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Autore: pampa98    21/10/2022    3 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Aegon&Jacaerys. What if? 1x06. Dopo che Jace reclama Vermax, Aegon lo porta a fare un giro in città. I due ragazzi seguono un percorso simile a quello di Daemon e Rhaenyra.
Si fermarono in tutte le locande in cui potessero mangiare dei dolci e Jacaerys conobbe nuove ricette deliziose che avrebbe voluto condividere con sua madre – prima però avrebbe dovuto trovare il modo di parlargliene senza farle sapere come le aveva scoperte. Aegon gli fece bere anche la sua prima birra e continuò a prendere in giro la sua espressione disgustata per un’ora intera.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aegon II Targaryen, Harwin Strong, Jacaerys Velaryon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: "Relax. Nothing is under control"



Il premio di un drago


Jacaerys aveva atteso che Luke si addormentasse prima di scendere dal letto, vestirsi e affiancarsi alla parete, sotto la torcia appesa accanto al dipinto di un grande drago rosso. Quella era stata senza dubbio la giornata più bella della sua vita: aveva reclamato Vermax, ricevendo i complimenti di tutta la sua famiglia, aveva passato il pomeriggio a giocare con Luke e il suo nuovo fratellino e Aegon gli aveva promesso che lo avrebbe portato in città quella notte, per festeggiare la nascita del suo legame con un drago. 

Avvertì un rumore oltre la parete e subito sollevò il pannello, richiudendoselo frettolosamente alle spalle. 

«Ehi, calmo, calmo!»

Per poco non andò a sbattere contro Aegon, ma in quel momento era troppo felice per preoccuparsene. Lo abbracciò, affondando il volto sul suo petto, anche se sapeva che suo zio odiava simili manifestazione d’affetto. Infatti, il ragazzo lo allontanò immediatamente, dandogli un buffetto sulla testa.

«Reclamare un drago ti ha fuso quel poco di cervello che avevi?» chiese. Nonostante il volto coperto, Jacaerys non ebbe difficoltà a intuire l’espressione infastidita del ragazzo. A volte avrebbe voluto che suo zio fosse più espansivo e apprezzasse di più le piccole gioie della vita; ma, in tal caso, non sarebbe stato l’Aegon che adorava. Finse un colpo di tosse e si ricompose.

«Scusa» disse, lasciando solo un piccolo sorriso a tradire la sua euforia. «Allora, dove volevi andare stanotte?»

Aegon gli passò un braccio intorno alle spalle. «Oggi è la tua giornata, caro nipote. La decisione è tua.»
 

🐲
 

Si fermarono in tutte le locande in cui potessero mangiare dei dolci e Jacaerys conobbe nuove ricette deliziose che avrebbe voluto condividere con sua madre – prima però avrebbe dovuto trovare il modo di parlargliene senza farle sapere come le aveva scoperte. Aegon gli fece bere anche la sua prima birra e continuò a prendere in giro la sua espressione disgustata per un’ora intera. Alla fine, per dimostrargli che non era un bambino incapace di reggere le bevande degli adulti, Jacaerys si impossessò della sua borraccia, che sapeva essere sempre piena di vino, e ne bevve un lungo sorso. Sentì la gola andargli a fuoco, ma riconobbe che il sapore era meno schifoso rispetto a quello della birra – ma era certo che non sarebbe mai arrivato ad apprezzarlo quanto Aegon.

«Questo è troppo forte per te, idiota!» esclamò il ragazzo, riprendendosi la borraccia. 

«Q-Quello era b-buono.»

«Stai mentendo.»

Jacaerys scosse la testa. Il bruciore stava scendendo verso il suo stomaco e non aveva idea se fosse una cosa positiva o no.

Aegon sospirò. «Senti» disse, chinandosi per poterlo guardare negli occhi. «Per stanotte basta bere, d’accordo? E anche mangiare, altrimenti sarai tu a diventare il drago di Aemond.»

«Come vuoi, zio» rispose, grato in cuor suo di non dovere mettere ancora alla prova il suo fisico con l’alcol. Non capiva come potesse piacere così tanto ad Aegon e tutti gli adulti che conosceva.

«Bene. Allora, adesso che ti andrebbe di fare?»

