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La tana non è un posto per furetti
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Con
i piedi scalzi, i
jeans corti sfilacciati dal bordo fradicio e una canottiera che copriva
il suo
corpo ancora acerbo, una piccola Ginny saltellava da un sasso all'altro
nello
stagno dietro alla Tana.
"Ne ho presa
un'altra! Guarda, Fred, stavolta deve essere un maschio!" Ron,
sorridendo
e spalancando la bocca, gridava al fratello e gli mostrava il suo
bottino: le
dita stringevano il corpo di una rana grossa quando il pugno di suo
fratello
Charlie e il rosso dovette usare anche l'altra mano per evitare che
scappasse.
"Se
trovi un
rospo, possiamo darlo a Ginny da portare a Hogwarts, l'anno prossimo!"
esclamò George, avvicinandosi al fratello ed esaminando
l'animale.
Ginny sbuffò, mentre si
asciugava le mani sulla maglietta. "Primo: non voglio portare un rospo.
E
secondo: se proprio dovessi farlo, vorrei prenderlo io, il mio rospo!"
gridò, immusonita perché non era ancora riuscita
ad acchiappare niente.
L'aria di luglio era
afosa e appiccicosa, mentre i ragazzi si divertivano a sguazzare nel
piccolo
stagno. Non c'era molto da fare, alla Tana d'estate, e ci si creava un
po' di
avventura con quello che c'era a disposizione.
"Guardate, una biscia
d'acqua!" Fred teneva fra le mani quella che a Ginny sembrava una corta
cintura
impazzita: un piccolo serpente di almeno due piedi si contorceva fra le
dita
del fratello.
"Non penso mi
piacciano i serpenti, Fred… Anzi, ne sono proprio
sicura…" disse,
guardando con disgusto la biscia scura che tentava di districarsi dalla
sua
trappola.
"Dovrai
pur…"
iniziò Fred. "…portare
qualcosa!" finì George.
Di sicuro non quella cosa lì.
Ginny si guardò intorno e George le
indicò un tritone dagli spiccati colori sgargianti che
prendeva il sole
arrampicato su una grossa pietra sul bordo dell'acqua: oh, quello
sì che era
bello! La ragazzina si avvicinò velocemente, ma l'animale,
avendo fiutato il
pericolo, scappò. "Oh, per le calze sporche di Godric!"
"Imprechi già come
una Grifondoro, vedrai, sarai dei nostri anche tu!" George le sorrise e
poi la schizzò, mentre la rincorreva. Ginny rise e
scappò.
George
venne richiamato
da uno dei fratelli e tornò sui suoi passi, mentre la
ragazzina avvistava un
altro tritone, più piccolo e dai colori più
tenui, tutto nelle sfumature del
verde. Dopo averlo adocchiato per un po', notando che era immobile su
un masso
piatto, Ginny si avvicinò camminando sull'erba, fuori
dall'acqua. Incurante
della terra che si incollava ai piedi, silenziosa e veloce,
allungò una mano e
strinse le dita intorno al piccolo corpicino freddo.
"Ho preso un
tritone! Ho preso un tritone!" esclamò trionfante,
saltellando allegra e
alzando il braccio e mostrando il suo bottino ai fratelli.
"Scema, quella è
una lucertola!" la prese in giro Ron, ridendo a crepapelle e
indicandola
con il dito.
Una lucertola? Ginny guardò
l'animale che si divincolava per
fuggire e fece l'errore di allentare la presa per osservarla: subito la
lucertola si contorse e riuscì a scappare, cadendo verso il
terreno. La
ragazzina allungò una mano e l'acchiappò al volo,
sorridendo felice quando ci
riuscì.
La risata di Ron, però
la distrasse. "Sei proprio imbranata!" Perché? Ginny
spalancò gli
occhi quando, dopo due strattoni dati bene, la lucertola
scappò, lasciandole
fra le dita solo la coda. No! Continuò a guardare la coda
che seguitava a
dimenarsi nonostante non fosse più attaccata alla sua
padrona e Ginny
lentamente abbassò la mano.
Ron
rise ancora, più
forte, e lei sentì le lacrime pungerle gli occhi. Con un
orgoglio degno di
Godric Grifondoro in persona, si girò stizzita, per non
mostrare quanto lui
l'avesse ferita e lasciò andare la coda. Con passo svelto,
ma senza correre, si
incamminò verso casa, maledicendo Ron e la sua mancanza di
sensibilità ed
empatia.
Stava camminando da
qualche minuto quando, passando in mezzo a
una manciata di alberi, notò fra l'erba una
scatola di legno di
piccole dimensioni. Avvicinandosi
notò che più che una scatola,
sembrava una piccola gabbia: era infatti circondata da piccole sbarre
di legno,
come per intrappolare qualche creatura. Si chinò a
osservarlo e notò effettivamente
un animale al suo interno. Un gatto, forse, o uno snaso bianco.
Esistevano
snasi bianchi? Ginny non ne aveva mai visti. Ma le zampette sembravano
simili,
con quelle piccole ditina…
La creatura era
acciambellata e stava dormendo con gli occhi chiusi, e lei poteva
vedere
benissimo il suo pelo lungo alzarsi e abbassarsi. Il musetto era
piccolino e
appuntito, anche se coperto da una zampina. Il suo corpo era
più lungo di
quello di un gatto, ma più snello di quello di uno snaso.
Che animale era?
