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Autore: Wolfgirl93    08/10/2022    0 recensioni
La vita di Rei cambia dopo un avvenimento che sconvolge la sua famiglia, da quel momento le si para davanti un bivio e lei deve trovare il coraggio per percorrerlo e per scoprire la persona che vuole essere veramente, riuscirà a farcela e sarà disposta a perdere qualcosa lungo il suo viaggio?
Fatti, persone e avvenimenti sono totalmente inventati
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2


 

Rei sentiva il cuore in gola, quel lavoro le serviva eppure cosa aveva fatto? Aveva dato uno schiaffo al suo capo e poi se n’era andata, era già un miracolo che quel tipo non l’avesse denunciata.

Ken si fermò di fronte alla porta dell’ufficio di Alexei e bussò, si sentì un ‘falla entrare’ che fece gelare la ragazza sul posto.

“Vai prima che si irriti ancora di più.” Sussurrò Ken facendole cenno di andare verso la porta.

Rei prese un respiro profondo e varcò la soglia, si chiuse la porta alle spalle e guardò Ivanov che la guardava, non era dietro al scrivania come sempre, questa volta vi era poggiato sopra dalla parte delle poltrone, più vicino a lei.

“Guarda un po’ chi si vede, hai avuto un bel fegato a tornare te lo concedo… Sai avevo quasi scommesso che non saresti più tornata. Ora vieni qui.” La voce del più grande era seria e fredda, diversa da quella che usava sempre per parlare con lei.

La ragazza camminò con calma verso l’uomo, sapeva che aveva sbagliato e sapeva che le sue azioni non potevano essere impunite, si fermò a pochi passi da Ivanov e lo guardò.

Ivanov le sorrise prima di spingerla contro una poltrona sovrastandola.

“Non ti licenzierò solo perché hai avuto fegato e devo concedertelo, ma se farai un altro passo falso giuro che ti licenzierò in tronco o magari potrei dire ai nostri avventori che sei gratis per tutta la notte.” Ivanov non scherzava, era serio mentre diceva quelle parole e Rei spalancò gli occhi, voleva venderla come se fosse carne da macello o una puttana?

“Non fare quella faccia, non sai che non si morde la mano che ti nutre? E’ una regola principale da seguire sempre ma vedo che tu non sei stata molto attenta alle lezioni.” Alexei le poggiò una mano sul viso mentre la guardava. “Questo ti toglierà almeno 50.000 dal tuo stipendio e sono stato magnanimo perché chi mi sfida non ha vita semplice, ora alza il tuo bel culo da qui e vai a lavoro se non vuoi che ci ripensi e ti attacchi un bel cartello addosso per farti scopare da chiunque lo veda.” Era un sussurro quasi dolce ma Rei sentì il gelo nelle vene.

“S… Sì signore, mi scusi… Non succederà più…” Sussurrò sommessa la ragazza mentre abbassava lo sguardo, Ivanov la lasciò andare alzandosi e lasciandole lo spazio per uscire dalla stanza, la guardò andare via e sorrise.

 

Rei uscì di corsa dall’ufficio e ignorò perfino Ken che la stava aspettando sul pianerottolo.

“Ken.”

Il moro si voltò e guardò il suo capo aspettando di sapere cosa avesse da dirgli.

“Tienila d’occhio.”
Ken annuì prima di seguirla, sapeva quanto Ivanov fosse ligio alle regole e il moro ancora si chiedeva come Rei fosse ancora lì, soprattutto con un lavoro; l’ultima volta che qualcuno aveva disobbedito a Ivanov o gli aveva mancato di rispetto era stato licenziato in tronco ma la ragazza era ancora lì, sicuramente il grande capo aveva dei progetti per lei o forse conosceva qualcosa che gli altri ignoravano.

 

Una volta entrata negli spogliatoi Yuki l’abbracciò di slancio. “Dio pensavo che il grande capo ti avrebbe licenziata, Ken mi ha detto cosa hai fatto e cazzo hai avuto fegato Rei!” Disse prima di darle una pacca sulla spalla “Solo non farlo mai più ok? Non voglio perdere un’altra collega e le altre mi stanno antipatiche.” Scherzò parlando a bassa voce facendo ridere anche la mora, ora sì che si sentiva più rilassata.

