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Autore: Ode To Joy    16/10/2022    2 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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12Ottobre 

“We see what we want…”


XII

The Past Never Dies 

 
 

Bring me home in a blinding dream

Through the secrets that I have seen

Wash the sorrow from off my skin

Show me how to be whole again

'Cause I'm only a crack in this castle of glass

Hardly anything there for you to see

For you to see

[“Castle Of Glass” - Linkin Park]




 

Non era nel carattere di Shouto origliare ma, in sua difesa, nessuno si era preoccupato di chiudere la porta della sala del Consiglio.

”Stai perdendo il contatto con la realtà.”

Di tutti i Cavalieri della Corona, Hawks era l’unico che potesse permettersi di rivolgersi a suo padre in quel modo. Nessuno dubitava delle sue capacità di guerriero, rese più uniche dalle ali rosse che aveva sulla schiena, ma Shouto era dell’idea che fosse divenuto il braccio destro del Re ad appena quindici anni proprio grazie alla sua schiettezza e la sua sagacia.

“No, Hawks, sei tu che non riesci a guardare oltre quel che vedono i tuoi occhi.”

Shouto si avvicinò e sbirciò attraverso lo spiraglio dell’uscio socchiuso. Era tardi, fuori era buio e sia il Cavaliere che il Re erano due sagome scure contro le fiamme rosse che ardevano nel grande caminetto. Questo gli impediva di leggere le loro espressioni.

Non gli serviva.

Era chiaro che quella fosse una conversazione che non avrebbe mai dovuto ascoltare, ma questo non gli impedì di rimanere dov’era.

“Sono solo sogni, mio Re. Solo sogni.”

“Continui a crederlo anche dopo quello che è successo a Touya?”

Il Principe di Fuoco e Ghiaccio non la ricordava l’ultima volta che suo padre aveva pronunciato il nome del suo primogenito. Alla corte dell’Alto Trono era come se vi fosse una legge non scritta che proibiva a chiunque di fare riferimento al Principe che era stato erede prima di Shouto. Dietro le porte chiuse degli alloggi reali, questo era stato spesso motivo di attrito tra Natsuo e suo padre - come se non ve ne fossero già abbastanza - mentre Fuyumi, come suo solito, giustificava tutto con il dolore.

Touya.

Alle volte, Shouto si chiedeva se fosse esistito davvero.

“È proprio per quello che è successo a Touya che non darò credito a un folle sogno!” Esclamò Hawks. 

Shouto trasalì: era insolito vedere il Primo Cavaliere comportarsi in quel modo, specie di fronte al Re, ma quella era una conversazione che andava oltre qualsiasi gerarchia.  “Shouto siederà sull’Alto Trono, dopo di te!” Aggiunse. “Non c’è nulla che possa minacciare questa verità, smettila di tormentarti!”

“Fino a che le due corone non torneranno a essere una,” insistette suo padre, tradendo una disperazione che il Principe non aveva mai udito nella sua voce. “Quando mi è stata rivelata quella profezia, tu non eri neanche nato. Il Cavaliere Veggente mi disse quello che sarebbe accaduto, ma non gli diedi ascolto, poi sono arrivati i sogni… Io l’ho visto, Hawks. Ho visto uno dei miei figli al comando di un esercito di Draghi e, sullo sfondo, gli antichi vulcani ricoperti di ghiaccio.”
“Beh, mio Re, se i tuoi sogni non ti hanno permesso di distinguere Touya da Shouto, forse non sono da prendere così tanto in considerazione.”
“Ho visto i capelli chiari come la neve, come quelli di Rei. Ho visto la corona dei Todoroki appoggiata su quel capo.”

“Capelli chiari come la neve? Molto indicativo, mio Re. Tutti e quattro i tuoi figli hanno reso grande onore a tua moglie. Anzi, ricordi se il figlio del tuo sogno mostrava il lato destro? Perché Shouto ha i capelli come la neve solo lì.”

Suo padre lasciò andare un sospiro che era anche uno sbuffo. 