Ginny provò a infilare un dito fra le sbarre per toccarlo e
scoprì che era
morbidissimo, ma che non si svegliava. Controllò ancora il
respiro e guardò il
pelo che si alzava su e giù, pensando a cosa fare.
"Ginny!" La
ragazzina sentì uno dei fratelli chiamarla: si
girò verso il sentiero: sentiva
dei rumori indistinti, ma capì che presto sarebbero apparsi
sulla curva della
stradina, così, senza pensarci ulteriormente,
afferrò la scatola con le mani e
corse verso casa. Aveva trovato un animale da portare a Hogwarts!
Nel
giardino della tana
passò nell'erba alta e schivò due gnomi, mentre
un vermicolo per poco non la
fece inciampare e lei scivolò per un tratto, ma
riuscì a tenere la scatola fra
le mani e a non farla cadere. Passò dall'entrata della
cucina, sperando che non
ci fosse nessuno e, guardandosi intorno, corse verso la scala che
portava ai
piani superiori.
Zampettò fino al terzo
piano e fu soloi una volta davanti alla porta che sentì la
madre gridare il suo
nome. "Ginny, sei tu che hai lasciato le impronte di terra per tutta
casa?"
Merlino!
Si affacciò
alla scala tenendo lontana la scatola, nel caso sua madre fosse stata
lì sotto
a vederla ed escalmò: "Scusa mamma, mi scappa la
pipì!" e
così dicendo scappò in camera sperando che
la madre si accontentasse e non l'andasse a cercare.
Una volta nella sua
stanza, chiuse la porta alle sue spalle, appoggiò la scatola
sul letto e si
inginocchiò sul pavimento per osservare per bene l'animale:
dormiva ancora.
Ginny sbuffò. Tastò la
scatola dappertutto, per capire il suo funzionamento, quando
capì che su uno
dei lati corti c'era uno sportellino che saliva e scendeva e che
consentiva di
liberare l'animale.
Lentamente lo sollevò e
allungò una mano dentro la gabbia. Sfiorò la
pelliccia bianca dell'animale,
scoprendo la sua morbidezza. Spalancò gli occhi dalla gioia
quando lo
accarezzò, ma subito dopo l'animale si svegliò di
soprassalto, spaventandosi.
Il musetto del suo nuovo amico si volse intorno, cercando di capire
dove si
trovasse e poi, forse perché non riconosceva il posto in cui
era, fece un
rumore sibilante con la bocca e si rintanò indietro, verso
le sbarre della
gabbia.
"No,
piccolino,
non avere paura, non voglio farti del male…" Ginny
allungò ancora la mano
verso il musetto dell'animale, ma questo alzò il pelo,
mostrò i denti e subito
dopo azzannò l'indice della ragazzina. "Merlino! Ahia!"
gridò, per
poi succhiarsi il dito.
Si sedette sui talloni
e rimase a guardare quel piccolo roditore che la fissava dal fondo
della
gabbia. "Scusami, hai ragione non dovevo svegliarti. Anch'io mi
arrabbio
quando Ron lo fa per dispetto…"
"Ginny!"
La
voce della madre la chiamò ancora e, capendo che non poteva
negarsi un'altra
volta, si alzò, ancora con il dito in bocca.
"Ok, piccolino. Ti
lascio da solo per cinque minuti. Mi raccomando..."
Prese la scatola da
sotto e l'adagiò sul pavimento, spingendola appena sotto al
letto. "Ti
lascio lo sportellino aperto, così se vuoi uscire, puoi
farlo" lo istruì,
chinandosi di nuovo alla sua altezza, ma rimanendo lontana dalle sbarre
di
protezione. Sistemò il copriletto in modo che nascondesse la
gabbia ma
lasciasse aperta la porticina e si affrettò a raggiungere la
porta della
stanza.
Quando l'aprì trovò sua
madre nel corridoio. Oh, santo Merlino! "Ginny" la chiamò
ancora la
strega. "Ron dice che… Ma cos'è questo odore?"
chiese, corrugando la
fronte e cercando di guardare dentro la camera della ragazzina.
Odore? Ah, giusto, sì, lo aveva notato anche lei, subito, ma poi non ci aveva fatto più caso: era il suo nuovo animaletto ad avere quell'odore particolare. Ma ancora non era pronta a confidarlo a qualcuno. E se poi non glielo avessero fatto tenere? E se sua madre le avesse detto che non poteva portarlo a Hogwarts? Cercando di evitare che Molly entrasse in camera, cosa che stava cercando di fare attraverso la porta socchiusa, tentò di distrarla. "Mmm… Devo essere io, mamma. Siamo stati allo stagno e…" Lasciò la frase in sospeso con intenzione, perché sapeva che sua madre non avrebbe ascoltato altro, dopo la parola 'stagno'.
E
infatti fu subito
accontentata.
"Allora fila
subito a far la doccia!" Ginny sorrise e si portò una mano
alla fronte.
"Signorsì, signora!" esclamò, chiudendo la porta,
e corse via mentre
sua madre scuoteva la testa. "E metti nella cesta i tuoi vestiti, prima
che inzuppino tutto!" le disse ancora, mentre Ginny scappava lungo la
scala.
Invece di andare in
bagno, però, scese in cucina dove Ron stava trafficando in
dispensa. "Che
fai, Ron?" esclamò ad alta voce e suo fratello, colto di
sorpresa, sbatté
la testa contro uno degli scaffali dove erano impilati barattoli e
contenitori.
