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Autore: Akane    06/11/2022    0 recensioni
- Questo è l’effetto dell’anima che mi hai restituito. È colpa tua, adesso dovrai assumerti le tue responsabilità. -
Aomine è corso ad affrontare Kagami come una pantera furiosa, vista la sua colpa d'avergli restituito l'anima senza poi assumersi le sue responsabilità. Ma lui lo obbligherà a farlo e troverà terreno fertile in Kagami, dato che gli piacciono da matti le sfide impossibili.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La cosa più preziosa'
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sfida

NOTE: settima fic della serie ‘La cosa più preziosa’. Finalmente Daiki ha sistemato quel che doveva prima di buttarsi in una nuova relazione ed è ora di affrontare Taiga e capire cosa vuole da lui e se è pronto. Tuttavia potrebbe essere difficile comunicare visti i temperamenti di entrambi, specie dopo che Kuroko ha detto ad Aomine che Kagami ha con sé una bella donna (Alex) che l’ha baciato. Il tempismo con cui arriva da lui potrebbe essere particolarmente terribile. Le fanart usate per ispirarmi in qualche scena non sono mie ma trovate in rete. Naturalmente ci sono ancora fic per questa serie. Buona lettura. Baci Akane

SFIDA

aokagaaokagaaokagaaokagaaokagaaokagaaokagaaokaga

L’allenamento speciale di Alex era duro di per sé, in aggiunta ci doveva mettere in conto il fatto che appena il giorno prima aveva giocato una durissima partita contro il To’o e che stavano andando avanti da molte ore. 
Non sapeva quanto ancora sarebbe riuscito a resistere ed ormai perdeva colpi che in condizioni normali non avrebbe perso. 
Era stanco, forse pure morto, ma nonostante tutto Taiga non si sarebbe fermato. Sarebbe andato avanti tutta la notte, pur senza riuscire in cose che l’indomani, da riposato, avrebbe fatto con più successo. 
Per pura testardaggine. 
Perciò quando perse l’equilibrio scendendo da un salto e le ginocchia gli si piegarono, non riuscì a rimanere dritto. Se non fosse stato per Alex sarebbe andato giù come un pero, ma lei era lì pronta ad afferrarlo, consapevole che il suo cedimento fisico sarebbe arrivato di lì a poco. 
Lo fece con una parte di sé particolarmente prominente, non di proposito. Non lui per lo meno.
Capitò, insomma, che la faccia di Taiga finisse fra i seni di Alex mentre lo sosteneva da sotto le ascelle, le gambe completamente molli. 
Alex lo sollevò aiutandolo a rimettersi in piedi invece di accompagnarlo a terra, ma era ancora totalmente appoggiato a lei poiché i muscoli ancora non gli tenevano. 
Gli sorrise come una sorella maggiore, con una dolcezza ed un’intimità particolari. 
- Dovresti fare una pausa, magari è meglio riprendere domani... - suggerì. Taiga si aggrottò contrariato accendendosi.
- No posso continuare! Non abbiamo molto tempo prima delle partite importanti! 
Ovvero quelle contro la generazione dei miracoli, se fosse andato tutto bene avrebbe incontrato Tatsuya e quel tizio altissimo proprio ai quarti, una sola partita a separarli, che fra l’altro andava vinta comunque. 
Non avevano tempo e quell’allenamento era la sua unica speranza. 
Lei sorrise avvicinando il viso al suo e baciandolo sulla bocca per dimostrare il suo compiacimento verso questo suo atteggiamento da fanatico. 
Lui si irrigidì e mentre gli si drizzavano tutti i peli stile gatto dalla coda calpestata e diventava dello stesso colore dei capelli, si sentì strattonare brutalmente da dietro fino a volare malamente per terra. 
Sopra di lui si piazzò a gambe larghe e mani ai fianchi nientemeno che Aomine, infuriato più che mai.
- Insomma, che diavolo significa, si può sapere? Mi hai baciato e stai con una donna? Pensi che mi puoi prendere per il culo così? Sai chi sono io? 
- Un grandissimo idiota, ecco cosa sei! 
La risposta giusta sarebbe stata un’altra. Per esempio ‘non hai capito, non sto con lei’, ma invece aveva solo aggiunto benzina sul fuoco, come faceva ogni volta. Perché era più forte di lui, specie se si trattava di Aomine. 
Un momento.
Che ci faceva lì? 
Si sollevò a sedere tirandosi su, usò le braccia, incapace di alzarsi. Le gambe ancora non gli tenevano, così fu il nuovo arrivato ad abbassarsi, lo prese per il colletto della maglia e lo tirò a sé furioso. 