Jacaerys si picchiettò il mento, riflettendo. Gli sarebbe piaciuto andare a trovare Vermax e volare insieme a Sunfyre, ma l’ultima volta che erano stati scoperti alla Fossa del Drago senza supervisori, sia sua madre che la regina li avevano puniti severamente. Quel giorno era stato talmente perfetto che non poteva rischiare di rovinarlo così. 

Si guardò intorno. Erano fuori da una locanda, a margine di una piazza in cui si stavano riunendo sempre più persone.

«Che succede laggiù?» chiese, indicando verso la folla.

Aegon si strinse nelle spalle. «Magari è in corso una rissa. Andiamo a vedere?» 

Fortunatamente non c’era nessuna rissa. A lato della piazzetta era stato allestito un piccolo palco su cui era in corso un’esibizione che, a giudicare dalle risate degli spettatori, doveva essere molto divertente. Jacaerys non impiegò molto a capire che lo spettacolo parlava dei suoi genitori, in particolare sembrava stessero ricreando il momento della nascita di Joffrey, avvenuta solo due giorni prima.

«Un altro maschietto, maestà!» esclamò una donna che indossava una lunga parrucca bionda per interpretare la principessa Rhaenyra.

«Oh, ma è meraviglioso. È proprio uguale a…» L’interprete della regina si voltò verso l’attore di Laenor. Spostò lo sguardo tra lui e la bambola tra le braccia di Rhaenyra, poi lo allontanò bruscamente e si diresse verso un altro personaggio. «Ser Harwin Strong!»

«Ehi, ti va di andare in un posto nuovo?» gli chiese Aegon, iniziando a trascinarlo via prima ancora che potesse rispondere. Jacaerys si divincolò dalla sua presa.

«Aspetta, voglio vedere come finisce.»

Non capiva perché la regina avesse ignorato suo padre a quel modo. Non erano ottimi amici, ma gli era sempre sembrato che avessero un rapporto pacifico. Forse il popolino non lo sapeva?

«Congratulazioni, Ser Harwin, padre del piccolo Joffrey» continuò la regina. Jacaerys si guardò intorno, aspettandosi che il pubblico le facesse notare l’assurdità che stava dicendo, ma nessuno fiatò. «Tre volte padre e il povero Ser Laenor nemmeno una.»

«Ma cosa sta dicendo?» esclamò Jacaerys, rivolgendosi ad Aegon. «Ha scambiato Ser Harwin per mio padre.»

«È una popolana» disse Aegon con una scrollata di spalle. «Dai, andiamo da un’altra parte, mi sono stufato di stare in questa calca.»

Jacaerys lo seguì, ma il suo sguardo continuava a tornare verso il palco e il pubblico che applaudiva entusiasta.

«Non pensi che dovremmo far notare loro che stanno sbagliando?» 

«Lasciali perdere, davvero.»

«Ma a te non darebbe fastidio se si spargesse la voce che non sei figlio di tuo padre?» insistette. 

«Piantala, Jace, stai diventando fastidioso! Ignorali e basta.»

Jacaerys si voltò ancora una volta a guardare indietro. Forse Aegon aveva ragione, ma non era così semplice fare finta di niente. In realtà, lui stesso si era ritrovato a chiedersi se fosse davvero Laenor Velaryon suo padre. Non gli somigliava affatto e l’uomo, per quanto dolce e amorevole con loro, li frequentava tanto quanto Ser Harwin, che li trattava come fossero suoi parenti. 

«Ti avverto che se provi a tornare là, ti mollo e me ne vado» disse Aegon. Quella minaccia fu sufficiente a rimettere Jacaerys in riga. Il ragazzo gli si affiancò e impose a se stesso di non voltarsi più.

«Va bene» disse. «Allora, dove volevi andare?»

Aegon sembrò titubante per un momento, poi rispose. «Un locale qua vicino. Si trova in fondo a quella via» disse, indicando un vicolo alla loro sinistra.

Jacaerys annuì. Poi tirò lo zio per una manica, facendolo fermare.

«Che c’è?»

Sorrise, divertito. «L’ultimo che arriva è un maiale!» E iniziò a correre nella direzione indicata da Aegon. Lo sentì imprecare e la sua frustrazione servì solo a incrementare il suo divertimento. Svoltò nel vicolo e si guardò indietro per controllare se lo stesse seguendo – e si ritrovò a sbattere contro qualcuno di fronte a lui.

«Dove stai correndo così di fretta, ragazzino?»