“Penso che non avrò più il coraggio di fare nulla, Iva… Il grande capo mi ha minacciato di mettermi un cartello addosso per farmi usare da tutti e la cosa mi fa sentire male.” Disse rabbrividendo.

“Oh quella minaccia, pensavo avesse smesso con queste cazzate, quanto è ripetitivo! Lo ha detto anche a me, solo che è solo tutto fumo e niente arrosto, se lo facesse ci sarebbero troppi controlli al locale e in più sa che gli portiamo i soldi qui quindi non si permetterebbe mai a licenziarci, solo stai attenta, certe minacce possono essere innocue ma tutto il resto è fin troppo vero, quel tipo non scherza.”

Rei annuì e iniziò il suo turno con Yuki , la serata andò bene e fin troppo veloce e la ragazza tornò a casa accompagnata dall’amica e poi una volta a letto dormì subito.

Ormai con quei turni andare in università era diventato faticoso ma quella mattina riuscì a svegliarsi discretamente presto per poter seguire qualche ora; quando arrivò nel campus però trovò diverse persone che la guardavano male e poi sentì diversi sussurri mentre camminava.

‘E’ la figlia di Nobu il tipo che è stato rapito perché ha rubato dei soldi’

‘Non voglio sedermi accanto ad una truffatrice!’

‘Rei la figlia del tipo che ha imbrogliato una gang? No grazie non voglio amici così’

Tutte quelle parole le fecero male, sapeva che i suoi amici non erano veri ma non pensava che fossero così stronzi da trattarla in quel modo per una colpa che ha suo padre e non lei.

 

Cambiò idea e invece di andare a lezione decise di andare alla facoltà di economia dal suo ragazzo, sapeva che quel giorno avrebbe avuto lezione nell’aula che dava sul giardino quindi lo aspettò lì, quando vide molti studenti uscire si alzò sorridendo già pronta a salutare Masaki.

Quando però lo vide uscire stava parlando con una ragazza bionda, capelli lunghi, una pelle da invidiare e delle ciglia lunghe come quelle di un cerbiatto.

Rei si avvicinò ai due arrabbiata, chi era quella?

“Amore.” Disse provando a non far notare la rabbia nella voce e Masaki la guardò per qualche secondo confuso prima di sorriderle.

“Rei, non pensavo che venissi qui oggi, oh lascia che ti presenti Emma, è una mia nuova compagnia di corso, i suoi genitori sono i Kurosawa quelli che gestiscono la banca qui in città.” Spiegò il biondo prima di fare un passo indietro facendo presentare le due ragazze.

“Piacere sono Emma.” Disse dolcemente la ragazza.

“Rei.” Strinse la mano della biondina e le sorrise appena “Amore andiamo?” Non le piaceva sembrare una bambina viziata ma voleva andarsene da lì.

“Oh si, Emma ci vediamo domani, grazie per la spiegazione di oggi sulla lezione.” Masaki non era un tipo sdolcinato, era più che altro un tipo diretto che sapeva cosa voleva, eppure in quel momento agli occhi di Rei sembrò diverso.

Mi sto sicuramente sbagliando.

Pensò mentre tirava per il braccio il suo ragazzo.

“Quindi tu e Emma siete amici?” La voce di Rei era acida, era geloso era ovvio ma soprattutto era ancora arrabbiata per le voci che aveva sentito nel campus.

“Sì, l’ho conosciuta oggi al corso ed è molto simpatica, in più mi ha aiutato a capire un argomento che non mi era chiaro.”

“Non potevi chiedere al professore, ovvio, Emma era lì pronta per aiutarti!” Sibilò voltando il viso dalla parte opposta.

“Che c’è? Rei non sarai gelosa, spero! E’ un’amica e tu sei la mia ragazza! Scusa però se ho amiche femmine e se parlo con qualcuno quando tu decidi di non presentarti da me se non per lavorare dai miei! Non pensi che anch’io abbia bisogno di avere qualcuno accanto?! Non sei al centro del mondo, lo sai?!” Masaki non aveva mai alzato la voce ma in quel momento lo fece e Rei lo guardò scioccata, era quello il problema? Lei non gli dava le attenzioni che voleva?

