casa mia e sistemeremo tutto.”

Billy pensa che non riuscirebbe a sistemare un bel niente nemmeno se rinascesse, ma non lo dice. Non dice niente, si limita ad affondare il naso nel collo di Steve facendolo rabbrividire.

“Cristo, sei congelato” borbotta e un attimo dopo ha il suo giubbotto sulle spalle e il suo odore tutt'intorno a sé.

“Forza” seguita, portandosi il suo braccio al collo, “è ora di andare.”

Se riesce a rimettersi in piedi è solo perché Steve sostiene gran parte del suo peso.

 

 

  
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