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Autore: _Bri_    16/11/2022    10 recensioni
Ma Violaine nasconde un altro piccolo segreto, che ha cucito nel cuore e si dedica a sbirciarlo solo quando questo suo muscolo fattosi casa, insiste nel battere senza controllo: minuscolo –sebbene vorace – questo desiderio s’accapiglia con la realtà e la fa sussultare ogni qualvolta che, in mezzo agli avventori del mercato di rue Saint-Benoît, incastra i grandi occhi chiari in quella figura ormai ben conosciuta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fra quel banco di fiori
 
Finalmente il freddo ha ceduto il posto al tiepido tocco della primavera, così le strade di Parigi tornano a vestirsi del caloroso via vai di persone, come se quelle si fossero svegliate dal lungo letargo invernale.
A Violaine, occhi tinti di mare in burrasca e capelli di notte scura, la primavera ha sempre fatto scoprire i denti per il gran riso; per lei, cresciuta fra il profumo dei fiori – e grazie ad essi suo padre Clément ha sfamato lei e i suoi quattro fratelli-, il ritorno della stagione bella vuol dire tirare sospiri che emanano sollievo: vita, sostentamento e rinascita accompagnano le teste dei germogli nel rompere la terra e il sorvolare cauto degli insetti che, smaniosi, cercano avidamente il polline.
Per questo non le importa di tirar su quel suo corpicino quando allo sbucare del sole manca ancora molto, per montare sul carro e andare con suo padre a raccogliere i fiori da portare al banco del mercato; che poi il profumo dei fiori, per la piccola Violaine, è sempre stato un grande dono per cui ringraziare Dio ad ogni sua preghiera serale. L’odore preferito suo, narcisi, poi viole, rose e gigli, lillà, mimosa e su tutti la lavanda; per lei ogni petalo che invade ozioso le narici, rappresenta un’arte diversa: il suo sogno è produrre cosmesi e profumi per le belle dame che colorano le sere di Versailles.
Ma Violaine nasconde un altro piccolo segreto, che ha cucito nel cuore e si dedica a sbirciarlo solo quando questo suo muscolo fattosi casa, insiste nel battere senza controllo: minuscolo –sebbene vorace – questo desiderio s’accapiglia con la realtà  e la fa sussultare ogni qualvolta che, in mezzo agli avventori del mercato di rue Saint-Benoît (1), incastra i grandi occhi chiari in quella figura ormai ben conosciuta.
Raccolti gli ultimi narcisi, fra i quali sonnecchia il più bello e profumato di quel mattino, Violaine s’affretta a raggiungere il carro sul quale l’aspetta il padre e mentre si lascia i campi alle spalle, il pensiero suo inciampa sull’immagine di lui.
 
La prima volta che il soldato si è avvicinato al loro banco, se n’era andato con un solo fiore fra le mani.
 
“Questo è per mia madre che non sta molto bene; dovrà accontentarsi!” Rise infine lui, incontrando il sorriso accennato di suo padre e generando rossore sulle sue guance di ragazzina. Lei non aveva che tredici anni, ma nello scontrarsi con l’imponente figura di Alain de Soissons –così aveva inteso si chiamasse- Violaine aveva capito per la prima volta perché uomini e donne facessero di tutto per legarsi fra loro. Colpa –o merito- di quella torsione allo stomaco e dello sfarfallio salito fin dentro la gola.
Allora, Violaine, aveva cominciato a raccogliere fiori con la speranza di poterne cedere di meravigliosi a quel soldato dal sorriso tanto contagioso, i modi rudi e alla buona e un animo così gentile da pensare sempre alla madre cagionevole.
 
Due anni dopo quel loro primo incontro – a chiamarlo così è solo la mente di Violaine, ingenuamente convinta che sia stato il destino a tirarli per mano- il soldato Alain era di nuovo passato di lì, chiuso nella sua divisa scomposta e logora; con i suoi quindici anni, -un bocciolo in fiore, la piccina- Violaine aveva preteso di servirlo lei.
 
“Posso farvi un bouquet di gigli, oppure la mimosa è appena fiorita: la intreccerei con una rosa di stoffa che ho appena tinto di rosso!”
 
Per la prima volta, la piccola Durand percepì qualcosa di atipico nello sguardo del soldato; segretamente, sperò che non la stesse più guardando come si fa con i bambini e che quel brillio che era convinta di aver colto, fosse l’accorgersi di quanto lei fosse maturata. Che s’era fatta donna.
Dopo un primo momento di esitazione, Alain sfoderò quel sorriso genuino che lo distingueva dagli altri, infine scosse il capo.
 
