Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Charlie_Carla    18/09/2022    2 recensioni
Questa è stata la mia prima fan-fiction, scritta già per un altro sito che oramai non esiste più, e che dopo più di 10 anni rileggendola, mi è tornata la voglia di scrivere e di modificarla per i tanti errori che ho riscontrato.
Tante volte ho fantasticato su come potesse continuare la storia della mitica "Lady Oscar."
A dire la verità a me non è mai andata giù la versione originale
(mi riferisco al finale della storia), ed è per questo che finalmente
ho deciso di scriverne una tutta mia.
Per questa storia mi sono ispirata un po' al film "Bella bionda e dice sempre di si", con Kim Basinger e Alec Baldwin, soprattutto per il si! Chi l'ha visto forse comprenderà.
Le fanart sono disegnate da me.
Se volete scrivermi per un suggerimento, un commento, critica, accetto anche gli insulti (però quelli risparmiatemeli).
Buona lettura!
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Destino avverso (8)

 
Era ritornata all'alba, aveva ballato tutta la notte con quell'uomo che presto sarebbe diventato suo marito.
L'aveva messa in mostra per farla ammirare da tutti, esposta come una bambola, "Una bambola che parla e cammina"[1] .
Gli sguardi, quelli, se li era sentiti sempre addosso e pesavano come macigni.
In tutta la sua vita non aveva mai provato qualcosa di simile, era una sensazione orrenda.

Adesso lì, nel suo letto, abbandonata sotto le lenzuola non riusciva a riposare, si rigirava in continuazione, anche se aveva ballato per tutta la notte, non sentiva dolore ai piedi o ad altre parti del corpo, l'unico dolore che avvertiva era quello interiore, quello che le pulsava nel cuore e nella mente.
 

Nei giorni successivi il Duca veniva regolarmente a farle visita e tutte le volte non faceva altro che decantare la sua bellezza, poiché dal giorno del fidanzamento le era stato imposto di non vestirsi e comportarsi più da uomo, gli unici vestiti che si ritrovava nell'armadio, erano da donna.
Ogni giorno era bellissima, sempre un vestito diverso che metteva in risalto le sue forme, lasciando trasparire tutta la sua femminilità.
Eppure tutto ciò non era stata lei a volerlo, erano stati gli altri ancora una volta a decidere per lei.
Oscar si ripeteva che in quelle vesti non si sarebbe mai abituata, gli abiti erano troppo scomodi, le scarpe poi, una vera e propria tortura.
Si chiedeva quanto ancora sarebbe durata tutta quella farsa, ma amaramente constatava che non sarebbe mai finita perché alla fine avrebbe dovuto sposarsi.
 
Quando restava da sola e aveva un po’ di tempo, per occupare la mente era solita sedersi sulla poltrona del salottino di camera sua per leggere un libro.
Quel pomeriggio, mentre leggeva “La nouvelle Heloise” [2],  rifletteva sul fatto di averlo già letto in passato e di non avergli dato l’importanza che meritava, ammise a se stessa di averlo rivalutato tanto.
Un leggero colpo alla porta la fece trasalire e riemergere dalle sue riflessioni.
Una delle cameriere, dopo aver chiesto ed ottenuto il permesso, entrò e disse:
"Madamigella…è arrivato il Signor Duca, l'ho fatto accomodare nel salone…vi sta aspettando".
"Si…grazie, adesso scendo…digli che sto arrivando".
"Con permesso, Madamigella".
 Detto questo la cameriera con un inchino si congedò.

Oscar si alzò e ripose il libro sotto un cuscino del suo letto, poi andò verso lo specchio per darsi una sistemata.
Dopo una settimana stentava ancora a riconoscersi, pensava che quello specchio non avrebbe più riflesso la sua vera immagine.
"Guardati!".
Si disse.
"Guardati Oscar…guarda come ti hanno ridotta! 
Quella non sei tu…no, non sei tu!".

Gli occhi le erano diventati lucidi, prima che iniziasse a piangere, con le mani sistemò qualche piega sul vestito e uscì dalla sua stanza per recarsi nel salone.