“Per secoli i Signori del Fuoco hanno tentato di domare un Drago e ora, dal nulla, spunta fuori un ragazzino che è Cavaliere di un futuro Capo Clan!”

“Temo che tu stia fraintendendo tutta la storia,” disse Hawks. “Izuku e Katsuki sono cresciuti insieme, nessuno ha piegato nessuno. Il Drago ha scelto il suo Cavaliere.”

“E io ho scelto di consegnare i miei figli alla leggenda, perché così mi era stato predetto!” Ribatté Enji, furioso. “Perché non lo capisci, Hawks? Il più atroce dei miei errori aveva senso solo in virtù di quel frammento di destino che mi è stato rivelato!”

Shouto poteva avvertire il dolore di suo padre chiaramente, ma non riusciva a provare pena per lui. Gli era impossibile determinare se a ferirlo fosse il pensiero di quanto aveva fatto a suo fratello, oppure la realizzazione di aver combattuto una guerra persa in partenza.

“E se mi fossi sbagliato, Hawks?”

Mai Shouto avrebbe pensato di sentire suo padre vacillare in quel modo.

“Se quello che ho fatto a Touya e Shouto non avesse alcun senso, alla fine?”

Nonostante  il rancore che provava per lui, sperò di non dover più essere testimone di un evento simile.

“Se avessi gettato su di loro il peso di una gloria illusoria?”

Hawks non gli rispose.

Shouto avrebbe tanto voluto vedere l’espressione sul suo viso, capire se provava rabbia per suo padre o solo pena. 

“Quali ordini hai per me, riguardo a lui?” Domandò il Primo Cavaliere.

Shouto aggrottò la fronte: a chi si stava riferendo?

Il silenzio che precedette la risposta del Re non gli piacque affatto.

“Gli ordini sono sempre gli stessi,” disse, infine.

“Siamo in guerra, mio Re,” gli ricordò Hawks. “Nel peggiore dei casi, ho bisogno di sapere cosa fare.”

“Quello che stai già facendo. Assicurati che Touya resti al Castello Vecchio, al sicuro.”

Shouto sentì il cuore saltare un battito e la terra sotto i suoi piedi venire meno. D’istinto, si aggrappò alla maniglia della porta e questa si mosse un poco, emettendo un cigolio. Tanto bastò per rivelare ai due uomini la propria presenza.

“Scusate,” disse, entrando nella sala. “Non volevo origliare, ma avete lasciato la porta aperta.” Camminò fino a raggiungere il grande tavolo al centro della stanza, su cui era stata riprodotta la mappa di tutte le terre dell’Alto Trono e quelle confinanti.

Ora era abbastanza vicino da poter guardare sia il Re che il Primo Cavaliere in faccia.

“Vorrei parlare da solo con mio padre, Hawks.”

L’uomo alato non si disturbò a guardare il Re per avere la sua approvazione.

“Come desideri, mio Principe.”

Se ne andò rivolgendo al più giovane - e solo a lui - un sorriso cortese e tanto bastò a Shouto per confermare che, in quel momento, il Primo Cavaliere non aveva alcuna voglia di mostrare il dovuto rispetto al proprio sovrano.

“Da quanto tempo eri lì?” Domandò Enji.

Shouto era troppo arrabbiato e se lo avesse guardato negli occhi, non sarebbe riuscito a mantenere il controllo.

“Quanto basta,” rispose, fissando sulla mappa la Cintura Vulcanica Minore, il luogo in cui si nascondeva suo fratello. “Tu, invece, da quanto tempo lo sai?”

Come era prevedibile, Enji provò a sottrarsi a quella situazione.

“Shouto, ascolta-”
“Da quanto tempo sai che Touya si trova al Castello Vecchio?” 

Shouto non urlò, anche se ne aveva una gran voglia. Il silenzio che ricevette come risposta lo obbligò a sollevare lo sguardo sul viso del genitore, ma Enji fissava il fuoco scoppiettante nel caminetto.

“La mamma lo sa?” Domandò Shouto.