“Sai cosa? Ho sbagliato a venire qui oggi, forse è meglio che torni a starmene da sola così non ti darò noia mentre la tua cara Emma ti da lezioni, provaci con le magari ti da anche altro, proprio quello che vuoi!” Sputò quelle parole come se fossero veleno e se ne andò ignorando Masaki che le urlava di tornare indietro.

Era ferita e stanca, nessuno sembrava capire cosa stesse passando: suo padre era stato rapito, sua madre era diventata un automa che lavorava, mangiava e dormiva e lei era l’unica che si districava tra studio e due lavori di cui uno notturno, cosa doveva fare? Essere felice di quella situazione e magari concedersi una scopata con Masaki per farlo felice?

Scosse il capo mentre ricacciava indietro le lacrime, quel giorno andò a lavoro dai genitori del suo ragazzo e felice che lui non ci fosse, lavorò le due ore pattuite poi tornò a casa per farsi un bagno caldo e prepararsi alla serata che l’avrebbe aspettata.

Arrivò a locale furiosa e Yuki la guardò cambiarsi con un po’ di timore. “Rei è successo qualcosa?” Chiese cauta.
“Il mio ragazzo è uno stronzo ecco cosa!” Gridò mentre guardava l’amica con le lacrime agli occhi, era nervosa, arrabbiata e ferita.
Yuki l’abbracciò accarezzandole la schiena “Sono qui se vuoi parlarne.”
Rei sapeva bene che conosceva Yuki da meno di un mese eppure sentiva quasi come se potesse fidarsi di lei, le raccontò tutto, di suo padre, della situazione della sua famiglia, dei suoi ‘amici’ e infine di Masaki.

“Mi sembra di avertelo già detto che quel tipo non mi piace e dovresti lasciarlo ma adesso ho la conferma, è uno stronzo Rei e se in una situazione delicata come questa lui non riesce a starti vicino allora non merita di averti come fidanzata!” Borbottò la ragazza guardando l’amica, Yuki era visibilmente arrabbiata, odiava le persone così e in più se questo Masaki pensava solo al sesso per mantenere la sua relazione allora poteva anche andarsene a quel paese. “Facciamo così, per stasera sei single quindi trova qualcuno che ti piace e offrigli un servizio speciale, ti do il permesso.”
Rei guardò la più grande divertita, stava dicendo sul serio? “Mi dai tu il permesso?” Chiese ridacchiando prima di abbracciare Yuki . “Grazie ma sto bene così, comunque per ora voglio vedere come andrà la relazione con Masaki e nel caso accetterò questa proposta.” La mora era fedele, odiava i tradimenti e non avrrebbe mai voluto tradire Kisaki.

Quando le due uscirono dallo spogliatoio il locale si stava riempiendo, i soliti clienti abituali chiesero birre e altri drink e le varie cameriere si misero a servirli, erano quattro quella sera, una di loro sembrava essere stata licenziata per qualche motivo sconosciuto ma nessuno fece domande.

Rei aveva capito che quelle telecamere di sorveglianza potevano sia vedere che sentire le loro conversazioni quindi parlare male di Ivanov non era mai una buona idea, almeno non lì.

Quella notte ci furono dei nuovi clienti, ad un tavolo erano seduti diversi ragazzi e per la prima volta nessuno ci provò con Rei o con Yuki , era gentili, educati e a volte solo un po’ sciocchi quando le chiedevano qualcosa ma erano simpatici; prima di mezzanotte Rei riuscì a conoscere i loro nomi: il ragazzo biondo un po’ in carne si chiamava Shiro, quello più alto e magro era Hiro e infine c’era Keisuke, era moro e la ragazza si sentiva sempre in soggezione quando lui la guardava, i suoi occhi erano color ossidiana, profondi e bellissimi, e una parte di Rei si sarebbe voluta perdere lì dentro.

 

Alle due di notte Rei si mise seduto al bancone, era stanca ma aveva ancora un’ora di lavoro.
“Hey, sei nuova qui?”

