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Autore: guimug    11/10/2022    3 recensioni
L'amore può sopravvivere oltre la morte? La domanda per Patricia O' Brien sta per avere una sconvolgente risposta, proprio nel momento in cui sta per venire alla luce il suo bambino. Terzo capitolo della trilogia dedicata alla sfortunata storia di Patty e Stear.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Cornwell, Candice White Andrew (Candy)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love after life

 

Sotto la volta della stazione di Chicago densi sbuffi di vapore circondavano due ragazze, una già sul predellino di un vagone mentre l’altra le teneva la mano dalla banchina.

“Mi raccomando Patty, ricorda che da ora in poi devi vivere per tuo figlio! Ogni volta che lo guarderai sarà come ritrovare Stear nei suoi occhi, e così sarete sempre insieme.”

La giovane sul predellino guardò l’amica attraverso le lenti rotonde, con la mano libera si asciugò una lacrima che le stava sfuggendo stupendosi di averne ancora da versare, quindi disse

“Hai ragione Candy, ho il dovere di dare una vita felice al nostro bambino… ma ho paura di non esserne in grado! Ogni volta, quando penso che Stear non tornerà più, sembra che il cuore mi si fermi in petto, e forse sarebbe meglio così… almeno saremmo di nuovo insieme!”

“Non dire sciocchezze Patty!” esclamò la sua bionda amica “Credi forse che Stear sarebbe felice di sapere che ti stai arrendendo? Anche se non riesci ad accettarlo devi rispettare il motivo per cui si è arruolato, lo ha fatto perché aveva un grande cuore ed è questo che dovrai raccontare al vostro bambino!”

Un’anziana signora apparve dietro Patty circondandole le spalle con un abbraccio affettuoso.

“Candy ha ragione cara, Stear non c’è più ma quel che ti ha lasciato è il tesoro più grande e tu hai il dovere di averne cura!”

“Mi raccomando nonna Martha, le stia vicino il più possibile. Vi scriverò presto per sapere come procede la gravidanza e magari riuscirò a venire in Florida per la nascita del bambino.”

“Grazie Candy.” intervenne Patty “E grazie anche a te nonna Martha. Sì, mi sforzerò e ce la farò, per lui e per nostro figlio!”

In quel momento il treno fischiò forte dando il segnale di partenza, Patty e sua nonna rientrarono nel vagone chiudendo lo sportello e pochi secondi dopo con uno strattone il convoglio partì lasciando Candy sul marciapiede a pensare.

“Buona fortuna Patty! Sei forte e ce la farai, ma anch’io voglio esserlo! Siamo state messe a terra da un destino crudele ma sapremo trovare la forza per rialzarci!”

……………….


 

Da quel giorno di inizio aprile erano passati diversi mesi in cui per Candy il mondo si era praticamente capovolto. Aveva scoperto l’identità del misterioso zio William ed aveva finalmente visto riabilitare il suo nome all’interno del clan Andrew con grande disappunto dei Legan che, visto fallire il loro ultimo piano meschino che mirava ad accasarla con Neal, erano stati praticamente esautorati dal nuovo capo famiglia. Persino la zia Elroy, resasi conto dei raggiri a cui era stata sottoposta da Sarah ed Iriza Legan, aveva rotto ogni rapporto con loro e adesso vedeva con occhi migliori la giovane infermiera.

“Candy” le aveva detto un giorno “So che i nostri rapporti non sono stati dei migliori finora, e dopotutto non posso biasimarti se mi serbi rancore. Sappi che ho riflettuto molto e, qualora tu lo volessi, sarei pronta ad accoglierti in questa casa. Ma so anche che tu sei uno spirito libero che ama vivere seguendo il suo istinto, e questa dopotutto è un’ottima qualità. Vivi quindi come preferisci, ma ricorda che qui ci sarà sempre un posto per te in qualsiasi momento tu senta il desiderio di tornare. Ti prego d’ora in poi di considerarmi, se non come una parente, almeno come una persona degna della tua stima!”