“Ti sarei grato se non glielo dicess-”
“Come puoi nascondere una cosa simile anche a lei?”

“Perché Touya è un esiliato!” Esclamò Enji, rispondendo al suo sguardo. “E perché non mi fido dei colpi di testa di questa famiglia!”

“Hai paura che uno di noi lo vada a cercare, vero?” Shouto non poteva dargli torto. Se avesse avuto delle ali, come Hawks, o un Drago, come Izuku, sarebbe partito quella notte stessa.

Suo padre dovette scorgere quell’intenzione nella sua espressione.

“Non lo farai, Shouto,” ordinò.

“Per otto anni hai fatto finta che non esistesse e, invece, hai sempre saputo dov’era…”

“Perché la cosa ti tocca tanto?”

Shouto non riusciva a credere alle sue orecchie.

“È mio frate-”

“Ricordi il giorno del suo compleanno?” Domandò il Re, zittendolo.

Shouto ci pensò, scavò nella memoria velocemente. Era certo che fosse a pochi giorni di distanza dal suo, ma…

“No,” rispose. “Non me lo ricordo.”

“Sai cosa gli piaceva e cosa non sopportava?” Insistette Enji. Non c’era nessuna cattiveria nella sua voce, ma questo non faceva che rendere quella serie di domande ancor più insopportabile per Shouto.

Il Principe scosse la testa.

“Questo non ha alcuna importan-”

“Non lo conosci, non sai chi è,” disse il Re, lasciando intravvedere quanto gli pesasse ammettere una simile verità. “È tuo fratello ma è uno sconosciuto per te, non hai ragione di andarlo a cercare.”

Non era vero. Shouto aveva pochi ricordi di lui, ma erano lì, vivi, come quelli che condivideva con Natsuo e Fuyumi. 

“Hai anche la presunzione di sapere quello che provo io?”

“No…” Il Re si avvicinò al tavolo. “Ma posso immaginare quello che prova Touya. Non lo andrai a cercare, Shouto. Siamo in guerra, c’è bisogno di te qui.”
“Siamo in guerra,” ripeté il Principe di Fuoco e Ghiaccio. “Potremmo morire domani e Touya…” Ingoiò a vuoto. “Non vuoi vederlo o parlargli per un’ultima volta?”

Lo sguardo del Re vagò sulla mappa e si fermò nello stesso punto che il minore dei suoi figli aveva fissato fino a pochi istanti prima, dove il nome del Castello Vecchio era segnato sotto quello della Cintura Vulcanica Minore.

“Per come stanno le cose in questo momento, la cosa migliore che possiamo fare per Touya è stargli lontano,” concluse. “Ci sono buone possibilità che il nemico non sappia dov’è o, isolato com’è, avrebbero trovato il modo di usarlo contro di noi.”

Suo malgrado, Shouto dovette ammettere che aveva ragione.

“Hai passato otto anni a far finta che non fosse mai esistito…” Mormorò.

O forse la verità era ancor peggiore. Shouto non solo non conosceva suo fratello, ma nemmeno suo padre.

“Quando dici che Touya è uno sconosciuto per me, ti sbagli,” disse il Principe. “È un fantasma, tu lo hai reso tale.”

Gli occhi del Re incontrarono i suoi per un breve istante.

“Posso contare sul tuo silenzio, Shouto? Tua madre e i tuoi fratelli non meritano di soffrire ulteriormente.”

Shouto ne era dolorosamente consapevole, ma quanto gli pesava essere complice di suo padre in quella menzogna.

“Lo faccio per loro, non per te,” ci teneva a puntualizzarlo. “E perché hai ragione: dove si trova ora, Touya è più al sicuro di tutti noi.”

“Sono lieto che-”

“Ma voglio qualcosa in cambio,” disse Shouto, secco. “Una volta per tutte, che cosa predisse il Cavaliere Veggente su me e Touya?”

Stremato dagli eventi degli ultimi mesi o, forse, perché la guerra era per tutti loro una promessa di morte, Enji decise di accontentarlo.