Una volta arrivata, si ritrovò faccia a faccia con quell'uomo.
"Oh! Mia cara, siete arrivata, finalmente!".
Detto questo il Duca si alzò, le prese la mano e la baciò.
Oscar queste smancerie non le sopportava, specialmente da lui.
"Sto contando tutti i giorni, uno per uno…finché non diventeremo marito e moglie!".
Continuò, lasciando Oscar a bocca aperta, che per trattenersi dalla rabbia si voltò dall'altra parte.
Poi, lui le mise una mano sulla spalla facendola trasalire, lei si voltò cercando di allontanare quella mano.
Il Duca per nulla intimidito le disse:
"Allora, mia cara…veniamo alle cose pratiche. Ho scelto il vostro vestito da sposa, è un mio regalo, dovrete essere la sposa più bella che nessuno abbia mai visto!
Domani, verranno le sarte per prendere le vostre misure…ne siete felice?".

Oscar, stava letteralmente bollendo dalla rabbia, lo guardò negli occhi furiosa come non mai. Da quando era entrata nella stanza non aveva aperto bocca, l'aveva lasciato parlare, poi non riuscendo più a sostenere la situazione e approfittando del fatto che erano soli, gli rinfacciò con voce trattenuta, tutto il veleno che aveva dentro:
"Felice?
E di che dovrei essere felice?
Forse di sposarmi contro la mia volontà?
Di avermi messo in mostra, per vostro piacimento?
Di aver rinunciato a ciò che ero per essere diventata quella che non sono?
Grazie a voi!!!
No…non potete chiedermi se sono felice quando dentro sto sopportando le pene dell'inferno.
Non avete alcun diritto di chiedermelo…voi lo sapete bene perché ho accettato di spo…".

"Toc, toc!".
In quel momento qualcuno bussò alla porta interrompendo Oscar.
La porta si aprì ed entrò il Generale, Oscar sbiancò letteralmente: "Che avesse sentito tutto?".
Si chiedeva.
"Scusatemi, se sono entrato senza aspettare risposta…ma sentivo gridare e…mi sono preoccupato è successo qualcosa?".
Disse il Generale, guardando Oscar negli occhi.
"No Generale, anzi scusateci se vi abbiamo disturbato…ma sapete, a volte amo discutere con vostra figlia…ah ahah!".
Fu la pronta risposta del Duca.
Il Generale rise anche lui, mentre Oscar doveva reprimere la rabbia che aumentava sempre di più.
"Bene adesso che è tutto risolto, spero che anche stasera ci onorerete della vostra presenza a cena!".

"Oh! Generale…mi dispiace…ma vedete, ho un impegno urgente, magari domani sera…ero solo venuto per informare Oscar, che domani arriveranno le sarte per provare l'abito da sposa!".

"Capisco Duca e vi ringrazio…il vostro è un bellissimo dono!".
Poi rivolgendosi ad Oscar, le disse:
"Oscar, spero che almeno tu abbia ringraziato il Duca?".

Oscar, fu presa alla sprovvista, non seppe che rispondere, in suo aiuto, venne di nuovo il Duca.
"Ma certo Generale, non vi preoccupate…inoltre, mia cara“.
Rivolgendosi ad Oscar.
” Siamo stati invitati ad alcuni balli, sono tutti molto ansiosi di rivedervi…ora vogliate scusarmi ma devo proprio andare!".

Detto ciò andò vicino ad Oscar, le prese la mano, la baciò e strizzando un occhio le disse:
"A domani mia cara!". E si congedò.
Il Generale si offrì di accompagnarlo alla carrozza.
Oscar era proprio fuori di sé, avrebbe tanto voluto dare un calcio a qualcosa, riuscì solo a battere un piede a terra, quell’uomo era così irritante.
Quando il padre rientrò, per non farsi fare altre domande, si congedò con una scusa, ritornando in camera sua quasi correndo. Incurante del vestito, che le intralciava la corsa, appena mise un piede sulla scala, inciampò nell'abito e cadde a terra facendosi male.
Rivolta a terra non riusciva ad alzarsi per il dolore, in suo soccorso arrivò Andrè. Era appena tornato dalla caserma, ancora in divisa, entrando in casa sentì un rumore e qualcuno lamentarsi. Andando a controllare con suo grande stupore, ma soprattutto paura, trovò Oscar a terra.
"Oscar?
Ma cosa ti è successo?".


"Ahia!
Ahia!
Mi fa male, mi fa male Andrè!".


"Ti fa male?
Ti fa male cosa???".


"La caviglia… ahia!
La caviglia!".


Andrè si abbassò verso di lei, le prese il piede che gli indicava, toccò la caviglia con un po' d'imbarazzo e le disse:
"Oscar…è qui che ti fa male?".
"Aaahiaaa!
Sii!".

Oscar stringeva i denti, certo che quelle scarpe poi, non le calmavano il dolore.