“Mi piacerebbe molto, ma non posso permettermelo con questa paga. Un solo giglio andrà bene.”
 
Avrebbe voluto fare di più, Violaine. Se suo fratello Émile non fosse stato lì, con le braccia strette al petto a fissare il soldato con cipiglio torvo, avrebbe fatto in modo di regalargli quella rosa di stoffa, che aveva ricamato con grande cura.
Involontariamente, aveva pensato a lui mentre ne pungeva i petali.
 
È di nuovo primavera e Violaine s’avvia con suo padre con il cuore traboccante felicità. L’odore dei suoi fiori maschera il cupo olezzo delle strade parigine che portano al mercato  ed è in questo che lei si immerge mentre parla con i passanti e offre loro il suo delicato bottino; a vederla da fuori in molti si chiedono perché a vent’anni non abbia ancora preso marito, ma a lei delle malelingue non importa. Le basta cogliere i suoi fiori, lavorare le sue essenze e rendere un po’ più felici le persone.
 
“Quasi stentavo a riconoscerti!” La voce profonda che lei ricorda bene la arriva alle spalle e così, con un mazzo di tulipani stretti fra le piccole dita, Violaine piroetta verso Alain de Soissons, con il viso più stanco e più maturo di quanto ricordi. E seppure egli riesca di nuovo a strapparle un sorriso, la rassegnazione le permette di innalzare uno scudo contro il dolore; per questo non perde tempo e gli chiede quale fiore ha intenzione di portare a sua madre in quel giorno di congedo.
Alain la osserva, impudente, con un sopracciglio lievemente inarcato e un velato sorriso, così inusuale per il suo viso sempre tanto espressivo, privo delle sfumature che intercorrono fra gli estremi.
Poi scuote appena la testa e perde gli occhi scuri fra il banco di fiori che Violaine ha sistemato con cura.
 
“Qual è il tuo preferito, Violaine?”
 
Lei è abituata ai modi privi di eleganza del soldato, che da molto tempo ha smesso di darle del voi. Però si sorprende ad ascoltare quella domanda che, ne è sicura, Alain de Soissons non le ha rivolto mai prima d’ora. Per cui trattiene il respiro, un’apnea di straniamento e incertezza, poi getta fuori le parole come il soffio violento del vento.
 
Narcisi.”
 
Alain annuisce, come ad avere inteso l’ingarbugliata rete dei suoi pensieri.
 
“Vada per i narcisi, allora.”
 
Con meccanicità, la giovane fiorista afferra il più bello fra i narcisi che ha colto quella mattina e dopo averne inalato il profumo, fa per allungarlo all’uomo. Quest’ultimo però alza indice e medio della mano destra.
 
“Questa volta ne vorrei due; non lesinare su grandezza e profumo, mi fido di te.”
 
Violaine sa che il bel soldato ha una sorella che deve avere più o meno la sua età; sospetta –ed intimamente spera- che quel fiore sia per lei, troppo sconvolta dall’ipotesi che una fanciulla abbia rapito il suo cuore, tanto da regalarle dei fiori.
 
“A vostra sorella piacerà. “ La butta lì, la bella, allungandogli il secondo narciso e abbassando lo sguardo sugli stivali dell’uomo, improvvisamente assalita dalla vergogna che quella sua affermazione ha richiamato.
Per qualche istante non le resta che rimanere all’ascolto del brusio del mercato, fin quando non vede la corolla gialla del narciso, solleticarle la punta del naso. Impaurita, incapace di comprendere, alza gli occhi scavallando il fiore per aggrapparsi al caldo e abbacinante sguardo del soldato.
A comprenderne l’intenzione, Violaine, s’imporpora e sorride, infine accetta quel narciso: il più bello e il più profumato che ha colto quel mattino.
 
 


 
(1) Nonostante abbia compiuto le doverose ricerche, non sono riuscita a risalire al quartiere dove vivono la madre e la sorella di Alain, così ho scelto io. Se qualcuno dovesse avere questa informazione, vi chiederei la cortesia di riferirmela.
  
Mi affaccio su questo fandom con timore, con una cosina piccina priva di pretese. In realtà questo è un regalo che ho voluto fare a Demoiselle_Anne, amica cara e la persona che, dopo tanto penare (da parte sua, si intende) ha fatto in modo che io mi dedicassi alla visione dell’anime che avevo approcciato solo da bambina. Alain è uno dei suoi personaggi del cuore, per questo ho scelto di scrivere proprio di lui sperando di non averlo snaturato.
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento; per me è stato un vero piacere scrivere di questa piccola fioraia parigina e di Alain.
Intanto vi ringrazio per essere arrivati fino in fondo.
 
Bri
 

 
 
 
   
 
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