- Sei tu l’idiota! Mi hai baciato e stai con lei?! 
Improvvisamente non contava nient’altro che quello. Non c’era santo che tenesse.
Tetsu e il rispetto che aveva cercato di portargli per la gratitudine che voleva mostrargli. Nulla. Improvvisamente solo Kagami e quello che voleva da lui.
Cioè lui stesso. 

A Taiga andò il sangue al cervello e gli afferrò a sua volta la giacca strattonandolo in risposta, urlandogli in faccia alla stessa maniera: 
- Sei tu che hai baciato me, coglione! 
- Ma tu hai risposto! E me ne hai dato un altro prima di andartene! 
Così ribattendo continuò a scuoterlo, ma la resistenza di Taiga era molto più bassa di quanto preventivato, infatti finì per cadere all’indietro con Aomine che gli franava addosso. Non si tolse, gli si sistemò a cavalcioni sopra e mentre l'altro da terra cercava di spingerlo via da sé, questi gliele prese le mani intrecciando le dita in una sorta di lotta di supremazia. 

Alex li guardò perplessa, meravigliata di quella scena e di quel ragazzo che supponeva fosse quello di cui le aveva parlato tanto quando era stato in America pochi giorni prima. 
I due stesi per terra uno sopra l’altro si spingevano a vicenda come due lottatori di Sumo in una posizione strana. Stesi invece che in piedi. 
Alex scosse la testa perplessa.
“Che dementi.”
Pensò andandosene e concedergli una pausa ridendo. 
“Ah, la gioventù!”
Aveva scommesso sul ritorno di fiamma di Taiga e Tatsuya, ma la vita andava sempre avanti per vie incredibili e bisognava seguirla a qualunque costo. 
Era giusto così. Ogni tempo e luogo aveva la sua storia. 

