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Autore: Nenottina    28/09/2022    0 recensioni
Con l'arrivo di Sumeru è arrivata anche l'ispirazione per una one shot incentrata sul pairing Dehya x Dunyarzad.
Godetevi tutta la dolcezza di cui sono capaci queste due splendide donne.
« Ma... È sciocco sperare che, un giorno, tutto questo non sia più... Solo un lavoro? »
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« Dehya, possiamo fermarci un momento? La nostra passeggiata è durata a lungo, vorrei riposare per qualche minuto… »
Benché Dunyarzad avesse già rallentato il passo da diverso tempo per risparmiare le energie rimanenti, a dire la verità anche più del suo solito, non appena una delle panchine di Sumeru City entrò nella loro visuale la castana colse immediatamente l'occasione per fare la sua richiesta.
Come si poteva ben immaginare, la sua interlocutrice e guardia del corpo non esitò neanche un istante ad assentire, attenta però affinché la sua protetta non pretendesse uno sforzo eccessivo da se stessa proprio nel momento in cui avevano deciso di sedersi, praticamente a pochi passi dalla meta.
« Come vi sentite, My Lady? » domandò infatti, con le labbra appena più strette per l'apprensione nel momento in cui le due furono finalmente sedute come da programma. Dunyarzad stava chiaramente prendendo dei lunghi respiri profondi, con una mano al petto, pur di riprendere fiato, dunque la situazione non sembrava esattamente delle più rosee, ma dopo quella domanda l’interessata le regalò ugualmente un sorriso sereno, posandosi contro lo schienale e chiudendo gli occhi per un istante, prima di tornare a puntarli sul viso di Dehya.
« Sto bene, devo solo... Riprendermi. E grazie per avermi accompagnato, Dehya. Il tempo in tua compagnia sembra volato »
A quel punto, la donna fu costretta a distogliere lo sguardo e ad incrociare le braccia al petto nel vano tentativo di risultare professionale. Non era certo colpa sua, tuttavia, se la sua interlocutrice era talmente dolce da scombussolarla ogni volta più di quanto le piacesse ammettere.
« Lo sapete, sono una mercenaria e ho solo fatto il mio lavoro... Non potevo certo lasciarvi andare da sola per un tratto così lungo e sperare semplicemente per il meglio. E dovrò anche pensare ad una buona scusa da raccontare al nostro rientro »
Il sorriso della Lady si fece più marcato e divertito, ma solo qualche attimo dopo portò le mani al grembo e si strinse nelle spalle. Benché Dunyarzad sapesse, razionalmente, che l'interesse di Dehya verso di lei e verso quell'incarico fosse puramente economico, non poteva comunque fare a meno di esserle grata, sperando al contempo che la sua protettrice potesse finire per affezionarsi a lei allo stesso modo in cui la castana aveva finito per provare dei sentimenti nei suoi confronti.
« Lo so, ma- » l'esitazione era palese, d'altronde la giovane Homayani era sempre stata un libro aperto per chiunque ci scambiasse anche solo poche parole nonostante la tendenza a mascherare la sua condizione dietro ad un sorriso gentile. In quel caso, tuttavia, la mora dovette soffermarsi sul viso della sua Lady ben più di un momento per tentare di comprendere cosa le stesse passando per la testa.
« Ma, cosa? » più schietta di quanto avesse voluto, si sporse infatti in avanti senza perdere la propria compostezza, inconsciamente preoccupata, tuttavia, che quell'interruzione forzata fosse sintomo di Eleazar, la malattia di cui Dunyarzad era affetta, specialmente perché quest'ultima aveva finito per stringere tra le dita i lembi del proprio abito.
