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Autore: Ananke_ildestino    09/09/2009    3 recensioni
[Sheska x Falman - 2000 Fanfic: Contest Accoppiate i single!]
Una libreria polverosa, due maniaci dei libri e qualcosa di strano nell'aria. Potranno mai trovarsi due personaggi così strambi?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Sheska
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Galeotto fu il libro

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, in questo caso, soprattutto degli sceneggiatori Bones.
Note: Ho partecipato a questo contest per gioco, perchè mi piaceva il tema e volevo mettermi alla prova. Sottolineo che è bastata sulla prima serie animata, ed è un post-finale (ricordo ai gentili ascoltatori che il film non esiste). Ovviamente ho dovuto piazzarci la RoyAi, non sono riuscita ad evitarla, anche perchè alla fine della serie diventa canon perciò non si può evitare. Importante, essendo alla fine della saga mi sono permessa il lusso di promuovere tutti, perciò i gradi sono cambiati: Roy generale, Riza capitano, Havoc e Breda tenenti, Falman sottotenente e Fuery maresciallo.


Galeotto fu il libro
2000 Fanfic Contest Accoppiate i single!

Vato Falman stava sfogliando un vecchio libro, la prima edizione di un manuale che già possedeva, mentre attendeva che il commesso tornasse al suo posto dietro al bancone. Stava ancora controllando con attenzione i cambiamenti rispetto a ciò che già aveva letto quando sentì una voce nota chiedere:
-Mi scusi, avete altri libri di quest'autore?-
Alzò gli occhi dal libro, mentre il negoziante rispondeva e indicava una scansia della piccola ma stracolma libreria.
-Signorina Sheska?-
La ragazza bruna si voltò sentendosi chiamare.
-Maresciallo Falman! Anche lei qui?!- domandò, fermandosi solo per un attimo, prima di correggersi.
-Scusi, ora è sottotenente, non mi sono ancora abituata.-
-Oh si figuri, non fa nulla.- le disse con un cenno distratto, mentre riponeva il volume che aveva tra le mani sul ripiano accanto.
-Siete stati tutti promossi dopo la fine della dittatura, giusto?- domandò mentre raccoglieva altri tre volumi dallo scaffale e li aggiungeva ai due che già teneva stretti al petto, rischiando però di farli scivolare tutti a terra. Con un gesto veloce il canuto militare prese al volo i libri che stavano per cadere.
-Glieli tengo io- disse gentilmente. -Comunque sì, siamo tutti stati promossi, tranne il generale Mustang, hanno deciso che il grado che aveva guadagnato appena prima del suo gesto eroico fosse sufficiente.-
Nel frattempo poggiò gli acquisti della ragazza sul bancone del negozio, e chiese al ragazzo il libro che aveva prenotato qualche giorno prima.
-Dovrò scusarmi con lui prima o poi. Oh, come mi vergogno di aver dubitato della sua buona fede.- disse arrossendo leggermente.
-Non si preoccupi, non penso che il Generale se la sia mai presa veramente.- rispose mentre afferrava il pacchetto che gli veniva posto dall'uomo alla cassa.
-Prego, prego, paghi pure prima di me.- disse in direzione della ragazza che stava attendendo.
Lei ringraziò e saldò il suo conto, ma l'attese prima di uscire.
-Sottotenente lei viene spesso qui?- domandò quindi.
-Si abbastanza spesso, hanno molti libri rari in questo negozio.-
-Ho visto!- esclamò gioiosa stringendo il sacchetto contenente i suoi cinque nuovi volumi.
-Ce ne sono solo altri tre in tutta Central così ben fornite, ma forse questa resta la migliore in assoluto.- ribatté distratto, senza notare che gli occhi della ragazza si erano illuminati mentre l'ascoltavano.
-Maresciallo!- esclamò, poi si corresse -Cioè... Sottotenente! Perché non viene a bere qualcosa al bar, così mi spiega meglio di queste librerie?- più che una richiesta fu un ordine, perché aveva già preso a braccetto l'uomo e lo stava quasi trascinando verso i primi tavolini che aveva avvistato.
Il locale era un normalissimo bar della periferia di Central City, con solo tre tavolini in legno poggiati alle pareti dell'edificio, tutti liberi.
Si sedettero ad uno dei tavoli e subito arrivò un giovanissimo cameriere con una zazzera rossa spettinata. Non si capiva se era più stupito dal dover servire dei clienti in quell'ora del pomeriggio, o più emozionato per la possibilità di provare le proprie capacità al suo datore di lavoro.
Imbarazzato per l'insistente ed improvviso invito Falman fece le sue ordinazioni con tono incerto, mentre Sheska invece in un lampo rispose al ragazzo e lo cacciò via, tornando a fissare decisa l'uomo di fronte a lei che cominciava a sentirsi a disagio.
-Ehm, signorina Sheska la ringrazio per l'invito, però...- ma non riusci a finire la frase perché lei partì a raffica con domande sulle librerie di Central City e s'aspettava risposte veloci e precise mentre prendeva nota su un piccolo block notes che Vato ancora si chiedeva da dove avesse estratto.
Quando il rossino tornò con le due bibite, li guardò incuriosito e lanciò un'occhiata sconvolta all'uomo poco prima di andarsene. Il militare infatti era in balia della donna che gli lasciava solo il tempo di riprendere fiato tra una domanda e l'altra. Le due bevande rimasero intonse per minuti, anche se il soldato cercò di portare il bicchiere alla bocca almeno tre o quattro volte, senza però riuscire a trovare il tempo nemmeno per un sorso.
Solo quando ebbe riempito tre paginette con appunti sui negozi di libri rari della capitale, la brunetta si sentì soddisfatta,e chiudendo il blocchetto diede il tempo a Falman di sorseggiare la sua aranciata.
-La ringrazio Sottotenente, tutte queste informazioni mi saranno molto utili.- disse lei mentre a sua volta prendeva il suo bicchiere, in cui il ghiaccio si era ormai quasi completamente sciolto.
-Si figuri, sono sempre alla ricerca di librerie come questa.-
-Ah chi lo dice!- s'infervorò nuovamente la ragazza. -negli ultimi tempi non riesco più a trovare libri che ancora non ho letto, questi cinque sono i primi dopo mesi.- continuò mentre batteva leggermente sul sacchetto poggiato accanto a lei. -Non sa quanto sia frustrante girare e rigirare tra scaffali pieni di libri e non trovare nulla di nuovo.-
-Oh lo so, lo so.- rispose sorridendo lui.
-Davvero?! Finalmente qualcuno che mi capisce!-
-Non sa quanto ho dovuto faticare per trovare questo secondo volume dell'enciclopedia delle conchiglie.- ed indicò il pacchettino che giaceva sulla sedia libera accanto a lui.
-Oh, un'enciclopedia sulle conchiglie, non l'ho mai vista!- disse con occhi bramosi in direzione dell'involucro di carta da pacco, uno sguardo talmente famelico da spingere l'uomo ad avvicinare un poco il pacchetto a sé.
-A casa ho un'intera collezione di enciclopedie, su svariati argomenti.- replicò, cercando di cambiare argomento, e vi riuscì.
-Sul serio?! Io ho molti romanzi e saggi invece, ma anche le enciclopedie devono essere interessanti, immagino che abbia anche molti manuali, giusto?-
-Sì sì, infatti. Ne ho alcuni anche molto molto rari, rintracciati in alcuni mercatini dell'usato-
Per la prima volta Vato si lasciò coinvolgere pienamente in una conversazione. La ragazza che aveva di fronte, anche se in modo diverso, aveva la sua stessa passione per i libri e le stampe e inoltre una grande conoscenza degli stessi. Parlare con lei era veramente piacevole. Senza che i due s'accorgessero trascorsero più di un ora a parlare di rilegature, stampa ed editori mentre il ragazzo spettinato del bar ancora li fissava incuriosito dallo stipite della porta, non riuscendo a capacitarsi di come si potesse parlare di libri con tanta esaltazione.