“Mi disse che la storia si sarebbe ricordata del mio nome,” rispose. “E che i miei figli sarebbero divenuti leggenda.”



 

-1 anno e mezzo dopo-



 

Hawks lasciò che il Principe lo conducesse nelle cucine del Castello Vecchio.

“Siediti,” lo invitò, indicandogli la sedia a capotavola, la più vicina al caminetto. “Grazie a Katsuki, abbiamo abbastanza cibo da sfamare un esercito.”

Shouto si chinò per sistemare della legna da ardere, in modo da scaldare la stanza. Era estate ma quando il vento del Mare del Nord soffiava, era come se la stagione calda non fosse mai arrivata.

Il Cavaliere si affrettò a raggiungerlo. 

“Non è necessario che tu faccia tutto questo. Posso pensarci da me.”

Per tutta risposta, il Principe appoggiò la mano sinistra sui ceppi e questi presero fuoco quasi all’istante.

“Dico sul serio, accomodati.”

Hawks lo assecondò e si sedette, ingoiando di malavoglia tutto l’imbarazzo che gli provocava essere servito da un membro della famiglia reale. Shouto non parve condividere il suo sentimento. Al contrario, si muoveva in quella cucina con la naturalezza di chi lo aveva sempre fatto.

“Ti ha insegnato tuo fratello a cucinare?” Domandò il Primo Cavaliere, senza riflettere troppo sulle proprie parole. Il pensiero dei fratelli Todoroki che condividevano l’arte culinaria lo allibiva e, al contempo, divertiva. Touya non aveva mai avuto la pazienza d’insegnare nulla a nessuno, nemmeno nei suoi giorni migliori. 

Di fatto, Shouto allontanò lo sguardo dai fornelli e lo guardò come se gli fossero spuntate due teste.

“Mio fratello sa cucinare?” 

Hawks nascose una risata con un colpo di tosse.

“Era parte dell’addestramento di tuo padre,” raccontò. “Dovevamo essere completamente indipendenti e questo comprendeva padroneggiare l’arte della caccia e, in seguito, sapere cosa farne della cacciagione. Lo chiamavamo campeggio. Non lo era affatto. Era una prova di sopravvivenza bella e buona.”

“Vorrei sapere di che cosa parli,” disse Shouto, servendogli il suo pranzo - una zuppa di pesce. “Ma ho ricevuto un altro tipo di educazione, rispetto a quella tua e di Touya.”

Hawks ne era dolorosamente consapevole. Da quel che sapeva, Shouto non aveva mai attivamente interagito con nessuno della sua età, fino all’arrivo di Izuku e Katsuki a corte. 

Touya, a suo tempo, non era mai stato un campione nelle interazioni sociali, ma nessuno lo aveva mai isolato nel modo in cui era toccato al fratello minore. Hawks ricordava di averlo visto complottare con Rumi un paio di volte - contro di lui, ovviamente - ma era stata una breve parentesi durante la guerra contro i Nomu, nulla di più. 

Keigo era stato l’unico amico del Principe delle Fiamme Blu.

“Per la cronaca, è stato Katsuki a insegnarmi,” raccontò Shouto, sedendosi alla sua destra. “Anche sua madre voleva che crescesse come un uomo indipendente e, nonostante sia destinato a divenire un Capo Clan, non ha mai permesso che suo figlio fosse servito e riverito.”

Hawks davvero non riusciva a immaginarla la donna dietro la personalità esplosiva di Katsuki e, in tutta sincerità, non era certo di essere tanto curioso da volerla conoscere.

Shouto però ne parlava con rispetto e, dopo il quarto cucchiaio di zuppa, questo portò il Cavaliere a porre una domanda.

“Perché, quando siete scappati, non siete tornati al Nido dei Bakugou? Nonostante la secolare rivalità tra i Todoroki e i Draghi, la famiglia di Katsuki ti aveva accolto con tutti gli onori. Considerata la bassa natalità all’interno dei Clan, credo che avrebbero accolto la notizia dell’arrivo di un erede con gioia.”
“Io credevo che mio padre l’avrebbe accolta con gioia,” ribatté Shouto. 