Solo dopo qualche secondo la castana ebbe il coraggio e la forza necessaria per sorreggere quell'occhiata, come se in quel brevissimo lasso di tempo avesse lasciato scivolare via ogni problema, prendendo una decisione definitiva – cosa non lontana dalla realtà dei fatti. Dunyarzad si era ripromessa da tempo di non lasciarsi più condizionare dalla malattia e soprattutto di non avere ulteriori rimpianti, perciò le bastò incrociare gli occhi chiari, eppure tanto profondi, di Dehya, per non avere più dubbi. Lentamente, una mano scivolò verso quella della sua guardia del corpo, che ancora stentava a capire le intenzioni della sua protetta.
« Ma... È sciocco sperare che, un giorno, tutto questo non sia più... Solo un lavoro? » inevitabilmente, si ritrovò a contemplare il viso della mercenaria che aveva accanto, perdendosi nei piccoli dettagli che tanto apprezzava, con l'intima speranza di poter ottenere la risposta che desiderava alla domanda che per troppo tempo aveva rimandato. Razionalmente, la giovane Homayani si era ripromessa che avrebbe accettato la reazione della mora, qualunque essa fosse stata, ma questo non impedì comunque al suo cuore di battere sempre più forte ed al suo respiro di farsi più pesante ed irregolare ad ogni secondo che passava. Finalmente era riuscita a toccare l’argomento che più le stava a cuore da poche settimane a quella parte, qualcosa che le aveva procurato sollievo ed emozione allo stesso tempo, ma quella stessa mossa aveva giocato un pessimo scherzo al suo corpo già debole. Senza neanche rendersene conto, la Lady si ritrovò così a tossire, impossibilitata dunque a decifrare l'espressione perplessa e sorpresa di Dehya, ed arrivando oltretutto a sorreggersi allo schienale della panca pur di mantenere un minimo di decoro.
« Miss Dunyarzad...?! » tutte le domande ed i dubbi sorti nella mente della mercenaria a seguito delle ultime parole della sua interlocutrice vennero meno nel momento in cui la castana perse i sensi, troppo provata dalle decine di emozioni diverse sperimentate nel giro di un istante. Quando Dunyarzad svenne e scivolò contro di lei, respirando a fatica e con un'espressione tutt'altro che serena in viso, Dehya non perse tempo ad attivarsi. In pochi secondi aveva sollevato la sua protetta sorreggendola per la schiena e per le gambe, diretta senza esitazione verso la dimora di quest'ultima.
 
« Forza, My Lady, resistete. Ci siamo quasi... Un dottore! Qualcuno, dannazione! » il grido di Dehya all'interno della grande abitazione risuonò lungo i corridoi e le stanze per lo più vuote, mentre la donna si apprestava a salire le scale senza il minimo sforzo di modo da portare la Lady nella sua camera da letto privata. Sapeva che, date le condizioni della castana, c'era sempre qualcuno disponibile in caso di emergenza, e per sua fortuna, poco dopo aver posato la giovane provata sul letto, una piccola equipe composta da medici ed infermieri si presentò nella stanza, ed uno di essi la invitò gentilmente ma fermamente ad uscire e ad attendere fuori come da protocollo, sospingendola verso l’ingresso – cosa non facile, data la resistenza della mercenaria. Probabilmente qualcuno dei dipendenti che lavoravano in quella grande casa si era attivato per cercare i dottori ed informarli sull’accaduto.
« … Si riprenderà? » la donna non aveva nemmeno più motivo di nascondere la preoccupazione, e per quanto consapevole di non poter fare molto altro volle comunque fermarsi sulla soglia della porta per qualche secondo. I medici erano intervenuti immediatamente, e Dehya sapeva di dover lasciare che facessero il loro lavoro, ma non voleva andarsene senza prima aver ottenuto qualche notizia.
« Faremo del nostro meglio » assicurò l’infermiere, chiudendo delicatamente la porta a pochi centimetri dal viso della sua interlocutrice.
D'istinto, la prima cosa che la mora fece una volta sola nel corridoio vuoto fu battere un pugno contro al muro in un classico segnale di frustrazione crescente, trattenendo a mala pena un ringhio durante l'azione.