Jacaerys sentì il sangue congelarsi nelle vene. Alzò la testa e si trovò faccia a faccia con un volto a lui ben noto. Avrebbe dovuto sapere che c’era il rischio di incontrarlo, dal momento che era lui a presidiare la città di notte. 

«Ser Harwin» mormorò con un filo di voce, ma sufficiente per farsi riconoscere. L’uomo aggrottò le sopracciglia.

«Jace?» esclamò, sorpreso.

«Sei uno stronzo, lo sai benissimo che non… Oh, cazzo.»

Harwin spostò lo sguardo sul nuovo arrivato, ma quando lo riconobbe apparve meno stupito di prima.

«Principe Aegon.» Lasciò andare il braccio di Jacaerys, che fece un passo indietro per avvicinarsi ad Aegon e far capire al soldato che era con lui e andava tutto bene. «Posso sapere cosa ci fate fuori dai vostri letti a quest’ora?»

«Facciamo due passi» disse Aegon, posando le mani sulle spalle di Jacaerys che annuì per convalidare la sua risposta. 

Harwin annuì. «E sono certo che i vostri genitori sappiano che siete qui.»

«Naturalmente.»

«Jace?» 

Il bambino deglutì a vuoto. Non era bravo a mentire e non voleva nemmeno farlo, non con Ser Harwin che era sempre tanto gentile con lui. Ripensò allo spettacolo di poc’anzi e la sua mente si affollò nuovamente di dubbi. 

«Tra poco rientriamo» disse Aegon, evitandogli di dover rispondere.

Harwin sospirò. «Non posso lasciarvi in giro da soli, ragazzi. Vi accompagno a casa.»

«Non… Non è necessario» disse Jacaerys. Cercò di guardare l’uomo dritto negli occhi, senza pensare a quanto fossero simili ai suoi. «Davvero, volevamo fare solo l’ultimo giro e poi rientriamo.»

Harwin sospirò. «Non è la prima volta che lo fate, vero?»

Nessuno dei due fiatò, ammettendo così la verità. Jacaerys attese la ramanzina che avrebbero meritato, ma con suo enorme stupore Harwin si mise a ridere. 

«In fondo non dovrei sorprendermi» disse. Si avvicinò a loro e si tolse l’elmo, fissando i suoi occhi blu su Aegon. «Vi do mezz’ora di tempo per fare questo ultimo giro. Poi tornate qui e lasciate che vi riporti a casa. Intesi?»

«Intesi» rispose Aegon.

«Lo dirai alle nostre madri?» chiese Jacaerys. Sapeva che non avrebbero dovuto lasciare la Fortezza Rossa da soli e in piena notte, ma era terrorizzato al pensiero che venissero scoperti e privati di quell’unico momento in cui potevano stare da soli, senza le guardie o i loro fratelli intorno.

Harwin si chinò verso di lui e gli rivolse un sorriso complice. «Per stavolta no. Però fate sempre attenzione a dove andate. La città di notte non è un luogo molto sicuro, specie per due principi.»

«Sì. Staremo attenti.»

Harwin sembrò soddisfatto. Gli accarezzò la testa e si rimise l’elmo.

«Mezz’ora» ripeté, puntando l’indice prima contro Aegon e poi contro Jacaerys. «Dopodiché setaccerò tutta la città per trovarvi e non vi assicuro che il trambusto non giunga fino al castello.»

«Mezz’ora, capito» disse Aegon. Prese il nipote per mano e si incamminò lungo il vicolo.

«Grazie, Ser Harwin» lo salutò Jacaerys, prima di tornare a concentrarsi sullo zio. «C’è mancato poco, eh?»

«Già. E con quello che ci controlla, dobbiamo anche cambiare destinazione.»

«Perché?»

Aegon svoltò dietro un edificio illuminato e si appoggiò al muro. «Si renderebbe conto di dove ti ho portato e non ho voglia di subire una ramanzina.»

Jacaerys aggrottò le sopracciglia, guardandosi intorno con sospetto. «Perché, dove volevi portarmi, zio? È un posto pericoloso?»

Aegon rise. «No, è il posto più bello della città. Ma è per adulti, non per marmocchi.»

Jacaerys strinse le labbra. «Io non sono un marmocchio.»

«Certo che lo sei. Tranquillo, ti ci porterò tra un paio d’anni. Ti piacerà, vedrai.»

