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Autore: Nuage_Rose    04/10/2022    1 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Day4: Soulmates, dalla lista pumpAU
Dal testo:
*Hinata non poteva crederci: in tutti quegli anni aveva pensato che non sarebbe mai riuscita a trovarlo, che era una di quelle favole che si raccontavano ai bambini. Per questo non aveva opposto troppa resistenza quando la sua amica Sakura l’aveva convinta a partecipare al programma Heart & Soulmates. Cosa aveva da perdere? Ed eccolo lì. Si concesse di guardarlo, ricordando al suo cuore che non doveva battere così forte… la corsa era finita dopotutto.*
AUsoulmates
#writober2022 #fanwriterit
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Soulmates

 

» “Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
» Prompt: Soulmates, dalla lista pumpAU
» N° parole: 1459

 

Si fermò, portandosi le mani alle ginocchia mentre riprendeva fiato dalla corsa. La coda di cavallo scura le solleticava la schiena sudata, ma coperta da una maglietta tecnica color menta. Poi sentì un pizzicore al polso destro e di scattò lo guardò: c’era un cuoricino pulsante nella sua pelle, che dopo poco rimase fisso, come un tatuaggio.
Hinata alzò la testa di scatto, trattenendo il fiato. Lo vide, davanti a lei. Era una ragazzo dalla pelle leggermente abbronzata, spalle larghe e una zazzera bionda scompigliata. Un paio di profondi occhi azzurri la fissarono, si sentì affogare guardandoli. Anche lui guardò il suo polso, doveva avere lo stesso simbolo. Per forza. Era la sua anima gemella.
Hinata non poteva crederci: in tutti quegli anni aveva pensato che non sarebbe mai riuscita a trovarlo, che era una di quelle favole che si raccontavano ai bambini.
Per questo non aveva opposto troppa resistenza quando la sua amica Sakura l’aveva convinta a partecipare al programma Heart & Soulmates. Cosa aveva da perdere? Ed eccolo lì.
Si concesse di guardarlo, ricordando al suo cuore che non doveva battere così forte… la corsa era finita dopotutto. Il ragazzo biondo doveva avere circa la sua età, forse qualche anno in più. Era sorpreso e sconcertato anche lui dalla situazione. Eppure le sorrise dolcemente, allungando una grande mano verso di lei: “Hai bisogno di aiuto?”
Stava per scuotere la testa, ma non resistette alla tentazione e allungò la mano per prendere quella di lui: quel tocco le fece arrivare una scossa dal punto di contatto fino al cervello, facendole venire i brividi sul collo. Gli occhi azzurri del ragazzo ebbero anch’essi un lampo. Lo guardò mentre con la mano libera si sistemava capelli scompigliati: “Io.. sono Naruto.”
Le piaceva quel nome. Meno male. Non poteva avere un’anima gemella dal nome fastidioso o pretenzioso. Oppure le piaceva quel nome perché la voce di Naruto era calda, protettiva, come una coperta di lana in inverno. Chi poteva dirlo?
Arrossì, presentandosi: “Io mi chiamo Hinata. E… credo di essere la tua anima gemella. O almeno, così dice il mio polso.”
Lo sentì ridacchiare, la sua risata le fece mancare il respiro. Era bello, in modo sconcertante e spiazzante. Come un raggio di sole. Il suo corpo era allenato e statuario, a differenza di quello formoso di lei. Ma dopotutto, si trovava su quel ponte a correre proprio per togliere un po’ di pesantezza dalle sue gambe.
Non per trovare la sua anima gemella. Si era immaginata che sarebbe stato come nei film, guardandolo si sarebbero innamorati all’istante e avrebbero corso insieme verso il tramonto sulla motocicletta di lui. Invece lo aveva trovato per caso, in una giornata qualsiasi.
Entrambi erano sudati e non sapevano se il fiatone fosse per la corsa o perché si erano finalmente incontrati. Cosa si dice alla propria anima gemella, quando la si incontra? “Ti ho aspettato tutto questo tempo, dove ti eri cacciato?”
Ma fu Naruto a parlare per primo: “Sei… da togliere il fiato. Grazie al cielo. Ti ho trovata. Vuoi, non lo so… ti piace la cucina italiana?”
Hinata sobbalzò: “Sì, perché?”
Lui prese un respiro profondo per calmarsi: “Vorresti venire a cena con me, anima gemella?”
La presa sulla mano di lei si fece impercettibilmente più forte, come se Naruto avesse paura di aver osato troppo e che lei sarebbe scappata. Ma Hinata non poteva scappare, era incatenata a quegli occhi del colore del cielo. “Non potrei mai rifiutare un invito a cena da parte della mia anima gemella. E sei tu, a quanto pare… io… tu ci credi? Credi davvero che io sia la tua anima gemella?”
La domanda lo spiazzò. Ma rispose con fare pensieroso: “Non lo so con certezza. Ma perché non provarci? Inoltre… tu mi piaci. Una cena non è un contratto di matrimonio, no?”
Lei annuì, ancora mezza stordita. “Bene, allora… mi daresti il tuo numero?”