Candy era rimasta allibita al sentire quelle parole, tanto che al momento non aveva saputo rispondere ma poi, ubbidendo per l’appunto al suo istinto, si era avvicinata all’anziana matriarca e l’aveva abbracciata. La zia Elroy era rimasta impietrita davanti ad un tale gesto poi aveva risposto a quell’abbraccio, certo in maniera meno passionale di Candy, ma sancendo in quel modo la fine di ogni sentimento di ostilità. Albert era felicissimo per quello che aveva visto ed aveva offerto a Candy la possibilità di tornare ad occupare una posizione sociale più in linea col proprio cognome, ma la ragazza aveva chiesto di poter rimanere una semplice infermiera che si prendeva cura delle persone più sfortunate.

C’era anche un altro motivo per cui voleva rimanere libera; in cuor suo sperava sempre che il destino le potesse regalare una nuova occasione per riavvicinarsi a Terence, soprattutto dopo aver saputo che il giovane attore aveva fatto ritorno sulle scene e si era separato da Susanna Marlowe. Albert ed Annie le avevano consigliato di correre subito da lui ma Candy voleva attendere, voleva che sia nel suo cuore che in quello di Terence i fantasmi del passato fossero placati. Avevano però ricominciato a scriversi, prima brevi messaggi e poi lettere sempre più lunghe e pian piano sembrava che il muro di ghiaccio stesse cominciando a sciogliersi. Si può solo immaginare la gioia della ragazza quando in fondo ad una lettera di Terence aveva trovato scritto “…per me non è cambiato niente!”

Nel frattempo viveva e lavorava alla Casa di Pony, che ormai grazie ad Albert era diventata una moderna struttura dove venivano accolti anche i bambini che la guerra aveva reso orfani di padre e che le madri non riuscivano più ad accudire, e fu lì che una mattina di agosto si sentì chiamare da Miss Pony

“Candy, vieni subito! È arrivata una lettera per te e credo sia importante!”

Pensando ad un romantico messaggio di Terence si affrettò a raggiungere la direttrice ma, quando ebbe la busta fra le mani, vide che la missiva non poteva assolutamente venire dal giovane Granchester. La busta era rosa e profumava leggermente di lillà, inoltre la calligrafia tremolante era inequivocabilmente femminile, voltandola vide l’indirizzo del mittente e trasalì impercettibilmente.

 

Martha O’Brien

Lilac Cottage

Fort Lauderdale – Florida

 

Una lettera di nonna Martha! Il pensiero andò subito a Patty ed alla sua gravidanza, facendo un rapido calcolo a Patty mancava circa un mese prima del lieto evento e fino a quel momento l’amica le aveva scritto che tutto procedeva bene e che stava pian piano recuperando la serenità. Ora però quella lettera della nonna la metteva in ansia, in fretta chiese il permesso di ritirarsi in privato ed aperta la busta cominciò a leggere.

 

Cara Candy come stai?

Sono nonna Martha e ti scrivo perché sono molto preoccupata per Patty! Ultimamente la mia nipotina è cambiata, la vedo pallida e tesa come se ci fosse qualcosa che la preoccupa enormemente.

Ho provato a farla visitare da un dottore, il suo responso è stato che fisicamente non ha alcun disturbo e che se mai il problema è di natura nervosa.

In effetti ho notato che da qualche settimana dorme con la luce accesa ed ha coperto gli specchi della sua camera da letto, inoltre sobbalza per ogni piccolo rumore e fatica a mangiare.

Ho paura che questa situazione possa nuocere al bambino oltre che a lei, per questo ti prego di raggiungerci qui a Fort Lauderdale; sono sicura che avere accanto una cara amica le permetterebbe di stare più tranquilla ed inoltre la tua competenza professionale potrebbe rivelarsi preziosa.

Comunicami tramite telegramma se e quando potrai arrivare, così che possa preparare tutto.

