Hikaru Matsuyama.
La leggenda del calcio dell'Hokkaido, che nonostante tutti gli sforzi, ha perso.
Ha perso alle elementari, ha perso alle medie per tre anni.
E come poteva andare avanti? Per quanto tempo doveva essere sconfitto prima di raggiungere la luce della vittoria di un campionato?

L'ha raggiunta, con la nazionale giapponese, ha raggiunto quello che tanto sperava.
Anche se i suoi compagni della Furano non erano presenti fisicamente, erano presenti nel suo cuore e nella sua testa, che all'unisono gridavano "Vai capitano! Vinci per noi! Vinci per la Furano!".
E dio, quanto potevano fare male quelle parole, ma renderlo pieno d'orgoglio e di felicità allo stesso tempo mentre la medaglia veniva indossata.
Faceva male, ma ha vinto per tutti coloro che non sono riusciti a raggiungerlo in nazionale.
Avrebbe mai davvero potuto sopportare il peso delle amare sconfitte, mentre i suoi rivali hanno vinto per tre anni di fila il campionato nazionale? 
Avrebbe mai davvero potuto sopportare il peso della sconfitta alle semifinali contro la Meiwa? Wakashimazu era arrivato al momento giusto. 
Ma era sicuro che ora che Tsubasa sarebbe andato in Brasile, lui avrebbe potuto davvero trionfare, un giorno. 
Non si farà abbattere dalle precedenti sconfitte. Sarebbe nato un nuovo Hikaru Matsuyama che avrebbe portato il titolo di "Aquila selvaggia". 

Rivolse lo sguardo al compagno più vicino che potesse avere, Misugi.
Era diventato suo migliore amico in poco tempo. 
Lo aveva spostato in difesa ed era diventato un difensore tiratore. 
Non pensava di poter diventare ancora più importante, diventare un ulteriore pilastro per la squadra. 
Sorrise, rincuorato di avere un amico così disponibile per gli altri. 
Rivolse uno sguardo poi ai suoi compagni, che si erano sostenuti a vicenda e ora festeggiavano trionfanti. 

Era proprio bello vincere.

Senza nemmeno accorgersene, si era messo a piangere davanti allo specchio dei bagni dello stadio.
Così tante emozioni che non riusciva più a processare, se non quel fuoco dentro il suo cuore che ardeva a mille.
"Vincerò il campionato nazionale liceale. Ci riuscirò. Per tutti loro."

E ancora.

"Diventerò l'unico degno di essere chiamato Aquila di Hokkaido!"