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Autore: Diana924    01/11/2022    0 recensioni
Dwight Enys credeva nella sua professione.
Dwight/George scritta per il cow-t di landedifandom, ambientata durante la quinta stagione
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dwight Enys, George Warleggan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Diana924
Fandom: Poldark
Titolo: The power of healing
Personaggi: George Warleggan, Dwight Enys, 
Rating: NC17
Note: Season 5,
Note2: slash, crack!ship, 
Note3: scritta per il scritta per il cow-t di landedifandom con prompt 
Note4: lo so, è complicata come cosa ma ... mi mancano


 

Dwight Enys credeva nella sua professione.

Aveva sempre considerato l’attività di medico come una missione, del denaro gli importava relativamente e non solo perché era innamorato di un’ereditiera che poi aveva sposato, avrebbe amato Caroline anche se fosse stata una mendicante all’angolo di una strada. Aiutare il prossimo, farlo stare meglio nel corpo e nello spirito e poter registrare quei miglioramenti era già un pagamento sufficiente, credeva davvero nel giuramento di Ippocrate anche se spesso aveva avuto dei dubbi su alcuni suoi pazienti ma in certi momenti bisognava allontanare le considerazioni personali.

La morte di Elizabeth era stata un colpo per tutti loro.

Quella donna era speciale e sebbene ci fosse stato qualcosa di strano nella sua morte, qualcosa che non era riuscito a capire ma che comunque aveva intuito, aveva cercato di rendere tutto il più facile possibile, per George e per Ross perché non ignorava il passato che Ross ed Elizabeth avevano condiviso.

Avrebbe dovuto sorvegliare meglio George, era colpa sua ma mai avrebbe potuto immaginare che avrebbe accusato così tremendamente il colpo. I sintomi erano tutti lì, aveva ingenuamente pensato che George sarebbe riuscito ad andare avanti, un uomo col suo temperamento poteva facilmente sopravvivere a un dolore del genere ma forse non aveva compreso la profondità del sentimento che aveva unito George Warleggan ed Elziabeth Chynoweth.

Erano stati distratti da altre incombenze ed era sicuro che non se ne sarebbe accorto se per caso non avesse avuto sentore del “trattamento” adottato da Carys Warleggan nei confronti del nipote. Aveva letto anche lui testi sulle malattie nervose e la follia e sebbene quei metodi fossero solitamente indicati erano anche barbari e sempre più venivano criticati da dottori e direttori dei manicomi. Come tutti aveva letto dei progressi del dottor François Pinel a Parigi durante il periodo rivoluzionario e il suo sistema di trattare i pazzi era a dir poco innovativo, se solo l’Inghilterra lo avesse imitato.

Quando aveva saputo di George aveva subito proposto a Carys Warleggan di prenderlo in cura come proprio cliente garantendo un’assoluta privacy, nessuno avrebbe mai saputo delle condizioni di George e di cosa avesse passato. L’altro aveva accettato di buon grado, più per togliersi la responsabilità di un nipote pazzo che per vero altruismo ma cosa più importante gli aveva lasciato carta bianca.

Non era stato un lavoro facile, tutt’altro, George sembrava essersi rintanato in una realtà tutta sua dove Elizabeth era ancora al suo fianco e farlo uscire da lì sarebbe stato più complicato di quanto aveva inizialmente pensato. George sembrava felice nel suo piccolo mondo, per una volta non complottava nulla contro Ross e gli altri ma allo stesso tempo era il fantasma dell’uomo che era stato un tempo. Dwight aveva cercato dii abituarlo lentamente all’idea che sua moglie fosse effettivamente morta, ma prima si era occupato del corpo, i dottori ne avevano fatto scempio nel tentativo di curarlo e George si era lasciato fare tutto come se non gli importasse nulla di sé stesso, quella rassegnazione lo aveva davvero preoccupato perché apriva la mente a possibili scenari che non voleva affrontare come amico e come medico. Si era davvero affezionato a George in quelle settimane, non avrebbe mai pensato che potesse essere così fragile eppure… ne aveva le prove davanti agli occhi.

Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Caroline, nei confronti del suo paziente avvertiva un senso di protezione che non sapeva spiegarsi e che andava oltre la volontà di vederne la guarigione. Una volta guarito il corpo era passato alla mente cercando di ricordare a George che non era solo, aveva due figli di cui prendersi cura e non poteva mancare in quella maniera ai suoi doveri, Elizabeth non lo avrebbe voluto aveva detto pur sapendo che era un colpo basso. Poteva non preoccuparsi di Geoffrey Charles, il ragazzo non era figlio suo ed era abbastanza grande ma Valentine ed Ursula avevano bisogno del loro padre e non potevano perdere anche lui dopo aver perso la madre.

