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Autore: Brume    08/11/2022    6 recensioni
Di ritorno da una commissione per conto del Generale Jarjayes, Oscar e André vengono colti alla sprovvista dal maltempo che li costringe a prendere rifugio in una locanda. Non è la prima volta e si adattano, senza tanti patemi, a quell' imprevisto. Sono sereni, sembrano quasi nascondere un segreto; nei loro pensieri alberga ora qualcosa di nuovo, di bello e niente, davvero, potrebbe turbarlo.
Qualcosa che non avevano messo in conto, tuttavia, accade...e non è piacevole, anzi: la storia inizia da qui e si svilupperà lungo sentieri talvolta complessi che, a lungo andare, potrebbe cambiare il loro destino per sempre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Domfront, 22 novembre 1788,

“ Sono costernata, André: non credevo che la serata potesse prendere una tale piega.”

Oscar aveva appena messo piede nella camera a lei riservata da Madame De Jong, la lontana parente della madre che così tanto aveva insistito affinché lei ed il suo attendente si fermassero a cena e per la notte; stanca e piuttosto turbata, si era levata la giacca appoggiandola sulla poltrona dell’anticamera per poi avviarsi in direzione del camino, nella stanza attigua.
Qui vi aveva trovato André, in piedi,  le braccia conserte e la schiena appoggiata allo stipite di marmo chiaro. Sul basso tavolino notò un vassoio con una bottiglia di cognac e due bicchieri.
“Non crucciarti, Oscar. E’ il mio ruolo, lei non può sapere, non conosce le sfumature della nostra amicizia” aveva risposto prontamente l’ uomo.
“Si…ma… “ tentò di dire, lei.
André la invitò a sedere sul divanetto in broccato dai toni sgargianti.
“Non fa nulla, davvero. Piuttosto…ho chiesto al maggiordomo di portarmi questo cognac, non è di qualità eccellente essendo destinato ad un servo ma… ha un gusto niente male. Spero di non avere osato troppo.”
Oscar accolse la proposta di André e sedette, lasciandosi andare contro il morbido schienale. André, pronto, versò due bicchieri e ne offrì uno alla donna.
“Mia madre ha insistito così tanto affinché passassi… non la vedevo da tempo, sai? E’ cambiata molto…”
André capì che lei stava ancora pensando a quanto accaduto.
Appoggiandosi a sua volta allo schienale, sfiorò inavvertitamente la spalla di Oscar con la sua ed un brivido lo percorse. Portò il bicchiere che aveva in mano alle labbra e ne trangugiò il contenuto.

“…tu stai bene, Andrè?” domandò lei.

“Si. Perché me lo chiedi?”

Oscar, senza distogliere lo sguardo da un punto non ben definito davanti a sé, rimase in silenzio per alcuni secondi.
“Dopo la faccenda di Saint Antoine non abbiamo più…parlato” rispose.
 André notò che aveva pronunciato queste parole come se si stesse levando di dosso un peso.

“Oscar, che ti prende?” le domandò, allora. Aveva un atteggiamento strano, che lui non aveva mai notato prima.
Pensò, per un attimo, fosse a causa della loro ospite... effettivamente, non si sbagliava.

Da ché Madame, durante la cena, aveva relegato André in un angolo per poi mandarlo a cenare insieme alla servitù nelle cucine, lei era diventata silenziosa e quando, più avanti, la donna aveva calcato la mano rivolgendosi in maniera assai poco educata e sprezzante verso André che era tornato tra le donne per comunicarle che i cavalli erano stati sistemati,  lei si era sentita avvampare e aveva colto la rabbia crescere sempre più…Era cambiata.
L’ uomo rimase a guardarla, notò che la donna aveva stretto i pugni , si mordicchiava le labbra. Dopo attimi interminabili, Oscar finalmente si voltò nella sua direzione.
Sembrava sconvolta.

“Hai bisogno di riposare, forse…forse non è stato un bene che mi sia fatto trovare qui” disse: successivamente fece per alzarsi ma, con un movimento repentino, la donna lo fermò ponendo il braccio teso davanti al suo petto.

“André, ti prego…Resta” disse.
Lui, sorpreso, era rimasto in piedi davanti a lei.
“Fammi compagnia ancora un po'…vorrei…vorrei parlare con te. Non ne abbiamo più avuto occasione: quando siamo in licenza, spesso sparisci, come ai tempi del cavaliere nero. Non parliamo più, non pranziamo più insieme… cosa è accaduto, André?” si sentì dire.

André stentava a credere a ciò che le proprie orecchie udivano.
Cosa prendeva ad Oscar? Perché si era così risentita per qualcosa che era capitato già altre volte? Ed ora…quelle parole...
D’ istinto, pensò che avrebbe tanto voluto abbracciarla. Dirle che andava tutto bene e che le mancava. Dirle che le parole di quella donna, Madame de Jong, lo avevano ferito nel profondo e ancora. Dirle  che continuava a maledirsi per ciò che le aveva fatto ...tuttavia la paura lo paralizzò.