Che Dehya non fosse l'emblema della pazienza si poteva comprendere chiaramente ad una semplice occhiata, ma in quel momento il tutto era aggravato dal non poter dare il proprio contributo per aiutare Dunyarzad. Quando iniziò a camminare lungo il corridoio, prima in una direzione e poi in quella opposta, quasi non si poteva distinguere da una Tigre Rishboland pronta a balzare sulla propria preda.
Nonostante ciò, il silenzio le consentì di riflettere sulle ultime parole della castana prima dello svenimento. Dehya era stata fin troppo in apprensione lungo l'intero tragitto da non averci più pensato, tuttavia, a quel punto non poté non domandarsi se il malessere improvviso della sua protetta fosse in qualche modo collegato alle ultime parole pronunciate. Nella sua vita vi era sempre stato poco spazio per ogni cosa che non fosse uno dei suoi tanti incarichi, ma aveva immaginato che quel dettaglio, ormai, lo conoscesse anche Dunyarzad – eppure, per qualche motivo, perfino con una simile premessa Dehya era rimasta piacevolmente sorpresa da quell’intimo desiderio, e non si trattava certo di una reazione consueta.
Era indubbio che la mora si fosse affezionata a Dunyarzad più che ad ogni altro committente. Avrebbe affrontato dozzine di malintenzionati e mostri di ogni genere per proteggerla, e non solo perché era stata appositamente assunta per tale scopo. La Lady, probabilmente, doveva intendere quello – di conseguenza, non aveva bisogno di sperare una cosa simile se il suo desiderio si era già trasformato in realtà.
Il suo ragionamento venne interrotto nel momento in cui la porta della camera di Dunyarzad si spalancò lasciando uscire tutti gli specialisti uno dopo l’altro. In un istante, Dehya era scattata nella loro direzione, bloccando quello che le sembrò semplicemente il più affidabile.
« Allora, come sta? Si è ripresa? » esordì, ma solo un istante dopo decise di accertarsi delle condizioni della sua protetta di persona e lo scostò con poca grazia « … Vado a parlarle »
Quasi non ebbe il tempo di terminare la frase che finì tuttavia per venire bloccata proprio dall’uomo a cui si era rivolta, mentre il resto del gruppo rimase in silenzio ad osservare l’evolversi della conversazione « Miss Dunyarzad ha bisogno di riposo adesso, ma si riprenderà. Potrà vederla domani, quando si sentirà meglio » il tono era fermo, nonostante l’aria affabile, ma la mercenaria non si sarebbe accontentata di qualche parola di circostanza. Lasciarsi cullare da quell’improvviso sollievo liberatorio, benché momentaneo, era fin troppo allettante, ma la mora aveva bisogno di vedere Dunyarzad e constatare la veridicità dell’affermazione di persona. Aveva già avvicinato la mano alla maniglia quando il medico insistette nel bloccarle il passaggio.
« Mi ha sentito? Non può entrare in questo momen- »
Tempo un istante ed uno degli artigli metallici di Dehya si era avvicinato pericolosamente alla gola dell’uomo, rivelando così tutto il nervosismo represso della mora, diventata più seria che mai da un momento all’altro « Non te lo sto chiedendo »
L’interessato, conoscendo la nomea della sua interlocutrice, a quel punto si limitò ad annuire leggermente ad occhi sgranati, facendosi da parte sotto gli sguardi attoniti dei colleghi.
 
Liberato il passaggio, la mercenaria poté finalmente entrare nella stanza e richiudersi delicatamente la porta alle spalle prima di avvicinarsi silenziosamente, ma a passo svelto, al letto sul quale la sua protetta stava riposando.
Non appena fu vicina, scoprì che Dunyarzad aveva socchiuso gli occhi dopo averla sentita entrare, e Dehya poté giurare di non aver mai visto sorriso più gioioso e sollevato di quello dipinto sul volto della castana quando la riconobbe.