Un abbraccio

Nonna Martha”

 

Candy rilesse più volte quelle poche ma accorate righe, la sua amica evidentemente stava attraversando un momento molto difficile e lei non poteva certo tirarsi indietro di fronte ad una richiesta d’aiuto. Si recò quindi da Miss Pony e Suor Maria che non ebbero nessuna obiezione a concederle il permesso di allontanarsi, anzi si raccomandarono perché le tenesse informate circa l’evolversi della situazione. Sbrigate le formalità riguardo al biglietto ed al telegramma in capo a due giorni Candy si trovò sotto il caldo sole della Florida.


 

……………….


 

Una vettura era venuta a prenderla alla stazione ed ora stava varcando il cancello del Lilac Cottage, una graziosa costruzione bianca circondata da un giardino dove facevano bella mostra diversi alberi di lillà che in primavera di sicuro dovevano essere meravigliosi. In lontananza l’oceano brillava di un azzurro intenso e nel complesso il luogo trasmetteva pace e serenità. Appena scesa dall’automobile Candy fu accolta da nonna Martha che l’abbracciò con calore.

“Dio del cielo, grazie per essere venuta Candy!” esclamò l’anziana donna salutandola, e quelle parole pronunciate in un tono che tradiva un’ansia malcelata bastarono per spazzare via tutto il calore e la pace che la villa e la Florida stessa potevano dare.

“Nonna Martha, mi dica cosa succede!”

“Lo vedrai da sola Candy! La cameriera porterà il tuo bagaglio in camera, tu vieni subito da Patty”

Nonna Martha prese la giovane infermiera per mano e la condusse sul retro della casa, lì all’ombra di un pergolato una giovane donna in avanzato stato di gravidanza era seduta su una comoda poltrona di vimini. Vedendole cercò di alzarsi ma Candy, lasciando la mano dell’anziana accompagnatrice, la raggiunse e la rimise seduta.

“Patty, che fai!” le disse in tono allegro “Stai seduta, nelle tue condizioni bisogna evitare qualsiasi sforzo!”

La giovane ubbidì ma nel frattempo strinse forte a sé l’amica in un commosso abbraccio

“Candy, come sono contenta di vederti! È una magnifica sorpresa, perché non mi hai detto nulla del tuo arrivo?”

Nonna Martha intervenne “In realtà ho organizzato tutto io in fretta, ho pensato che la presenza di Candy ti avrebbe fatto bene in questo periodo. Lo sai, il momento si avvicina ed in questi ultimi tempi non sei stata molto bene…”

Patty guardò la nonna che aveva un’espressione contrita, poi si rivolse all’amica dicendole “La nonna ha ragione, mi stanno succedendo cose strane… strani avvenimenti, sento delle presenze che mi spiano. Candy, ho paura!”


 

……………….


 

Quella sera dopo cena le due amiche e nonna Martha si ritrovarono sulla veranda della villa e Patty cominciò a raccontare quel che le stava accadendo.

“Dopo essermi trasferita qui la primavera scorsa credevo di aver trovato un luogo perfetto per rimettere ordine nei miei pensieri, gli alberi di lillà in fiore e l’oceano vicino erano un toccasana. Facevo passeggiate e passavo lunghe ore nel giardino ricamando e pensando al mio futuro assieme al bambino” e mentre lo diceva si accarezzava dolcemente il pancione.

“Tutto è rimasto tranquillo fino a un mese fa quando ho cominciato a sentirmi inquieta. Sentivo come se qualcuno mi spiasse dietro le spalle, avvertivo chiaramente il suo sguardo puntato su di me e nel contempo avevo la sensazione di correnti d’aria gelida che mi investivano, cosa assurda per l’estate in Florida. Poi sono cominciati i rumori, i respiri rochi come di una persona che si sforzasse disperatamente di parlare e fra i rantoli mi sembrava di distinguere il mio nome, come se qualcuno lo stesse invocando disperatamente!”

Candy rabbrividì, il racconto che le stava facendo l’amica era agghiacciante, simili situazioni le aveva incontrate solo nei racconti dell’orrore ma l’espressione di Patty dimostrava chiaramente che quel che le veniva narrato era reale, almeno dal suo punto di vista.