La mora si voltò e notò un ragazzino di circa la sua età che la guardava curioso. “Sì, lavoro qui da un mese circa.” Spiegò la ragazza incerta, chi era?
“Oh, beh piacere di conoscerti io sono M…” Il ragazzino non fece in tempo a finire la frase che Ken lo chiamò “Michael! Smettila di dare fastidio alle ragazze!”

Michel, questo sembrava essere il nome del ragazzino biondo, gonfiò le guance e guardò verso il moro. “Non gli sto dando noia Kenny!” Borbottò prima di scendere con un balzo dallo sgabello su cui era seduto, era alto quanto lei, forse qualche cm in meno e sembrava così carino con quei pantaloncini corti rosa confetto. “Devo andare, buon lavoro!” Pigolò felice mentre trotterellava verso Ken e lo baciò.

Rei era rimasta sconvolta, quei due stavano insieme? Aveva sempre pensato che Ken avesse quasi trent’anni e quel ragazzino forse ne aveva 20.

Yuki arrivò al bancone e riuscì a vedere l’espressione di Rei assieme alla scena del bacio. “Quindi hai conosciuto Michael?” Chiese la ragazza prima di scoppiare a ridere nel vedere l’amica ancora così scioccata. “Se te lo stai chiedendo, sì stanno insieme, in realtà da quasi cinque anni.” Spiegò.

“Wow non l’avrei mai detto, ma quanti anni hanno? Cioè non voglio farmi i loro affari ma sono solo curiosa…” Rei era fin troppa curiosa in quei casi, ma alla fine quei due erano carini.

“Michael ha diciannove anni mentre Ken ventotto, si sono conosciuti quando io e Michael andavano a scuola assieme, pranzavamo sempre insieme dopo la scuola e comunque è lui l’amico che ti dicevo, quello dell’operazione in America.” Yuki notò come l’espressione di Rei fosse nuovamente scioccata e rise.
“Scusa è che non l’avrei mai detto, cioè ha dei tratti così belli… Vorrei diventare così un giorno….” Mormorò prima di sospirare, il viso di Michael era delicato ma con dei lineamenti leggermente marcati, il suo corpo invece era androgino ma bellissimo.
‘Riuscirò anch’io ad essere così un giorno?’ Si domandò nella sua mente mentre guardava la sala piena di persone.
“Ci riuscirai, alla fine sì sarà dura con la faccenda di tuo padre ma prima o poi realizzerai il tuo sogno.” Yuki era quel tipo di persona che vedeva sempre il positivo nelle cose e una persona così serviva nella vita di Rei.

 

Qualche giorno dopo Yuki presentò per bene Michael a Rei, i due passarono buona parte della serata a chiacchierare su diverse cose prima di concentrarsi sull’operazione, Michael le aveva confessato che era stato Ken a pagargli il viaggio e l’operazione visto che lui appena uscito dalla scuola non poteva permetterselo; Rei trovò quella cosa dolce e un po’ li invidiò, anche Masaki avrebbe fatto così con lei?

 

I giorni intanto passavano e di Masaki nemmeno l’ombra, arrivò un altro lunedì, un altro trasferimento di soldi e un altro ultimatum per altri 150.000 yen; la vita di Rei vorticava attorno a quelle cose e gli unici momenti di svago o di felicità li stava avendo a lavoro con Yuki e Michael.

 

Riuscì a vedere il giorno dopo Masaki all’università, andò solo per portare un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca del campus, ovviamente era con Emma e i due sembravano essere molto affiatati.

“Stronzo” Sussurrò la mora prima di scuotere il capo andandosene dopo aver consegnato il libro, quando tornò a casa parlò di quella cosa con sua madre e quello che sentì la ferì più di ogni altra cosa.
“Tesoro, Masaki è un uomo e come tale ha bisogno di certezze e di cose concrete, parlando con la madre di Masaki ho saputo che non avete ancora fatto quel passo e beh sicuramente lui si sta guardando attorno per quello. Sai dovresti lasciarti andare, con tuo padre non ho avuto problemi a farlo e il piacere è arrivato dopo, ma alla fine se vuoi tenerti Masaki – visto che è un buon partito – ti consiglio di lasciar perdere queste paure stupide e lasciarti andare!” Kumiko era calma mentre diceva quelle cose, parlava del sesso come si qualcosa di importante, come di un atto d’amore o di una certezza, Rei era sconvolta e disgustata oltre che ferita, se neppure sua madre la capiva allora chi poteva farlo? La risposta a quella domanda era semplice ed erano le uniche persone che si erano rivelate veri amici fino a quel momento.