Si sarebbero spinti senza ottenere un centimetro uno dall’altro in eterno, fissandosi in cagnesco stesi per terra uno sull’altro, appigliandosi a dettagli insignificanti per portare avanti ognuno la propria ragione. 
I visi ad una distanza irragionevole, si respiravano a vicenda, il sudore per le rispettive attività fisiche che imperlava la pelle di entrambi, nonostante la stagione fredda che gravava su di loro. 
Ma nessuno dei due avrebbe ceduto, se non fosse stato per Taiga che finalmente si decise a dire ciò che Daiki doveva assolutamente sapere per capire se spaccargli la faccia o baciarlo di nuovo.
- Sei un idiota! Lei non è la mia ragazza, ha il doppio dei miei anni e la conosco da quando ero un moccioso! È solo la mia maestra, è americana ed ha un approccio agli altri molto fisico! Quella bacia tutti! Ha baciato anche Rika ieri sera! Non significa ninet... - non riuscì a finire la frase perché Daiki decise che no, non gli avrebbe spaccato la faccia. 
Improvvisamente annullò la distanza che li separava e premette la bocca sulla sua, baciandolo. 
Molto meglio così. 
Di nuovo la sensazione della sera prima, quando si erano baciati in un modo assolutamente delicato e ben diverso da quello, tornò. Il ricordo della sensazione delle loro labbra morbide e il sapore delle loro lingue.
Simile, ma non uguale. 
Il sapore era lo stesso, ma la sensazione di morbidezza non gli si avvicinava minimamente.
Era una furia, non un bacio.
Appena le loro bocche si fusero, si trovarono subito con le lingue lottando per la supremazia della bocca e vennero investiti da un’onda rosso fuoco che bruciò entrambi. 
Daiki sfilò le mani dalle sue e si appoggiò a terra ai lati del suo viso, mentre quelle di Taiga finivano sulla sua nuca con le braccia poi a cingergli il collo. 
Quando senti che sollevava il bacino verso il suo, come in un gesto automatico, Daiki pensò in un lampo che non era il suo primo ragazzo. 
Ne aveva già avuto uno. Fu una certezza. 
Si staccò e lo guardò come un lampo blu che attraversa il cielo all’improvviso. Grosso, splendido, terribile. 
- Hai già avuto un ragazzo! 
Non era una domanda. Taiga anche lui sul piede di guerra, di nuovo, per l’ennesima sciocchezza, sbottò:
- Se è per questo tu stavi con Kuroko e so che lo stai allenando ai tiri! 
Daiki a quello sorrise soddisfatto e si tirò via da sopra di lui, sedendosi accanto, sul cemento. L’aria vittoriosa per via della sua gelosia. 
Chissà cosa gli pareva di aver vinto, quell’idiota colossale. 
- Sei geloso? 
Taiga con la vena che pulsava sulla tempia, si alzò a sedere a sua volta, davanti a lui, ancora corrugato ed irritato.
- Anche tu lo sei di Alex! 
- Appunto. Siamo pari, no? 
Facile e ovvio. Per lui contava solo non perdere, qualunque fosse il gioco che stavano facendo. 
Taiga sospirò decidendo di lasciar perdere la sua assurda logica e cercando Alex notò che non c’era più. 
“Dev’essere entrata.” Pensò sollevato che non si fosse messa in mezzo peggiorando come sempre la situazione. 
- Come vuoi. - brontolò infatti massaggiandosi la nuca per la botta presa nell’essere letteralmente sbattuto per terra. 
Daiki a quello fu come se si svegliasse e ricapitolasse mentalmente ciò che era successo, non quel che era sembrato inizialmente. 
- Stai bene? - chiese infatti prendendogli poi il viso fra le mani, apprensivo. Taiga lo guardò shoccato, non riconoscendo quel ragazzo pieno di attenzioni rispetto a quel pazzo scatenato di poco prima. Non che l’avesse mai visto come una persona gentile e accorta, visto che fino alla sera prima con lui ci aveva sempre e solo litigato poiché era stato in grado di fare solo lo stronzo. 
- Sei schizofrenico? - chiese in risposta. Daiki rise divertito e rivelando in poco tempo un altro cambio repentino di personalità, lo baciò di nuovo, con più dolcezza di prima, ma nemmeno troppa delicatezza. 
Un terzo bacio, ancor più diverso dagli altri.
Taiga stordito si lasciò sconvolgere da quello tsunami che rispondeva al nome di Daiki Aomine, che ora si era fatto improvvisamente allegro e spensierato. 
“Capisco come ha fatto Kuroko a perdere la testa per lui. Mi ha detto che era diverso da come l’ho conosciuto io e se ho perso la testa per la sua versione stronza, figurati ora che sta tornando come prima. È ubriacante.” 
Dopo il bacio, Daiki scivolò in un abbraccio che fece sconvolgere ulteriormente Taiga, fino a farlo arrossire. Con le labbra sulle sue orecchie, mormorò: 
- Questo è l’effetto dell’anima che mi hai restituito. È colpa tua, adesso dovrai assumerti le tue responsabilità. - Taiga dapprima avvampò realizzando quanto sentimentale fosse in realtà ciò che aveva detto, poi sorrise ammorbidendosi, accettando quella sfida ben più dura del batterlo a basket. 
Stargli dietro sarebbe potuta essere la cosa più complicata che si sarebbe trovato a fare da lì in avanti, ma non avrebbe mollato. 
Adorava le sfide impossibili. 
Così gli prese il viso fra le mani, scivolò fuori dall’abbraccio e tornandolo a portata di bocca lo spinse per baciarlo ancora. Poco prima, rispose divertito: 
- Accetto la sfida. - Daiki accolse le sue labbra e con una gioia che gli fece venire le lacrime agli occhi, lacrime che non fece uscire, aprì la bocca per l’ennesimo bacio. 
Libertà, vita e felicità. Tutto grazie ad una stupida sconfitta. 
Guai, si disse baciandolo ancora e perdendosi in lui.
Guai a chi avesse osato togliergli Taiga. 
Guai a chi glielo avesse rovinato o toccato.
Guai. 
Taiga Kagami da ora in poi sarebbe stato solo suo, la sua nuova fonte di felicità, la sua anima. 