“Patty, la nonna mi ha detto che hai anche coperto gli specchi della tua camera…”

“Sì Candy, una sera mentre stavo per coricarmi ho sentito ancora quella sensazione di essere osservata, allora mi sono girata di colpo ed ho fatto in tempo a vedere un’ombra nello specchio. Ho riguardato davanti a me ma non c’era nessuno, e non avrebbe potuto esserci visto che ero rivolta verso una parete… quindi chi mi osservava era dentro lo specchio!”

Patty ormai era sull’orlo delle lacrime, Candy comprese che era meglio lasciare che si calmasse e si alzò per andarle a prendere un bicchiere d’acqua. Rientrata in casa fu raggiunta da nonna Martha che le si avvicinò dicendole

“Patty non lo sa, ma quella sera in cui ha creduto di vedere qualcuno nello specchio io ero vicino alla sua stanza. Quando l’ho sentita urlare sono corsa subito e ti posso assicurare che non c’era nessuno, ma sul pavimento ho trovato qualcosa… non l’ho mai mostrato a Patty ma la cosa mi ha inquietato parecchio!”

L’anziana donna estrasse dalla tasca del vestito un piccolo oggetto e lo mostrò a Candy, lei lo riconobbe subito per un fregio militare ricamato, di quelli che portavano impresso il nome del soldato a cui apparteneva. Ne aveva visti tanti sulle divise dei reduci, ma questo recava il nome “Lafayette Squad. - Lt. Alistear Cornwell”.

“Nonna ma questo…”

“Sì Candy, è un fregio che doveva essere sulla divisa di Stear e che non ha senso si trovi qui! Stear se n’è andato da solo, Patty non l’ha mai nemmeno visto in divisa se non in fotografia, e quando è tornato cadavere non è stata fatta nessuna camera ardente. Come avrebbe potuto la mia nipotina esserne entrata in possesso?”

“Ma allora quell’ombra allo specchio?”

“Patty è convinta si tratti dello spettro di Stear, ma si vergogna ad ammetterlo. Personalmente non ho mai creduto ai fantasmi ma in questi ultimi tempi stanno succedendo cose troppo strane”

“Ma lei nonna ha mai visto nulla di tutto ciò?”

“So cosa vuoi dire Candy, ed in effetti io queste cose le so solo dai racconti di Patty. Ma il suo terrore è reale, non posso credere che si stia inventando tutto!”

“No nonna, non credo si stia inventando nulla… quel che dice di vedere e sentire per lei è reale e per questo anche pericoloso. Ho avuto a che fare con soldati tornati dal fronte che hanno avuto la mente sconvolta e con bambini rimasti orfani che, pur non avendo assistito a nessuna atrocità direttamente, hanno incubi terribili sulla morte dei loro padri in guerra. Voglio scrivere ad un amico, una persona che conosce molto bene questi disturbi per chiedergli un parere. Ora però torniamo da Patty!”


 

……………….


 

Erano passati circa dieci giorni da quando Candy era arrivata al Lilac Cottage ed aveva appreso dalla sua amica l’entità dei problemi che l’angustiavano. In quei giorni la situazione si era mantenuta abbastanza tranquilla, solo una sera Patty aveva dato segni di agitazione. Durante la cena si era alzata di scatto indicando la finestra ed asserendo di avere visto un’ombra dietro i vetri, Candy era uscita di corsa ma non aveva visto né sentito nessuno… eppure forse qualcuno c’era visto che un paio di impronte di stivali sicuramente maschili si trovavano impresse nel terreno sotto la finestra. Stivali chiodati come quelli militari, eppure quelle impronte avevano qualcosa di strano, la loro profondità e posizione non la convincevano del tutto. Candy le ricoprì alla meglio con delle foglie in modo che non si rovinassero e poi, ostentando sicurezza, rientrò in sala da pranzo per rassicurare le sue ospiti.