« La mia splendida salvatrice… » esordì infatti quest’ultima, esprimendo con una sola occhiata tutta la gratitudine che aveva nei confronti della guardia del corpo. A sua volta, non appena la mora constatò che Dunyarzad era effettivamente fuori pericolo, si sentì immediatamente più sollevata.
« My Lady. Mi avete fatto preoccupare, dovete imparare a fare più attenzione. Vi avevo avvertita che vi sareste stancata troppo » replicò con uno sbuffo, prima di notare che i medici non si erano neanche scomodati per togliere i gioielli che la castana indossava quotidianamente, i quali, per quanto belli, in quel momento erano solamente un fastidio in più « … Permettete? » fu più una formula di cortesia che non una vera e propria richiesta di permesso, in realtà; fatto stava che la donna non attese poi molto prima di toglierle di dosso la tiara, e subito dopo i due orecchini e la collana, con movimenti molto più delicati di quanto ci si potesse aspettare da una come lei. Uno dopo l'altro, posò ogni cosa sul comodino, e concluse il tutto sciogliendo l'elaborata acconciatura della giovane Homayani per fare spazio alla lunga chioma color cioccolato. Soddisfatta del risultato, alla fine si ritrovò perfino a lasciarle una carezza sul capo senza nemmeno rendersene conto.
« Ti prego, siediti... Non stare in piedi » la Lady posò una mano sul letto accanto a sé per invitare la sua protettrice a rimanere più a lungo come segno di ringraziamento, intimamente grata per quelle premure. In un primo momento, Dehya si ritrovò a spostare il peso da un piede all'altro in preda all'indecisione, salvo poi fare quanto le era stato chiesto. Rimanere qualche minuto in più non avrebbe certo peggiorato lo stato di Dunyarzad, anche se la mercenaria non era certa che fosse la scelta giusta.
« Sarete stanca. Posso andarmene e lasciarvi riposare, se preferite » precisò comunque, consapevole delle indicazioni dei medici che, a detta sua, a quel punto sarebbe stato preferibile seguire. Dunyarzad stava bene, lei le aveva parlato ed aveva constatato di persona di non avere più motivo di preoccuparsi, perciò aveva raggiunto lo scopo della visita. Tutto il resto si poteva rimandare ad un momento migliore.
Tuttavia, quella non sembrava essere la stessa idea della castana, che non esitò un istante a prendere la mano della sua interlocutrice con la speranza di trattenerla più a lungo « No. Vorrei che rimanessi »
A quella richiesta, sul viso di Dehya balenò il guizzo di un sorriso, ed allo stesso tempo giunse anche un leggero rossore dovuto all'imbarazzo. Alla fine, la donna si lasciò definitamente convincere, e senza lasciare neanche per un attimo la mano piccola e delicata della sua interlocutrice – per quanto piena di fasciature che poco le si addicevano – si accomodò meglio sul grande letto.
Solo a quel punto Dunyarzad si voltò su un fianco per guardarla meglio in volto, beandosi di quella visione di cui avrebbe sicuramente fatto tesoro fino alla fine dei suoi giorni.
« Sai, Dehya... Sono convinta, ogni giorno di più, che Lesser Lord Kusanali ti abbia mandato da me » mormorò alla fine, dopo diversi secondi di silenzio contemplativo. A discapito della stanchezza, la sua voce appariva convinta e sicura, segno inequivocabile del fatto che Dunyarzad credeva fermamente in ciò che aveva appena detto, ma ciò non fece altro che far ritirare immediatamente la mano della mora. Ancora una volta, la Lady si era dimostrata così inaspettatamente dolce da costringere la sua protettrice a battere in ritirata, colta troppo di sorpresa per riuscire a ribattere degnamente.