Sheska non si rese conto di quanto sembrasse sfacciata quando chiese un secondo incontro. Non pensò nemmeno lontanamente al fatto che quella richiesta poteva essere scambiata per un invito ad una appuntamento di ben altro genere. Per ciò rimase un po' disorientata difronte all'evidente disagio ed imbarazzo del militare, che acconsentì pur tentennando e arrossendo.
Nelle settimane seguenti si incontrarono più di una volta. Falman accompagnò la ragazza in tutte le librerie specializzate in rarità che conosceva, le fece da portaborse più di una volta ma senza rimpianto. Andarono assieme anche ad alcuni mercatini, dove esultarono assieme per i successi nelle rispettive ricerche. Quindi fu la volta della brunetta che indicò al soldato alcuni negozi di cui non conosceva nemmeno l'esistenza, molti dei quali si trovavano nei paesi vicini alla capitale; di conseguenza capitò piuttosto spesso di fare viaggi in treno assieme, all'andata conversando e al ritorno leggendo. Fu durante quei momenti passati assieme, sulla carrozza di un treno, che lui s'accorse di quanto verdi erano gli occhi che luccicavano dietro alle grandi lenti degli occhiali di lei. Così verdi da ipnotizzarlo quasi, rendendo impossibile staccare lo sguardo dalle profonde iridi della ragazza, anche quando svagata osservava il paesaggio scorrere lungo la ferrovia. S'accorse ben presto che non si era mai trovato così a suo agio con una donna prima, né aveva mai sentito tanta trepidazione nell'attesa del momento in cui l'avrebbe rivista. La prima volta che si sfiorarono inavvertitamente la scossa che lo percorse e lo fece arrossire fu inequivocabile: Vato si era preso una sbandata in piena regola.

