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Autore: Edoardo DV 2000    09/11/2022    1 recensioni
Lily Evans è stata appena tradita dal suo migliore amico.
James Potter era in lacrime.
Una canzone li unisce tutti e due, sotto la luce di una luna splendente
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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SONATA AL CHIARO DI LUNA
“Non mi serve l’aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue”.
Quelle parole facevano ancora male a distanza di ore.
Avevo bisogno di aria, di un qualcosa o qualcuno che non giudicasse le mie lacrime. Avevo perso il mio migliore amico. Definitivamente. Oramai non c’era possibilità di tornare indietro come avevo fatto altre volte. La speranza che Severus non fosse come gli altri Serpeverde ormai era lontana anni luce.
E poi stupida io che non mi sono fatta i fatti miei. La vista di Potter e Black che prendevano in giro (ancora una volta) Severus mi aveva accecato e pensavo di fare la cosa giusta andando in soccorso al mio (ormai ex) migliore amico. Ma mi sbagliavo.
Era sempre colpa loro se attorno a me succedeva qualcosa di sbagliato. Erano capaci di combinare solo disastri, dal casino in Sala Comune, alle mie litigate con Severus, agli insistenti e sempre più stravaganti e plateali inviti di Potter che mi mettevano in imbarazzo, alle mie lacrime. Sempre colpa loro.
Ma c’era qualcosa di diverso negli occhi di James quando sono scappata. Una luce di delusione e rabbia. Alice mi aveva continuato a dire che sapeva di aver sbagliato e di averla fatta più grossa del solito oggi. Glielo aveva detto Frank. Facevo fatica a crederlo, almeno mi ero autoconvinta che lo avesse detto per circostanza. Ma una piccola parte di me credeva a quelle parole. Sembrava quasi che quegli occhi color nocciola si erano velati un po’ di lacrime dopo aver sentito quell’insulto. Me lo aveva detto anche Remus, l’unico dei cosiddetti Malandrini a cui ero affezionata.

“Cioccolata Lily? Risolve i problemi”. Remus mi aveva raggiunta nella Torre di Astronomia dove mi ero rintanata a piangere e a sfogarmi.
“Non penso che questo dolcetto possa risolvere questo problema” gli ho risposto sempre guardando l’orizzonte.
“Dalle almeno un’occasione”. Mi sono girata e ho visto quel sorriso dolce di Lunastorta e ho accettato. In effetti mi aveva risollevato un pochino il morale.
Siamo rimasti lì, in silenzio, per un tempo che mi sembrava infinito. Uno accanto all’altra, come fratello e sorella.
“Sai” aveva iniziato rompendo quel silenzio “Questa volta ha capito davvero di aver fatto una grossa cazzata”. Io non gli ho risposto ma ho continuato a guardare l’orizzonte. Non sapevo neanche che cosa dire. “E’ in camera a piangere con le tende del baldacchino chiuse. E lui non le chiude mai”.
“Lacrime di coccodrillo” gli ho risposto un po’ acida.
“Non credo Lily. Se fosse stato solo per Piton non avrebbe fatto nulla, sarebbe tornato in Sala Comune facendosi figo dicendo a tutti come aveva fatto lievitare Mocciosus. Ma stavolta è stato diverso. Nonostante tutti gli studenti hanno acclamato a questa bravata è stato zitto, li ha ignorati ed è salito in dormitorio.”
Non ho risposto nulla. Una parte di me credeva a quelle parole ma non volevo ascoltarla.
“Sai, lui prende sul serio questi insulti. Da quando Sirius è stato cacciato dalla sua famiglia perché non credeva nei loro stessi ideali di maniaci del sangue puro. Da quando Piton ha conosciuto il mio piccolo problema peloso e ha iniziato a prendermi di mira più del solito. So che può sembrare un arrogante bastardo, e lo è la maggior parte del tempo. Ma quando si tratta di debolezze delle persone che gli stanno a cuore è la persona più dolce e sensibile del mondo. E tu gli stai a cuore Lily, più di quanto credi. Lo so che mi guarderai male dopo questa cosa ma è vero: è innamorato di te. E maturerà e crescerà e te lo dimostrerà nel modo più dolce e tranquillo possibile. Fidati di me”.
Anche qua sono stata zitta. Non sapevo cosa dire. Guardavo l’orizzonte che si stagliava davanti ai miei occhi.

Con questi pensieri vago nei corridoi. Senza una meta precisa. Senza la voglia di incontrare anima viva e non.
I miei pensieri sono stati distratti da un leggero suono, come il suono di un pianoforte. Nono è proprio il rumore di un piano. Erano note lenti, tristi, malinconiche. Vado a cercare da dove proveniva questo suono soave. Chi lo stava suonando è proprio bravo.
Alla fine trovo l’aula incriminata. Entro e vedo un grande pianoforte a coda con un ragazzo che lo sta suonando. Non capisco chi è, nascosto dal buio. Riconosco però la canzone: Suonata al chiaro di luna di Beethoven. Il brano preferito di mio papà. Me lo suonava sempre quando ero bambina. Triste e dolce allo stesso tempo.
Mi avvicino al ragazzo fino a quando lo riconosco: James Potter. Ha gli occhi chiusi, quindi non si accorge che sono entrata. Mi avvicino ancora e noto un particolare: ha le guance irrigate dalle lacrime, ma sembra che non gli interessi. Muove la mani con una maestria impressionante. Sembra che volino sui tasti bianchi e neri, e li preme con una delicatezza che sembra che abbia paura di fargli del male.
Cavolo è proprio bravo. Non mi accorgo neanche che questa suonata mi è entrata nel profondo e sta facendo piangere anche me.
“James…” dico soltanto quasi sottovoce, come se non mi volessi far sentire.
Vedo lui alzare la testa e aprire gli occhi, quasi in trance. Appena mi vede smette di suonare.
“Evans, io…” mi dice molto imbarazzato, rendendosi conto che stava piangendo. Si asciuga in fretta le lacrime e si alza in piedi avvicinandosi a me.
“Eva… Lily. Mi dispiace, mi vergogno di me stesso per oggi”. Dice solo questo. Intanto la sua mano si avvicina al mio viso e mi asciuga gli occhi. La sua voce triste, le sue mani delicate. Come l’opera di Beethoven.
Si allontana e sta per uscire dalla stanza. Si volta cercando i miei occhi. Forse cerca anche una mia parola, un mio gesto.
In maniera incontrollata le lacrime ricominciano a solcare il mio volto mentre guardo quegli occhi.
“Non mi abbandonare James”. Con voce flebile dico queste parole, con la speranza che lui le abbia sentite. Non ha più senso che menta ancora a me stessa.
Chiudo gli occhi e mi siedo sulla sedia, piangendo tra le mani.
Sento un braccio che mi circonda le mie spalle.
“Mai Lily, mai”.
La luna fuori era più luminosa che mai.
   
 
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