"Ginny!"
gridò lui, preso alla sprovvista e la sorella gli rise in
faccia.
"Che fai? Mangi di
nascosto?" chiese, allungando il collo verso gli scaffali.
"Preparo un panino
con l'arrosto di ieri per me, Fred e George. Abbiamo fatto una gara di
corsa e
ho perso…" spiegò sconsolato lui. Ginny
però non lo ascoltava più, ma
stava guardando il pane che reggeva in una mano e il contenitore con
l'arrosto
nell'altra: forse anche il suo animaletto era affamato. Cosa avrebbe
potuto
dargli da mangiare? E da bere? "Perché non prepari tu i
panini per tutti?"
le propose lui, mentre appoggiava il tutto sul piano della cucina e
apriva il
contenitore dell'arrosto.
Ginny sbirciò
all'interno e vide che, dopo aver fatto i tre panini, non ne sarebbe
avanzato
altro. E Ron era sempre abbondante quando si trattava da mangiare.
"Volentieri!
Perché non vai di là in salotto con Fred e
George, così io vi porto tutto
quando è pronto?" Ron non riusciva a credere alle proprie
orecchie,
probabilmente, e accettò con gioia.
Aspettò che il fratello
uscisse dalla cucina e Ginny preparò il pane per i tre
panini. Prese le tre
grosse fette di arrosto e in tutte tagliò una striscia in
mezzo, posizionando
poi su ciascun pezzo di pane i due tranci di carne; poi li
ricoprì e tagliò il
panino in due lungo la diagonale. Avvolse il tutto in tre tovaglioli e
li portò
ai suoi fratelli.
"Ecco ragazzi, ve
li ho tagliati così riuscite a mangiarli meglio"
spiegò, con un sorriso di
finta innocenza. I due gemelli la guardarono straniti, cercando di
capire cosa
stesse macchinando, probabilmente, ma lei fece ancora finta di niente.
Ron,
invece, non si accorse di niente e fu felicissimo di ricevere un panino
non
preparato da lui.
Ginny
tornò in cucina,
prese due scodelle, quello che era avanzato dell'arrosto e la caraffa
dell'acqua. Tramite la scala di servizio salì fino al terzo
piano, stando
attenta a non incrociare sua madre, e tornò in camera sua.
Socchiuse piano piano
la porta, sentendo rumori strani all'interno della camera e,
immaginando che
l'animaletto stesse esplorando l'ambiente, si assicurò che
non fosse davanti
all'uscio pronto a scappare fuori. Ma appena mise piede dentro, vide
una palla
di pelliccia scappare intorno al letto e capì che non
sarebbe fuggito, anzi
forse era spaventato e per quello si era nascosto.
Si
chiuse la porta alle
spalle e si avvicinò piano alla gabbia. "Ehi, piccolino, non
è che hai
fame?" gli chiese, sedendosi a terra e appoggiando le due ciotole
vicino
alla porticina aperta. Riempì quella che aveva destinato
all'acqua con la
caraffa e nell'altra spezzettò un po' l'arrosto.
Il piccolo si mosse curioso
e alzò la testolina ai rumori della ragazzina. "Ciao" gli
disse lei,
senza allungare le mani per non spaventarlo ulteriormente. Ginny prese
un pezzo
di carne e glielo allungò nella gabbietta e sorrise felice
quando l'animale si
sporse verso di lei e lo annusò. Aprì la bocca e,
pensando che potesse morderla
di nuovo, senza volere fece cadere il cibo.
Osservò l'animale
raccogliere l'arrosto con i denti e girarsi per nascondersi mentre lo
mangiava.
"Devo darti un nome, non posso chiamarti piccolino…" disse
ancora,
mentre lo guardava avventurarsi fuori dalla gabbietta per avvicinarsi
alla
ciotola con l'arrosto. "Che ne diresti di Bert? Ti piace? Trovo che ti
stia bene. Sempre che tu non sia una femmina…" Ginny si
chinò per cercare
di vedere se l'animale avesse gli attributi che lo dichiaravano un
maschietto,
ma lui soffiò, facendo un saltello indietro.
La
rossa strabuzzò gli
occhi. "Ok, va bene, va bene, ti lascio stare…
Vabbè, al massimo ti
chiamerò Berta, dai. Intanto che mangi vado in camera di
Percy, aspettami
qui…" gli spiegò,come se potesse capire le sue
parole e i suoi
ragionamenti. O come se avesse davvero voglia di andare da qualche
altra parte.
Ginny si alzò e uscì di
nuovo dalla stanza, andando a bussare alla porta di una delle camere
del primo
piano. "Percy?" chiese, prima di aprire il battente, ma prima che
potesse entrare, una voce alle sue spalle la colse di sorpresa.
"Ginny!" La
ragazzina sobbalzò, come se fosse stata scoperta a
commettere una marachella.
Si voltò verso il fratello e tentò di sorridergli.
"Percy, ho proprio
bisogno di te!" dichiarò, con un sorriso. Lui
però, la guardò guardingo.
"Ci sono Fred e
George? Mi volete fare uno scherzo?" disse, mentre il suo sguardo
vagava
dietro di lei in cerca dei malfattori.
"Eh? No, no, ci sono
solo io… Senti… volevo chiederti… Hai
tu il libro di Charlie sugli animali?