*****


Hawkeye era uscita dall'ufficio da pochi secondi, e già Breda aveva estratto i due panini ancora incartati che teneva nascosti sotto la sua scrivania. Li poggiò con cura di fronte a sé, mentre anche il resto dei colleghi passava dalle carte del lavoro ai fatti propri, neo-generale Mustang compreso.
Il grasso militare osservò attentamente i due fagottini, s'accigliò, cambiò posizione per avere una diversa visuale, poi sbottò: -Non riesco a scegliere! Ho bisogno di un consiglio!-
Tutti si voltarono perplessi a guardarlo, Flame Alchemist a parte, che sembrava profondamente assorto nella lettura del suo Central Times.
-Mi spieghi che genere di consiglio dovremmo darti?- domandò Havoc cercando di capire quale differenza potesse esserci tra i due panini che a lui sembravano identici.
-Quale mangiare prima! Il più grande o il più piccolo?- spiegò l'altro indicando i due incarti.
-Ma se sono uguali!-
-No che non sono uguali! Ma ci vedi?-
-Certo che ci vedo, e a me paiono proprio uguali!-
-Tenenti non litigate.- s'intromise in modo incerto Fuery nel tentativo di placare i due litiganti. Cercando di fare ciò s'avvicinò a Breda con Black Hayate tra le braccia. Il collega fece un balzo, incredibilmente lesto, il più lontano possibile, mentre il cane s'interessò al cibo che giaceva incustodito sul tavolo. Fissò per qualche secondo i due oggetti della contesa, mentre tutti si fermarono ad osservarlo. Dopo un'attenta analisi emise il suo verdetto: secondo Black Hayate il primo ad essere sacrificato doveva essere quello di destra e lo indicò abbaiando tre volte in quella direzione.
-Ecco, Black Hayate dice che è quello che deve magiare per primo, Tenente.- indicò Fuery mentre si spostava lontano, consentendo a Breda di riprendere il suo posto e scartare senza troppe cerimonie il suo spuntino.
A quel punto Falman appoggiò il libro che stava cercando di leggere sul suo scrittoio ed esordì:
-Anche io avrei bisogno di un consiglio.-

Il canuto militare spiegò velocemente come stavano i fatti, raccontò quello che era accaduto senza mai nominare direttamente Sheska, quindi chiese ai compagni un'idea su come fare a conquistare il cuore della donna di cui si era innamorato.
In un primo momento tutti quanti lo fissarono con gli occhi sgranati, anche Breda che per un attimo smise pure di masticare. Man mano che il racconto proseguiva, le espressioni mutarono ma fondamentalmente rimasero ancora tutti piuttosto stupiti dalle parole di Vato.
Quando ebbe terminato calò uno strano silenzio. Lui li fissò uno per volta sperando di ricevere una risposta, oltre a quelle occhiate vuote e sconcertate.
-Beh, ecco...- iniziò Havoc, fermandosi però interdetto su cosa dire.
-Purtroppo io non ho abbastanza esperienza con le donne per poterle essere d'aiuto.- si scusò velocemente Fuery.
-Nessuno di noi la ha.- bofonchiò tra un boccone e l'altro Breda.
-Comunque dovremmo saperne un po' di più su questa ragazza per poterti dare qualche idea, non tutte le donne sono uguali...- s'aggiunse Havoc con la sua scusa personale.
Proprio in quel momento, Mustang chiuse d'impeto il giornale e sbottò: -Ma quali stupidaggini!-
Tutti si volarono verso di lui, chiedendosi quale notizia l'avesse irritato così tanto, ma lui continuò: -Nessuna donna è uguale, ma tutte cadranno ai tuoi piedi se saprai usare le giuste parole d'amore.-
Lo sguardo dei due tenenti parigrado divenne dubbioso, mentre Falman e Fuery osservavano in qualche modo colpiti.
-La frase giusta nel momento adatto, un tono caldo e sereno, e qualunque donna non saprà resistere.- l'alchimista era ormai rapito dei suoi stessi discorsi e gesticolava assorto mentre parlava.
Ma non ebbe l'occasione di continuare il suo sproloquio perché Riza rientrò in ufficio. Roy rimase con le braccia alzate, immobile, gli altri militari invece fecero velocemente sparire tutto il superfluo sotto le scrivanie.
-Non saprà resistere a cosa, Generale?- domandò accigliata.
Lui si voltò, la fissò con attenzione mentre tornava ad appoggiare le braccia al tavolo. Poi di scatto si girò verso i ragazzi che attendevano seduti composti ai loro posti.
-Ora ve lo dimostro.- poi tornò a guardare la ragazza che aveva cambiato espressione, sempre più stupita, mentre lui s'alzava e s'avvicinava lentamente.
Le sfiorò una guancia dolcemente con il dorso della mano, poi con quel suo tono basso e suadente che lei conosceva bene, iniziò: -Riza, mio dolce amore, sei così bella, così delicata, come un bocciolo di rosa risplendente con la rugiada del mattino...- I grandi occhi castani del capitano Hawkeye lo guardavano attentamente, le labbra si schiusero un poco.
L'uomo stava già tornando alla carica, avvicinando pericolosamente le labbra all'orecchio della sua sottoposta, ma il braccio della giovane scatto velocissimo e in men che non si dica si ritrovò con la canna della pistola della bionda soldatessa puntata sotto il mento.
-Generale, è tempo di tornare al lavoro.-
-Ma Riza...- provò a protestare lui, seppur allontanandosi cautamente.
-Niente ma! Cosa avevamo deciso?! Riza a casa, capitano sul lavoro,- ribatté secca lei -perciò Generale, torni al lavoro.-
Solo quando l'uomo, con uno sbuffo ed un sì poco entusiasta, tornò a sedere e riprese tra le mani fogli e penna lei rinfoderò la rivoltella.
Gli altri sottoposti reagirono con uno sospirò rassegnato: niente di nuovo. Eppure Falman sembrava ancora intento a meditare sulle parole del suo superiore.