 

Era successo tutto così in fretta. Ora si trovava davanti al ristorante di cucina italiana più elegante di Tokyo. Indossava il vestito lilla che Hinata diceva sempre enfatizzava il colore chiaro dei suoi occhi.
Aveva acconciato i capelli neri in una crocchia ordinata, pregava non cadessero in un groviglio scomposto. Si rese conto solo in quel momento che il suo cuore non accennava a smettere di battere furiosamente, l’attesa la stava facendo impazzire. Sentì allora una voce maschile chiamarla e si girò, vedendo Naruto che le correva incontro: indossava una camicia nera a righe grigie ed un completo nero con delle scarpe di vernice scura classiche.
Le sorrise: “Solitamente non mi vesto così elegante, ma ho pensato che fosse una serata speciale. Non si incontra la propria anima gemella tutti i giorni, no?”
Le fece l’occhiolino, facendola arrossire tanto che Hinata non trovò le parole per rispondere e si limitò a dire parole sconnesse: “Io… sì… insomma… è vero.”
Ma il ragazzo non fece una piega, anzi: il suo sorriso si fece più grande. Le indicò allora l’entrata di vetro del locale, offrendo il braccio alla ragazza, che lo prese titubante. Si accorse che non era mai stata così vicina a Naruto prima e che il suo profumo era spiazzante, le provocava un tremendo desiderio di baciarlo e accarezzarlo.
Quel pensiero la fece nuovamente arrossire e distolse il viso per non incontrare quello di lui e farsi scoprire.
Il cameriere li accompagnò al tavolo prenotato ed i due si accomodarono, emozionati. Naruto le raccontò che quel locale glielo aveva consigliato il suo migliore amico, un certo Sasuke con cui condivideva l’appartamento in centro.
Avevano fatto l’accademia insieme ed erano poi entrati nelle forze di polizia, per fortuna li avevano assegnati entrambi allo stesso distretto di Tokyo. Hinata sorrise timidamente: “Deve essere un lavoro affascinante. Io invece sono ancora una studentessa, spero solo per poco. Dopo vorrei diventare la maestra del dojo di famiglia.”
Giocherellava nervosa con i lunghi capelli neri, non sapendo come Naruto avrebbe preso la notizia. Ma il ragazzo aprì la bocca stupito: “Caspita, scommetto che sei anche più forte di me allora! Magari potremmo fare un combattimento amichevole, quando avremo un po’ più di confidenza.”
Hinata sobbalzò, abbassando la testa: “Non so… mio padre sostiene che non sono ancora all’altezza del compito, che mi manca la forza fisica… io ci provo, ma… non so se sarò mai all’altezza delle sue aspettative.”
Naruto le sorrise: “Io ne sono certo. E mi piacerebbe vederti, quando insegnerai ad un sacco di marmocchi.”
Lei si sciolse in un sorriso, mentre il cameriere arrivava con un Merlot e due risotti ai funghi e speck. La serata proseguì in maniera piacevole, il loro affiatamento cresceva ed Hinata si stupì di quanto fosse facile e allo stesso tempo emozionante parlare con quel ragazzo che, fino a poche ore prima, era un perfetto sconosciuto.
Mentre lui le stava raccontando le sue disavventure all’accademia con Sasuke e gli altri ragazzi, lo sguardo di lei cadde inevitabilmente sulle labbra piene e in movimento di lui. Si domandò come fosse baciarle. Si chiese poi, scendendo con lo sguardo, come fosse toccare quei pettorali scolpiti nascosto sotto quella invitante camicia scura.
Non le era mai capitato di fare pensieri del genere su qualcuno. In realtà, alla veneranda età di ventidue anni, non aveva mai baciato nessuno. Era anche per questo motivo che Sakura aveva insistito per farla partecipare al programma, sostenendo che magari non avrebbe incontrato davvero la sua anima gemella… ma che almeno sarebbe uscita con un ragazzo, invece di stare sempre chiusa a studiare anatomia.
Hinata l’aveva semplicemente assecondata, non immaginando che da lì a qualche mese sarebbe stata seduta a mangiare italiano davanti ad un ragazzo bello, gentile e dal sorriso spiazzante.
Naruto le chiese di lei, cosa le piaceva, cercando di scoprire cosa avevano in comune oltre alla passione per le arti marziali. Scoprirono di avere gusti simili in fatto di cinema, opposti in fatto di letture (Naruto si limitava ai manga, mentre Hinata adorava i romanzi rosa) e arrivarono alla questione spinosa.
Fu Hinata, stranamente, a parlarne per prima: “Io mi rendo conto che ci conosciamo da poco, ma… vorrei chiarire come la penso. Io non voglio una storiella. Non pretendo che tu davvero sia la mia anima gemella, ma non voglio essere una delle tante. Se dovessimo decidere di continuare ad uscire… vorrei essere la sola ragazza che frequenti. Se per te va bene, allora…”
Si maledisse appena finì la frase, dicendosi che era stata troppo diretta. Ma Naruto non le sembrò turbato: “Mi sembra giusto. Neanche io voglio una storia tanto per. E tu… non mi sembri il tipo di ragazza che starebbe con qualcuno senza che ci siano dei sentimenti di mezzo.”
Lei annuì, riprendendo a respirare. Naruto le chiese, leggermente agitato: “Allora… saresti libera il prossimo fine settimana?”
Hinata sorrise: “Sì.”

   
 
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