 

Non disse nulla sua madre, uscì semplicemente di casa per andare a lavoro e pensò di voler distruggere il mondo intero.

 

A lavoro la situazione sembrò quasi migliorare, Yuki la ascoltò mentre si sfogava e la strinse mentre inveiva su quelle parole.

“Questa è la visione più arcaica e maschilista del mondo, il sesso è una certezza per un uomo? La certezza per cosa che io ho vagina e lui un pene?!” Alzò la voce e Michael ridacchiò

“Dio odio quando devono difendere gli uomini in tutto e per tutto, se tua madre crede che la colpa sia tua allora non ha capito nulla della vita, per Masaki invece ho solo brutte parole per lui quindi è meglio se me ne sto zitta e torno a lavoro!” Yuki sbuffò prima di andare verso un tavolo e lasciare Rei con Michael.

“Yu ha ragione, quando non avevo ancora intrapreso il percorso avevo paura a farlo con Kenny, paura che il mio corpo non mi andasse bene a tal punto e quindi ho voluto aspettare; io e lui stiamo insieme da cinque anni e lui ha aspettato fino a qualche mese fa, non mi hai mai fatto pressioni o altro ha semplicemente assecondato la mia scelta come dovrebbe fare un bravo fidanzato. Quindi se Masaki crede di doversi guardare intorno perché tu non gliela dai allora non è il tipo giusto per te.” Concluse Michael.

Rei si sentiva più calma in quel momento, si era sentita così sbagliata mentre parlava con sua madre, si sentiva strana per non averlo voluto fare con il suo ragazzo e in difetto per essersi arrabbiata alla vista del suo ragazzo con un’altra, ma ora capiva che non era lei ad essere sbagliata ma era sbagliata l’idea che sua madre e Masaki avevano dell’amore.

 

Dopo quella sera passarono altre due settimane prima che Masaki si facesse nuovamente vivo, andò personalmente a casa di Rei nel pomeriggio e le chiese potevano parlare in camera.

“Mi dispiace se ti ho fatto ingelosire, Emma è solo un’amica niente di più, mentre tu sei la mia ragazza…” A quelle parole la mano del biondo si mosse lentamente lungo la coscia di Rei. “Solo che sai, noi uomini abbiamo dei desideri da soddisfare a volte e molto spesso da soli non ci riusciamo…” Quelle parole erano così dolci quanto stupide nella mente di Rei.

La mora infatti gli schiaffeggiò la mano e lo guardò sprezzante “Se proprio vuoi saperlo anche le donne hanno quei desideri e io a differenza tua mi accontento della mia mano, ho autocontrollo e non ti imporrei mai di fare qualcosa per cui non ti senti pronto. Ora se il tuo intento è portami a letto puoi anche andartene!” Sibilò indicando la porta.

Masaki la guardò per qualche secondo ancora scioccato da quelle parole prima di schioccare la lingua ed emettere un verso frustrato, pochi secondi dopo era fuori dalla sua stanza, Rei sentì Kumiko e il suo ragazzo parlare ma non volle ascoltare nulla.

“Fanculo a tutti, io sono questa e non basteranno paroline dolci per farmi cambiare!” Ringhiò prima di lasciarsi cadere sul letto affondando il viso nel cuscino.

Quello stesso giorno la madre di Masaki la chiamò per dire che avevano trovato una nuova commessa per il negozio e quindi lei non serviva più.

 

Ovviamente per sua madre era solo colpa sua. “Masaki è venuto qui per darti una possibilità, ho organizzato io questo incontro proprio per quello, ma giustamente ora Kaede ha deciso che non ti vuole più a lavoro da loro!” Sua madre era arrabbiata, arrabbiata per qualcosa che Rei non capiva.

