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Autore: lo_strano_libraio    21/09/2022    1 recensioni
Cosa successe nei mesi tra la morte di Billy e l’attacco di Vecna, nella vita di Maxine Mayfield? Scopritelo in questa storia angst, ricca di emozioni forti, misteri e colpi di scena!
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dustin Henderson, Lucas Sinclair, Maxine Mayfield, Mike Wheeler, Undici/Jane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 1-Prologo sul precipizio della vita di Maxine Mayfield

 

Era buio, sempre, metaforicamente e non.

In vita sua, Maxine Mayfield non ricordava un periodo talmente tetro, triste e doloroso della sua vita. 

Sua madre ormai non era più una madre, ma uno zombie che si trascinava tra il lavoro, il sofà durante le sue crisi alcoliche e chissà dove quando scompariva anche per giorni interi.

Casa sua non era più casa sua, ma una sudicia e buia bettola, in un altrettanto schifoso parcheggio di caravan; dove però in confronto alle altre “abitazioni”, pareva una reggia.

E lei non era più lei: a causa della loro povertà e della mancanza della madre, Max non mangiava tre pasti decenti al giorno da tempo. Era dimagrita, il suo volto non presentava più quelle gioviali guanciotte rossicce, ma era incavato e anche se non esageratamente, smunto.

I suoi occhi erano cerchiati da occhiaie nere e profonde, perché faceva costantemente fatica a dormire.

I suoi capelli, un tempo rossi radiosi, che tanto avevano attirato l’attenzione di Lucas; ora erano scoloriti, di un castano rossiccio spento.

La malnutrizione, la depressione, la mancanza di sonno la stavano rendendo l’ombra di se stessa.

Si ritrovava quasi sempre a dover mangiare da sola la sera, con cosa trovava nel frigo. Era sempre cibo spazzatura del discount: spaghetti di riso precotti, tramezzini al formaggio, verdure e tonno in scatola. Quando sua madre non faceva la spesa (se così la di può chiamare), era costretta a usare i soldi della paghetta per andare a comprarsi qualcosa di poco costoso e facile da preparare al mini market vicino. Ma quei soldi bastavano sempre meno, e certi giorni mangiava soltanto qualche barretta, presa ai distributori automatici della scuola, per poi essere costretta a digiunare la sera. Quando capitava, per addormentarsi ascoltava la musica dalle cuffie del walkman, per sopportare meglio i morsi della fame, contorcendosi dal dolore e lacrime che le rigavano il viso.

Solitamente era abituata a essere invitata a cena dai Sinclair, due volte a settimana. Quando il periodo di crisi iniziò (in seguito alla morte di Billy e all’abbandono di Neil), per lei smisero di essere semplici momenti di convivialitá, ma una necessità fisica ed emotiva per mangiare qualcosa di buono e mentale, per ritrovare quel senso di famiglia perduto. I genitori di Lucas erano sinceramente affezionati a lei, ma Max iniziò a vergognarsi di tutto questo. Non voleva essere un peso, dover elemosinare cibo o affetto. Pian piano allontanò sia Lucas, che gli amici del gruppo da lei.

L’ultima volta che li incontrò per stare insieme a loro un pomeriggio, fu praticamente un mese fa. Già era passato già un mese...

Nel periodo dopo il funerale, tutti (non solo i suoi amici), cercavano di starle vicino, confortarla, darle il loro supporto materiale ed emotivo. Se andavano alla sala giochi, le offrivano le monete per le partite, e Lucas pagava molto volentieri per lei la pizza. Ma forse proprio questo la fatta cadere nel baratro: questa insistenza, questo starle sempre addosso; l’asfissiava, le ricordava costantemente il motivo per cui stava male. E poi, come già detto, il dover costantemente chiedere aiuto le faceva male. Non si è mai ritenuta una ragazza egoista, ma arrivare a dover dipendere da tutti gli altri per tutto, la feriva profondamente nella coscienza di sé.

Era Novembre, il loro ultimo incontro. Pomeriggio bruno. I ragazzi andarono a casa sua, bussarono alla porta, aprí sua madre; contenta di liberarsi della figlia per qualche ora in più. Lei era contenta tutto sommato, ma anche desolatamente confusa: Jane e Will erano già partiti, sarebbe stato lo stesso?