Disegno digitale realizzato con il mio cellulare Samsung Galaxy Note20 Ultra 5G e programma Paint dal PC  




In quello stesso momento Andrè, si ricordò di quando erano bambini, e di quanto Oscar gli facesse tenerezza in certe situazioni. Le tolse la scarpa ed accarezzò quel piede, avvolto in una calza bianca di seta, salendo fino alla caviglia, ma vedendo che le faceva ancora male, le mise un braccio sotto le gambe ed un altro dietro la schiena alzandola da terra prendendola in braccio. Oscar fu stupita da quel gesto, per paura di cadere si aggrappò con le braccia al collo di Andrè e molto imbarazzata gli disse:
“Cosa stai facendo?”.
“Mi sembra ovvio, ti fa male la caviglia, non puoi camminare ed io da bravo gentiluomo mi offro di portare in camera sua una dolce donzella in difficoltà!”. 
Oscar rimase senza fiato e provò una forte emozione, tale da farle dimenticare il dolore, erano tante le cose che le passavano per la testa in quel momento stretta fra le sue braccia, si sentiva a casa.
Senza accorgersene si ritrovò seduta sul letto con Andrè vicino che continuava a massaggiarle la caviglia, forse le aveva anche detto qualcosa, ma lei non l'aveva udito.
Sentiva che le piaceva, sì le piacevano le attenzioni di Andrè, il suo cuore batteva forte e la sua mente vagava.
Improvvisamente sentì mancarle il respiro per quel qualcosa che le balenò nella mente, qualcosa che la sorprese più di quanto lei stessa non avesse mai immaginato.
"Io quell'uomo non l'amerò mai, non posso amarlo…no, non posso amarlo…nel mio cuore c'è già un altro uomo! 
Egli mi conosce bene, sa tutto di me, quello che voglio, quello che penso…ancora prima di me!
Mi è sempre stato vicino…da una vita, è una vita che sta con me!
Non mi ha mai abbandonata, nemmeno quando sono stata io a chiederglielo! 
Mi è sempre restato accanto…sempre…come adesso.
E' mai possibile che tu mi voglia ancora bene…Andrè?
Che tu ti prenda cura di me…sempre?
Oh! Che ingrata che sono stata con te…Andrè!
Non si può tornare indietro, purtroppo non si può!".


D'improvviso le vennero le lacrime agli occhi, guardava Andrè e pensava alla sua vita in breve cosa sarebbe diventata, non lo avrebbe avuto più al suo fianco.
"E' solamente una semplice slogatura Oscar".
Disse Andrè preoccupato.
"Un po' di riposo e passerà tutto!".
La guardò e notò le sue lacrime.
"Oscar?".
Lei ricambiando lo sguardo, si buttò verso di lui e lo abbracciò piangendo fortemente.
Andrè a sua volta l'abbracciò e cercò di darle tutto il conforto di cui aveva bisogno.
Quando si calmò, le accarezzò il viso e i capelli, lei si lasciò accarezzare da quelle mani, lo guardò in viso e vide che sorrideva, dandole il coraggio di parlare:
“Perdonami…lo so che non è da me…< Un vero uomo non piange mai >, ripeteva in continuazione mio padre, quando cercavo a stento di trattenere le lacrime…ma le ho trattenute per troppo tempo…”.
Andrè voleva infonderle tutta la tenerezza e l'amore che da sempre provava verso di lei, ora che si era calmata decise di scherzare un po’ con lei, con una faccia semi-seria e in tono da bacchettone, le disse:
“Comunque Madamigella, ci terrei ad informarla che lei ha messo su molto peso!”.
Oscar per un attimo lo guardò interdetta e disse:
“Cosa?”.
“Si mia cara e non penso di dare la colpa al vestito con tutte quelle sottane!”.
In tutta risposta Oscar prese un cuscino da dietro di sé e glielo lanciò contro urlandogli:
“VAI AL DIAVOLO ANDRE’ GRANDIER!!!!”.
Andrè riuscì a schivare il cuscino per una frazione di secondo, il quale andò a schiantarsi sul pavimento.
Entrambi si guardarono per un po’ in cagnesco, non resistendo, alla fine scoppiarono in una fragorosa risata.
Andrè era riuscito nel suo intento!
Nel trambusto, il libro che Oscar aveva nascosto sotto il cuscino, cadde a terra con un tonfo, facendoli spaventare.
Andrè si chinò a raccoglierlo da terra, guardò la copertina e sorpreso glielo porse dicendo:
“Bell’arma di difesa, se mi avessi lanciato questo al posto del cuscino mi avresti sicuramente tramortito…che modo indecoroso per un soldato…perire per colpa di un libro!”.
Oscar, imbarazzata si riprese il libro e lo nascose dietro di se dicendo:
“Smettila di fare il commediante…non te lo avrei mai lanciato”.
Andrè guardandola incerto le disse:
“Ho i miei dubbi…”.
Oscar piccata, gli stava per rispondere, quando Andrè la prevenne dicendo:
“Da quando ti dai a questo tipo di lettura?”.
 
