Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: kamony    13/09/2022    7 recensioni
Levi, Hanji e un sogno mai realizzato
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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 Vivere
È passato tanto tempo
Vivere
È un ricordo senza tempo
Vivere
[…]Anche se sei morto dentro
Vivere
[…]È come un comandamento
Vivere o sopravvivere…
Oggi non ho tempo
Oggi voglio stare spento

 

 

Le mani stringevano forte i bordi del lavandino perché le sue gambe erano ancora malferme. Alzò lo sguardo per incontrare il suo riflesso in quello specchio opaco, ma non abbastanza pietoso da nascondere la sua faccia sfregiata.
Guardò le cicatrici che gli solcavano il viso. I punti erano perfettamente allineati. Ci vide tutta la cura e l’amore che ci aveva messo Hanji nel ricucirlo. Ricordava ancora l’odore del sangue, la punta dell’ago che gli lacerava la carne, l’oblio e poi tra le nebbie della febbre, le parole di lei così tremanti e sincere. Quella confessione a cuore aperto di una voglia di normalità da sempre negata a gente come loro.
Per molto tempo aveva voluto credere di averlo solo sognato. Era stato più facile pensare che lo avesse solo immaginato. Un delirio nato dal dolore e dalla rabbia cieca, che in quei giorni gli mordevano la carne e l’anima incessantemente.
Invece lei che lo aveva curato e cullato, quelle parole le aveva pronunciate davvero. Dopo aver dovuto sparare contro i loro ex compagni per salvargli la vita aveva pianto lacrime amare e gli aveva aperto il suo cuore, perché lei era così: spontanea e imprevedibile, come una pioggia di primavera.
Gli aveva rivelato quello che già sapeva da tempo.
Lui non ascoltava mai il suo cuore, neppure quando spaccato in due sanguinava.  Era la sua più grande paura: amare.
Sospirò.
Lo specchio, come uno spietato promemoria lo riportò alla realtà.
Fissò l’immagine del suo occhio destro che si era spento per sempre, opaco, come quei ricordi ormai lontani.
Anche lui si era spento. Era vinto, stanco, vuoto come un coccio rotto.
Il soldato più forte dell’umanità era ormai una leggenda sbiadita, solo un’altra faccia della tragica medaglia dei giganti.
La forza degli Ackerman era stata la sua condanna.
L’unico veterano a sopravvivere. L’unico a portare su una schiena ormai curva, il peso di tante, troppe, perdite.
Nessuno vuole morire e nonostante tutto anche lui desiderava vivere, in modo viscerale e disperato.
Ma quanto era stato alto il prezzo per essere lì a guardarsi in quello specchio che rifletteva l’immagine scolorita di ciò che era?
E chi era Levi Ackerman?
Aveva combattuto una battaglia già scritta, in cui non era stato che una marionetta nelle mani di un ragazzino che aveva avuto in dono un potere troppo grande e troppo pericoloso per saperlo gestire.
Un ragazzino che aveva arbitrariamente deciso per tutti loro: vita, morte. Calpestando letteralmente il loro destino.
Erano veramente servite tutte quelle vite spezzate di cui si era macchiato, o che aveva visto spegnersi senza poter far nulla?
Il mondo adesso era davvero migliore?
Non era questo che lo consumava come la fiamma di una candela.
Non rimpiangeva niente di ciò che aveva fatto. Era stata la sua strada: doveva andare così.
Se fosse potuto tornare indietro avrebbe fatto esattamente ciò che aveva scelto.
Tutto, tranne una cosa.
Incrociò per l’ultima volta l’unica pupilla ancora viva del suo sguardo, tra le nebbie di quello specchio.
Fu onesto, doveva esserlo almeno una volta. Avrebbe voluto averla lì al posto di quell’immagine di sé, per dirle che avrebbe condiviso con lei ciò che restava delle loro anime stracciate da quell’orrore che avevano attraversato. Sarebbe stato bello provare ad assaggiare il sapore di una vita normale. Una vita senza sangue, fumo e morti. Senza dolore, perdita e impotenza. Una vita dove ci fosse stato spazio per la tenerezza, la gioia, e forse anche l’amore che lei avrebbe saputo donargli senza riserve, né compromessi, con la sua ironia e la sua vitalità, travolgendolo come la brezza del mattino scompiglia l’erba dei prati.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e dirle che forse era solo un sogno del cazzo, ma che l’avrebbe fatto volentieri insieme a lei, almeno per il tempo che fosse stato loro concesso.
Ma aveva taciuto.
Tacere era il suo modo di amare.
La sua lingua tagliente era incapace di rivelare i sentimenti, che si agitavano in lui come fantasmi in un castello abbandonato.
Così, quando lei aveva scelto di sacrificare la sua vita l’aveva lasciata andare senza battere ciglio. Con il cuore strappato e la bocca cucita come lo era la sua faccia.
Stancamente abbassò lo sguardo, girò le spalle a se stesso e con passo malfermo, a tentoni, raggiunse la sua sedia a rotelle, vi si lasciò cadere sopra pesantemente. Chiuse l’occhio buono per darsi una breve tregua, ma il sorriso di Hanji, sbucò dai suoi ricordi bucandogli il cuore. Una lacrima insidiosa provò a bagnargli la guancia.
Con rabbia cancellò quella messaggera inopportuna che rivelava quel sentimento mai espresso: il suo solo ripianto, che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.

Note dell’autrice
Questa one shot è nel mi PC da quasi un mese. Non so quante volte ci ho messo mano. Forse troppe.
Adoro questa coppia, la mia unica OTP riguardo Levi ma anche Hanji, nel senso che non riesco vedere né lui, né lei con altri protagonisti di SNK. Per Levi faccio l’eccezione di Petra, ma trattata solo a livello platonico, Hanji invece la vedo solo con Levi. Nonostante ciò scrivere di loro, forse perché li amo troppo, mi rimane davvero difficile, direi addirittura ostico.
Spero di aver reso loro giustizia.
Grazie a chiunque abbia letto.
PS per chi attendesse la mia long, sappia che posterò al più tardi giovedì
La citazione nell’intro della storia è tratta da VIVERE di Vasco Rossi ed è copyright di Massimo Riva, Vasco Rossi, Ferro Tullio e non è usata a scopo commerciale.

Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Levi e Hanji (purtroppo) non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama.




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