Quello che ha comprato l'anno scorso e ha lasciato qui a casa?"
Percy entrò in camera
prima di lei, ma stette attento a un qualsiasi scherzo gli potesse
capitare,
controllando velocemente tutta la stanza. "L'enciclopedia sugli
animali,
dici?" domandò, andando verso la libreria sopra la
scrivania. Ginny entrò
dietro di lui, ma Percy le lanciò un'occhiataccia ai piedi e
con una mano la
fermò appena ebbe varcato l'uscio. La ragazzina
annuì, fermandosi: la camera di
suo fratello era in ordine e pulita, esattamente come lo era lui, al
limite del
noioso, ma ubbidì perché voleva che lui le desse
il libro con le foto degli
animali.
Il ragazzo si allungò a
prendere un grosso tomo e glielo porse, ma quando la vide fare fatica a
reggerlo, ebbe pietà di lei. "A cosa ti serviva?" le
domandò,
prendendoglielo dalle mani e aprendolo sulla scrivania.
"Devo cercare il
nome di un animale che ho visto" spiegò la piccola e Percy
sorrise,
annuendo e facendole cenno di venire avanti. Insieme sfogliarono le
pagine e
intanto Ginny raccontò di Bert, ma senza dire che era ospite
in camera sua in
quel momento.
"Sembra
un… eccolo
qua! Un furetto!" esclamò il fratello maggiore, indicando a
Ginny una
piccola foto e un trafiletto all'interno di una pagina nel mezzo del
libro.
Furetto? Mmm, che nome strano… però l'animale non
era proprio uguale, forse
nella forma, ma nel colore del manto proprio no.
"Il mio… Quello
che ho visto io è bianco. Questo sembra…
marrone…" constatò.
"Dove hai visto un
furetto? Non sono animali presenti in natura…" le chiese,
guardandola con
sospetto.
"Cosa vuol dire
che non sono presenti in natura?"
"Sono stati i
maghi a creare i furetti. Hanno preso delle puzzole e le hanno
trasfigurate affinché
fossero addomesticabili e hanno continuato a farlo fino a quando non
sono nati
i Furetti."
Ginny spalancò gli occhi:
davvero? Ma era una bellissima
notizia! "Oh, ma è una cosa affascinante!" Percy sorrise,
mentre
continuava a leggere le poche cose che c'erano scritte.
"Sì. Pensa che i
babbani non ne sono a conoscenza, pensano di averlo fatto
loro…" le disse
ancora, quasi ridacchiando.
Purtroppo non c'erano altre
informazioni utili, tipo cosa mangiassero e come si allevassero, ma lei
se lo
fece bastare.
Tornò
in camera prima
che Percy si ricordasse che lei non aveva risposto alla sua domanda.
"Bert! Ci
sei?" domandò, appena si richiuse la porta alle spalle. Un
leggero
sospirare, ritmico e cadenziato, le fece capire che il furetto stava
dormendo.
Dormendo! Ma ancora? Ginny sbuffò e provò ad
avvicinarsi alla gabbia, ma la
trovò vuota. Si guardò intorno e, un po'
spaventata ma anche consapevole che
era lì, si mise a cercarlo.
Fu solo dopo venti
minuti di ricerche che lo trovò: Bert si era addormentato
fra i panni puliti
che sua madre aveva lasciato in camera sua il giorno prima, in una
cesta
nell'angolo della stanza. Ginny rimase a guardarlo qualche istante: era
così
carino! Acciambellato e con le zampette sotto al musetto, sembrava un
angioletto. Sorrise, mentre allungava una mano per accarezzarlo. Il
piccolino
non si svegliò, ma si mosse, come infastidito,
così ritirò la mano e lo lasciò
stare.
Uscì dalla stanza e
tornò dai fratelli, dimenticandosi di Bert fino a sera.
*
"Ginny,
c'è uno
strano odore…" Fred osservava la porta della sua camera dal
pianerottolo e
Ginny si ricordò di Bert, spalancando gli occhi. "Va tutto
bene?"
"Certo, Fred, cosa
dovrebbe esserci di strano? Saranno i vestiti sporchi di oggi, quando
abbiamo
rincorso le rane allo stagno. Ora li metto da lavare" disse, entrando
furtiva in camera. Effettivamente c'era un odore un po' più
forte e si sentiva
in tutta la stanza. E c'era anche
un altro odore: di escrementi e pipì. Bert aveva fatto i
suoi bisogni! Merlino!
Andò a naso a cercare
il regalino che le aveva fatto il suo nuovo amico e quando lo
trovò, in un
angolino dietro il cassettone, lontano dalla sua gabbietta, Ginny si
guardò
intorno per capire come raccoglierli e pulire.
Bert le corse incontro
e lei tentò di fermarlo per paura che finisse sopra la sua
cacca e sporcasse
dappertutto, ma il piccolo si spaventò e fece un verso
strano, per poi soffiare
come aveva fatto prima, quando l'aveva morsa.
Oh, per Godric! Ma si
spaventava sempre? Gli corse dietro. "Scusa, piccolo,
scusami…" Bert
si era rintanato ancora fra i vestiti puliti e la guardava con un
musetto spaventato,
così si inginocchiò e, incurante dell'odore che
c'era in camera, tentò di
tranquillizzare l'animale. "Non volevo spaventarti…"
Riuscì ad
allungare lentamente una mano verso di lui e il furetto non aveva
più emesso
rumori strani o spaventati.