Nel frattempo il messaggio d’aiuto che Candy aveva mandato aveva raggiunto la persona desiderata così che un bel giorno la ragazza era seduta in un elegante caffè di Fort Lauderdale assieme a nonna Martha e ad un distinto signore che presentò come il professor Arthur Stanley, psicologo militare. Da quando Candy l’aveva incontrato sul treno che la riportava indietro da New York erano rimasti in contatto, ed il luminare l’aveva aiutata quando la sua professione l’aveva portata a confrontarsi con casi di stress connessi alla guerra. Ora il medico era stato messo al corrente della situazione e si era fatto un’idea in proposito.

“Escludendo l’ipotesi soprannaturale direi che la povera Patty stia soffrendo di un disturbo legato all’avvicinarsi del parto. Secondo il mio parere si sente responsabile, a livello inconscio ovviamente, di mettere al mondo un figlio che non conoscerà mai suo padre. Ho visto questo atteggiamento in altre donne che hanno perso i mariti al fronte, è quasi come se chiamassero il deceduto per permettergli di vedere il bambino ma allo stesso tempo abbiano paura che questi possa arrivare e portarlo via con sé. Questo stress è molto pericoloso perché potrebbe portare ad un rifiuto inconscio di partorire, cosa peraltro impossibile in natura, e quindi ad un parto molto difficile e pericoloso sia per la madre che per il nascituro.”

“Ma professore” chiese nonna Martha “Le apparizioni, gli oggetti trovati, le impronte… come le spiega?”

“Quando sono venuto oggi a casa vostra, spacciandomi per un membro del ramo del sud della famiglia Andrew, ho dato un occhiata a diverse cose. Le impronte di stivali a mio avviso sembravano fatte di proposito a mano e quel fregio ricamato è di una qualità troppo fine per uscire da una sartoria militare. Con Candy abbiamo fatto una piccola ispezione nei cassetti e nell’armadio in camera di Patty ed ecco cosa abbiamo trovato”

Il professor Stanley prese una borsa da cui estrasse un paio di stivali militari ed una scatola che conteneva fili e frammenti di stoffa del colore delle divise.

“Candy mi ha detto che Patty ama ricamare, ho idea che quel fregio lo abbia realizzato lei con questo materiale che abbiamo trovato in fondo al suo armadio assieme agli stivali. C’erano anche dei bottoni militari che probabilmente voleva usare per un’altra messa in scena.”

“Mi sta dicendo professore che mia nipote si sta inventando tutto, che è una pazza mistificatrice?”

Nonna Martha stava perdendo la calma, ma Candy intervenne in difesa del medico

“Nonna, nessuno pensa questo di Patty! Quel che il professore vuole dire…”

“Quello che voglio dire” continuò Stanley “è che Patty agisce in maniera inconscia, quando l’ansia la prende il suo cervello si disconnette dalla realtà. Ma non dovete preoccuparvi troppo, questo tipo di disturbo di solito scompare dopo la nascita del bambino per cui il mio consiglio è che voi le stiate accanto il più possibile fino a quel momento cercando di tranquillizzarla. Se ho capito bene non dovrebbe mancare molto al termine, circa due o tre settimane. Candy, faccio appello a lei ed alla sua professionalità!”


 

……………….


 

Da quell’incontro col professor Stanley le cose sembravano essere migliorate, Patty non aveva avuto più attacchi di panico e Candy aveva notato che anche l’umore dell’amica era notevolmente mutato. Complice la stagione mite Candy l’aveva condotta in giro con la scusa di voler vedere tutto della Florida e questo era servito come distrazione per la ragazza che aveva ripreso colore ed appetito. I giorni erano passati veloci e si era arrivati ormai alla sera del 24 settembre.

Quel giorno il tempo sembrava essersi messo a fare i capricci, l’atmosfera era opprimente e tutto faceva pensare che si stesse preparando un temporale. Patty era in silenzio, aveva passato la giornata leggendo e ricamando (sotto l’attento sguardo di Candy) e ora stava su una sedia a dondolo cullandosi. Ad un certo punto emise un piccolo gemito e si portò le mani al ventre, guardò nella stanza ma era sola. Un secondo crampo più forte la fece sobbalzare, possibile che fosse arrivato il momento?

