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Autore: KatWhite    23/09/2022    2 recensioni
«Qualunque cosa ti appartenga prende un po’ dei tuoi vizi» esclamò senza salutarlo con un sorriso inquisitorio, curioso, momentaneamente troppo felice dalla presenza di qualcuno a lei caro. Indicò con la testa il fumo della sigaretta che saliva placido, calmo, pigro, esattamente come il fumatore.
«Tu mi sei appartenuta, eppure sono stato io a prendere i tuoi» ribatté tranquillo e pacato Shikamaru, come se fosse la cosa più naturale e ovvia del mondo.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Quel pomeriggio fitti e sottili aghi di pioggia laceravano il cielo, rendendolo cupo e carico di nuvole grigie. L’odore acre e umido della pioggia penetrava violentemente nei polmoni, e si mischiava assieme a quello di terra e sangue. Ino ne respirò avidamente e prepotentemente l’aria mentre emergeva visibilmente esausta dalla tenda dei medic ninja: finalmente si era fatta notte, era arrivato il suo turno di riposo, anche se sapeva che la sua testa non si sarebbe liberata dalle urla agghiaccianti e dai fantasmi di tutte le persone che aveva visto spirare innanzi a sé, le quali le annebbiavano la mente e la tormentavano in ogni qualvolta le era concesso abbassare le palpebre.
Era il 22 settembre, aveva 23 anni, ancora per poco. Un solo giorno, a dire la verità. Un giorno che avrebbe dovuto avere un sapore autunnale, i rami avrebbero dovuto perdere le prime foglie rosse e striate d’oro, i prati avrebbero dovuto iniziare ad ingiallirsi, le prime nuvole avrebbero dovuto iniziare a nascondersi dietro una sottile coltre di nebbia.
Socchiuse gli occhi provando ad immaginarsi tutto questo panorama, fantasticandosi bambina a Konoha nella propria casa assieme alla propria famiglia, quella Nara e Akimichi, mentre come da tradizione lei e Shikamaru soffiavano le candeline insieme poco prima di lanciare una fetta di torta addosso al Nara perché “Puoi almeno non essere seccato il giorno del tuo compleanno?!” sotto lo sguardo di un attonito e sconvolto di Choji per il triste destino della dolcissima e malcapitata torta.
Sorrise impercettibilmente sentendo una goccia scivolarle lungo gli zigomi e poi sulle labbra secche e screpolate, non più piene e rosee come un tempo. Riaprì gli occhi, ritrovandosi Shikamaru a pochi metri da lei. Lo raggiunse incurante della pioggia che le inzuppava il corpo stanco e lo osservò: era appoggiato con la schiena sotto uno dei pochi alberi rimasti in piedi, gli occhi puntellati al cielo, probabilmente alla ricerca speranzosa di una qualche nuvola notturna. Ino lo spiò, in parte divertita dal fatto che passasse la maggior parte del suo tempo con lo sguardo perennemente all’insù, in parte scocciata dalla sigaretta che gli penzolava tra le labbra: credeva che con la guerra sarebbe almeno stato più difficile reperire il tabacco. Ma decise di non andargli contro: era ancora il suo compleanno, anche se per poche ore.
«Qualunque cosa ti appartenga prende un po’ dei tuoi vizi» esclamò senza salutarlo con un sorriso inquisitorio, curioso, momentaneamente troppo felice dalla presenza di qualcuno a lei caro. Indicò con la testa il fumo della sigaretta che saliva placido, calmo, pigro, esattamente come il fumatore.
«Tu mi sei appartenuta, eppure sono stato io a prendere i tuoi» ribatté tranquillo e pacato Shikamaru, come se fosse la cosa più naturale e ovvia del mondo.
In circostanze normali forse Ino sarebbe arrossita, ma non poté fare a meno di allargare il sorriso prima di alzare anch’ella il viso al cielo e ridacchiare a fior di labbra giocosa.