Si lasciò accarezzare e
uscì dalla cesta, girandole intorno, in una danza strana,
quasi scoordinata, ma
per lui del tutto fattibile. Il suo corpicino lungo gli permetteva
delle
acrobazie e una coordinazione quasi magiche e Ginny rimase a guardarlo
per un
attimo, sorridendo felice. Dopo poco, però, il furetto si
avvicinò ancora al
posto dove si era scaricato e lei capì di non poter
più rimandare.
Si
alzò in piedi e uscì
dalla stanza per raggiungere la cucina e cercare secchio, spugne e
stracci.
Sul pianerottolo incontrò
Ron, mentre scendeva le scale, che la guardò strano mentre
si chiudeva la porta
alle spalle. "Ginny c'è un odore… Ma viene da
camera tua?" le chiese,
con un tono seccato e cercando di allungare l'occhio dentro la stanza.
"Ma cosa dici,
Ron! Sei tu che puzzi. E lo stai portando in giro dappertutto. Hai
fatto la
doccia, oggi?"
Ron si stupì e si chinò
per cercare di annusarsi la maglietta. "No, non l'ho fatta. Dici che
sono
io?"
Sorridendo
un po'
malevola, Ginny annuì: se suo fratello avesse scoperto Bert,
sarebbe stato un
guaio. Lui non era capace di mantenere un segreto e lei voleva che non
girasse
più intorno alla sua stanza. "Dovesti farla subito, fidati".
Ron
annuì, sparendo verso il bagno e la sorella scese le scale
per andare in
cucina.
Quando tornò su, armata
di tutto quello che le serviva, aprì la finestra per far
girare l'aria, perché
effettivamente l'odore era proprio forte, e si mise a pulire e a
raccogliere
cacca. "Odio la cacca… Bert, ma se ti metto una scatola con
la terra, come
quella del gatto, per te andrebbe bene?" Bert, forse incuriosito da
quello
che stava facendo le venne vicino e iniziò a curiosare e ad
annusare. Ginny
rise e giocò un po' con lui, mentre continuava a pulire.
"Ehi, Bert, ti va
di venire a Hogwarts con me?" gli chiese, mentre gli lanciava una
pallina
di stracci e magic scotch che lui andava a prendere, per poi correre in
tondo
per la stanza.
"Ok, Bert,
aspettami qui che vado a portar giù questa roba e a vuotare
il secchio…"
Uscì dalla stanza, finì il suo giro e
tornò indietro. Quando aprì la porta,
però, con orrore vide Bert sul davanzale della finestra: il
furetto si era
arrampicato sulla scrivania e stava cercando di scappare! Ginny
gridò, ma poi
si ricordò che doveva mantenere il segreto, così
si chiuse la porta alle spalle
e corse verso la finestra. Tutto ciò, purtroppo,
spaventò Bert che si rintanò
sotto al letto, dentro alla gabbietta.
"Ginny,
tutto
bene?" Molly fece capolino nella stanza, seguita da George, che era
accorso quando l'aveva sentita gridare.
La ragazza lanciò
un'occhiata alla parte della gabbietta che si vedeva attraverso lo
spazio fra
il pavimento e il copriletto e si avvicinò alla porta.
"Sì, mamma, tutto
bene. Sono scivolata e mi sono spaventata, così ho
gridato…"
"Ti sei fatta
male?" Molly era seriamente preoccupata.
"No, non
preoccuparti, non sono caduta."
Sua madre sorrise.
"Bene…" Ma poi si guardò intorno. "Oh, hai aperto
la finestra.
Sì, hai fatto bene, c'è un odore strano,
qui…"
Per fortuna Ron chiamò
sua madre dal salotto e Molly uscì dalla camera senza
più dire niente, ma
George rimase sulla porta a guardarla. Fece un sorrisino. "Che succede,
qui?"
Ginny scosse le spalle
in un gesto che sperò fosse abbastanza innocente. "Niente,
che dovrebbe
succedere?"
"Mah… Non saprei…
Però…"
"George, scusami,
ma ora ho proprio sonno, penso che andrò a
dormire…"
"Dormire? Ma è
prestissimo!" Ginny alzò ancora le spalle e cercò
di liquidare il
fratello, ma capì da sola che lui non era convinto.
Appena la porta si
chiuse alle sue spalle, corse a chiudere la finestra per evitare che
Bert si
sfracellasse in cortile: quello sì che sarebbe stato
difficile da spiegare!
***
La
notte fu abbastanza
tranquilla, ma prima dell'alba Bert si svegliò e volle
giocare ancora. Ginny
era un po' insonnolita, ma lo accontentò, imparando cosa gli
piacesse fare e
come si muoveva. Era sempre più convinta che nessuno avesse
mai pensato di
portare un furetto a Hogwarts e che lei sarebbe stata la prima.
Quando si risvegliò,
scese in cucina per fare colazione, ma si scontrò con i
fratelli che
parlottavano fra di loro e si interruppero quando lei si
avvicinò per prendere
il bollitore. "Cosa avete da guardarmi così?" chiese, mentre
sentiva
tre paia di occhi seguirla in ogni movimento.
"Pensavamo di
andare allo stagno…" inizò Fred.
"…vieni con
noi?" continuò George.
Ginny
scosse il capo.
"No, oggi no. Andate voi" rispose la ragazza, riempiendosi una tazza.