“Candy, dove sei? Candy ho bisogno di te!” provò a chiamare ma evidentemente l’amica era in una stanza da cui non riusciva a sentirla, in quella un sordo tuono rimbombò cupamente. Decise di alzarsi per raggiungerla ma giunta sulla soglia un'altra contrazione violenta la bloccò, sentendosi mancare le gambe urlò “Candy, nonna Martha aiuto!” e crollò sul pavimento mentre le acque le si rompevano. Sdraiata sull’impiantito sentì chiaramente una corrente gelida investirla ed una voce roca chiamare “Paa... aaa… tty!” Urlò più forte e finalmente vide arrivare Candy e la nonna, un forte tuono preceduto da un lampo accecante fece udire la sua voce minacciosa mentre le donne la prendevano in braccio per portarla in camera da letto

“Candy… nonna… è qui, lui è qui… il mio bambino… Stear è qui!”

Nonna Martha piangeva mentre Candy cercava di prendere in mano la situazione, aveva assistito a innumerevoli parti sia in ospedale che in casa e quindi sapeva perfettamente cosa fare. Fece una corsa nella sua stanza a prendere una valigetta medica dove conservava garze, bende e disinfettanti e spedì, come nelle migliori tradizioni, nonna Martha in cucina a far bollire dell’acqua. Poi con l’aiuto di una spaventatissima cameriera cominciò ad assistere l’amica.

“Stai tranquilla Patty, ci sono qua io! Il tuo bambino sta arrivando e dobbiamo aiutarlo a venire al mondo!”

Patty ansimava in preda alle contrazioni, gemeva da spaccare il cuore ed intanto non smetteva di chiamare “Stear… Stear sei qui? Stear, il bambino… il nostro bambino!”

“Sì Patty, il bambino tuo e di Stear! Ma qui adesso ci siamo solo noi e dobbiamo aiutarlo!”

“No Candy, non capisci! Stear è qui per portarlo via! Stear vuole stare con suo figlio ma io non posso permetterlo… il mio bambino non deve nascere, non voglio che lo porti via!”

Candy era terrorizzata mentre la sua amica stava avendo una crisi nervosa, ecco qual’era la radice della sua paura! Si era convinta che Stear volesse il bambino, che fosse tornato dal mondo dei morti per portarlo con sé!

“Patty, ma cosa stai dicendo?” urlò Candy mentre teneva ferma l’amica in preda ad un’altra forte contrazione “Stear non potrebbe mai fare del male al vostro bambino, lui ti amava ed avrebbe amato anche lui!”

“No Candy!”diceva Patty fra un gemito e l’altro “Io non dovevo rimanere incinta e mettere al mondo un figlio senza padre! È colpa mia… Stear perdonami! Stear prendi me ma lascia vivere il nostro bambino!”

Candy era disperata, se Patty non collaborava c’era il rischio che madre e figlio morissero. In un angolo della stanza nonna Martha piangeva a dirotto mentre il tuono rombava violento fuori della casa accompagnato da lampi che proiettavano ombre sinistre nella stanza. Ad un certo punto Candy sentì distintamente una corrente gelida, possibile che Patty avesse ragione? Ma lei era una donna di scienza e capì subito che proveniva dalla finestra che il vento impetuoso aveva spalancato, ma questo le diede un’idea che forse avrebbe potuto funzionare.

“Va bene Patty, se non riesci a convincerlo tu ci penserò io! Ascoltami bene Stear, sono Candy! Io e te ci conosciamo da tempo vero? Sei sempre stato pronto ad aiutarmi quando i Legan mi maltrattavano e mi hai consolata quando è morto Anthony! Alla Royal S. Paul School sono stata io a farti conoscere Patty e se vi siete innamorati e solo merito mio! Ora non ti permetto di farle del male, non puoi comportarti in modo tanto meschino! Sei stato tu a volerti arruolare, se quell’aereo tedesco ti ha abbattuto la responsabilità è solo tua, Patty ha il diritto di vivere felice con il vostro bambino! Mi hai capito Alistear Cornwell?”