Il fumo della sigaretta si fece più denso e le annebbiò la vista (o almeno così le parve?), aprendosi innanzi a lei quasi come un grosso schermo di un cinema e mostrando una scena di qualche mese prima, quando ancora erano a Konoha, quando ancora la guerra non era iniziata ma era alle porte; quando la bocca di Shikamaru era premuta con forza, quasi violenza, contro la propria; quando le dita lunghe e candide della ragazza stringevano avidamente e ferocemente le ciocche di lui; quando le mani di Nara impazienti ed esperte si arpionavano al suo seno sinistro e lo stringevano senza però farle del male; quando lei gli sussurrava lasciva e bramosa «Lascia che sia» percependo i brividi che la sua voce, il suo alito caldo contro la pelle sudata, il suo profumo dolce che si mischiava al suo gli provocavano; quando poi il corpo di lui la sovrastava, la spogliava, la amava, la faceva sua ancora e ancora, sentendosi un tutt’uno con Shikamaru, sentendo ogni cellula del suo essere in simbiosi con lui; quando ancora, infine, i loro corpi nudi e sudati erano intrecciati tra le lenzuola, e le loro figure aderivano perfettamente l’una all’altra come due tessere di un puzzle.
Ino scosse la testa e si obbligò a tornare alla realtà: si conficcò le unghie nei palmi e sbatté con forza un paio di volte le palpebre, e velocemente il fumo si spense trafitto dalla fitta pioggia.
«Hai per caso iniziato ad urlare e pettegolare come un’ochetta isterica?» lo canzonò Ino muovendosi smaliziata accanto a lui venendo investita da un’inebriante quanto assuefacente essenza di muschio mista a tabacco. Guardò ancora una volta il ragazzo col codino, facendo attenzione a non farsi scoprire di star respirando il suo profumo a piccoli fiati, come una droga che viene consumata lentamente per assaporarne il sapore. Contro ogni previsione, Ino continuava a sorridere stupidamente, proprio perché sapeva che quella era un’occasione che non lo meritava, che non lo richiedeva, ma allo stesso tempo voleva farlo, voleva sentirsi inadeguata per un tremito infantile nelle mani e per un sorriso idiota e disilluso, che non chiedeva né si aspettava nulla di più di quell’istante insieme. Sorrideva perché quella Ino civettuola, estatica ed innamorata della vita era morta con la guerra, morta con suo padre.
Shikamaru non emise fiato, si limitò ad abbassare il volto per cercare quello della bionda. Le allungò un piccolo pacchetto viola avvolto in un nastrino verde; in alcuni punti la scatola era visibilmente rovinata, ma si vedeva che il proprietario aveva cercato di trattarlo con la massima cura, per quanto gli fosse stato possibile. «Ma… È già mezzanotte?!» esclamò Ino sorpresa e scioccata: non gli aveva fatto gli auguri, maledizione!
Shikamaru assentì flebile e silenzioso, poi con un rapido gesto la attirò con forza a sé e assalì ferino e famelico quelle dolci labbra, che per lui rimanevano bellissime e sue, semplicemente sue e di nessun altro: realizzò solo in quel momento che si erano sempre appartenuti, inconsapevolmente o meno, cercandosi in continuazione, poi lasciandosi per poi rincorrersi di nuovo e ritrovarsi e amarsi.
«Auguri seccatura» bisbigliò lui con voce bassa, rauca, stanca, ma che ad Ino provocò non pochi brividi: non solo non poté fare a meno di pensare che fosse tremendamente sexy, ma la fece sentire davvero a casa. Represse le lacrime che iniziavano a montare assieme alla malinconia di un tempo, di emozioni perdute, assieme alla voglia prepotente di baciarlo di nuovo e di fare l’amore lì ed ora.
«Credevo che il nostro fosse un addio» biascicò con tono di sfida; ma non con la solita nota agguerrita della Ino che avrebbe fatto di tutto pur di vincere, ma con l’inflessione di chi vuole perdere e non gli importa di farlo.