"Dai, Ginny, vai
con loro, così io posso…" Ron venne interrotto da
una gomitata di Fred e
da un'occhiataccia di George. Come? Perché Ron voleva che
uscisse di casa? Cosa
doveva fare?
"Non ho capito.
Cosa devi fare?"
Ron sembrava agitato.
"Senti, sappiamo che nascondi qualcosa in camera tua e…"
"Ma perché non ti
fai gli affari tuoi? Io non nascondo niente!" si inalberò
lei, ma quando
vide il fratello correre sulla scala, fece appena in tempo ad
appoggiare il
bollitore sul ripiano e a rincorrerlo.
"Ron, non entrare
in camera mia!" gridò, ma quando arrivò al
pianerottolo del terzo piano trovò
tutti e tre i fratelli davanti alla sua porta, mentre Ron la
spalancava. Ginny
inorridì: avrebbe fatto scappare Bert!
"No!" urlò,
come se ne andasse della sua vita.
Sua madre si affacciò
dal quarto piano e anche Percy fece capolino sulla scala. "Cosa sta
succedendo?" chiese Molly, con quel tono che non ammetteva un silenzio
come risposta.
"Mamma,
Ginny
nasconde qualcosa in camera… Oh, per Godric, ma
cos'è?" gridò ancora Ron,
mentre entrava nella stanza e Bert gli passava accanto correndo per
scappare dalla
porta.
"Merlino! È un
gatto!"
"Non è una gatto,
è uno snaso!"
"Deve essere un
ratto gigante!"
"Ma se è
bianco!"
Le
voci di tutti si
confusero, mentre Molly e Percy li raggiungevano scendendo i gradini,
ma Ginny
ebbe occhi solo per Bert che aveva preso le scale ed era corso verso il
salotto.
Velocemente gli corse
dietro e sentì che anche Ron la seguiva, mentre tutti gli
altri, in modo molto
meno caotico, li stavano raggiungendo.
"Eccolo, è
lì!" gridò Ron, indicando l'angolo dietro
all'orologio a pendolo. Si mosse
velocemente verso il furetto e Ginny, subito dietro di lui, vide
chiaramente
l'animale arcuarsi e soffiare mostrando i denti. "Attento! Potrebbe
mordere!"
Ron aveva allungato le
mani verso Bert, ma all'avviso di Ginny si bloccò, rimanendo
con le braccia a
mezz'aria. Ginny, con movimenti lenti e misurati, gli andò
vicino e lo superò,
chinandosi davanti al furetto. "Vieni, Bert, nessuno ti farà
del male. Ron
urla tanto, ma non fa niente…" Misurando parole e gesti, si
chinò per
tranquillizzarlo e il furetto si fece prendere in braccio.
Ginny passò davanti a Ron, ai gemelli, a Percy e a sua madre, guardandoli tutti negli occhi. "Vergogna… Spaventare così un povero animaletto…"
*
Ginny
si sedette sul
letto e guardò la gabbietta al suo fianco, dove Bert stava
dormendo pacifico:
ci aveva messo una vita a tranquillizzarlo e dopo averlo fatto giocare
un po'
il poveretto era stremato e si era addormentato.
Come se avesse saputo
il momento preciso in cui farlo, sua madre bussò alla porta
della sua stanza,
aprendola subito dopo. "Ginny… dobbiamo parlare…"
La ragazza annuì:
sapeva che sarebbe successo, quindi era preparata. Ma quando vide
entrare anche
i fratelli, dietro a Molly, si incupì. "Loro no"
ordinò: Ron e i
gemelli volevano ingannarla per entrare nella sua stanza di nascosto!
"Molly
entrò con
un sorriso da mamma e spiegò: "Loro sono venuti a farti le
loro scuse.
Vero, ragazzi?"
Si voltò verso di loro
e Fred e George annuirono, un po' dispiaciuti, ma non abbastanza,
secondo lei,
mentre Ron sbuffava. "Dovevi dirci che avevi un fru… Come ha
detto che si
chiama, Percy?" sussurrò poi all'indirizzo di Fred.
"Furetto.
Ron, è
un furetto" precisò lei, incrociando le braccia al petto. La
strega si
sedette sul letto, di fronte a lei. "Ginny, dove hai preso un
furetto?" La ragazzina alzò le spalle e guardò da
un'altra parte: sua
madre non avrebbe approvato il fatto che lo avesse trovato senza dire
niente a
nessuno.
"Ieri non
l'aveva" sentenziò, ancora, Ron. "Ma dopo che siamo tornati
dallo stagno…"
Stranamente, i gemelli
rimasero zitti. "Forse lo ha catturato mentre…"
continuò il fratello,
ipotizzando versioni.
Ginny sbuffò forte e gridò: "L'ho trovato! L'ho trovato per strada!", per poi zittirsi e controllare la gabbia di Bert, ma lui non fece una piega e continuò a dormire.
Molly
allungò una mano
sulla sua. "Dove lo hai trovato?" chiese dolcemente, lanciando
però
un'occhiata sbilenca alla gabbietta.
"Era lungo la
strada, in un prato. Ho trovato la gabbia e dentro c'era
Bert…"
"Bert! Che nome
del…" Ron ricevette una gomitata da George e si
zittì, ma Ginny gli lanciò
un'occhiataccia che avrebbe generato magia involontaria a breve.