Due giorni dopo arrivò il momento di un nuovo incontro con Sheska; Falman aveva fatto l'errore di parlarne in ufficio, ma non immaginava che i suoi tre colleghi si potessero mettere in testa di spiarlo solo per scoprire chi fosse la ragazza misteriosa per cui era scoccata la scintilla d'amore.
Nascosti dietro ad un'alta siepe i tre, in abiti civili, stavano osservando i due divoratori di libri che sedevano ad un tavolino di un bar, con i loro nuovi acquisti poggiati al loro fianco. La sorpresa nello scoprire che l'oggetto dell'interesse di Vato era la giovane brunetta era ormai passato, anche se nell'istante in cui l'avevano vista avvicinarsi al collega e salutarlo Breda e Havoc avevano dovuto scattare per tappare la bocca a Fuery che stava per urlare la sua sorpresa e di conseguenza minacciare la loro personale missione segreta.
Da qualche ora li stavano seguendo e avevano notato la sempre maggiore agitazione del canuto compagno, come se si stesse per avvicinare un avvenimento cruciale. Non dovettero pensare molto per capire che era intenzionato a dichiararsi proprio quel giorno. Da come tremavano le mani, poggiate cautamente sulle ginocchia al di sotto del tavolino a cui sedeva, il momento doveva proprio essere imminente. Anche i tre amici erano immersi in un'attesa spasmodica, con le orecchie tese ad origliare quanto i due dicevano. Soffocarono un urlo, ma non riuscirono ad evitare un balzo, quando da dietro li chiamarono: -Ehi voi tre, cosa state facendo?-
Si voltarono di scatto e si trovarono di fronte Roy Mustang con uno sguardo accigliato ed indagatore, al suo fianco Riza lo teneva a braccetto e stava facendo gesto di non abbaiare a Black Hayate che le zampettava al fianco, molto più calma e disinteressata dell'uomo che aveva scelto come fidanzato.
In un attimo, i tre all'unisono portarono un dito alle labbra come per zittire il superiore.
-Ma...- l'alchimista non riuscì a finire la frase, Havoc gli gettò un braccio attorno al collo e lo trascinò giù, poi bisbigliando gli spiegò la situazione.
Allo scoprire l'identità della ragazza anche Mustang si concesse uno sguardo colpito, ma subito tornò ad esaminare la situazione e a mormorare con gli altri uomini, mentre Riza con un sospiro si accontentò di restare in piedi accanto ai ragazzi che accucciati guardavano curiosi oltre la siepe. Si domandò perché si comportassero in quella maniera così infantile, quando, se proprio ci tenevano a spiare, si vedeva tutto benissimo pure da lì.
Ignari di quel che stava accadendo a pochi metri da loro i due bersagli continuavano il loro appuntamento. Come solito la loro conversazione verteva soprattutto sui libri, ma ogni tanto divagavano anche su altro, seppur il punto di partenza restasse lo stesso. Falman si stava torturando dita e pantaloni cercando di sfogare lo stress crescente, nell'attesa dell'occasione giusta per dire alla ragazza le parole che si era preparato.
Quando la ragazza s'alzò per andare al banco a chiedere un nuovo bicchiere di thé, respirò profondamente cercando di calmare il cuore che gli batteva nel petto all'impazzata. Lei tornò a sedere con un sorriso disteso e si scusò. Quando sorrideva così la trovava veramente stupenda. Con tutto il coraggio che aveva allungò una mano a stringere quella di lei poggiata sul tavolo. Sheska alzò lo sguardo disorientata. Lui si schiarì un poco la voce, abbassando gli occhi, poi li rialzò a fissarla con intensità. Dietro alla siepe i quattro militari trattennero il respiro, mentre Hawkeye fissava muta e apparentemente indifferente.
-Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti: la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti. Mi hai assorbito...-
-Ah!- esclamò lei raggiante. -È John Keats! L'ho pure io quel libro!-
Il volto di Falman pietrificò, poi con uno sbuffo nascosto tornò a sedere con le mani giunte, evidentemente abbattuto, mentre la ragazza sorseggiava gioiosa dal suo bicchiere, forse convinta di aver appena giocato ad un quiz improvvisato. A poca distanza gli amici crollarono a sedere depressi e bisbigliando tra loro, o meglio Roy mormorava e gli altri tre lo guardavano in tralice, l'idea della frase d'amore in fondo era sua.
-Beh, cosa avete da guardarmi così?- domandò sottovoce.
-“tutte cadranno ai tuoi piedi se saprai usare le giuste parole d'amore”- recitò con tanto di mimo Breda.
-È solo la verità, e non fare tanto lo spaccone Breda, tu non hai nemmeno saputo dare un consiglio.-
-Sì, ma non siamo tutti in grado di trovare le parole giuste al momento giusto Generale.- gli rinfacciò Fuery, anche se con tono dimesso di chi sta solo esponendo un fatto, senza voler accusare.
-Ma io non ho certo detto di usare una poesia presa chissà dove!-
-E cosa voleva che facesse Falman? Le sembra il tipo da scriversela da solo una poesia?- continuò acido Havoc.