Scesero nel loro rifugio a casa Wheeler, caldo, accogliente, rumoroso. Il sorriso dei genitori di Mike, di Nancy, della sorellina; tutti premurosamente affettuosi con lei, come se fosse una cugina in visita. Si sedette su uno di quei grossi cuscini fatti a mo’ di poltroncina. Lucas in quello affianco, tenendola per mano. Mike e Dustin stavano spiegando loro le caratteristiche di una nuova edizione di D&D; e data la mancanza del Dungeon Master, avrebbero votato chi tra di loro sarebbe stato il successore di Will. I due principali candidati erano ovviamente loro due. Max peró era assonnata, confusa e affamata. Li ascoltava, ma quelle discussioni le sembravano solo chiacchiere tra bambini. Pur essendo ancora all’inizio della crisi economica della sua famiglia (quindi la fame non l’aveva ancora segnata nell’aspetto), il suo stomaco brontolone si faceva sentire. E quando arrivò la più forte lamentela delle sue viscere, tutti si girarono a guardarla preoccupati, lei imbarazzata come se avesse fatto qualcosa di male. 

Terribili secondi di silenzio. 

“Mi sa che qualcuno ha un po’ di fame eheh.” 

Cercò di sdrammatizzare Dustin. Lei arrossì in volto, più dei suoi capelli. 

“Ah...no é che...ero di fretta, non è che...”.

La mano di lui si fece ancora più stretta, ma senza farle male, i loro occhi si incrociarono.

“Max, tranquilla se ti va di mangiare qualcosa, possiamo tranquillamente andare a farci una pizza o un hamburger.”

“Il fatto è che...ho dovuto prestare la paghetta a mia mamma, e quindi adesso non ho contanti con me. Ma di cosa hai detto che parla questa edizione? Un drago d’oro?! Non sanno più cosa inventarsi eh?”

“Max! Non cambiare argomento, lo sai che comprendiamo che sei in un periodo difficile, non ci costa nulla offrirti la cena una volta in più.” 

La interruppe Mike, impedendole di deragliare la discussione su argomenti più neutri. 

“Il punto è che non so quante volte ancora saranno...”

“Ma non serve che tu giochi a Dungeons and Dragons per essere parte del nostro party.” Le disse col suo indistinguibile sorriso Dustin. 

Tutti le si fecero accanto, e Max venne combattuta tra l’affetto nei loro confronti e l’imbarazzo più totale, si essere esposta ancora una volta, sulle sue difficoltà personali. Non si rendeva conto che se Billy era morto, Neil li aveva abbandonati, e sua madre era diventata un ubriacona, non era colpa sua. 

Dato che era evidentemente disagiata nel far vedere in giro che le offrivano da mangiare, cucinarono tutti insieme delle omelette. Quella sera fu felice, per l’ultima volta dopo molto tempo.

Per il suo indolore verso questa situazione,  per la sua crescente insofferenza e vergogna, iniziò a isolarsi, e loro iniziarono a pensare che fosse il momento di lasciarle un po’ di respiro, per darle un po’ di tempo per stare con se stessa e pensare. La ragazza decise anche di prendersi una pausa da Lucas, che nel frattempo era sempre più preso dalla squadra di basket; passatempo che lei non apprezzava molto, vista l’antipatia che le suscitavano gli altri giocatori della squadra. 

Ma proprio questo incidere di eventi e decisioni uno sull’altro, portò al disastro tranviario che investì la sua vita: arrivarono le vacanze di natale, che quell’anno furono più lunghe del solito per motivi ministeriali; tutti iniziarono a stare in famiglia. Ma non sua madre, che di ritrovò come tanti lavoratori precari statunitensi (i così detti “wage slave”), ad avere meno soldi sotto dicembre; e questo non poté che peggiorare il suo alcolismo. Quindi Max finí sola, sempre più povera, in quel luogo orrendo e abbandonato da dio dove abitava.

Questo è solo il prologo della tragedia che fu quel mese della sua vita. Rimanete in ascolto, che qualcuno almeno ascolti la storia di questa povera disgraziata. 

Il 1 dicembre, il primo giorno di quella che sulla carta doveva essere una vacanza; Maxine Mayfield si strinse alle ginocchia, seduta nel suo letto. 

Si stava preparando, perché L’abisso stava arrivando, l’abisso stava arrivando...

   
 
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