"Se era nella sua
gabbietta, vuol dire che qualcuno potrebbe averlo perso, ci hai
pensato?"
Ginny annuì: sì, ci
aveva pensato. Anche perché Percy aveva detto che non era un
animale che si
trovava in natura, quindi non poteva neanche esserci finito dentro per
sbaglio.
Senza contare il fatto che a lui la gabbietta piaceva molto, si capiva
che era
'sua'.
"Forse il suo
padrone…" Ginny volse il viso verso la finestra. Aveva
pensato anche a
quello, ma lei voleva tenersi Bert. Voleva portarlo a Hogwarts!
"Ora
è mio…"
disse, ma poco convinta.
"Ginny…"
Molly si sporse verso la figlia e sussurrò. "Il suo padrone
lo starà
cercando, Ginny. Probabilmente gli manca. Come ti sei affezionata
tu…".
"Doveva starci più
attento, allora!" esclamò, per non dover ammettere che era
vero.
Parlarono ancora un
po', valutando tutte le opzioni disponibili, ma in fin dei conti non
c'era
molto da fare: non sapendo di chi fosse l'animale, non potevano
restituirlo e
Ginny ne era al corrente.
"Ginny…"
Sua
madre sospirò ancora, mentre ripeteva il suo nome per
l'ennesima volta.
"Facciamo così: scriverò un annuncio magico. Se
non verrà nessuno a
reclamarlo, potrai tenerlo…"
Ginny spalancò gli
occhi, sorpresa e piena di gioia. "Grazie!" esultò,
abbracciandola.
"Sì,
ma non voglio
storie nel caso che il suo padrone si presenti, intesi?"
Ginny annuì e lanciò
un'occhiata a Fred. Lui le fece l'occhiolino, prima di guardare il
gemello e
capì che ci avrebbero pensato loro.
Ma Molly era la loro
madre da quattordici anni. "Fred, non fare quella faccia, all'annuncio
penso io, prima che tu ci scriva un indirizzo diverso dal nostro".
Fred, preso di
sprovvista, perché era proprio quello a cui avevano pensato,
non riuscì a
ribattere sull'argomento, ma non poteva di sicuro stare zitto. "Mamma,
ma
io sono George!"
Molly lo guardò perplessa e poi scosse la testa. "Scusami, George" disse, ma quando uscì dalla stanza, Ginny fu l'unica a vedere la sua espressione: non ci aveva creduto!
***
Dopo due settimane, due settimane in cui la famiglia Weasley si stava abituando all'odore di Bert e i ragazzi avevano iniziato a giocare con lui, tutti erano rassegnati al fatto che avrebbe fatto parte della loro famiglia: nessuno era venuto a reclamarlo. E gli annunci magici giravano per tutta la comunità nel giro di due giorni, quindi voleva dire che il furetto non era stato perso, ma abbandonato.
Quel
pomeriggio Ginny
stava giocando in salotto con Bert, invece di andare fuori a giocare,
perché
l'animale non era abituato a uscire e non poteva stare da solo.
Purtroppo, dopo
che aveva scavato una buca fra i cuscini del divano e quello del
materasso di
Percy, aveva mordicchiato il pendolo con l'orologio del nonno, aperto i
pacchi
di farina nella dispensa e combinato altri piccoli danni che alla sua
famiglia
non erano piaciuti per niente, quando era sveglio, lei doveva occuparsi
di lui.
Così stavano giocando sul tappeto del salotto e Ginny lo
guardava correre in
quel suo modo strano e un po' si impensierì.
"Bert… Ma a te
manca il tuo padrone?" Non aveva mai pensato al fatto che forse anche
lui
si affezionava alle persone.
Il
campanello suonò e
la ragazzina si alzò per andare ad aprire. Mentre lo faceva,
Bert la vide e le
corse addosso, arrampicandosi sulla gamba. Le sue zampette erano
maledettamente
mordaci, ma ormai stava iniziando a farci l'abitudine.
Quando arrivò davanti
alla porta, notò che sua madre era già arrivata
ad aprire e sull'uscio c'erano
una donna e un ragazzino che doveva avere più o meno la sua
età.
Appena fece un passo
avanti, Bert le scappò dalle braccia e corse verso di loro,
per poi risalire
sulla gamba del ragazzino e facendo un sacco di versetti.
"Flash!" gridò lui. Flash? Ginny capì che doveva essere il padrone del furetto: lui lo aveva riconosciuto e gli stava facendo le feste come quando torni a casa dal tuo cane e lui scodinzola festoso. In più la donna fece vedere a sua madre uno dei volantini con l'annuncio magico che aveva messo per cercare il proprietario.
"Venite dentro, accomodatevi" li invitò Molly, ma Ginny non riuscì a fare niente, nient'altro che osservare come il ragazzo riusciva a prendere il furetto con naturalezza e a giocare in modo esperto con lui.
"Ciao"
disse,
poco dopo, avvicinandosi a lei. "Sono Colin Canon. Ti sei occupata tu
di
Flash?"
Ginny annuì, ancora
incapace di parlare, mentre sentiva le due donne parlare di
tè in cucina e
chiacchierare.
"Grazie, lo stavamo cercando da due settimane…" continuò il ragazzino, non ricevendo risposta.
"Come
hai fatto a
perderlo? Non è che volevi abbandonarlo?" Il ragazzino
spalancò gli occhi.