Riza li guardò e s'abbassò ad accarezzare Black Hayate sospirando. Quei quattro erano inguaribili, litigavano anche come bambini, bisbigliando e mettendosi il muso a vicenda. Certo il peggiore era sicuramente quello che nonostante tutto non voleva ammettere la propria responsabilità nel disastro. Ma di questo la donna non si stupì, il suo fidanzato era più infantile di Elycia quando voleva, e pure più testardo.
Distogliendo lo sguardo dai litiganti tornò a fissare inespressiva i due ragazzi seduti al bar. Vato le faceva quasi tenerezza mentre, nonostante l'abbattimento per il tentativo mal riuscito di dichiararsi, ancora parlottava con Sheska e riusciva pure a sorriderle teneramente. Era evidente che quella che si era preso non era una cotta passeggera. Ma all'occhio attento di Riza Hawkeye anche la brunetta pareva attratta dal soldato brizzolato di fronte a sé, se no quel continuo lisciare la lunga gonna bianca che portava cos'altro poteva significare?
Quando notò il suo collega alzarsi per andare a pagare cavallerescamente il conto, la bionda soldatessa decise di muoversi. Con passo svelto ma rilassato si diresse verso la ragazza che ancora seduta controllava uno dei suoi libri appena acquistati. Alle spalle del Capitano s'alzarono solo alcune allarmate proteste bisbigliate, ma nient'altro.
-Buongiorno Sheska.- esordì con un sorriso, mentre anche il cane abbaiava in segno di saluto, l'aveva addestrato perfino a questo.
-Oh, buongiorno tenente... anzi capitano Hawkeye.- rispose, ancora tentennante sui gradi.
-Mi chiami pure Riza quando non sono in servizio.-sorrise mentre l'altra rispose con un sorriso d'intesa.
-Sbaglio o prima era qui con lei il mio collega Falman?- domandò diretta, tempo da perdere non ne aveva, Vato poteva tornare da un momento all'altro.
-Oh sì,- rispose con un evidente entusiasmo, che smorzò imbarazzata subito dopo. -vede facciamo spesso compere assieme... sa i libri...- indicò i volumi abbandonati sul tavolo. La soldatessa non li degnò che di uno sguardo, era più importante scrutare le emozioni che si susseguivano sul volto dell'altra.
-Falman è proprio fortunato ad avere questa passione in comune con lei, così ha la scusa buona per uscire con una ragazza carina ogni tanto.- s'impegnò a non mostrare quanto calcolata fosse quella frase cercando di nascondere le sue intenzioni dietro ad un sorriso. L'occhialuta ragazza avvampò, chinò il volto imbarazzata e si fissò le mani che muoveva ansiosa in grembo.
-Ecco... la ringrazio...- iniziò a rispondere tentennante -ma non credo che il sottotenente Falman mi giudichi così carina.- sul finire della frase non riusci a reprimere una nota di tristezza, che confermò a Riza tutti i suoi sospetti.
-Crede? Eppure, a vedervi da lontano sembravate quasi una coppia affiatata.- ancora un sorriso, questa volta più naturale. Riza era soddisfatta dal risultato ottenuto, ora aveva solo bisogno dell'ultima conferma.
-Ah!- riuscì solo a dire l'altra ragazza ormai rossa dalla testa ai piedi. Il tempestivo, e mai tanto propizio, ritorno di Vato riportò al normale colorito la ragazza, che, non sentendosi più in dovere di rispondere, si rilassò visibilmente.
-Capitano Hawkeye!- salutò l'uomo mettendosi sull'attenti.
-Buongiorno Falman- rispose in modo meno rigido lei.
-Ma... è qui da sola?- domandò quindi un po' spaesato guardandosi attorno. Era risaputo oramai che lei facesse coppia fissa con Mustang e soprattutto i suoi colleghi erano a conoscenza del fatto che lui fosse fortemente restio a lasciarla da sola anche per pochi minuti.
-Oh no, c'è anche Roy.- disse prima d'alzare la voce di un tono. -È andato al negozio qui all'angolo a comprare 1 kg di croccantini per Black Hayate. Se non lo trovo con il sacco in mano quando torno saprò come fargliela pagare.- Il canuto collega la guardò un po' confuso, ma non diede troppo peso alla cosa, dietro alla siepe invece tutti gli sguardi si concentrarono sul loro superiore.
-Credo sia un invito da seguire Generale.- bisbigliò infine Havoc in direzione di un contrariato Roy Mustang.
-E va bene, va bene... vado, vado.- mormorò tra sé l'uomo. Rialzandosi salutò con un semplice gesto e si avviò verso il rivenditore di cibo per animali lì vicino, facendo attenzione a restare al riparo dalla vista dei clienti del bar.
Riza scambiò ancora dei convenevoli con i due seduti al tavolo e poi, con calma e serenità, s'allontanò per tornare dal suo ragazzo che con un volto assai frustrato l'attendeva fuori dal negozio con un pacco sotto il braccio. Quando lei e Black Hayate s'avvicinarono non perse nemmeno l'occasione per lanciare un'occhiata assassina al piccolo cagnolino, che si nascose prontamente dietro le gambe della sua padrona guaendo.
Dopo il fallito tentativo di Falman e l'evidente volgersi alla fine dell'appuntamento anche gli altri tre decisero che la loro missione per quel giorno era conclusa ed andarono a bere qualcosa al bar.

