19/10/2022
1 recensioniGiorno 19 - Castello
Il Castello di Hogwarts.
La prima volta che lo aveva visto le aveva fatto una grandissima impressione: imponente, maestoso, immenso, il genere di luogo dove tenere una principessa prigioniera di un drago. Quel posto ricco di magia era perfetto per imparare, ma anche per custodire segreti, sia meravigliosi che orribili. Lì, in quella magica scuola, Dorothea aveva vissuto in quel luogo per due anni. Poi Alfred l’aveva portata via.
Ora, quel maestoso castello non era altro che l’ombra di sé stesso, bombardato dagli incantesimi e le maledizioni di una battaglia che avrebbe decretato il futuro del mondo magico. Un futuro nelle mani di un singolo ragazzo, benedetto dalle stelle che doveva svolgere un’importante missione.
Lei però non era lì per aiutarlo, credeva che sarebbe riuscito nella sua impresa da solo, aveva un animo forte. Dorothea si trovava in mezzo alla guerra alla ricerca di coloro che avevano fatto di tutto per proteggerla, per tenerla al sicuro.
Adesso, ora più che mai, li amava entrambi. Amava sia Alfred Dalloway che Liam Cooper e non si sarebbe mai perdonata se fosse successo loro qualcosa, non poteva permetterlo. I padri dei suoi figli dovevano sopravvivere, dovevano restare con lei ed essere una famiglia anche se numerosa. Anche se strana.
Chiamò a gran voce i loro nomi, nel mezzo della battaglia, della polvere.
Vide Lupin ad un certo punto, assieme a Tonks. Li raggiunse ma due veloci lampi verdi li raggiunsero e poi vide la figura di Doholov emergere dalla nebbia. Si nascose, fece silenzio per non farsi scoprire ma dei nuovi passi si fecero largo in quei luoghi.
E li vide.
Liam
Alfred.
Ingaggiarono uno scontro con il mangiamorte, dove Liam venne schiantato contro il muro. Solo Alfred rimase a fronteggiare il russo e sembrava in palese difficoltà.
Se non fosse che Dorothea decise di intervenire.
Uno sguardo gelido arrivò addosso a Doholov, penetrante e doloroso come una coltellata, non ebbe il tempo di fare niente perché lei lo aveva già disarmato. Velocemente, cercò di recuperare la sua bacchetta, ma senza successo. Come una preda braccata da un predatore, si era ritrovato alla merce di una donna parecchio arrabbiata, che lo avrebbe usato come uno zerbino. Non gli disse niente, non c’era bisogno di farlo perché lui aveva già capito.
Era morto.
“Avada Kedavra”
La prima volta che lo aveva visto le aveva fatto una grandissima impressione: imponente, maestoso, immenso, il genere di luogo dove tenere una principessa prigioniera di un drago. Quel posto ricco di magia era perfetto per imparare, ma anche per custodire segreti, sia meravigliosi che orribili. Lì, in quella magica scuola, Dorothea aveva vissuto in quel luogo per due anni. Poi Alfred l’aveva portata via.
Ora, quel maestoso castello non era altro che l’ombra di sé stesso, bombardato dagli incantesimi e le maledizioni di una battaglia che avrebbe decretato il futuro del mondo magico. Un futuro nelle mani di un singolo ragazzo, benedetto dalle stelle che doveva svolgere un’importante missione.
Lei però non era lì per aiutarlo, credeva che sarebbe riuscito nella sua impresa da solo, aveva un animo forte. Dorothea si trovava in mezzo alla guerra alla ricerca di coloro che avevano fatto di tutto per proteggerla, per tenerla al sicuro.
Adesso, ora più che mai, li amava entrambi. Amava sia Alfred Dalloway che Liam Cooper e non si sarebbe mai perdonata se fosse successo loro qualcosa, non poteva permetterlo. I padri dei suoi figli dovevano sopravvivere, dovevano restare con lei ed essere una famiglia anche se numerosa. Anche se strana.
Chiamò a gran voce i loro nomi, nel mezzo della battaglia, della polvere.
Vide Lupin ad un certo punto, assieme a Tonks. Li raggiunse ma due veloci lampi verdi li raggiunsero e poi vide la figura di Doholov emergere dalla nebbia. Si nascose, fece silenzio per non farsi scoprire ma dei nuovi passi si fecero largo in quei luoghi.
E li vide.
Liam
Alfred.
Ingaggiarono uno scontro con il mangiamorte, dove Liam venne schiantato contro il muro. Solo Alfred rimase a fronteggiare il russo e sembrava in palese difficoltà.
Se non fosse che Dorothea decise di intervenire.
Uno sguardo gelido arrivò addosso a Doholov, penetrante e doloroso come una coltellata, non ebbe il tempo di fare niente perché lei lo aveva già disarmato. Velocemente, cercò di recuperare la sua bacchetta, ma senza successo. Come una preda braccata da un predatore, si era ritrovato alla merce di una donna parecchio arrabbiata, che lo avrebbe usato come uno zerbino. Non gli disse niente, non c’era bisogno di farlo perché lui aveva già capito.
Era morto.
“Avada Kedavra”