Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: pampa98    01/10/2022    0 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
~ Breve what-if? della 2x18 ~
Devo allenarmi di più, fu il pensiero che esplose nella sua mente. L’apatia che lo aveva avvolto per tutti quei mesi aveva iniziato a dissolversi con un sorriso a metà partita ed era evaporata quando non era riuscito a bloccare il canestro di Kagami.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: "This is the sign you've been looking for"



 


Un’agognata sconfitta




 

Era una strana sensazione, perdere. Non ricordava di aver mai assaggiato il suo sapore amaro – forse solo da bambino, la prima volta che aveva giocato a basket con i ragazzi del liceo. Non era stato male, allora; e, in fondo, non lo era nemmeno adesso.

Devo allenarmi di più, fu il pensiero che esplose nella sua mente. L’apatia che lo aveva avvolto per tutti quei mesi aveva iniziato a dissolversi con un sorriso a metà partita ed era evaporata quando non era riuscito a bloccare il canestro di Kagami. 

«Kuroko!» gridò qualcuno, distogliendolo dai suoi pensieri.

Aomine si voltò verso il ragazzo in tempo per vederlo chiudere gli occhi e barcollare, senza più le forze di restare in piedi. In un attimo fu al suo fianco, stringendolo per la vita mentre si portava un braccio intorno alle spalle per sorreggerlo.

«Aomine-kun.» La voce di Kuroko era poco più che un sussurro. 

Aomine sbuffò. «È ridicolo venire battuto da uno che non riesce nemmeno a reggersi in piedi.»

«È stata una partita faticosa» rispose il ragazzo con la sua consueta calma. «Mi sono divertito molto.»

Aomine ripensò a quante volte Kuroko era svenuto durante gli allenamenti o le partite, stremato dai ritmi a cui la Generazione dei Miracoli sottoponeva il suo esile fisico, senza però mostrare mai l’intenzione di arrendersi. Era sempre desideroso di tornare in campo, di giocare fino a far bruciare tutti i muscoli del suo corpo.
“Perché ti affatichi sempre in questo modo?” gli aveva chiesto un giorno Murasakibara. “Tanto non potrai mai diventare un grande giocatore. Limitati ai passaggi.”

“Mi piace giocare a basket, è divertente” aveva risposto Kuroko con un piccolo sorriso sulle labbra.
Lo stesso che gli stava rivolgendo in quel momento.

«Mi sono divertito anch’io.» Aomine lo disse sottovoce, evitando il suo sguardo. Ammettere di essersi comportato come un idiota, soprattutto davanti alla persona che più di tutte aveva sofferto per il suo atteggiamento, non era semplice.  

«Posso dire una cosa?» gli chiese Kuroko. «Senza che ti arrabbi.»

Aomine lo guardò storto, ma annuì con un gesto secco del capo – non che servisse a molto: Kuroko avrebbe parlato in ogni caso.

«Te l’avevo detto.»

Non ci fu bisogno di chiedere cosa intendesse.
Aomine aveva creduto alle sue parole, all’inizio. Poi le aveva rinchiuse in un angolo della sua mente, il posto in cui conservava i ricordi felici del basket e di Tetsu. Si era detto che un giorno sarebbe arrivato davvero, qualcuno più forte di lui che gli avrebbe permesso di recuperare quella passione a cui aveva deciso di rinunciare.
Kagami era ciò che stava silenziosamente aspettando. Avrebbe dovuto capirlo subito: Kuroko non avrebbe scelto una persona qualunque come sua luce. Doveva essere un degno sostituto – e Kagami, per quanto gli pesasse ammetterlo, era più che degno.

«Sei soddisfatto?» gli chiese, brusco. Non gli andava di dargli ragione, anche se sapevano entrambi che ce l’aveva. 

Kuroko sorrise. «Sì.»

Aomine avrebbe voluto sbuffare, imprecare, ma era passato troppo tempo dall’ultima volta che Kuroko gli aveva sorriso così e voleva che quell’espressione durasse ancora a lungo.

A un tratto, si ritrovò il suo pugno chiuso davanti al volto. Lo guardò con un sopracciglio inarcato, in una tacita richiesta di spiegarsi.

«Me ne devi uno. L’ultima volta non hai ricambiato.»

«Eh? Ma che importa ora?» esclamò. 

«No. Non è bello essere ignorati.»

Aomine sospirò. Alzò il pugno a sua volta e lo portò a sbattere con quello di Kuroko. Le sue nocche erano fredde esattamente come ricordava.

«Però è l’ultima volta» disse, sperando in cuor suo che non fosse così. «E la prossima volta vincerò io.»

«Va bene. Senti, già che ci siamo, mi porteresti fino allo spogliatoio?» Gli fece quella richiesta assurda come solo lui sapeva fare: con pacatezza e assoluta serietà.

«Mi hai preso per il tuo mulo, per caso?» 

«No. Solo per una persona che fa un favore a un amico. Se però non ti va» disse, «chiedo a Kagami-kun. Lui è bravo ad aiutare gli altri.»

«Ma sta’ zitto, Tetsu!»

Si incamminò verso l’uscita del campo, lentamente in modo che Kuroko potesse stargli dietro. Aomine pensò che un giorno si sarebbe rifiutato di dargliela vinta – se mai fosse arrivato il giorno in cui si sarebbe stancato del sorriso di Tetsu. 

   
 
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