A quell’affermazione Shikamaru non trovò nulla di intelligente con cui ribattere; “Lo è Ino, lo è” gli suggeriva una voce razionale nella testa, ma non riusciva a trovare le forze per non pensarla, per non adorarla, per non bramarla, per non desiderarla sua in ogni situazione, in ogni visione, in ogni momento passato, presente e futuro della sua vita. Ma quello non era il momento di pianificare, di pensare, di progettare, di interrogarsi sui propri sentimenti e sul futuro: per quelle uniche ventiquattro ore, Shikamaru voleva riprendere a vivere senza pensare alle conseguenze, esattamente come sarebbe stato se non ci fosse stata la guerra: probabilmente l’avrebbe sposata e avrebbero fatto subito una famiglia perché Dio solo sapeva quanto desiderava una famiglia con lei. Ma ora tutte queste (in)certezze gli sgretolavano la terra stessa su cui poggiava i piedi, e se doveva precipitarvi all’interno avvolto solamente dall’oscurità, tanto valeva godersi pochi attimi di luce assieme alla sua Dea: l’inferno era uno scotto che avrebbe pagato volentieri se il prezzo erano poche ore di paradiso.
Nessuno dei due osò più parlare, non sapendo esattamente cosa dirsi. Sentivano solo l’elettricità dell’aria che si confondeva con quella dei loro corpi che si lambivano e si desideravano pur senza sfiorarsi sotto quella tempesta interminabile. Una scintilla emise un ronzio nell’aria e in quello stesso istante entrambi si abbandonarono a se stessi e ai propri impulsi lascivi, le loro bocche si unirono imperiose e con urgenza impellente schiudendosi subito e lasciando che le loro lingue danzassero nuovamente, unite dopo quella che per entrambi era stata un’interminabile eternità. In quel momento, entrambi si sentirono nuovamente completi, e un senso di gioia mista a tristezza li pervase.
Ino intervallava piccoli gemiti a respiri affannosi, che mandarono il cervello di Shikamaru in panne e che gli fecero crescere il desiderio che aveva di lei. Sentì la sua erezione premere prepotente contro la sua coscia, e inarcò la schiena all’indietro mentre lui le mordeva il collo e la spogliava, percependo la pioggia fredda e bagnata contro il suo corpo bollente.
Lo bloccò prendendogli il viso tra le mani e gli sorrise, questa volta gli occhi illuminati della stessa luce della Ino ventenne che si era appena donata all’unico uomo della sua vita: «Buon compleanno in ritardo Shika» gli sussurrò dolce.
«Buon compleanno Ino» le rispose lui a tono, ed entrambi seppero che quelle frasi celavano un “Ti amo” nascosto tra le labbra dei due amanti, e che quello era il regalo più grande che potevano sperare di farsi. Ma ad entrambi andava bene così. 


KitKat says- author's corner
BUON WHITE MIDNIGHT! HAPPPY SHIKAINO DAY DOPO 8 ANNI DALLA MIA ULTIMA FIC PER IL WM (2014)! Mi scuso immensamente per il ritardo, avrei troppo voluto pubblicare questa fic ieri ma oggi avevo l'ultimo esame della mia carriera universitaria che è andato decisamente bene (grazie Ino per aver vegliato su di me 😂), quindi ieri ho studiato fino all'ultimo e oggi ho passato tutta la giornata fuori con amiche per festeggiare. Le note saranno pertanto sbrigative e la formattazione avrà sicuramente qualche imperfezione, vedrò di sistemarla in seguito. Il titolo l'ho scelto letteralmente in 3 minuti perchè non sapevo cosa scrivere, davvero. Poi hoi optato per l'"addio" perchè alla fine entrambi si amano e sono troppo legati per abbandonarsi davvero; e anche se dovrebbero farlo perchè è giusto e razionale, perchè non è più il tempo giusto per amarsi, non riescono a farlo, e probabilmente non ci riusciranno mai.
In ogni caso, mi fa troppo strano essere di nuovo qui dopo così tanto tempo. Non so come nè perchè il mio amore per questo pairing si sia riacceso prepotentemente, ma ho deciso che il passato e le sorti del manga non mi impediranno di portare avanti ciò che amo, e voglio coltivare questa mia passione e amore per lo ShikaIno, non voglio abbandonarlo perchè loro si meritano di essere ricordati. E anche se ci sarò solo io a farlo, va comunque bene così. I won't disappear, I promise.

Buon White Midnight a tutte le mosche bianche.

Baci stellari,
Kat
  
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