“Non ti sei mai chiesta come posso sentirmi io?! Non voglio perdere la verginità perché non mi sento a mio agio con il mio corpo! Non volevo nascere donna ma ora voglio solo finire questa faccenda con papà, riportarlo a casa e poi andare in America per operarmi!” Lo aveva urlato con rabbia, ma alla fine era riuscita a dirlo a sua madre anche se non nel modo che voleva. “Sto mettendo da parte dei soldi quindi non dovrete darmi nulla, farò tutto per conto mio...”

Kumiko si portò le mani alla bocca come se sua figlia avesse detto qualcosa di terribile “Sei un’ingrata!” Uno schiaffo arrivò sulla guancia di Rei che guardò sua madre scioccata.

“Tuo padre è chissà dove e tu non riesci ad essere una figlia come si deve?! Chi ti ha messo queste idee in testa? Sono le persone con cui lavori? Sapevo che lavorare in quel posto ti avrebbe cambiata, dov’è la bambina dolce e carina che indossava vestiti rosa e che mi chiedeva di truccarla? Dov’è la bambina che mi rubava i vestiti per indossarli o che mi parlava del suo fidanzatino?! Perchè non puoi essere come le altre?! Perchè devi sempre rovinare tutto?!” Urlò Kumiko guardando la figlia come se fosse un’estranea.

 

Rei scosse il capo con le lacrime agli occhi “E io che pensavo che avresti capito, mi sbagliavo…” Si limitò a dire prima di andare in camera e preparare una borsa, ci mise dentro qualche vestito e qualche soldo oltre che la chiave della piccola cassaforte nascosta che aveva in camera, non voleva restare lì un altro minuto.

Uscì di casa senza dire nulla mentre sua madre piangeva, quando arrivò a lavoro chiese a Yuki se poteva dormire da lei e l’amica fu più felice di poterla ospitare. Quella serata fu lungo, fin troppo per i gusti di Rei e quando arrivarono le 3 seguì l’amica con l’auto verso casa sua; l’appartamento di Yuki era piccolo ma carino, ogni stanza sembrava essere stata arredata da un interior design ma in realtà era tutto stato fatto dalla ragazza che adorava arredare.

Rei dormì nel letto con l’amica e durante la notte parlarono di quello che era successo, si addormentarono abbracciate mentre il sole sorgeva.

 

Rimase da Yuki per due giorni, sua madre non la chiamò neppure ma il lunedì era arrivato e lei voleva essere lì con lei, tornò a casa in serata poco prima della telefonata e non ci fu nessuna comunicazione fra loro se non qualche domanda sui soldi; dopo la chiamata Rei tornò in camera e mise al loro posto le varie cose che aveva portato via, aveva già provveduto a lasciare i soldi per la prossima settimana quindi andò a mettere i soldi in più nella sua cassaforte ma quando spostò il doppiofondo del cassetto trovò la sua cassaforte rotta.
“No! Ti prego dimmi che non l’ha fatto!” Pregò Rei prima di guardare per bene la cassaforte per vedere che era completamente vuota.
Sentì le lacrime iniziare a scorrerle dal viso, era riuscita a mettere da parte quasi 1.000.000 yen che non era nemmeno sicura sarebbero bastate il viaggio e le operazioni, eppure quei soldi ora non c’erano più.

Scese da sua madre furiosa come non mai mentre aveva ancora le lacrime agli occhi. “Dove li hai messi?!” Urlò con le mani che le tremavano.