*****


La successiva giornata d'ufficio s'aprì con mille domande da parte dei tre al povero Sottotenente. Riza si stupì di come confessassero con tanto candore di averlo seguito e spiato, e anche della reazione limitata di Vato, come se la cosa non lo infastidisse ne stupisse affatto. Il lavoro però non poteva aspettare e in un batter d'occhio riportò l'ordine nella stanza e mise tutti al lavoro, anche il maledetto Generale che continuava a giocare con la cancelleria. Se mai avesse avuto un figlio sarebbe stato più difficile staccare il padre dai giocattoli che lui; avrebbe dovuto rinunciare ad insegnargli la disciplina, si rammaricò.
Quando finalmente il capitano Hawkeye concesse una pausa le discussioni ripresero da dove si erano fermate, se non che anche Mustang vi prese parte, mentre la bionda ragazza invece se ne stava seduta al suo posto con un libro aperto davanti, ma più attenta alle chiacchiere dei compagni che alla lettura, pronta a mettere una pezza all'ennesimo consiglio sballato che, avrebbe potuto scommettere, sarebbe arrivato dal suo uomo.
Dopo una prima schermaglia dei due tenenti con il loro superiore riguardo le responsabilità riguardo il precedente fallimento, tornarono a parlare di nuove strategie. Riza un paio di volte impallidì a certe uscite, e fortunatamente vide che anche il povero Falman faceva lo stesso. Stava per intromettersi per porre fine a quei consigli al limite del delittuoso, quando fu Havoc a parlare.
-E se la invitassi semplicemente a casa tua?- domandò mentre, come ogni volta che era particolarmente concentrato, faceva dondolare la sigaretta spenta su e giù.
-Cosa?!- sbottò Roy, evidentemente in disaccordo.
-Beh è la tattica più vecchia del mondo, ma chissà che magari con una maggiore intimità...-
Tre voci s'alzarono assieme in proteste, ognuna diversa dalle altre, e Jean cercava con la stessa veemenza di difendersi, mentre il povero Vato sembrava alle prese con una pessima emicrania. A quel punto la donna decise di intervenire. S'alzò in piedi di scatto, e il naturale istinto di sopravvivenza portò tutti a zittirsi di colpo. Lei li guardò uno ad uno come per ammonirli di non interromperla per nessun motivo al mondo, poi iniziò:
-Credo che il consiglio del tenente Havoc sia buono, sottotenente Falman.- e già il biondino aveva sfoggiato un sorriso strafottente in volto e fissava gli altri colleghi con superiorità.
-Ovviamente perché, con ogni probabilità, Sheska troverà realmente interessante poter visitare la sua libreria; ma non pensi di dover mettere in pratica chissà quali tattiche o strategie, lasci che le cose vadano. Sono sicura che sarà più facile e bello attendere il momento opportuno senza forzare i tempi.- gli sorrise cercando di infondergli la giusta sicurezza nei suoi mezzi. -Infondo guardi quanto tempo c'abbiamo messo io e quel “so tutto io” del Generale.- concluse tornando a sedere e guardando divertita l'espressione piccata del suo superiore. Ultimamente si divertiva a contrariarlo, anche perché sapeva che la reazione di lui passava velocemente dall'infastidito al depresso, e quando s'intristiva l'unica soluzione era coccolarlo, cosa che lei adorava fare.

