I corvi del Karasuno non erano propriamemente adulti, non agli occhi di molte squadre. Così giovani, così insolenti e pieni di energie, talvolta mal indirizzate, esplosive nei momenti meno adatti.

Erano proprio dei pulcini, più grigi che neri, con la voce stridula a richiedere cibo in continuazione, a togliere le energie ai genitori, più per sfinimento che altro.

Al solo pensiero, Bokuto ghignava senza vergogna alcuna e Akaashi, il suo compagno, provvedeva a rimetterlo in riga riprendendolo con puntualità con uno schiaffo sulla nuca.

Kenma tendeva a immaginarsi il piccolo middle blocker dei Karasuno come il pulcino più piccolo della squadra, perché, dopotutto, aveva senso; ma quando ricordava i suoi salti incredibili, dall'altra parte della rete, a pochi centimetri da lui, vi erano solo immense ali nere di un adulto a entrare nella sua immaginazione. Ne vedeva la lucentezza, ne immaginava la morbidezza sulla punta delle dita... quel manto nero, a volte, era tutto quello che vedeva, ed era allora che la squadra dei corvi riusciva a segnare un punto. Come se, proprio quando diventavano un tutt'uno con gli animali che rappresentavano, essi trovassero il loro proprio equilibrio, e la perfezione.

Oikawa, dall'alto del suo naturale sprezzo per chi considerava interessanti avversari, li vedeva come piccioni. Grigi, un po' stupidi, poco aggraziati.

E terribilmente irritanti quando rilasciavano i loro escrementi in giro – o sulla sua testa, come era capitato un paio di volte.

Ushijima, beh... non si era fatto un'idea, al contrario di Tendo.

«Più che corvi, a volte sembrano spaventapasseri. A volte sembrano un insieme confuso di uccelli. Sono... strani».

Il capitano annuì, si perse per un attimo a pensare a Hinata, alla sua energia, all'ingenuità e al talento ancora grezzo e...

«Una piccola volpe...» si trovò a borbottare all'improvviso, attirandosi lo sguardo costernato del compagno e del resto della squadra.

Non era inusuale che se ne uscisse con frasi apparentemente sconnesse dal contesto, se non si parlava di pallavolo.

«Un corvo mezza volpe o una volpe mezzo corvo...» ragionò a voce alta Tendo, le braccia incrociate dietro la nuca. «Sembra insensato, ma non lo è... Hinata, intendo».

Quell'immagine scatenò qualche risata, la bocca del capitano si tese in un sorriso lieve.

A diversi chilometri di distanza, Hinata si ritrovò a starnutire dal nulla. A guardarlo da vicino, socchiudendo gli occhi e con un po' di immaginazione, si potevano notare giovani piume, arruffate e un po' bagnate, attorno alle sue spalle ancora strette.