A quelle parole, Hawks sentì una morsa stringersi all’altezza dello stomaco e appoggiò il cucchiaio sul bordo del piatto.

“Ci ho riflettuto molto, Hawks,” aggiunse il Principe. “Io non credo che per mio padre sia un problema il fatto che abbia concepito un bambino con Katsuki. Al contrario, mio figlio è una promessa di potere senza precedenti e, siamo onesti, non lo disturba il fatto che sia a portarlo in grembo. Anzi, conoscendolo, sarebbe capace di ribaltare le norme sociali e sostenere che sarebbe più corretto dargli il nome Todoroki, piuttosto che Bakugou.”

Hawks era d’accordo con ogni parola.

“Allora perché…?” Shouto guardò il Primo Cavaliere dritto negli occhi. “Perché chiamarlo errore?”

Hawks non aveva una risposta, solo altre domande e il Principe aveva il diritto di sapere che qualcosa turbava suo padre, ma doveva arrivarci con calma o non lo avrebbe ascoltato.

“Io sono qui per la tua sicurezza,” disse. “Come, negli ultimi otto anni, sono stato qui per quella di Touya. A tuo padre importa di voi, Shouto.”

“Sì, gli importa,” concordò il Principe. “Se non gli importasse di noi, la sua stessa esistenza perderebbe senso. Siamo l’incarnazione della sua ambizione, ma nessuno dei due è stato all’altezza delle sue aspettative.”

Hawks scosse la testa.

“Non era questo che intendevo, Shouto.”
“Non ci ama,” affermò il Principe, calmo e gelido. “Gli importa perché gli serviamo ancora, in qualche modo, ma non ci ama. Se ci amasse, non saresti tu a essere qui ma lui.”

Il Primo Cavaliere non poteva dargli torto, ma c’era qualcosa dietro le azioni del Re, ne era certo. 

“Posso essere sincero con te?” Domandò.

Shouto annuì.

“Ho la netta sensazione che tuo padre mi abbia cacciato dalla corte.”

Il più giovane inarcò le sopracciglia.

“Che cosa intendi?”

Il Cavaliere alzò le spalle.

“Con certezza, non so spiegartelo nemmeno io,” ammise. “Ma tua madre sospetta qualcosa e io le do ragione.”

“Mia madre?”

“Gli ho sentiti parlare di te nella sala del Consiglio," raccontò il Cavaliere. “Ti assicuro che lei era arrabbiata, ma non nel modo in cui mi aspettavo.”

Hawks non avrebbe mai dimenticato l’abisso in cui era precipitata la famiglia reale dopo la tragedia della Landa di Dabi, né il modo in cui Enji aveva rinchiuso la sua consorte nella torre pur di non permetterle di mettere bocca sulla sentenza di esilio. Le urla disperate di Rei lo avrebbero accompagnato per sempre.

Quella notte, quando il Re gli aveva ordinato di vegliare sui due Principi, la Regina non gli era sembrata altrettanto afflitta. Lei, per prima, aveva scorto qualcosa di diverso nel Re, un dettaglio che rendeva l’aver perso Shouto meno grave dell’esilio di Touya.

“Tuo padre mi sta nascondendo qualcosa,” disse Hawks, diretto. “Non so che cosa, ma penso che abbia a che fare col motivo per cui entrambi ci troviamo qui.”

L’espressione di Shouto si addolcì, ma solo per un istante.

“Non gli darò ancora il beneficio del dubbio. Non ce la faccio.”

“Lo so.”
In un magro gesto di conforto, Hawks allungò la mano e gli strinse il braccio.

“Sarò io a concedergli il beneficio del dubbio per tutti e due,” aggiunse. “Almeno, fino a che non avrò delle risposte. Ho solo bisogno del tuo silenzio. Touya non lo deve sapere.”

Shouto concordò senza esitare.

“Anche se volessi dirgli qualcosa, non mi ascolterebbe,” disse, con un sorriso malinconico. 

