The Sign of the Southern Cross.
II.
[ giorno 8 — pallore ]
“Sei pallido, zio Alphard.”
“Sono solo stanco, Sirius. È meglio se riposo un po’.”
“Ci vediamo domani, allora.”
“A domani, Sirius.”
✩
“Sei pallido, Alphard, stai bene?”
“Non toccarmi, Frederick1.”
“Pensavo—”
“Non devi pensare. Lasciami solo.”
“Alphard…”
“Non voglio sentire che cos’hai da dirmi. Non più, ormai.”
✩
“Sei pallido come un fantasma. Te l’hanno mai detto?”
“Senti chi parla. Con te facciamo due fantasmi.”
“Ritira tutto, Alphard Black, o lo dico a mia madre.”
“Tu ritira tutto, Marcus Greengrass2, o lo dico alla mia.”
✩
“È pallido. È troppo pallido. È normale, secondo lei?”
“È caduto dalla scopa da un’altezza considerevole, Marcus, ma sta bene, fidati. Sta solo riposando.”
“È sicura che si riprenderà?”
“Sicura come sono sicura che il sole si leverà domani. Ora va’ a dormire, non voglio essere costretta a riportare al preside che sei fuori dal tuo dormitorio a quest’ora.”
“Tornerò domani mattina.”
“Va bene, testone.”
✩
“Sei pallido, fratello.”
“Sei venuta fin qui solo per dire cose ovvie, sorella?”
“Ho saputo che stai morendo.”
“Di nuovo, un’altra cosa ovvia.”
“Allora è vero.”
“Non è una domanda.”
“No. Non è una domanda.”
“Se me lo chiedi, sì, è vero.”
“Che cos’hai?”
“Non lo so. Non me l’hanno saputo dire. Sembra mi stia consumando a poco a poco. Potrebbe essere un qualche male che scorre nel sangue di famiglia, anche qualche nostro avo è morto allo stesso modo.”
“Cosa vorresti insinuare?”
“Niente. Però sta’ attenta, sorella. Non si sa mai quando sei qui e quando non ci sei più.”
“Sapevo che non dovevo venire.”
“Allora perché sei qui?”
“Cercavo assoluzione, Alphard.”
“Dove? In me? Pensavi che vedermi quasi morto ti avrebbe fatto sentire in colpa per avermi rifiutato anni fa? E cacciato dalla famiglia e da quel tuo arazzo della malora?”
“Sì.”
“Sì, cosa?”
“Cercavo assoluzione in te. Qui. In questa camera. Ai piedi del tuo letto.”
“E l’hai trovata?”
“Speravo fossi tu a darmela.”
“Ti ho perdonata anni fa, sorella. Non porto rancore, non ne sono capace. Quindi puoi andare, puoi tornare a casa e dormire sonni tranquilli. E quando ti arriverà la notizia che sono morto, puoi consolarti sapendo che sono morto senza odiarti.”
“Neanche io ti odio.”
“Ma nemmeno mi ami. Lo so. Lo capisco.”
“Il nome dei Black—”
“Viene prima di tutto. So anche questo.”
“Non morire da solo, Alphard. Per favore.”
“Tutti moriamo soli, Walburga, non lo sai?”
“Alphard…”
“Okay. Non sono solo. Non più.”
“Addio, allora.”
“Addio.”
✩
“E così te ne andrai.”
“Sei il primo che entra qui dentro e non mi dice che sono pallido. Un record.”
“Scemo fino alla fine, vedo.”
“Posso dirti una cosa, Frederick?”
“Certo. Quello che vuoi.”
“Mi mancava la tua risata. Non ridiamo così da quanto tempo…?”
"Credo da anni. Sembrano secoli.”
“Mi fai una promessa?”
“Di nuovo: tutto quello che vuoi.”
“Vivi. Vivi una vita lunga anche per me. E ricordami, se puoi. Se vuoi.”
“Certo che voglio. E ti ricorderò sempre, Alphard. Non ti ho mai dimenticato, d’altronde.”
“Sono parole pericolose, possono far riaprire vecchie ferite.”
“E tu sei già abbastanza ferito, lo capisco.”
“Scusa. Non posso. Non ora.”
“Non scusarti. Ne è passato di tempo. E ormai è tardi.”
“Ti ho amato tanto, Frederick. Credimi.”
“Ti credo. Ti ho amato tanto anche io, Alphard.”
✩
“Vuoi che chiami il Medimago?”
“No, Lin3, va bene così.”
“Alphard…”
“Sapevi che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Ci siamo.”
“Lo sapevo, eppure speravo non arrivasse mai.”
“Non me ne andrò. Non dal tuo cuore, almeno. So che mi conserverai lì dentro per lungo tempo.”
“Finché vivrò. E anche dopo.”
“Ti porterò ovunque andrò, Lin. Ti amo.”
“Ti amo.”
✩ ✩ ✩
NOTE
1. Frederick Nott: ho solo dato un nome di battesimo al Nott introdotto dalla Rowling
2. Marcus Greengrass: nonno di Astoria e Daphne; personaggio di mia invenzione
3. Lin: la conoscerete meglio; personaggio di mia invenzione
Oggi arrivo con qualcosa di diverso dal solito: una serie di piccoli estratti formati solo da dialoghi. Spero vi sia piaciuto questo esperimento ♡ alla prossima!