Sua madre non fece una piega era indifferente mentre guardava la tv “Tuo padre avrebbe dovuto pagare le rate del mutuo ma ormai è quasi due mesi che non paga e la banca mi ha chiamato oggi per dirmi che stavano per pignorarci la casa, cosa potevo fare? In più quei soldi non erano per qualcosa di importante.”
“Ma erano miei! Ho lavorato giorno e notte per quei soldi e potevi chiedermeli, avremo potuto pagare una rata alla volta! Cosa ti sono serviti tutti quei soldi?!” Chiese Rei infuriata mentre continuava a piangere e urlare contro sua madre che sembrava la persona più placida del mondo.
“Ho finito di pagare il mutuo.” Kumiko guardò la figlia quasi annoiata. “Smettila di piangere, hai aiutato la tua famiglia, è così che fanno le figlie!”
A quelle parole Rei non ci vide più “Vaffanculo! Tu e questa fottutissima famiglia! Non mi hai mai capito e mai lo farai! Me ne vado!” Urlò andando in camera, chiuse la porta a chiave e iniziò a preparare le valige.
Quando uscì di casa era ormai in ritardo per il lavoro ma riuscì a mettere le valigie nella sua auto – quella che aveva comprato usata qualche anno prima – e partì verso il locale, stava ancora piangendo quando entrò e Yuki subito la accompagnò sul retro del bar per parlare.

Rei le raccontò tutto mentre continuava a piangere e Yuki sentì il cuore stretto in una morsa nel vedere l’amica così, le disse che avrebbe potuto dormire da lei e dividere l’affitto ma Rei era disperata in quel momento, ogni suo sogno sembrava essere svanito nel nulla per colpa di sua madre.

 

Quella sera non riuscì a dare del suo meglio per i clienti e alcuni si lamentarono mentre altri cercarono di farla sorridere e chiederle cosa avesse che non andava, Keisuke fu uno di quelli, le propose persino di aiutarla e Rei decise che era finito il tempo di fare la brava ragazza.
“V… Voglio darti un servizio speciale…” Sussurrò al moro mentre lo guardava.
Keisuke rimase sorpreso ma subito annuì, aveva sentito parlare di quei ‘servizi speciali’ e riceverlo da Rei era quasi un sogno per lui.
La ragazza lo prese per mano e lo accompagnò verso una delle stanze sul retro, dentro la sua mente c’era una voce che le diceva di non farlo, che la implorava di non tradire Masaki ma alla fine mise a tacere quelle voci quando chiuse la porta e baciò Keisuke.

Le labbra del moro erano leggermente screpolate e sapevano di vodka, le mani del ragazzo andarono verso il viso di Rei mentre si lasciava andare a quel bacio schiudendo le labbra per poter assaggiare la cameriera.

La mente di Rei si spense lasciando solo che fossero quelle sensazioni a parlare, si lasciò andare a quelle sensazioni posando le mani sulle spalle di Keisuke, il tocco del moro era delicato ma deciso, la teneva vicina ma non osava azzardare troppo come se aspettasse che fosse lei a chiedere di più.

La mora fu la prima ad allontanarsi, sentiva il bisogno di aria e Keisuke la guardò affannato mentre le sorrideva.
“Sei bellissima, ma non voglio che tu faccia qualcosa che non vuoi…” Keisuke poteva vedere come Rei fosse combattuta quindi capiva bene che fare altro non era nei piani della ragazza.

“Grazie e scusa… Domani magari po…”

Qualcuno bussò alla porta e Rei arrossì, nessuno bussava a quella porta.

“Rei il capo ti vuole.” Ken le disse quelle parole e la ragazza impallidì, forse perché era arrivata in ritardo? Ok un’ora di ritardo è grave ma non voleva licenziarla vero? Non poteva, non ora che quel lavoro le serviva!
“Vai pure.” Keisuke le baciò nuovamente le labbra prima di sorriderle e farla uscire per prima.

 

Rei seguì Ken fino a alla seconda rampa “La strada la sai, io devo andare, sono solo stasera e devo controllare il locale.”
Già Ken stava lavorando in quel momento e giustamente serviva che fosse sempre presente per buttare fuori i clienti indesiderati.

“Certo, grazie per avermi avvertito.” La mora era agitata, Ivanov lo voleva vedere ma non sapeva cosa doveva aspettarsi, fece l’ultima rampa di scale pensando a qualsiasi scenario, tutti si concludevano con il suo licenziamento e questo avrebbe portato suo padre e lei a morire.
Bussò alla porta e pregò che Alexei fosse di buon umore e che le parole di Yuki fossero vere ‘sa che gli portiamo i soldi qui quindi non si permetterebbe mai a licenziarci’.
“Entra.” La voce di Ivanov era attutita dalla porta ma sembrava tranquilla o almeno era quello che Rei sperava.