Strinse i pugni, le braccia stese lungo i fianchi.
Non poteva, non doveva lasciarsi andare.


“Non dici nulla?” domandò lei.

André sentì vacillare la propria volontà. 
Afferrò il braccio di Oscar, ancora teso; le mani cercarono quelle della donna.

“Vuoi davvero questo, Oscar? Vuoi che ti risponda perché scappo da te appena posso, perché ti evito? Non capisci? Conosci i miei sentimenti, anche se te li ho espressi alquanto brutalmente; sai fino a che punto arriva la mia devozione. …” La voce di André tremava.

Oscar si alzò a sua volta.
Occhi negli occhi, cercò di mantenere la calma mentre fissava  l’ uomo e, prima che lei potesse accorgersene, lacrime comparvero agli angoli degli splendidi occhi azzurri.

“Mi dispiace. Non ho mai fatto abbastanza, per te… “ disse.
La voce era bassa, quasi un sussurro, ed André dovette fare attenzione per comprendere se ciò che aveva ascoltato corrispondesse a verità.
Oscar arrossì, chinò il volto.
André allungo la mano verso il viso della sua amata.
“Non devi dispiacerti, Oscar. Non dopo quello che ti ho fatto.  Sono io la persona che dovrebbe sparire dalla tua vita; non merito i tuoi pensieri, non merito queste scuse”.
Pronunciò quelle parole con tono dolce, cerando di mantenere il controllo; tuttavia la sua mente, il suo cuore…erano come immersi in una bolla.
Oscar…tu …tu mi vuoi davvero così bene? Pensò. Non ebbe la forza di pronunciare la parola amore.

Lei, con un gesto inaspettato, gli si lanciò tra le braccia ed iniziò a singhiozzare.

“Oscar…Oscar!” sussurrò lui; alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa dovesse fare.
Sentì che la sua resistenza era arrivata al limite. Poteva lui abbracciarla, tenerla a sé, spezzare quelle catene invisibili che da sempre separavano i loro due mondi  e far si che simili ostacoli non avessero più modo di esistere?
André tergiversò, riempiendo la sua testa di pensieri che si rincorrevano senza soluzione di continuità…e rimase fermo, immobile, con il cuore in gola. Poi lei cinse la vita dell’ uomo ed a lui non restò che arrendersi; aprì le braccia, accolse a sua volta quella donna  che ora si stava consegnando, indifesa.
La strinse forte, la sua Oscar: ne percepì le forme, sentì il suo respiro, ascoltò il cuore;
lei lasciò fare, stava così bene tra quelle braccia ed il profumo dell’ uomo che così bene conosceva.
Piano piano, i singhiozzi cessarono.

“Tu sai, Oscar, che d’ ora in poi non si potrà tornare indietro, vero?” disse Andrè. Lei, appoggiata ancora al suo petto, annuì.
“Qualunque cosa accada, non mi importa. Non so cosa succederà domani, ma…non voglio più sentirmi come…come mi sono sentita negli ultimi tempi. Mi starai accanto, André?” domandò, ingenua.
Sei davvero tu, Oscar, a parlare? E’ veramente questa la voce del tuo cuore?André cercò il viso della donna, lo afferrò delicatamente con le mani e lo portò verso il suo: tremava, come un giovinetto alle prime armi.

 All’ improvviso, tuttavia, qualcuno bussò alla porta, facendoli sobbalzare.

Monsieur le Comnte, Madame mi ha chiesto di riferirvi che domattina vi attende per la colazione. Sarà servita alle nove” disse la voce del maggiordomo.
I due, paonazzi in volto, si staccarono.
Oscar si schiarì la voce.
“Riferisca a Madame che sarò puntuale” disse con tono impersonale. Andrè , al suo fianco, rimase in silenzio. Un comprensibile imbarazzo li avvolse.
Impacciato, André si mosse, afferrò la giacca e camminò verso la porta.
Oscar rimase ad osservarlo.

“Vai via, Andrè?” domando poco prima che l’ uomo afferrasse la maniglia.
Lui voltò il capo.
“Credo sia meglio così, Oscar. Non è il caso di commettere sciocchezze. Ci stavano scoprendo…”
Lei strinse i pugni.
Ritta, in piedi tra divano e l’ enorme letto a baldacchino, il suo sguardo sosteneva quello di André.

