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Autore: pampa98    27/10/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Harwin/Rhaenyra, missing moment 1x06. Accenni Aegon/Jace.
«Dovresti stare a riposo» disse Harwin, avvicinandosi subito a lei.
Rhaenyra agitò una mano e forzò un sorriso. «Sto bene. Devo solo evitare di ridere.»
«Impresa semplice, allora. No!» la ammonì, interrompendo sul nascere una nuova risata.
«Agli ordini, comandante.» Batté la mano sinistra sul cuscino accanto a sé. «Vieni qui, fammi compagnia.»
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aegon II Targaryen, Harwin Strong, Jacaerys Velaryon, Laenor Velaryon, Rhaenyra Targaryen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: "Linea"



Insolence runs in the family



 

Sapeva di star camminando lungo una linea pericolosa, non poteva permettersi un solo sbilanciamento che si sarebbe schiantata a terra, portando con sé tutta la sua famiglia. Eppure, non poteva farne a meno. Jace e Luke erano la sua vita, Laenor era l’amico più caro che avesse e Harwin… Harwin era l’amore che non credeva di poter provare, era il suo conforto nei momenti difficili e la sua gioia ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.

Era anche un padre discreto ma amorevole, sempre presente per quei figli che non avrebbero mai potuto chiamarlo col nome giusto.

«Dormire davanti al comandante della Guardia Cittadina» commentò Harwin, cullando il piccolo Joffrey tra le braccia. «Che terribile mancanza di rispetto.»

Rhaenyra sorrise insieme a lui. «Temo che l’insolenza gli scorra nel sangue.»

«Credi che tra qualche anno troverò anche lui a scorrazzare di notte per le vie della città?»

Rhaenyra rise, gesto che le provocò una forte fitta all’addome. Impegnata a resistere ad Alicent e persa nella visione idilliaca della sua famiglia, aveva dimenticato di aver partorito nemmeno mezz’ora prima. 

«Dovresti stare a riposo» disse Harwin, avvicinandosi subito a lei. 

Rhaenyra agitò una mano e forzò un sorriso. «Sto bene. Devo solo evitare di ridere.»

«Impresa semplice, allora. No!» la ammonì, interrompendo sul nascere una nuova risata. 

«Agli ordini, comandante.» Batté la mano sinistra sul cuscino accanto a sé. «Vieni qui, fammi compagnia.»

Harwin non se lo fece ripetere. Si sedette lentamente, facendo attenzione a non svegliare Joffrey, e avvicinò le braccia a Rhaenyra così che anche lei potesse vedere bene il bambino. Esattamente come i suoi fratelli aveva la pelle rosata e un folto ciuffo di capelli neri – tutte caratteristiche di uno Strong.

«Gli avete dato un bellissimo nome» disse Harwin, osservando suo figlio come se fosse la più preziosa delle gemme.

«Lo ha scelto Laenor, in realtà. Ma va bene così.» Rhaenyra accarezzò una delle manine di Joffrey. «È così calmo. Ricordi com’era agitato Jace?»

«Fin troppo bene» disse, accarezzandosi il mento che Jace aveva preso a calci per due volte nei suoi primi giorni di vita. Rhaenyra rise, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero. Si sporse verso Harwin e gli diede un bacio sulla guancia. 

«Non avrai creduto davvero che ti avrei obbedito.»

Harwin sorrise. Lanciò un’occhiata verso la porta, una precauzione necessaria, prima di prenderle il mento tra le dita e baciarla. Rhaenyra chiuse gli occhi, beandosi della sua vicinanza. Avrebbe voluto che quei momenti non fossero solo attimi di vita rubati nell’oscurità della sua stanza – ma rischiare di più avrebbe significato perdere l’equilibrio e cadere dal lato della linea che avrebbe portato alla morte sua e di tutti coloro che amava. 

«Non esiste davvero un briciolo di rispetto in questa famiglia» disse Harwin, sorridendo sulle sue labbra. 

La porta si spalancò di scatto ed entrambi si allontanarono immediatamente. Rhaenyra dovette reprimere un gemito di dolore per il movimento repentino. Si chiese chi mai avrebbe osato entrare in quel modo nella camera della principessa, ma quando vide il colpevole di tale atto non poté fare a meno di sorridere.