« Che state dicendo...! »
« La verità » un altro sorriso, stavolta più marcato e decisamente divertito, fece capolino sulle labbra della castana prima che quest'ultima si lasciasse andare ad un sospiro, immediatamente più esitante « Anche ciò che ti ho detto prima, alla panchina, è la verità. Voglio che tu sappia che per me sei diventata la persona più importante che esista, e che ti affiderei la mia vita. Cosa che sto già facendo, in realtà, ma... Non importa » Dunyarzad a quel punto si lasciò scivolare fuori dalle labbra una brevissima risata prima di tornare rivolta verso il soffitto, ma a quel punto non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché Dehya quasi scattò nella sua direzione, mettendosi in ginocchio esattamente accanto a lei, afferrandole il mento con una mano per costringerla a guardarla negli occhi e posando l'altra sul materasso dal lato opposto, quasi volesse circondarla ed eliminare l'intera distanza che le separava.
« Miss Dunyarzad, basta » iniziò, seria, ma l'apparente ruvidezza della donna si sciolse subito senza troppi complimenti nel momento in cui andò a spostare delicatamente un ciuffo ribelle della sua protetta dietro l'orecchio « Questo è già molto più che un semplice lavoro, ed io sarei disposta a tutto pur di sapervi al sicuro »
La giovane Homayani a quelle parole rimase semplicemente in silenzio, con la bocca socchiusa per la sorpresa e le gote poco a poco sempre più rosse. Anche se era stata lei la prima a sognare una dichiarazione simile da parte di Dehya, non si sarebbe mai aspettata che potesse accadere davvero, specialmente in una simile situazione – era pur sempre ancora convalescente, e tutte quelle emozioni la stavano scombussolando ancora più di prima. Se si aggiungeva anche la visione celestiale che aveva davanti in quel momento, il danno era praticamente fatto.
« Dehya… » mugugnò, sull'orlo delle lacrime ed al contempo troppo commossa per riuscire a respirare normalmente. Anche se si stava alterando, tuttavia, quella volta fu lei stessa a prendere in mano la situazione ed a prevenire un secondo svenimento. Dopo qualche attimo, infatti, allungò le braccia e sollevò il busto per poter stringere in un abbraccio la mora, consapevole che, beandosi di quella sensazione unica, si sarebbe sentita immediatamente più tranquilla e non avrebbe rischiato un altro collasso preoccupante a causa di Eleazar.
Dehya, dal canto suo, non esitò un istante a ricambiare il gesto con il braccio libero prima di adagiarsi lentamente sul fianco e stringerla a sé senza altri ripensamenti. Il silenzio si protrasse più del previsto, ma nessuna delle due ne parve turbata. Unite l'una all'altra, si godettero semplicemente il calore di quel contatto prolungato fino a quando la mercenaria non iniziò ad accarezzare il capo della castana ed a giocare con alcune lunghe ciocche dei suoi capelli, catturata come un gatto davanti ad un gomitolo di lana. Fu solo allora che Dunyarzad scostò il capo per tornare a bearsi di quelle splendide iridi color del cielo.
« Dovreste riposare » il senso del dovere della mora le ricordò di puntualizzare quell'insignificante dettaglio con un sussurro, ma nessuna delle due donne osava spezzare l'atmosfera. La giovane Homayani trovava fin troppo piacevole che qualcuno giocasse con i suoi capelli in un modo così protettivo, ma tutt’altro che invasivo come accadeva puntualmente ogni volta che i suoi genitori la pressavano per il suo stato di salute.
« Potrei farlo, se mi prometti di rimanere con me » replicò infatti alla fine, con il medesimo tono ed un accenno di sorriso che non era riuscita a nascondere completamente.
