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Autore: Calipso19    13/09/2022    0 recensioni
"Vorrei che avessimo avuto un’altra opportunità".
E' passato del tempo dalla Battaglia finale. Atem non è più in questo mondo.
Yugi è rimasto solo. Vorrebbe essere felice, ma non lo è.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aria. Aria!

Si svegliò di soprassalto.

Respira. Respira.

Il fiato tornò a riempirgli i polmoni con una forza quasi dolorosa, quasi tagliente come un’onda violenta. Persino le costole gli facevano male.

Aria. Aria.

Illusioni di luce lo accecarono temporaneamente, mentre tutte le facoltà mentali tornavano al loro posto.

Buio. Notte.

I pensieri ripresero ordine. Era nella sua stanza, nel proprio letto. L’aria era stantia. Il pigiama e le coperte che lo coprivano li percepiva pesanti e il proprio corpo accaldato.

Sonno. Notte. Forse febbre. O un brutto incubo.

Con una mano raggiunse la fronte e gli sembrò di toccare il corpo di un altro. Si sentiva scosso, ma non ricordava di aver sognato nulla. Da quando Atem se n’era andato, la propria stanza dell’anima era diventata un posto grigio e senza vita. Non aveva più immaginazione onirica.

Eppure non era sicuro di aver sognato.

Da quando Atem se n’era andato, come potevano quelli chiamarsi sogni? Non appena chiudeva gli occhi, ogni volta che andava a dormire, nel momento in cui doveva abbandonarsi al cullare del sonno, un sentimento feroce gli saettava nel petto, e lui tornava ad essere sveglio, ansimando come dopo una lunga apnea.

E’ un pò di stress dovuto al trauma della separazione.

Ogni volta che si addormentava gli sembrava di svanire nel nulla. Non era abituato a lasciarsi andare. A lasciare il proprio corpo ‘da solo’.

Si, ecco il problema.

Non era mai stato così solo prima d’ora. Non ricordava come fosse la vita prima di Atem, come riusciva ad addormentarsi senza di lui.
Lo spirito del Faraone era sempre stato al suo fianco. Anche se invisibile o prima ancora di averne coscienza, poteva percepire la sua presenza attraverso il puzzle, e ciò era sufficiente per non farlo sentire come si stava sentendo ora.

Come posso superare tutto questo?

Atem non c’era più, e lui si era sentito improvvisamente più leggero. Come se il Faraone avesse effettivamente appesantito il proprio corpo con la presenza del suo spirito dentro di sé, come se l’anima avesse un peso reale. Col tempo però, un fastidio differente si era aggravato all’altezza del petto, in una contraddittoria successione di conseguenze. Come se il proprio cuore si fosse letteralmente reso conto della differenza e ormai faticasse a pompare da solo.

Che nome ha la solitudine di due persone separate dopo che hanno condiviso il cuore?

Si sdraiò e si portò un braccio sulla fronte, fissando il soffitto. L’altra mano abbandonata sull’addome, dove aveva l’abitudine di appoggiare il Puzzle del Millennio mentre era coricato. Riusciva quasi a percepire il peso del secolare manufatto, se sforzava un poco la propria immaginazione. Poteva sentire il freddo metallo sotto le dita e la spigolosità delle componenti graffiargli i polpastrelli. Fece per raccoglierlo. La mano si strinse e il pugno si chiuse nel nulla.

Questa è la realtà, adesso.

Improvvisamente avvilito, cercò di respingere quell’ondata di disperazione che aveva percepito giungere dall’interno della gola. Chiuse gli occhi, si costrinse a dormire. Pensò al futuro, al domani, a ciò che lo attendeva.

Ma non sarà lo stesso senza di te.

Strinse le labbra per ricacciare indietro i singhiozzi. Solo le lacrime scesero silenziose dagli occhi, nascosti dal mondo sotto il braccio abbandonato. Non poteva permettersi di essere triste. Doveva essere felice e andare avanti.

Tutto è finito bene.

Odiava piangere da quando era solo perchè aveva la sensazione che le emozioni espresse finissero nel vuoto, inascoltate e insignificanti. Odiava sè stesso, perché non riusciva ad essere completamente contento di come era finita. Non riusciva a capacitarsi del fatto che avrebbe dovuto vivere con un peso simile per tutta la vita. Provò a immaginare di nuovo di avere il Puzzle. Tutto era iniziato con un desiderio. Cosa non avrebbe dato per poterne esprimere un altro.

Vorrei che avessimo avuto un’altra opportunità.


 
  
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