Se avesse fallito ci sarebbe stata un’unica opzione per George e lo sapevano tutti e tre: il manicomio. Non Bedlham, o forse si, ma un luogo simile dove George sarebbe sparito per sempre, ingoiato dalle tenebre, incatenato al muro e condannato ad ascoltare le urla e le farneticazioni di tanti sventurati che se anche vi erano entrati sani di mente erano poi impazziti nel corso degli anni. Era sicuro di poterci riuscire ma potevano esserci ricadute, la sanità mentale di George era collegata alla sua accettazione della morte della moglie e al fatto che non fosse colpa sua.

Non capiva come potesse essere colpa sua ma George ne era fermamente convinto e anche andare oltre quell’idea faceva parte del processo di guarigione.

Aveva fatto un buon lavoro si era detto prima di cominciare a scrivere, avrebbe omesso nomi e altri dettagli che avrebbero potuto identificare il suo paziente ma il caso di George meritava di essere conosciuto, fosse solo per dimostrare la fondatezza dei metodi di Pinel, anche se era cosciente di aver dovuto eliminare un’ultima parte.

<< Non… perché? >> aveva domandato quando George lo aveva abbracciato di slancio per poi baciarlo sulla bocca con la gentilezza di una fanciulla e l’impetuosità di un amante. Durante la scuola gli era capitato ma era comune a tutti, poi si cresceva e si metteva giudizio, non solo era immorale ma anche illegale e non aveva alcun desiderio di finire sulla forca per quello. Eppure per un istante aveva ricambiato quel bacio e ora non sapeva spiegarsi il motivo.

<< Grazie, conosci il motivo quindi non te lo spiegherò, grazie per quello che hai fatto per me >> aveva risposto George, gli occhi colmi di paura e desiderio. Forse George era uno di quegli uomini che non facevano differenze nell’alcova, forse quello era davvero un modo per ringraziarlo, Dwight non sapeva, sapeva solo che quel contatto appena avvertito tra le loro labbra aveva risvegliato ricordi a cui non pensava da anni, ricordi a cui non aveva mai volutamente ripensato.

George aveva paura, se di sé stesso o della sua possibile reazione Dwight non sapeva dirlo, ma aveva paura; e allo stesso tempo lo aveva desiderato, se solamente per dei baci o per altro Dwight non sapeva dirlo, ma si scoprì curioso di saperlo. Come sarebbe stato baciare nuovamente George e non solo sulla bocca, percorrerne il corpo godendo dei suoi gemiti, sentire la carne sotto le dita e poi dopo averlo disteso sul letto trascorrere le giornate persi in un abbraccio proibito ma proprio per questo appassionato. Sentire le mani di George che percorrevano il suo corpo, gli occhi che non lo perdevano di vista e la bocca che gli regalava il paradiso e l’inferno mentre George inginocchiato tra le sue gambe lo faceva vedere, che visione conturbante e lussuriosa sarebbe stato avere George Warleggan alla sua mercé.

<< Non… è illegale >> mormorò, eppure erano sempre più vicini, la cosa più giusta da fare sarebbe stata voltarsi, uscire di lì e correre da Caroline ma per qualche motivo non riusciva ad impedirsi di smettere di guardare George, di notarne la bellezza nascosta e una vena di sensualità che meritava di essere esplorata; ignorava se fosse una conseguenza della malattia o se non l’avesse mai notata ma… George era bello e non sapeva nemmeno di esserlo.

<< Non lo saprà nessuno, resta con me… solo per questa notte >> lo supplicò George, abbastanza vicino da baciarlo ma abbastanza lontano da lasciargli l’iniziativa. E … Dwight sapeva di non essere forte, Ross avrebbe resistito ma lui… lui non aveva tutta quella forza interiore e l’altro gli si stava offrendo in maniera fin troppo spudorata, se per sentimento o semplicemente per ripagarlo non voleva saperlo.

Le loro labbra si unirono in maniera quasi frenetica, George era sicuramente guarito pensò Dwight, o si era entrati in una nuova fase della malattia che lo aveva portato ad indirizzare il suo interesse nei confronti del suo dottore. Non voleva saperlo, non quando si separarono e George gli lanciò uno sguardo inequivocabile.

<< Non deve saperlo nessuno >> mormorò lui.

<< Sarà il nostro segreto, te lo prometto >> replicò George prima che tornassero a baciarsi, e Dwight comprese che il suo desiderio di guarire George Warleggan era andato troppo oltre ma per qualche assurdo motivo non riusciva a non esserne pentito.

   
 
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