NdA: è il compleanno del nostro caro Naruto, quindi dato che ho altre mille cose in sospeso, perché non scrivere una flashfic per lui? 

Ho barato un po' sono 531 parole, ma non lo diciamo a nessuno ;) 

Non so se sono riuscito a trasmettere ciò che volevo, vi auguro comunque una buona lettura!

Se quando Shikamaru vide il Kasekage di fronte alla porta di casa sua ne rimase stupito, certo non lo diede a vedere. 
«Tua sorella è in missiome.» disse, facendosi comunque da parte per lasciarlo entrare, era lui ad assegnare le missioni agli shinobi della Sabbia, sicuramente era al corrente. 
«Non stavo cercando lei.» rispose infatti Gaara, il trono monocorde come sempre. 

Neanche questo sembrò stupire l'ospite, il quale molto semplicemente pensò che avesse bisogno di una qualche collaborazione con il Villaggio della Foglia. Era pur sempre il consigliere dell'Hokage! Allo stesso tempo però, si interrogò sul motivo per cui Gaara avesse deciso di rivolgersi a lui piuttosto che direttamente a Naruto.

Il rossore più che insolito, che si era diffuso sulle guance del Kasekage rispose anche a questa sua domanda: si trattava di una questione privata.
E fu questo a destare il suo stupore: perché mai Gaara avrebbe dovuto parlare con lui per qualcosa di personale?

«Vorrei pranzare con te e Choji se siete entrambi liberi.». 
Shikamaru annuì senza sentire davvero, ancora preso da questo enigma che stranamente non riusciva a risolvere. 

«Con... me e Choji?» chiese confuso. 
Era stranamente stupito dalla piega presa dalla conversazione, per quanto si sforzasse non poteva trovare un solo motivo per cui volesse parlare proprio con loro due.

Fu durante lo stesso pranzo che si rese conto che la sua confusione era inevitabile, che tutta la sua intelligenza, il suo intuito e le sue capacità strategiche non avrebbero potuto prevedere quello... 

«Voi due siete i migliori amici di Naruto.».
Non una domanda, ma una constatazione. 
Questo, di nuovo, non stupì Shikamaru. 
Gaara conosceva l'intera storia di Naruto, l'aveva vista e aveva dedotto con certezza quasi spaventosa che loro due fossero i  suoi migliori amici. 

Non Sasuke, che aveva un rapporto incomprensibile ai più con l'Hokage, un legame fraterno che negli anni aveva valicato il limite dell'ossessione, per poi ritornare nei suoi ranghi. 
Non Kiba, suo compagno di scorribande e amico di mille avventure.
Non Sakura con cui aveva condiviso la sofferenza della perdita di Sasuke, gli anni della ricerca e l'inferno della guerra.
No. 
Aveva chiesto a loro. 
Loro due che avevano giocato senza pregiudizi con lui quando era un bambino solo e isolato da tutti.
Loro due, che avevano davvero creduto in Naruto fin dall'inizio. 
Gaara aveva tratto una conclusione e si era mosso di conseguenza. 

Non lo aveva visto arrivare e come avrebbe potuto, anche un genio come Shikamaru, prevedere tutto ciò? 
Come avrebbe potuto anche solo immaginarlo? 
Suo cognato, il glaciale demone Tasso, Kasekage della Sabbia, era andato da lui, con le guance rosse d'imbarazzo, con mesi e mesi di anticipo, a chiedere aiuto per organizzare una proposta di matrimonio come regalo di compleanno per il suo ragazzo.

Se quando Shikamaru vide il Kazekage arrossire e versare una singola lacrima, alla reazione di Naruto ne rimase stupito, certo non lo diede a vedere. 

L'Hokage aveva perso tutta la sua scarsa compostezza e saltava di gioia, abbracciando Gaara stretto, nascondendo il viso nel suo collo. 


Shikamaru osservava sorridendo dalla finestra dell'ufficio. 
Un ultimo sussurro affidato al vento, prima di raggiungere casa: «Buon compleanno amico mio...».