Vato decise di fidarsi della sua collega ed invitò la ragazza a casa sua il mercoledì successivo, con la scusa di mostrarle la sua collezione di volumi. Sheska accettò con entusiasmo e s'accordarono per trovarsi fuori dall'HQ all'orario in cui Falman smontava. In realtà il povero militare si pentì amaramente della scelta appena la riferì ai colleghi, il luccichio nei loro occhi non era affatto promettente. Ed infatti, quando uscì sul piazzale antistante la caserma sentì i loro sguardi puntati sulla sua schiena in modo fastidioso. Ma nell'attimo in cui vide la giovane attenderlo tutti i pensieri furono spazzati via. Sheska l'attendeva accanto ad uno dei grandi cancelli della base. Indossava un semplice vestito azzurro e stava giocherellando con un pendaglio legato alla borsetta bianca che teneva tra le mani. Agli occhi della maggior parte degli uomini sarebbe passata inosservata, per lui, invece, era la ragazza più splendente.
Riza sorrise quando lo vide avvicinarsi con evidente slancio e la ragazza aprirsi in sorriso raggiante nel notarlo. Sarebbe andato tutto bene, la soldatessa ne era sicura.

Chiacchierarono tranquillamente mentre s'avviavano verso la casa del Sottotenente. Inspiegabilmente entrambi sentivano però qualcosa di diverso nell'aria; forse la meta diversa dal solito già bastava per sbilanciare l'equilibrio che si era creato tra loro. Nei giorni precedenti Falman si era impegnato a preparare il suo appartamento perché fosse il più presentabile possibile; gli amici gli avevano anche consigliato di renderlo più accogliente ed adatto ad una donna, ma i lievi cenni di diniego della sua unica collega gli avevano fatto intuire che era più conveniente non cambiare nulla solo riordinare e pulire. Non che solitamente non mantenesse le sue stanze in buone condizioni, ma mai come quel giorno tutto avrebbe brillato.
L'imbarazzo che si manifestò evidente appena giunti a casa sparì solo davanti ad una tazza di thé che l'uomo offrì alla sua ospite.. Dopodiché iniziarono a guardare l'immensa libreria del militare, che occupava due intere camere con scaffali alti sino al soffitto. Sheska scorse tutti i tomi con interesse ed anche entusiasmo di fronte a titoli che lei non aveva mai nemmeno sentito. Quando finirono di visitare la prima stanza, quella occupata solo da enciclopedie e manuali, già aveva formulato un lunghissimo elenco di libri da prendere in prestito. Quando perciò arrivarono ai libri di narrativa e saggistica si stupì quasi di trovarvi solo volumi che già possedeva.
Nel mentre lui si era perso ad osservare lei e quel suo sguardo incantato che lo aveva oramai stregato, quello che gli aveva detto Hawkeye non aveva più importanza, lui non poteva attendere oltre.
Sheska stava attentamente scorrendo con gli occhi tutte le file di libri, mentre lui la guardava e studiava ogni particolare del suo viso: gli occhi verdi che continuavano a rapire la sua attenzione, le guance rosee, le labbra sottili e leggermente aperte e le ciocche di capelli bruni che le accarezzavano la fronte.
Improvvisamente fu colto alla sprovvista da una esclamazione della giovane: -Ah, di quel libro io ho un'altra edizione!-
S'alzò sulle punte per cercare di prendere la costina che sporgeva dallo scaffale, ma era ancora troppo in alto per lei. Vato alzò il braccio a prendere il libro che lei desiderava prima che lei potesse ritentare. S'accorse solo quando lo prese tra le mani che era quella raccolta di lettere di Keats che aveva sfogliato per trovare una frase adatta per dichiararsi la volta precedente. Con un certo imbarazzo, dovuto soprattutto al ricordo, lo mise tra le mani della ragazza che parve non accorgersi di nulla.
Sheska iniziò a sfogliarlo con attenzione mentre Vato non riusciva quasi a respirare così vicino a lei. Sentiva che se non avesse parlato ora non l'avrebbe fatto mai più. Trasse un profondo respiro.
-Sheska!- lei alzò gli occhi dal libro, e lui tentennò arrossendo, distolse lo sguardo voltando il capo e riprese dopo aver ispirato nuovamente.
-Io credo... ecco... io penso di essermi...-
-Oh ecco!- esclamò lei, interrompendolo di netto -ho trovato la frase dell'altro giorno!- continuò con un sorriso soddisfatto. Falman stava per mettersi a piangere, non ce l'avrebbe mai fatta. Si portò una mano alla fronte, per nascondere gli occhi che gridavano la sua disperazione.
-Mi scusi, stava dicendo qualcosa?- domandò lei candida.
Il soldato si riprese prontamente, solo per risponderle con un mesto sorriso: -No, nulla.-
Sheska tornò perciò a scrutare con attenzione la libreria, mentre l'uomo s'appoggiava allo scaffale alle loro spalle e la fissava sospirando. Non c'era verso. Era incapace di confessarle quello che provava e anche lei sembrava non notare affatto tutti i suoi tentativi e turbamenti. L'idea di dover attendere tanto tempo come i suoi superiori gli provocò una smorfia amara, il pensiero successivo che magari non avrebbe mai risolto assolutamente nulla una fitta al cuore. Già si immaginava la ragazza arrivare ad un loro incontro con un baldo giovanotto atletico e attraente e annunciargli il loro prossimo matrimonio: un incubo. Non aveva mai provato nulla di così forte e profondo per nessuna prima, era ingiusto che nemmeno questa volta riuscisse a concludere nulla.
Stava ancora meditando su tutte queste cose, incupito, quando la brunetta tornò a parlare.
-Oh, guardi qui!- indicò su un volume che teneva tra le mani, un libro di ricette riconobbe lui. -C'è un refuso.-
-Dove?- riportato improvvisamente alla realtà, s'incuriosì. S'avvicinò da dietro della ragazza, e si chinò da sopra la spalla di lei.
Battendo l'indice sulla pagina lei rispose: -Qui...- e si voltò verso il militare. Nello stesso momento lui fece lo stesso. Le labbra dei due si stamparono involontariamente le une sulle altre. Come bambini si ritrassero, arrossendo entrambi violentemente.
-Ecco...- iniziarono in contemporanea. Faticavano tutti e due ad alzare lo sguardo, ma alla fine il più coraggioso fu Vato che non poté non notare, nonostante il rossore imbarazzato, un leggero sorriso apparire sul volto ancora chino di lei. Forse stava sognando, si disse, o fraintendendo, ma quella era un'occasione che il destino gli aveva regalato e non poteva sprecarla. Con un breve passo ridusse la distanza tra di loro e prese dolcemente le mani della giovane tra le sue.
-Sheska, io mi sono...- e qui si fermò, nuovamente esitante, avvampando come poco prima. Finalmente lei sembrò comprendere e arrossì alla stessa maniera, poi liberò una mano e dolcemente l'alzò per carezzare una guancia del soldato.
-Anche io credo...- mormorò lasciando altrettanto in sospeso la frase.
Lui si chinò appena, mentre lei s'alzava sulle punte. Le loro labbra si toccarono e questa volta rimasero incollate, mentre lui la stringeva alla vita e lei gli legava le braccia attorno al collo, entrambi rossi in volto, ma finalmente capaci d'esprimere i loro sentimenti.