“Perché? Perché te ne vai, così, quando io ti ho aperto il mio cuore?” domandò.
Lui sospirò.
“Io vorrei restare ma… non si può fare, Oscar. Davvero. E’ stato uno sbaglio abbassare le nostre difese. Pensaci bene, le parole sono facili da pronunciare, ma i fatti? Tu sei una nobile, io il tuo servo. Tu sei legata ad un mondo ormai alla fine dei suoi giorni ed io…io vorrei qualcosa di diverso, per il futuro…” rispose. In realtà fu una repentina ed impulsiva paura a parlare. Dentro di sé André si sentiva morire.

Oscar coprì i pochi metri che li separavano, arrivando a pochi centimetri dal suo viso.

“Sei un codardo, André…e non parlare, non parlare per mio conto. Io…io….”
Oscar si avvicinò sempre di più. Questa volta fu lei a prendere l’ iniziativa ed Andrè, sempre più in crisi, si sentì mancare il fiato.

Ma che sto facendo? Perché ho pronunciato quelle parole? Pensò. Infine, le labbra che tanto anelava lo raggiunsero.
Non posso, devo resistere, non posso. Che ne sarà di noi? Ho già fatto la sciocchezza di parlare a vanvera…
Oscar tuttavia, non sembrava aver percepito quella guerra interiore. Quando le loro labbra si staccarono, rimase ad osservarlo, in attesa di una reazione che non si fece aspettare.
“E’ davvero questo, ciò che vuoi? Vuoi abbandonare ciò che sei, lasciare tutto ciò che conosci? Perché è questo che accadrà, Oscar…” disse.
La donna non si mosse, né indietreggiò.

“Si, André. Se anche tu lo vorrai… “ rispose, semplicemente.

L’ uomo posò le labbra su quelle della donna, ricambiandola con un altro bacio; una scossa sembrò pervaderlo e fu sicuro che la stessa cosa stava succedendo ad Oscar.
Fu un bacio casto, dove delicatamente entrambi saggiarono le labbra l’ uno dell’ altra; un bacio lento, come se il tempo si fosse fermato; quando i due visi si allontanarono, notarono a vicenda che le espressioni erano più distese.
“Non voglio fare nulla che tu non desideri, Oscar, quindi nonostante il mio desiderio sia quello di stringerti a me tutta la notte, rispetterò il tuo volere” disse André prendendola tra le braccia.
Oscar si appoggiò a lui, prima che l’ uomo la depositasse delicatamente sul letto.

“… non dire nulla, ti prego. Lascia che le cose prendano il loro corso” aveva detto, poi.

Era forse quello un invito?
Ogni fibra del suo corpo la reclamava, ormai libero dai pensieri che prima lo avevano tenuto legato.
Andrè   si distese a sua volta, cercò il viso della donna.
Voleva guardare i suoi occhi.

“ Qualsiasi cosa deve accadere per volere di entrambi ed io…io non voglio che accada così, Oscar, come dovessimo nasconderci al mondo…quando avverrà, vorrei che fosse ben chiaro a tutti la portata ed il valore dei nostri sentimenti. Io ti amo, Oscar. Ti amo e darei la vita per te” disse.
Oscar sorrise, dolcemente.
Prese la mano di André e la portò all’ altezza del cuore.
“Mi basta questo. Mi basta averti parlato, aperto il mio cuore. Insieme a te, sarò ancora più forte” rispose; infine, socchiuse gli occhi in quella notte stellata che, per un istante, le portò piacevoli ricordi di un bacio rubato molto, molto tempo prima, finalmente serena, al sicuro.


***

Il mattino seguente, al suo risveglio, André non la trovò accanto; prese allora del tempo per sé, ricordandosi dell’ impegno mattutino che Oscar doveva assolvere, ovvero la colazione insieme a Madame De Jong.
 Si alzò allora con calma, il cuore leggero e raggiante; infine, dopo una ultima occhiata al talamo che avevano condiviso, si sistemò, infilò scarpe e giacca e , dopo aver controllato che nessuno fosse nei paraggi, sgattaiolò fuori dalla porta per raggiungere la propria stanza dove, dopo aver afferrato la sacca da viaggio,  estrasse una camicia pulita ed il necessario per la toeletta. Doveva fare alla svelta, prima che notassero la sua assenza; si domandò perché mai Oscar non lo avesse svegliato…
Una volta pronto, sistemò nuovamente la sacca e controllò che i preziosi incartamenti – per i quali erano giunti fino a lì, quasi due giorni prima – fossero ancora al loro posto; li chiuse poi all’ interno di una borsa di pelle, si assicurò che i lacci tenessero a dovere ed, infine, uscì.
 Per le scale sentì la voce di Oscar ma non si fermò; scese in strada e, recandosi con passo svelto alla stazione di posta, andò a recuperare i cavalli.