Osservandolo bene, Ginny notò, appesa al suo collo, una
macchina fotografica. Rialzò
lo sguardo sul suo viso. "Chi sei?"
Lì
da loro? Che intendeva?
"Sai, io ho ricevuto questa lettera solo due settimane fa e ho
scoperto…" Le mostrò una busta da lettera simile
a quella che aveva
ricevuto lei la settimana prima: era la convocazione a Hogwarts.
"Sei un
NatoBabbano?" gli chiese e lui, con un'espressione perplessa,
annuì.
"Mi sa di sì. Non
so bene come si dice…"
A
Ginny fu subito più
simpatico. "Vieni di là. Parliamo di Hogwarst, mentre
giochiamo con… come
hai detto che si chiama?" chiese, indicando il nonpiùsuoBert.
"Lui è Flash.
Come…" Si indicò la macchina fotografica sul suo
petto mentre andavano
verso il salotto. Colin lasciò che il furetto scendesse
dalle sue braccia e
iniziasse a correre sul tappeto, mentre si sedeva vicino a Ginny.
***
Ron
entrò in camera di
Ginny, che finalmente aveva la porta spalancata e si sedette sul suo
letto,
mentre lei attaccava con il magic scotch il poster delle Sorelle
Stravagarie al
muro.
"Così Bert se n'è
andato, eh?" esordì lui.
Ginny era tranquilla,
però. "Sì, ma Colin ha detto che posso andare a
trovarlo domani e tutti
gli altri giorni. Dice che gli fa piacere sapere qualcosa di
più su Hogwarts
prima di andarci, così ne approfittiamo" spiegò
lei.
Suo fratello annuì.
"Così non avrai un animale da portare a Hogwarts,
però".
Ginny
alzò le spalle.
"Non fa niente. Forse devo aspettare l'animale giusto per me"
spiegò
e Ron rimase stupito dalla sua maturità.
Quello che la sorella
non gli disse era che occuparsi di un furetto era impegnativo e dover
continuamente stare attenta che non combinasse guai, o tentasse di
uccidersi, anche
se solo per curiosità, era estenuante. E poi l'idea di poter
giocare con lui a
casa di Colin solo quando ne aveva voglia, le piaceva.
"Ah, bene. Pensavo
di doverti offrire Crosta per consolarti…" spiegò
Ron, tirando fuori il
suo brutto topo dalla tasca.
Ginny
lo guardò
sgranando gli occhi: a lei Crosta non era mai piaciuto, e non lo
avrebbe voluto
neanche se l'avesse pagata, ma sapeva che Ron ci teneva parecchio,
quindi il
suo gesto, o meglio il suo pensiero, era veramente carino.
"No, non c'è
bisogno, ma ti ringrazio."
Ron
sorrise e si
rinfilò Crosta, che un po' si ribellò, in tasca.
"Ma come ha fatto a
perdere il furetto?" chiese.
"Oh, è una cosa
buffa e spaventosa allo stesso tempo!" iniziò Ginny. "Colin
e Dennis,
suo fratello, stavano litigando per via della lettera di Hogwarts; sai,
loro
sono Nati Babbani e non erano a conoscenza di niente così la
cosa ha portato un
po' di scompiglio nella famiglia e tanta gelosia da parte di Dennis.
Così, stavano
litigando, e quando Dennis ha guardato Flash –il vero nome di
Bert- è sparito e
non sapevano dove fosse finito. È stata magia involontaria,
quella che
provocano i bambini senza volerlo."
Ron
spalancò gli occhi.
"Un evanesco a tutti gli effetti! Merlino, poteva accadere anche a noi,
con tutte le volte che ci è successo!"
"Eh, sì, hai
ragione" ammise lei, che non ci aveva mai pensato. Il fratello si
accarezzò la tasca, in un gesto di protezione verso il suo
animaletto, ma poi
rise ed esclamò: "Comunque è meglio
così: Bert era un nome veramente bruttissimo!"
Gli
occhi di Ginny si
infiammarono alla sua frase e soprattutto al tono che usò
per prenderla in
giro. Mentre Ron rideva di lei, le venne un'idea: guardò in
alto, cercando di
buttare indietro il più possibile gli occhi e disse: "
Merlino, Ron, mi
sta venendo un attacco di magia, presto, nascondi Crosta!" E
così dicendo
iniziò a tremare e a fingere di provocare magia
involontaria. Spalancò la bocca
in modo pittoresco e alzò, allargandole, le braccia.
"Metti in salvo
Crosta! Presto! Sento che…" Ron scappò fuori
dalla sua stanza spaventato,
urlando e Ginny sentì che in corridoio inciampò
in qualcosa e cadde, imprecando
e brontolando.
La ragazzina rise, scuotendo la testa: far ammattire Ron era molto più divertente di avere un furetto!
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***Eccomi di nuovo qui! Purtroppo le mie challenge di settembre si sono un po' allungate e mi tocca sforare con ottobre...
Questa è una os per Cassiana, con il prompt del titolo della storia, per l'iniziativa All of me Challenge, indetta sul gruppo Non solo Sherlock di Facebook. Scusami, perché mi sono arenata su questa cosa e ho perso le altre indicazioni che mi avevi dato... non è fluff, l'ho letto ora 😅 , e non c'è una gara all'acquitrino... non ricordavo che doveva essere una gara... scusa... però le rane ci sono. Un po' 😅 beh, spero che ti piaccia! comunque. �😊