“Perché…tu ne conosci il contenuto?”.
 
“Si…l’ho letto!”.
 
“E come lo descriveresti?”.
 
“Fantasia romantica”.
 
“Eh!?
Tutto qui?”.
 
“Perché, tu lo descriveresti diversamente? E poi se tuo padre scoprisse con che tipo di libri si intrattiene la figlia…poveri noi!!!”.
 
“Smettila di dire stupidaggini!!”.
 
“Ma io non scherzo per nulla!”.
 
 “Confesso…”, continuò Oscar un po’ imbarazzata, “che questa…è la seconda volta che lo leggo.
La prima volta l’ho trovato troppo sdolcinato, non l’ho capito, certe dinamiche erano fuori dalla mia portata…ma ora rileggendolo…e con tutto quello che sta succedendo…mi ritrovo molto nei panni di Julie[3]”.
Andrè rimase molto sorpreso da questa confessione, ma per non imbarazzarla oltre, le disse:
“Bene…ora che stai meglio chiamo la nonna e ti faccio portare la cena in camera così non affatichi la caviglia, va bene?”.
 
“Si, grazie”.
 
Purtroppo questo momento di felicità durò solo poche ore, il giorno seguente arrivò e molto presto arrivarono anche le sarte.

Erano in tre, dato che mancava meno di un mese alle nozze, il vestito doveva essere terminato il più presto possibile, infatti, era già in parte cucito, bisognava solo adattarlo al corpo di Oscar.
Durante le prove erano presenti lì per controllare che tutto andasse bene anche la madre e Nanny.
Ora che quell’incubo si stava concretizzando veramente, Oscar sentiva una morsa dentro di lei, avrebbe tanto voluto sfogare la sua rabbia e dire a tutti la verità, ma non poteva.

I bei momenti vissuti la sera prima con Andrè, erano diventati solo un lontano ricordo. Il dolore alla caviglia era passato, era bastato un giorno di riposo per calmare tutto.
Pensò che era un bene che lui adesso si trovasse in caserma, e che non l’avesse vista vestita in quel modo, si era risparmiato questo ennesimo dolore.
 
L’indomani si alzò molto presto, in casa dormivano ancora tutti, guardò dalla finestra, il giorno ancora non aveva illuminato il cielo che era grigio e scuro, minacciando un temporale. 
Voltandosi poi, si ritrovò a guardare quel manichino con sopra il suo vestito da sposa, ancora da finire, che le ricordava che fra tre settimane si sarebbe sposata con quell’uomo.

Fu colta da una disperazione improvvisa, decise di andare a fare una passeggiata a cavallo per prendere un po’ d’aria, il suo Cesar, da quanto tempo non lo vedeva. Aprì l’armadio, ma i suoi propositi morirono in quel momento, i soli vestiti che si trovavano all’interno erano da donna e con quelli non avrebbe potuto salire in groppa al suo cavallo. Decise comunque di uscire, non ne poteva più di stare chiusa in casa, si sentiva impazzire, prese il primo vestito che le capitò, si vestì in tutta fretta, senza badare se lo avesse allacciato bene e corse giù.
Senza fare troppo rumore, uscendo fuori un brivido la scosse, c'era un vento freddo e lei portava solo un abito leggero che non le copriva né le spalle e né le braccia.
Avrebbe potuto svegliare Andrè e chiedergli di accompagnarla, ma quella notte era di turno, sarebbe tornato solo in tarda mattinata. Persa nei suoi pensieri s’incamminò dietro casa verso il boschetto, assaporando quella sensazione di libertà che non sentiva da tanto tempo, del vento sulla faccia. Stava albeggiando, ma dopo un po' che camminava, incominciò a piovere e siccome lei non aveva alcuna intenzione di rientrare in casa, era troppa la pena che portava nel cuore, s'inoltrò sempre più nel boschetto vagando sotto la pioggia e senza una meta precisa.
Il terreno incominciava a farsi paludoso e con quelle scarpe le risultava difficile proseguire, stizzita se le tolse lanciandole contro un albero, quegli aggeggi infernali le impedivano di sentirsi libera, se avesse potuto togliersi anche il vestito lo avrebbe fatto molto volentieri, oltre ad impedirle di muoversi liberamente  si era tutto ricoperto di fango.
 