Al suo ritorno trovò la donna ad attenderlo.
“Madame mi ha trattenuto più di quanto pensassi” disse non appena lo vide, sorridendo ed assicurandosi che la ragazzina dietro di lei, carica delle preziose tovaglie di cotone di Fiandra che la loro ospite  aveva donato affinché le portassero a Madame Jarjayes, non sentisse ciò che non doveva.
Andrè consegnò le redini di Cesar in mano ad Oscar e poi , prima si salire in sella a sua volta, prese il prezioso pacchetto che adagiò con cura in una delle borse ai fianchi del cavallo; infine partirono. Un lungo viaggio li attendeva e, anche se avrebbero desiderato ulteriore tempo per loro, spronarono i cavalli al trotto.

“Oscar, sei ancora intenzionata a prendere la via che ci porterà ad Alençon?” chiese , André, dopo un’ ora di cammino.
Lei, che cavalcava al suo fianco, annuì.
“Dobbiamo: ho altri affari, li, per conto di mio padre. Non posso fare altrimenti…” aveva risposto.
“Così non arriveremo mai in tempo in caserma, domattina…lo sai, vero?” le aveva fatto notare.
“In realtà spero di farcela ma ho pensato, in ogni caso , di mandare un messo: alla prima stazione di posta provvederò, di modo che siano informati del eventuale nostro ritardo” rispose.
L’ uomo osservò ancora per un attimo la donna che, sentendosi gli occhi puntati addosso, si girò a sua volta.

“Stamattina non ti ho svegliato perché…dormivi così bene….”disse lei.

“Grazie, Oscar. Sai, mi è preso un colpo non averti vista….”
Ormai fuori dal centro città e da occhi indiscreti lei avvicinò il cavallo a quello di André e allungò la mano verso l’ uomo, che l’ afferrò prontamente.

“Non ho cambiato idea, André, se è quello che intendi…”
Lui, strinse forte la mano di Oscar.
“Non l’ ho nemmeno pensato…la mia era solo una constatazione. Sai, ti ho osservata dormire, stanotte. Mi pareva di vivere  un sogno dal quale non avrei mai voluto svegliarmi…invece…è tutto vero” rispose; lei sorrise a sua volta, ancora.

“Cosa faremo, ora?” domandò lei.
André tornò a guardare la campagna che, piano piano, andava ad aprirsi davanti a loro.
 Non aveva una risposta, la sua anima era altrettanto colma di dubbi…
“Non so, Oscar; dovremo stare attenti, questo è sicuro… il resto…il resto…”

“…tocca a me, giusto? E’ questo che vuoi dire?”

“Si, in un certo senso…si” rispose.

Oscar si sporse di lato, André fece lo stesso.  I due fermarono i cavalli; le labbra si toccarono ancora, questa volta con più impeto, tanto da lasciarli senza fiato.

“Andiamo, ora” disse infine la donna…e partì al galoppo, subito seguita dal suo ritrovato amore.


***
 
Cavalcarono senza sosta per alcune ore, fermandosi – come aveva previsto Oscar – alla prima stazione di posta, dove lei inviò comunicazione al comando , in caserma; tuttavia non si fermarono li, ma decisero di continuare; Alençon non era distante. Non fecero però i conti con il tempo che, sempre più in fretta, si stava guastando ed alle quattro circa il cielo iniziò a scaricare sulle loro teste una quantità d’ acqua tale  che furono costretti a rallentare.

“André, forse è utile fermarsi anche prima del previsto”  aveva detto , urlando per farsi sentire, Oscar.
“Credo sia la cosa migliore da fare, ma ora portiamoci avanti il più possibile… “ rispose lui. Lei si rabbuiò per un istante.
“Accidenti, speravo davvero di evitare una sosta in più;  è vero , stamattina pensavo il contrario…ma dentro di me contavo davvero di farcela” disse.
“Oscar, non ti preoccupare; vedrai che riusciremo a fare tutto…e se non ce la facessimo a passare dall’ avvocato , ci verremo un’ altra volta….” rispose il compagno.
La donna, a quel punto, rallentò il passo.

“Che c’è? Ho forse detto qualcosa di sbagliato? ” domandò André.
Lei sembrò non ascoltarlo, talmente era concentrata ad osservare il suo cavallo.
“Cesar: ora fa davvero fatica a proseguire, qualsiasi cosa abbia alla zampa sta creando grossi problemi”  rispose, poi, preoccupata.
André osservò i posteriori del cavallo. Effettivamente, aveva una strana andatura.

“Dici che resisterà altre due ore?”
“Non saprei, Oscar… proviamoci. Fermarsi qui è impensabile.”

Dopo questo breve scambio di battute ripartirono, per l’ennesima volta.
Il sole ben presto scomparì coperto da nuvole grigiastre e la pioggia aumentò ancora di più, così come i tuoni, sempre più forti.
Faceva freddo, tanto freddo: al passo, sperando di incrociare a breve le insegne di una locanda e coperti dei loro mantelli, proseguirono, ignari di ciò che purtroppo sarebbe accaduto. 
   
 
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