“Come si comporta con te?”

“Mi evita per la maggior parte del tempo,” rispose il Principe. “So che si diverte a far saltare i nervi a Katsuki ma, a parte questo, stanno attenti a rimanere distanti l’uno dall’altro. Non è una soluzione ottimale e non sono certo che reggerà ancora a lungo, ma non sapevo davvero da chi altro andare.”
Hawks inarcò il sopracciglio destro.

“Che cosa ti ha portato a pensare che mettersi nelle mani di Touya fosse più sicuro di chiedere rifugio al Clan Bakugou?”

“La famiglia di Katsuki mantiene la pace nelle sue terre, ma è un equilibrio precario. Mesi fa, tra i Clan avversari è circolata la voce che l’Erede dei Bakugou aveva per amante un Todoroki e questo ha messo in pericolo tutto.”

Hawks lo fissò.

“Ti hanno minacciato?”

“Si è risolto tutto con una sorta di duello tra Campioni,” raccontò il Principe. “Katsuki ha vinto.” Era stata la prima e unica volta che era riuscito a usare One For All. “Abbiamo deciso comunque di andarcene e tornare alla corte dell’Alto Trono. Non è successo nulla di brutto, ma non posso tornare al Nido con un bambino in grembo e sperare che non scoppi una guerra tra Draghi intorno a me.”

“Potevi scegliere tra la brace e la brace.” 

Gli uscì come una battuta sarcastica, ma Hawks non era veramente dell’umore per fare dello spirito.

“No,” disse Shouto. “Qui non mi succederà niente.”

“Mi dispiace essere io a dirtelo, ma se pensi che Touya ti lasci restare in nome del vostro legame di sangue-”

“Touya mi tiene qui con lui perché spera di usarmi contro mio padre,” disse Shouto, con la naturelezza di qualcuno che sta parlando del tempo. “Si sta concentrando su Katsuki perché lo vede come una minaccia, a differenza di me.”

Hawks sbatté le palpebre un paio di volte, perplesso, ma non ebbe bisogno di chiedere niente.

“Avevo detto a Izuku e Katsuki che, una volta finita la guerra, sarei venuto qui a cercarlo,” disse Shouto. “La guerra è finita e si è portata via un pezzo di noi. Nelle condizioni in cui ero, non sarei mai riuscito a guardare mio fratello negli occhi. Il resto lo sai: io e Katsuki siamo partiti, è successo quel che è successo e, nel momento in cui mio padre ha risvegliato in me tutto il rancore che pensavo di aver superato, ho cercato l’unica persona che speravo mi avrebbe capito. È stata una scelta istintiva, nulla di più. Evidentemente, nemmeno il rancore può unire ciò che il Re ha diviso.”

Hawks aveva perso il conto di tutte le ragioni sbagliate per cui sia lui che Shouto erano finiti di nuovo sul cammino del Principe Esiliato ma, a quel punto della storia, era inutile analizzarle tutte.

“È pericoloso,” si limitò a dire.

“È da solo,” ribatté Shouto, poi lo guardò dritto negli occhi. “Che effetto ti ha fatto rivederlo?”

Se non avesse avuto anni d’intrighi di corte alle spalle, Hawks avrebbe incassato quel colpo nel peggiore dei modi. Riuscì a piegare le labbra in un sorriso che non aveva nulla di sincero.

“Che cosa ti aspetti che ti dica?”

Se Shouto lesse nei suoi occhi tutta la tristezza che gli stringeva il cuore, non disse nulla in proposito.

“Tu che cosa vedi quando lo guardi?” Rilanciò il Cavaliere, vigliaccamente.

La sincerità e l’ingenuità della risposta di Shouto lo destabilizzarono.

“Mio fratello…”

Hawks scosse la testa.

“Shouto, capisco che tu-”

“No, non capisci,” lo interruppe il Principe di Fuoco e Ghiaccio gentilmente. “Non puoi, come non può Katsuki. È proprio questo il punto, solo Touya può. Perché non esiste nessuno di più simile a me.”

 
   
 
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