Entrò nella stanza e la trovò illuminata come sempre, le luci al neon erano fin troppe luminose per quell’ora, Ivanov era in piedi vicino alla scrivania e la stava guardando da lontano prima di farle cenno di avvicinarsi, era nei guai.

“Signore, mi dispiace per il ritardo! Giuro che non accadrà più, può prendermi dei soldi dallo stipendio ma la prego non mi licenzi!” Pregò Rei guardandolo negli occhi mentre si avvicinava.

Ivanov la guardò sorpreso per qualche secondo prima di scuotere il capo. “Non ti ho chiamato qui per il ritardo, ho notato il ritardo e ho visto che hai parlato con Yuki , in più immagino che lei ti abbia avvertito sul fatto che le telecamere hanno un microfono quindi ho ascoltato la vostra conversazione, per capire – ovviamente – il motivo del tuo ritardo.” Mentì Alexei mentre la guardava, la verità è che si era interessato a Rei già da prima che lavorasse lì, aveva sentito di suo padre e aveva deciso che la voleva nel proprio locale, mano a mano che i giorni passavano però quella sua voglia di averla lì si era tramutata in altro, brava di lei e della sua bellezza grezza.

Rei non sapeva cosa dire, Ivanov aveva sentito tutto, da una parte era felice, magari viste le ragioni di quel ritardo non si sarebbe arrabbiato ma dall’altra parte non gli piaceva che la sua vita fosse ascoltata anche da persone esterne.

“Tua madre ti ha rubato i soldi che avevi messo, faticosamente, da parte per la tua operazione in America, in più ora non hai una casa e devi aiutare tuo padre.” Alexei si mosse verso di lei lentamente e si fermò di fronte a Rei.

Avevano circa trenta cm di differenza, Ivanov la guardava dall’alto con uno sguardo indecifrabile prima di riprendere a parlare. “Posso farti una proposta, un qualcosa che aiuterebbe sia te che me.” Ci fu una pausa in cui Rei lo guardò curiosa ma anche leggermente intimorita, ‘Ivanov Alexei non è un tipo da sottovalutare’ le aveva detto Yuki quando erano a casa sua.

“Ti pagherò l’operazione in America, pagherò il viaggio, l’alloggio e ogni spesa medica; ti comprerò ogni tipo di dispositivo che ti aiuti prima, dopo e durante l’operazione e tu dovrai solo giurare che sarai mia.” Sussurrò alzando una mano per accarezzarle il viso.
“Non voglio del sesso e nemmeno avere il tuo corpo per me, voglio solo che tu mi accompagni agli eventi importanti a cui parteciperò; ti comprerò vestiti costosi e gioielli e tu dovrai solo fare la carina davanti a tutti, sarai una specie di escort, senza però la parte delle prestazioni sessuali, ovviamente.” Ivanov prese un respiro prima di continuare. “Ovviamente verrai pagata extra per quello, ogni serata saranno almeno 100.000 yen, in tutto questo tu sarai libera di vivere la tua vita come vorrai tranne che per una cosa.” Lo sguardo di Ivanov si assottigliò prima di che un sorriso si formasse sulle sue labbra. “Non dovrai perdere la verginità.”

Rei lo guardò confusa, quella proposta era stata come un fulmine a ciel sereno ma quando Ivanov parlò della sua verginità questo la insospettì, da quando tempo la teneva d’occhio per sapere quelle cose? Da quanto tempo ascoltava le sue conversazioni con Yuki ? E perché non doveva perdere la verginità?!

Rei si sentiva in trappola, si sentiva come un cucciolo di tigre in balia di un grosso puma, era indifesa e sapeva che mostrare i denti avrebbe solamente peggiorato la sua situazione.
“Voglio una risposta ora.” La esortò Alexei .

La mora lo guardò mordendosi le labbra, prese un respiro profondo e provò a calcolare i pro e i contro e quando arrivò ad una decisione schiuse le labbra pronta a parlare.
 

   
 
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