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Autore: melianar    16/10/2022    2 recensioni
Nerone ha preso in moglie Poppea e sembra aver dimenticato Atte, ma Atte non è infelice come tutti credono.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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«Parlami di casa tua, della terra da cui provieni».
Me lo chiedesti una delle prime notti, il capo posato sul mio seno, la voce ancora un po’ stridula da ragazzino che si sforzava di suonare autorevole.
Volevi nuove meraviglie greche con cui nutrire i tuoi sogni di poeta, ma io provai una tale tenerezza che scelsi di dirti la verità.
«Dell’isola in cui sono nata non ricordo nulla, Cesare. Nulla se non il mare. Sarà per questo che l’odore di salsedine basta a rassicurarmi».
«Ed è come canta Omero, il tuo mare? Color del vino?»
Questa volta per troppa tenerezza decisi di mentire.
Ti dissi che sì, certo, era proprio così. Ma la verità è che quello è il mare dei miei ricordi. E si sa che i ricordi hanno sempre la dolcezza dell’inganno.
Adesso qualche volta chiudo gli occhi, ascolto lo sciabordio delle onde e la immagino, la mia isola dimenticata.
Immagino di giocare tra le onde, come una Nausicaa troppo vecchia e un po’ ridicola.
Non avevo più pensato a quella notte. Tu invece devi averlo fatto spesso, se alla fine hai deciso di regalarmi il mare.
Per questo sorrido a chi mi compatisce, a chi alle mie spalle mormora che finalmente mi hai dimenticata.
Se solo immaginassero quanto ancora vivo nei tuoi ricordi! Se solo immaginassero quanto per me questo sia sufficiente.
E a chi dice che sono un’arrivista, una liberta che giocava a essere Augusta, certe volte vorrei dire che ci sono vette a cui nessun potere è in grado di innalzare e tu lo hai fatto con un solo sguardo, perché sei stato capace di vedere oltre la liberta, oltre la cortigiana.
Per te sono sempre stata Atte, soltanto Atte. E quanto era dolce il mio nome sulle tue labbra, mentre tra le mie braccia sospiravi per le nozze infelici che tua madre ti aveva imposto.
Oh, quante lacrime hai versato per lei! Quando ne meditavi l’assassinio e poi, a cose fatte, la piangevi… Quante notti ho passato a cullare il tuo corpo scosso dai singhiozzi, mentre non smettevi di invocarla. Perché un animo sensibile non può macchiarsi di una simile colpa senza subire l’eterno tormento delle Erinni.
Io lo sapevo, eppure non ti ostacolavo. Non l’ho mai fatto. Perché ti amavo, Cesare. E ti amo ancora, come so che tu ami me.
No, non odio la donna che siede al tuo fianco.
Lo credono tutti, ma io non la odio. Così come non ho odiato tua madre quando cercava di allontanarci in ogni modo e mi rivolgeva parole più velenose del morso di un serpente. Che altro può fare una donna, per il proprio unico figlio, se non battersi perché gli sia riservato il meglio?
Io non ero certo il meglio, lo sapevamo entrambi.
Allo stesso modo non ho odiato Ottavia, a cui certo ho causato grandi dolori. Avrei voluto esserle amica, davvero. Ma abbiamo avuto in sorte vite troppo diverse.
E ora che Poppea Sabina ti è finalmente accanto come legittima moglie, come potrei portarle rancore?
Cosa posso desiderare di più, se non saperti legato a una donna che sa renderti felice?
Cosa posso desiderare di più, se non gli onori di cui mi hai colmata in quest’isola selvaggia e bellissima?
Ho i ricordi a tenermi compagnia, di altro non ho bisogno.
Qualche volta chiudo gli occhi, ascolto lo sciabordio delle onde e prego, con parole che sorgono da una memoria d’infanzia che pensavo perduta.
Prego per te, Cesare, perché gli dei invidiosi non decidano di rovesciare per capriccio la tua fortuna.
Prego perché, se mai quel giorno dovesse arrivare, mi concedano di esserti al fianco.
Di stringerti tra le braccia, per un’ultima volta.



Note

Racconta Svetonio che ai funerali di Nerone parteciparono le sue due nutrici (una balia sola non bastava al signorino) e la liberta Atte.
Faccenda, questa, che mi ha sempre dato da pensare. Perché Tacito ci mostra una Atte in grado di fomentare le peggiori perversioni sessuali di Nerone, senza contare  che pare che il suo esilio a Olbia avvenga solo dopo il matrimonio di quest’ultimo con Poppea. Ma al di là del fatto che quando si parla di donne il nostro amico Tacito tende a diventare leggermente iperbolico, per non dire odioso e con lui molti storici suoi contemporanei, cosa mai ci avrebbe guadagnato questa liberta senza morale a lasciare Olbia, dove pare se la passasse pure bene, per partecipare al funerale di un imperatore per cui già si prospettava la damnatio memoriae?
Da queste riflessioni, ecco qui la Atte che ho sempre visto emergere timidamente tra le righe della storiografia romana.
Per quel che riguarda la sua provenienza sappiamo ben poco, pare fosse originaria dell’Asia minore, e visto l’amore di Nerone per tutto quel che è greco (vedi, Nerone, che su qualcosa io e te andiamo d’accordo?) la immagino nativa di una qualche imprecisata isola dell’Egeo e siccome lei non sa quale, non lo so nemmeno io :P
Grazie a chi ha letto, ci rivediamo presto, di nuovo, con un’altra liberta forse un po’ meno fortunata…
Alla prossima

Mel
  
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