«Scusate» disse Jace, il petto che si alzava e si abbassava per la corsa, una mano stretta in quella dello zio. «Volevo far conoscere Joffrey ad Aegon. Guarda, è lui.»

Aegon, anche lui col fiatone, sbuffò. «Quale parte di “non mi interessa” non hai ben colto?»

«Non dovreste essere alla Fossa del Drago, voi due?» chiese Rhaenyra, inarcando un sopracciglio.

«Sì. Sì, andiamo subito, ma…» Jace guardò Aegon, in una tacita supplica di assecondarlo. Le ricordò il modo in cui lei, da bambina, seguiva sempre Daemon ovunque andasse e ricercasse continuamente la sua attenzione, anche se suo zio era più propenso ad assecondarla, a differenza di Aegon che sembrava sempre annoiato, qualunque cosa facesse. Quando abbassò lo sguardo su Jace, però, Rhaenyra scorse qualcosa nei suoi occhi, un’emozione che di rado aveva visto sul volto del fratello. 

«Dai, presentamelo» disse, allargando le braccia in segno di resa. Il sorriso tornò a illuminare Jace, che si avvicinò a Harwin chiedendogli di mostrare loro il bambino. L’uomo lo assecondò. Aegon osservò Joffrey per qualche istante, il volto impassibile; poi rise e si rivolse a Jace.

«Sì, dopo il terzo posso confermare che tu sei stato il neonato più brutto.»

«Cosa? Non è vero!»

«Certo che è vero. L’ho visto io, con questi stessi occhi» insistette. 

«Ma… Sono sicuro che tu eri più brutto! Vero, madre?»

Rhaenyra rise. Aegon era stato un bellissimo bambino, ma nessuno avrebbe potuto battere Jace ai suoi occhi di madre. 

«Di certo eravate entrambi molto più esuberanti di questo piccolino» disse, senza concedere una vittoria a nessuno dei due. «Ora dovreste andare, i vostri maestri vi staranno aspettando.»

«Già. Oggi qualcuno deve reclamare il suo drago, se non sbaglio» disse Aegon, arruffando i capelli di Jace. 

«Sì! Non vedo l’ora di dire il mio primo Dracarys

«Non essere troppo frettoloso, Jace» lo ammonì Rhaenyra. «A volte serve molto tempo per creare un legame col proprio drago.»

«Ma Aegon c’è riuscito subito.»

Il ragazzo si strinse nelle spalle. «Ma tu non sei me.» Poi, forse vedendo la delusione negli occhi del bambino, rettificò: «Vedrai che te la caverai bene.»

«Eccovi qui!» Laenor corse verso di loro, lanciando un’occhiata mortificata a Rhaenyra. Aveva portato via i bambini proprio per lasciarla da sola con Harwin, ma lei non era arrabbiata per quell’interruzione improvvisa. Anzi, trovava l’idea del suo povero marito che inseguiva Jace e Aegon per tutta la Fortezza alquanto divertente – non stava ignorando di proposito gli avvertimenti di Harwin, era semplicemente troppo felice per cercare di nasconderlo.

«Quale parte di “aspettatemi qui” non avevate capito?» esclamò Laenor, piazzandosi davanti ai due ragazzi con le mani sui fianchi. «I vostri fratelli hanno fatto come avevo chiesto, mentre voi due, che siete più grandi e dovreste dare il buon esempio, siete scappati via alla prima occasione.»

«Scusaci, padre» disse Jace, che si sentiva sempre mortificato quando deludeva uno dei suoi genitori. «Volevo solo che Aegon conoscesse Joff. Stavamo già tornando indietro.»

«Confermo» disse Aegon. Mise un braccio intorno alle spalle di Jace e, con un mezzo inchino, salutò i tre adulti e lasciò la stanza insieme al nipote.

«Andate dai vostri fratelli e state fermi lì! Meglio se li seguo subito» disse Laenor e anche lui, dopo un veloce saluto, se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle. 

Harwin e Rhaenyra incrociarono gli sguardi. La donna si morse le labbra, ma quando il cavaliere scoppiò a ridere lei non poté fare a meno di imitarlo. 

«Te l’ho detto» disse. «L’insolenza fa parte di questa famiglia.»



 
   
 
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