*****


-... e poi mi ha detto che mi vuole bene.- concluse il suo racconto alla truppa Vato, tutt'ora visibilmente imbarazzato. Fuery lo guardava ammirato, Havoc soddisfatto, forse ancora vantando d'aver avuto, per una volta, l'idea giusta, Breda stupito e Riza sorridente di fronte a tanta tenerezza. Mustang invece reagì in tutt'altra maniera.
-Come sarebbe “ti voglio bene”...- disse non nascondendo un certo disgusto, cosa che gli garantì un'occhiataccia da parte di Hawkeye. Falman parve invece non notarlo affatto, infatti rispose solo con un sì trasognato. L'espressione del Generale non cambiò affatto.
-Non dirmi che vi siete baciati solo appoggiando le labbra l'uno su quelle dell'altra?!- continuò. Forse a bruciargli tanto era l'espressione trionfante di Jean, pensò la sua fidanzata.
-Sì, perché?!- rispose candido il canuto sottotenente, rischiando di far crollare il suo superiore dalla sedia. Non si aspettava affatto una risposta simile, la sua era una domanda retorica. Si portò una mano alle tempie.
-No, aspetta...- disse confuso. Dopo un attimo sembrò essere giunto ad una soluzione, s'alzò e andò accanto a Riza, seduta al suo posto.
-Adesso le faccio vedere come è un vero bacio...- gli disse guardandolo, poi si chinò verso la sua donna, ma si ritrovò a sbattere forte il naso contro la cartelletta degli ufficiali dell'esercito.
-Ahi!- esclamò rialzandosi -Ma che ti prende Riza! Fa male!-
-Le ho detto mille volte Generale,- e sottolineò bene il grado -che sul lavoro per lei sono solo il capitano Hawkeye. Quando lo vorrà capire?-
Mustang sembrava non ascoltarla proprio, intento com'era a massaggiarsi il volto dolorante. Lei sbuffò, mentre gli altri già erano tornati a preoccuparsi solo di Falman e dei loro affari, ormai erano abituati a quelle scene quasi quotidiane. Notando che nessuno stava più badando a loro la donna s'alzò a sua volta, s'avvicinò al fidanzato e con dolcezza gli carezzò il naso acciaccato.
-Lasciali camminare con le loro gambe e al loro passo, vedrai che piano piano cresceranno pure loro.- gli mormorò con un sorriso, poco prima di sfiorargli le labbra con le sue. Lui rimase un attimo imbambolato a fissarla, era il primo bacio in ufficio dopo mesi e mesi di minacce a suon di rivoltella e rifiuti categorici. Ma capì cosa significava, in fondo erano solo le sue labbra sulle sue, niente di più. Le sorrise di rimando: -Sì, hai ragione. Cresceranno al ritmo del loro cuore.-


FINE          

   
 
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