Intanto a Palazzo Jarjayes con l’arrivo mattiniero delle sarte che erano venute per finire il vestito, si accorsero che Oscar non era in casa.
La prima a notare la sua assenza fu Nanny, che andando in camera sua per svegliarla, non trovandola pensò si fosse già alzata.
Trovò il letto disfatto, la camicia da notte sul pavimento e l’armadio aperto. La cercò affannosamente per tutta casa senza risultato e preoccupata corse ad avvisare prima Madame Jarjayes e a sua volta il Generale. Le sarte furono congedate con una scusa, se si fosse saputo che la futura sposa era sparita sarebbe scoppiato uno scandalo.
Fuori pioveva incessantemente, il Generale con altri servitori andarono alla sua ricerca, avevano valutato tutte le ipotesi, anche il rapimento.
In casa c'era tutto non aveva portato niente con se, nemmeno il cavallo, quindi non poteva essere scappata o essere andata lontano, doveva essere nelle vicinanze, specialmente sotto quella pioggia torrenziale.
 
Oramai era tarda mattina, Madame De Jarjayes e Nanny, erano sempre più disperate.
"Dove è andata Oscar?".
Si domandavano.
Neanche il Generale con i servi riusciva a trovarla.
"Oscar…Oscar!".
Erano le grida di chi la cercava.


Nel frattempo rientrò Andrè dal turno di notte, stanco morto voleva solo riposare, quando stava per mettere il suo cavallo nella stalla Nanny gli andò incontro e gli spiegò tutto.
Andrè sospettando la causa del comportamento di Oscar si lanciò alla sua ricerca. Il giovane controllò dapprima se Cesar fosse ancora nella stalla ma lui era lì, montò preoccupato sul proprio cavallo e corse via al galoppo nella speranza di ritrovarla presto.
 
Erano ore che Oscar vagava sotto quella pioggia battente, era fradicia, l'acqua e il freddo pungente le erano entrati nelle ossa, ma lei non lo sentiva.

Oramai allo stremo delle forze, il vestito inzuppato ed infangato le impediva ogni movimento, stanca e sfinita si accasciò su di un masso e cadde a terra priva di sensi.

Andrè vagava come un pazzo senza meta, la pioggia non accennava a diminuire e ciò rendeva ancora più difficile la sua ricerca
"Dove sei Oscar…dove sei?".
Continuava a ripetersi.
Vagò intorno alla casa, poi, si ricordò del boschetto e pensò:
"Forse è lì!".

Così subito si addentrò, la chiamava a gran voce, ma niente.
Decise di perlustrare tutto il boschetto, dopo quasi mezz'ora di ricerca, vide un qualcosa di strano da lontano, avvicinandosi scese dal cavallo e raccolse ciò che trovò a terra, era una scarpa femminile, doveva essere di Oscar.
Vagando con lo sguardo trovò anche l’altra scarpa, preoccupato ancora di più pensò che doveva trovarsi nelle vicinanze.

Decise di proseguire a piedi e dopo vari minuti, intravide qualcuno sdraiato a terra.
Era lei, la riconobbe, subito corse gridando il suo nome:
"Oscar!!!".

Quando le arrivò vicino ebbe quasi paura di toccarla, sembrava morta.
Andrè non capiva, perché lei si trovasse lì, sotto la pioggia.
"E' stata la disperazione…vero amore mio?".
Le disse.
Fece per prenderla in braccio, restò quasi bloccato sentendo che era gelata, provò a chiamarla, ma niente.
Provò a sentirle il cuore, e anche se appena percepibile lo sentì battere ancora.
Allora la prese in braccio e in groppa al suo cavallo corse come un pazzo verso casa.



NOTE 

[1] Questa frase, tutta completa è: "Lei assomiglia ad una bambola che parla e cammina".
E' un complimento fattomi da un signore…almeno credo che lo sia! °_°
[2] La nouvelle Heloise: è un romanzo epistolare, pubblicato nel 1761, dello scrittore e filosofo Jean-Jacques Rousseau. (Nel manga Oscar l’ha letto veramente,  non una, ma due volte).
[3] La nobildonna Julie d’Étanges aveva rinunciando all’amore per un uomo di rango inferiore, il suo precettore Saint-Preux, sposando invece un maturo amico del padre, M. de Wolmar.
continua...
  
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