«Ora mi hai incuriosito.»

«Bene, così quanto ti proporrò di venire non ti tirerai indietro.»

«Perché dovrei tirarmi indietro?»

«Perché sei un principino perfettino, ecco perché» disse, arruffandogli i capelli. Jacaerys si ripromise che, quando sarebbe cresciuto, avrebbe restituito ad Aegon tutte quelle spettinature non richieste, con tanto d’interessi. 

«Allora, adesso che facciamo?» chiese, sistemandosi il cappuccio.

Aegon gonfiò le guance e fece spallucce. «Non so. Quaggiù non c’è molto altro da fare e se ripassiamo davanti a Strong quello non ci molla più.»

Jacaerys si appoggiò alla parete, accanto a suo zio. Nemmeno lui aveva idee su cosa potessero fare in quei pochi minuti che Ser Harwin aveva concesso loro. Sollevò lo sguardo verso il cielo e intravide una piccola parte della volta celeste illuminata dalle stelle. 

«Aegon» disse. «Mi è venuta un’idea.»
 

🐲
 

L’idea era molto semplice: salire su un tetto e guardare le stelle. Aegon aveva riso quando gliel’aveva proposta, ma dal momento che, come aveva detto più volte, quella era la sua notte, era stato costretto ad accettare. Col senno di poi, Jacaerys si stava pentendo della sua stessa idea.

«Non credo che vada bene così.»

«Rilassati, ho tutto perfettamente sotto controllo.»

«Non è vero, non sai nemmeno se questa corda ci reggerà davvero o no!» esclamò, guardando preoccupato il terreno che si allontanava sempre di più dai loro piedi.

«Ci reggerà, fidati di me, va bene?»

Jacaerys strinse le braccia attorno al collo di Aegon. «Va bene.»

Pochi secondi dopo, atterrarono sopra il tetto di uno degli edifici che si trovavano in quella via, che Aegon aveva detto chiamarsi “bordelli”. 

«Mh, non siamo tanto in alto» constatò Aegon, alzando lo sguardo verso il cielo.

«No, ma abbiamo una visuale migliore.» Jacaerys si sedette con le gambe incrociate e osservò rapito le stelle che illuminavano il cielo. «Aegon, secondo te riuscirei a toccarle insieme a Vermax?»

Il ragazzo rise, sedendosi accanto a lui. «Dovresti volare molto in alto.»

«Allora con Sunfyre?»

«Sì, con lui forse potremmo riuscirci.»

Rimasero sdraiati sul tetto a parlare dei loro progetti per il futuro, i viaggi che avrebbero fatto sul dorso dei loro draghi e tutte le avventure che avrebbero vissuto da grandi. Quando l’ora tarda e la stanchezza iniziarono a farsi sentire, Aegon propose di scendere e tornare a casa. Jacaerys non ebbe niente in contrario.

«Grazie» gli disse, mentre Aegon si assicurava che la corda fortuita che avevano trovato li reggesse anche nella discesa. «Mi sono divertito molto. Mi… Mi piace stare con te, zio.»

Aegon sembrò sorpreso dalle sue parole. Poi abbozzò un sorriso, dandogli la schiena perché ci salisse sopra. «Anche a me non dispiace stare con te, marmocchio.»

Quando furono di nuovo con i piedi a terra, Jacaerys prese la mano di Aegon e si incamminò con lui verso casa. Solo quando svoltarono dietro l’edificio, immettendosi di nuovo nella strada principale, e videro chi li stava aspettando sull’altro lato, si ricordarono di aver dimenticato un dettaglio importante.

Harwin Strong scosse la testa. 

«Ringraziate che il mio istinto mi ha portato a seguirvi» disse. Aveva uno sguardo severo, ma a Jacaerys non sfuggì una nota di divertimento nella voce. «È la prima e unica volta che vi copro, chiaro?»

I due ragazzi annuirono.

«Bene. Ora andiamo, prima che le vostre madri scoprano che siete scomparsi.»

Jacaerys e Aegon seguirono Harwin senza lamentarsi. A un tratto Aegon gli strinse la mano e quando Jacaerys alzò gli occhi verso di lui, notò l’espressione divertita che aveva in volto. Gli fece l’occhiolino e lui dovette trattenersi dal ridere per evitare che Ser Harwin capisse che sarebbero tornati in città anche la notte seguente.

 

   
 
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