Kenma fece un lungo sbadiglio mentre camminava verso la scuola trascinato dalla mano del suo fidanzato che stringeva la sua.
-Quante ore hai dormito la scorsa notte?- domandó prontamente Kuro.
Kenma borbottó -Dovevo uccidere il boss finale.
Kuro gli lanciò un’occhiataccia -Questa non è una risposta.
Kenma rispose con un nuovo sbadiglio.
Arrivarono a scuola qualche minuto dopo e il corvino fu completamente distratto da quell'argomento quando vide Yaku con un occhio nero.
Fece un sorrisetto e commentó a nessuno in particolare -Oggi sarà una giornata interessante.
 
Essendo che Kenma, colui che di norma avrebbe placato Kuro, era un anno più piccolo e non frequentava la sua stessa classe, il corvino passò tutte le sue ore di lezione a tormentare Yaku nel chiedergli come si fosse procurato quel livido.
Yaku decise di reagire ignorandolo per le prime due ore, per poi decidere di iniziare a inventare scuse una più assurda dell'altra.
Come faceva Kuro a sapere che erano solo scuse? Semplicemente perché gli veniva difficile credere a cose come "stavo salvando uno scoiattolo" o "sono stato aggredito da un procione".
Più Yaku non gli diceva la verità e più Kuro diventava curioso, sapendo che c'era qualcosa di divertente e interessante sotto.
 
Quel pomeriggio in palestra, Kuro era talmente concentrato su Yaku che diede poco conto al resto dei suoi compagni: fu un errore.
Fortunatamente fu Kenma ad avvicinarglisi e fargli notare -Lev non è più strano del solito?
Kuro spostò quindi lo sguardo sul primino e vide che, effettivamente, sembrava depresso come Bokuto nei suoi momenti "no".
Sbuffò e tornò a concentrarsi su Yaku mentre affermava -gli passerà.
Kenma gli diede un pugno tra le costole -Sei il capitano! Comportati da tale!
Kuro sorrise divertito commentando -Oya? Sei preoccupato per lui?- evitando subito un nuovo pugno dal suo fidanzato.
Essendo che Kenma aveva sempre ragione, Kuro decise di raggiungere il primino e chiedere -Che hai che non va?
Quello fu abbastanza perché Lev si accasciasse a terra e iniziasse a piangere urlando disperato -Sono un mostrooo!
Tutta la squadra in un attimo lo raggiunse, compresi i coach, per capire cosa fosse successo al centrale sempre sorridente ed euforico.
-Perché dici questo?- domandó Kai con il suo tono calmo e gentile.
-Quella…- singhiozzó -quella è violenza domestica!!
-Lev!- urlò Yaku con un tono un pó troppo isterico, mentre tutti gli altri si guardavano confusi.
Il loro allenatore più giovane si schiarì la gola intromettendosi -Haiba, sai cos'è la violenza domestica?
-Quando fai del male alla persona con cui stai, no?- rispose pronto continuando a singhiozzare.
-Beh, in un certo senso sì, ma…
-Aspetta- si intromise Yamamoto con gli occhi spalancati -Tu e Yaku avete una relazione?
A quel punto tutti collegarono i due avvenimenti e, mentre il libero del terzo anno diventava dello stesso colore delle loro divise, Kenma sussurrò a Kuro -Togliti quel sorrisetto inquietante dal volto.
-Sei un deficiente!- urlò Yaku dopo essersi ripreso -Non c'è bisogno che tu ti senta così! Abbiamo già appurato che è stato solo incidente!
-Ma…
-Ma un corno! Sarebbe potuto succedere a chiunque!
L'allenatore ascoltò tutto, poi si rivolse a Lev -è vero che è stato un incidente?
Il centrale annuì tirando su con il naso -Noi eravamo a letto e io stavo solo prendendo il lubrificante, poi nella foga mi sono girato troppo in fretta e ho colpito Yaku con la boccetta dritto nell'occhio.
A quel punto era difficile capire chi fosse quello più imbarazzato all'interno di quella palestra, di sicuro però non lo era Lev, né Kuro in realtà.
A parlare infine fu il coach Nekomata, fece una risatina divertita e affermò -Per il futuro, Lev, avresti potuto rispondere solo che era stato un incidente. Comunque non è violenza domestica, puoi stare tranquillo, non sei un mostro.
Il ragazzo si riprese all'istante -Davvero?
L'uomo gli mise una mano sulla testa come un tenero nonno, poi si voltò per tornare alla sua postazione.
Kuro fu pronto a girarsi verso il punto in cui sapeva ci fosse Yaku per iniziare a prenderlo in giro per il resto della loro vita, ma il libero era scomparso.
Kenma seguì il suo sguardo e commentó -Sarà andato a sotterrarsi per la vergogna.
Kuro annuì consapevole, il suo sorriso crudele che non scomparve -Beh, dovrà pur tornare.

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