« Volete dire, fino a quando vi addormentate? »
« Voglio dire, fino alla fine. Dehya, mia meravigliosa guardiana… Da quando ti ho conosciuta tu hai riempito la mia vita, e anche se forse ancora non te ne rendi conto, devi sapere che per me averti al mio fianco è stato davvero molto importante » la castana dopo quelle parole regalò un sorriso sereno alla sua interlocutrice, che si era ormai fermata ad ascoltarla con attenzione, dopo di che le prese il viso tra le dita sottili avvolte dalle bende e posò la fronte contro quella della mora « Non sono discorsi che faccio molto spesso, perciò ti prego di seguirmi attentamente. Tu… Penso che tu possa essere l’amore della mia vita. Però io… Io sarò solo un capitolo della tua, e sapere che dovrò lasciarti indietro così presto… » Dunyarzad a quel punto si interruppe per prendere un respiro profondo e chiudere gli occhi un istante, provata non solo fisicamente ma anche e soprattutto emotivamente « Sai che non mi piacciono le questioni in sospeso, perciò… Quando arriverà il momento, sii felice e vivi anche per me, Dehya. Sono certa che farà più male a te che non a me, ma ti sto chiedendo di provarci. Sei la persona più forte e più coraggiosa che conosca, so che ce la farai. Trova l’amore della tua vita, come io ho trovato il mio » dopo aver regalato un ultimo sorriso tirato ed una lieve carezza sulla guancia ad una più che disorientata Dehya, la Lady si staccò per girarsi dalla parte opposta e darle la schiena, rendendosi conto che nonostante il momento particolarmente serio, dopo quel vortice di emozioni il suo corpo aveva seriamente bisogno di riposo. Nonostante ciò, obbligò comunque la sua protettrice a circondarle i fianchi, prendendole la mano senza permesso per fargliela posare sul ventre « Anche se il mio tempo è limitato... Voglio passarlo con te. Perciò non andartene. Consentimi… Di essere egoista e tenerti con me fino alla fine »
A volte la mercenaria riusciva a dimenticare quanto Eleazar fosse pericolosa; o meglio, Dunyarzad era così gioviale da farle dimenticare che la sua condizione era ben più grave di quanto appariva. Quello fu proprio uno dei momenti in cui l'amara consapevolezza delle condizioni della sua protetta la costrinse a tornare con i piedi per terra, ed in particolare le fece stringere di riflesso l'esile figura che aveva tra le braccia con un’espressione tutt’altro che felice in volto.
« Rimango… »
La castana a quel punto chiuse serenamente gli occhi, soddisfatta della risposta, concedendosi finalmente il riposo di cui necessitava mentre la sua protettrice rimaneva ben sveglia e vigile a guardarle le spalle. Tempo pochi secondi, e la mano di Dehya andò lentamente a scostare la chioma della sua Lady per poter posare un leggero bacio proprio dove spalla e collo si incontravano, suscitando un sorriso più marcato nella castana ormai sul punto di crollare dalla stanchezza.
Purtroppo, osservare il volto disteso della giovane Homayani mentre lentamente scivolava nel mondo dei sogni – per quanto, in realtà, il detto di Sumeru affermasse che nessuno di loro fosse in grado di sognare – non bastava e mai sarebbe bastato per impedire alla malattia di fare il suo corso. A Dunyarzad bastava stare con Dehya, perciò probabilmente anche Dehya avrebbe dovuto farsene una ragione e godersi i momenti in sua compagnia fino a quando poteva. Era difficile, ma se davvero non esistevano cure definitive per l’orribile malattia di cui era affetta avrebbe fatto bene a dare ascolto alla Lady ed a non attendere quando ormai fosse stato troppo tardi.
« Ti amo »
« Ti amo anche io, Dehya… »
Il sussurro di Dunyarzad un attimo prima che si addormentasse definitivamente fu l’ultimo rumore udito in quella stanza nelle ore successive, dato che anche la mercenaria finì per addormentarsi stringendo a sé la sua protetta, come a volersi rifiutare di lasciarla andare. Avevano ancora molto da fare insieme, perciò avrebbero fatto bene a recuperare le energie perdute quanto prima. Dopo tutto, se c’era qualcosa che Dehya aveva avuto modo di imparare durante quel breve periodo era proprio il non avere rimpianti.
   
 
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