Inizialmente con intenzioni fra le più disparate, Daiki ne aveva cambiate un bel po’ in due giorni, aveva deciso che per quel periodo non sarebbe saltato addosso a Taiga oltre un certo limite, per permettergli di concentrarsi su quello che per lui contava sopra ogni cosa. La Winter Cup.
O meglio.
Battere tutta la Generazione dei Miracoli. 
Midorima l’aveva già battuto anche se la partita era finita in pari, con Ryota aveva fatto un buon risultato nello scontro diretto fra loro, ma lui poi era molto migliorato per poterlo affrontare, perciò Daiki sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa. 
Quando aveva superato Midorima l’aveva fatto nella versione ‘migliorata’, perciò lui lo poteva dire archiviato. Ma doveva affermarsi su Ryota che ora riusciva ad imitare il suo stile selvaggio ed imprevedibile. Aver battuto l’originale non gli dava la certezza di battere anche l’imitazione, specie perché il suddetto imitava alla perfezione qualunque altro stile e gli bastava solo trovarne uno adatto a battere Taiga. Non era facile e scontato il risultato. 
Gli mancavano però i più difficili che non aveva nemmeno mai fronteggiato fino ad ora. 
Murasakibara era un autentico muro invalicabile, tuttavia il peggiore era Akashi senza dubbio. 
Per Taiga era importante batterli, perciò la Winter Cup sarebbe stata essenziale. 
Decise di fare il suo e non distrarlo troppo. Sostenerlo sì, ma distrarlo no. 
Si alzò per primo e gli tese la mano, cosa che non aveva mai fatto con nessuno, nemmeno coi suoi vecchi compagni. Il massimo era stato restituire il saluto col pugno a Tetsu. 
Taiga guardò sorpreso la mano tesa e la sua espressione serena, ancora non riusciva a riconoscerlo, tuttavia gliela prese e si fece aiutare.
- Non hai sete? - chiese sapendo che probabilmente aveva saltato la cena anche lui. 
Taiga si diresse alla ringhiera in metallo che delimitava il campetto, dove aveva appoggiato una borsa con asciugamano e bottiglia d’acqua. 
Si appoggiò sedendosi sopra, tirò su i piedi sul ferro inferiore e rimase in equilibrio così, poi con l’asciugamano sulla faccia si asciugò il sudore facendoselo cadere intorno al collo. 
- Ho perso l’asciugamano al centro termale, questo è troppo grande, non mi va bene. - brontolò notando che effettivamente gli copriva quasi tutte le spalle. 
Daiki lo guardò bere l’acqua e fischiò fra sé e sé ridendosela. 
Non avrebbe mai saputo che quell’asciugamano glielo aveva fregato lui. 
- Sono asciugamani, sono tutti uguali! - rispose avvicinandosi e mettendoglisi davanti a lui. Prese un lembo di quello che aveva addosso, nero. 
Quello rosso gli si addiceva di più.
- No, quello era del mio colore preferito e comunque era della grandezza giusta! O sono troppo grandi o troppo piccoli! - continuò a lamentarsi per il gusto di andargli contro.
- Oh quante storie per uno stupido asciugamano! - ringhiò incupendosi. “Tanto non te lo restituirò mai! Me lo terrò io!”
La risata che risuonò sulla sua rispostaccia distrasse Daiki che guardò il ragazzo che sembrava stare meglio rispetto a prima. 
- Pensavo che saresti rimasto quell’inquietante caricatura di bravo ragazzo gentile e felice per sempre! 
Daiki a quello fissò stralunato Taiga che continuava a ridersela, così gli prese anche l’altro lembo dell’asciugamano e glielo alzò mettendoglielo in faccia per farlo smettere. 
- Piantala! Avete voluto tanto che tornassi sereno ed ora che lo sono non ti va bene? Deciditi! 
- Ovviamente mi piaci sereno, ma ho avuto il colpo di fulmine sulla tua stronzaggine, che ci posso fare? - ammise candidamente Taiga togliendosi il telo nero dal viso, se lo lasciò sulla testa come fosse un cappuccio, era rilassato e spensierato nonostante stesse lavorando come un matto per superare il suo livello e poter battere la squadra dello Yosen. 
Daiki non si capacitava di come ci riuscisse. 
Per lui avere un obiettivo da superare a basket significava essere intrattabile. Però era anche vero che era bello averne uno. Ricordava come si era sentito prima di averne uno e poi com’era cambiato tutto quando non ne aveva avuto nessuno. 
Lo capiva, ma non completamente. Sembrava che a Taiga piacesse da matti avere gente forte da battere, che fosse la sua linfa vitale. 
- Davvero ti piace la mia stronzaggine? - chiese decidendo di non approfondire troppo certi aspetti. Si erano appena messi insieme, non doveva esagerare. Si avvicinò al suo sorriso malizioso.
- Mi piacciono le sfide. - Daiki avvicinò il viso al suo e tirò l’asciugamano fino a coprire anche sé stesso. 
