Love
and Death
“
Ero sola. Non venivo considerata come volevo. Mi mancava qualcosa, che
col
tempo
arrivò. Avevo bisogno di te, inconsciamente e
incomprensibilmente. Ti amo.“
Era
un giorno come un altro. Andavo a scuola, venivo scordata persino dai
professori,
ero
l’Emo della scuola. Andavo bene a scuola ed ero un Emo, due
ottimi motivi per
farsi
odiare
dall’intero istituto.
Avevo
i miei migliori amici in classe, per fortuna. Ginevra e Michael .
Ancora
non mi capacitavo di avere due persone così incredibili come
amici.
Ginevra
la conosco dai primi mesi di vita. Michael l’ho incontrato
cinque anni fa.
Ginny
interruppe i miei pensieri.
Ginny:
Ellie!!!
Io:
eh?
Ginny:
oggi usciamo.
Io
: Non ne ho voglia. Facciamo domani?
Ginny:
Me lo dici da un mese. Mi vuoi dire che succede?
Io:
Comincio a pensare che baciare i ragazzi e dopo scappare non sia una
grande
idea. O si innamorano loro, o le loro ex vogliono uccidermi.
Ginny:
Quando hai avuto questa lampante illuminazione?
Io:
Stanotte… Perché?
Ginny:
Ma tu dormire no, eh?
Risi,
risi di gusto. “Sarebbe troppo normale”, dissi.
Io:
Hai mai la sensazione che ti manchi qualcosa?
Lei
scosse la testa. Lasciai cadere il discorso.
Mi
convinse, uscimmo. Avevo quindici anni, allora.
Andammo
al parco, o meglio, mi costrinse.
Mi
sedetti sulla panchina. Sembrava un pomeriggio come un altro.
Vidi
un ragazzo. Era particolare, perfetto. Si vestiva da dark. Si
voltò.
Aveva
gli occhi castani, profondi e intensi. Mi innamorai a prima vista di
quello
sguardo.
Era alto, magro e bellissimo.
Ginny:
Oi.. Ellie?!
Io:
Eh?
Ginny:
Cosa stai guardando?
Non
risposi, forse ero troppo occupata ad essere attirata in quel campo
gravitazionale intorno a quel volto. Troppo bello, perfetto,
impeccabile.
Quegli
occhi erano contornati da una linea perfetta di Kajal. Non facevano che
acuirne
la bellezza. Mi lasciavano senza fiato.
Mi
sorrise. Era un sorriso perfetto, malizioso e innocente.
Il
ragazzo si avvicinò e mi chiese la strada più
vicina per il tabaccaio. Non
parlava la mia
lingua,
parlava il tedesco. Con un po’ di imbarazzo, e di paura di
sbagliare a parlare,
lo
aiutai.
Gli
chiesi il nome.
?:
Piacere Bill.
Io:
Piacere Ellie.
Mi
sorrise di nuovo. Di nuovo una sensazione di stretta allo stomaco, come
la
sensazione
di
vomitare.
Bill:
Allora ci si vede, magari.
Io:
Ehm.. Quando?
Bill:
Quando vuoi.
Mi
ringraziò e se ne andò con il suo cane, Scotty.
Ginny:
We.. Hai fatto colpo!
Io:
Magari.. è stupendo.
Ginny:
Va bene, mentre sogni , andiamo. Sono già le sette.
Annuì
e tornammo a casa.
Per
tutta la notte non feci che pensare a quel ragazzo
così particolare.
Non
facevo altro che farmi le domande più strane: “
Chi era? ; Da dove veniva?;
Come poteva essere così… così?;
L’avrei mai rincontrato?” .
Mi svegliai con il sole negli occhi e le urla di Ginny, che nel frattempo era passata a casa mia per andare a scuola insieme. Era tardi.
RECENSITEEE!!!