Il vento che entrava dalla finestra strappò il telo che copriva lo specchio sulla parete, un lampo illuminò la stanza seguito da un tuono fortissimo e Candy credette di… ma fu solo un attimo, Patty urlò in preda all’ennesima contrazione.

“Forza Patty, spingi! Spingi che ci siamo!”

Una spinta ed un gemito, poi un’altra e finalmente un pianto infantile riempì la stanza

“Patty eccolo!” gridò Candy “È un maschio, e sembra sano e forte!”

“Candy, dov’è… dov’è, fammelo vedere!”

La giovane infermiera prese il piccolo e dopo averlo avvolto in un panno pulito lo porse a Patty che lo abbracciò convulsamente.

“Sei qui! Sei qui Alistear Junior!” poi si rilassò sui cuscini sorridendo, fuori il temporale sembrava allontanarsi ed una stella brillava ammiccando da uno squarcio fra le nuvole.

Candy aiutò l’amica a sistemarsi, lavò e fasciò meglio il piccolo e lo rimise fra le braccia della madre che, seppur esausta, lo abbracciò cullandolo amorevolmente. Poi si rivolse a Candy

“Grazie amica mia, se non ci fossi stata tu… ora so che tutto andrà bene!”

Candy sorrise a Patty ed uscì dalla stanza lasciando l’amica per un momento alle cure della cameriera, in corridoio incontrò nonna Martha che l’abbracciò. Staccatasi la guardò fissa e poi le chiese

“L’hai visto, vero?”

“Sì nonna, nello specchio. Un attimo, tanto che non so nemmeno se fosse vero ma l’ho visto. Era in divisa e sorrideva, poi ha annuito ed ha salutato. Ma forse era solo uno scherzo della tensione!”

Nonna Martha sorrise ma poi guardando Candy disse “E allora questa come la spieghi? Era a terra vicino allo specchio”, e le porse una margherita. Candy prese il fiore, pensò che forse il vento dal giardino… o forse era davvero il regalo d’addio di un uomo innamorato che aveva voluto tornare da dove di solito non si torna, solo per vedere la nascita di suo figlio.


 


 

……………….


 

La brezza dell’autunno appena iniziato disperdeva il vapore del treno su cui Candy stava per salire per fare ritorno a La Porte. Patty e nonna Martha erano lì per salutarla e da una carrozzina il visino addormentato di A.J. O’Brien Cornwell sembrava l’immagine della felicità.

“Candy” cominciò a dire Patty “io non so proprio come ringraziarti, hai salvato la vita del mio bambino!”

“Patty, ho fatto solo quello che un’amica… una sorella avrebbe fatto per l’altra. Ora devi vivere serena col tuo A.J. e quando sarà grande raccontagli di quanto era buono e forte il suo papà!”

“Va bene Candy, ma gli racconterò anche di quanto è buona e forte la sua zia dell’Indiana!” aggiunse Patty ridendo allegra e contagiando con la sua ilarità anche l’amica e la nonna.

“Ora cosa farai Candy?” chiese l’anziana donna “Tornerai alla Casa di Pony?”

“Per adesso sì nonna, ma credo che non ci resterò per molto. Fra pochi mesi sarà di nuovo Natale e Capodanno e credo che li trascorrerò a New York.”

“Candy vuoi dire che…”

“Sì Patty, penso sia arrivato il momento che mi rimetta in gioco, Terence mi ha invitata per assistere al suo spettacolo ed io andrò perché… perché voglio credere che quel che ha scritto in fondo a quella famosa lettera sia la verità!”

Dopo un rapido abbraccio Candy salì sul treno che si mise in moto, mentre lasciava le verdi campagne della Florida la giovane infermiera col pensiero era già lontano, in quella Grande Mela dove forse l’attendeva finalmente la felicità.


 
  
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