- Allora con me non ti annoierai mai, sai? - Taiga chiuse gli occhi, aprì le gambe e lo fece accomodare in mezzo. Rilassato, attese il suo arrivo sussurrando sereno: 
- Non chiedo di meglio. - Daiki adorò la sua risposta, così come la sua attesa in quell’apertura a lui. Lo baciò di nuovo con delicatezza, per godersi le sue labbra e la sua lingua. Si impresse la sensazione di pace trasmessa dalla sua bocca, incapace di stargli lontano per più di cinque minuti. 
Lasciò che l’asciugamano li coprisse, mentre si perdeva in lui e un braccio l’avvolgeva tenendolo a sé senza paura.
Senza paura. 
Piacere per quello che era, con pregi e difetti. 
Tetsuya si era innamorato del Daiki positivo, ma a lui piaceva quello spezzato e affondato, quello oscuro. 
O meglio, gli piaceva anche quello, la prima cosa che gli era piaciuta era stato il suo peggio, insomma. Ma ora che gli stava facendo vedere il suo meglio, il bello che aveva dentro, gli andava bene comunque. 
Piacere per quel che era, esattamente in ogni sfaccettatura complessa. Non gli era mai capitato e mentre si abbandonava all’ennesimo bacio, si rendeva conto che la paura di perdere una cosa tanto preziosa e perfetta, tornava ad affacciarsi strisciante. 
Abbandonarsi troppo, dare troppo di sé alla persona che volevi fosse tua per sempre, non era mai una mossa saggia. 
Daiki si separò dalla sua bocca e lo guardò onestamente smarrito. Taiga vide immediatamente la sua paura nei suoi occhi e gli chiese cosa avesse. 
- Che c’è ora? 
Daiki si strinse nelle spalle e si tolse l’asciugamano di dosso sistemandolo intorno al suo collo, tornando brusco com’era stato fino al giorno prima. 
- Niente. - disse mentendo sfacciatamente. 
A Taiga andò il sangue al cervello e i peli del corpo si drizzarono come quando pestavano la coda al gatto. 
Lo fissò torvo prendendogli la giacca con decisione. 
- Sei un pessimo bugiardo! Dimmi cos’hai! - insistette senza paura. Normalmente nessuno esagerava con lui, nessuno osava andargli contro. Nessuno. 
Ma Taiga non esitò, senza la minima paura. 
- Senti, non sono obbligato a dirti tutto. Non faremo come quelle coppie sdolcinate che si dicono sempre tutto! Tu devi allenarti, io non ti devo distrarre! Però vedi di mangiare! Ci sentiamo, ok? 
Gli diede un fugace bacio e fece per andarsene seccato. 
Era arrabbiato con sé stesso per quella improvvisa retromarcia avuta solo ed esclusivamente per la paura di rovinare quella cosa a cui già teneva troppo.
“È la mia ultima chance per essere felice, non ne avrò altre. L’ho ottenuta con difficoltà. Se faccio un casino e lo perdo, posso spararmi. Sarò finito. E non è facile andare d’accordo col Daiki Aomine che sono oggi. Non so se ce la farò. Tutti gli altri non si sono persi, io sì. Solo io mi sono perso e depresso fino a questo punto. Gli altri sono sempre rimasti quelli che erano!”
Continuando a rimuginare su questo, non percepì la palla arrivargli da dietro e colpirlo alla nuca. 
Per poco non cadde, si voltò inferocito, pronto a dargli un pugno, ma la mano di Taiga afferrò i suoi capelli corti e tirò malamente senza la minima delicatezza o paura. 
Poi gli piazzò il cellulare sulla faccia. 
- Come diavolo ci sentiamo se non ci scambiamo il numero, deficiente? 
Bel modo di iniziare una relazione. Daiki lo guardò cupo volendo solo dargli una testata, suo malgrado sospirò e capì.
Aveva probabilmente compreso le sue paure come probabilmente faceva da quando si erano incontrati la prima volta. 
Sapeva che gli doveva solo dare tempo.
Non per questo avrebbe mollato. 
“Dopotutto Tetsu aveva davvero ragione. Sembrerebbe la persona perfetta per me.”
Rimanendo col broncio gli scrisse il numero nel suo telefono, poi gli schiaffeggiò il polso per togliersi la mano di dosso. In questo Taiga gli afferrò la sua, lo trattenne e gli baciò la fronte. 
- Ti scrivo. 
Dopo di che si voltò e tornò indietro chiamando a gran voce Alex, dicendole che era pronto a ricominciare. 
Daiki rimase a guardarlo e sorrise brevemente, di nascosto, prima di andarsene. 
Era lui, si disse. L’unico in grado di raccogliere e vincere la sua sfida. 
Era proprio lui.
Ne aveva il sacro terrore, più se ne rendeva conto, più si spaventava, ma non per questo sarebbe scappato e si sarebbe chiuso. L’aveva già fatto, ma era cresciuto. Non avrebbe perso quell’ultima unica grande occasione. 
Assolutamente no.
Avrebbe fatto di tutto per far funzionare quella cosa con Taiga.
Del resto era la sua salvezza. 
 

   
 
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