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Autore: kannuki    24/05/2005    4 recensioni
Maret è scappata un'altra volta e ha cominciato un'altra vita, la quinta per la precisione. Vive a Los Angeles e continua a fare il vecchio lavoro che non l'ha mai tradita. Una storia che tutti possono leggere, anche digiuni della saga precedente. Avviso per i vecchi lettori: la fict si riallaccia direttamente a LSF.
Genere: Romantico, Thriller, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rew

Rew

 

Sei molto bella

“Grazie”

 

Maret si sedette all’interno della limousine nera e guardò dritto davanti a se senza degnare di un’occhiata il suo elegante mandante che fece una smorfia pensando il termine ‘stronza’ era solo un delicato eufemismo applicato a lei: chi l’aveva inventato, non aveva mai incontrato una persona come Madeleine.

 

Mentre l’autista li accompagna alla festa organizzata dal politico che Maret deve uccidere, all’interno dell’abitacolo dai vetri scuriti per una maggiore privacy, nessuno dei due emette un fiato. Maret continua pensare ai proiettili che non è riuscita a fabbricare decentemente ma che saranno efficaci allo scopo e Lennie continua a chiedersi perché quella donna deve essere così acida tutte le sante volte. Ce l’ha con lui per qualcosa in particolare o è così naturalmente?

 

“Madeleine è un bel nome. Sei francese?” le domanda tanto per spezzare il silenzio che pesa sempre di più.

“Per metà” risponde telegraficamente tornando a guardare fuori del finestrino. “Se la prossima domanda è ‘da parte di madre o di padre’ ti lascio a sbrigare il lavoro da solo” mormora scandendo bene le parole, senza voltarsi neanche.

Accavalla l’altra gamba e la calza striscia delicatamente, accarezzando il silenzio che è piombato nuovamente sull’abitacolo.

 

Lennie è rimasto male da tanta scontrosità e si porta un dito al colletto che gli stringe stranamente la gola. “Sei la fidanzata non ufficiale più fredda che abbia mai avuto” borbotta notando che quel colletto gli stringe un po’ troppo. Come le sue mani attorno alla mia gola!

 

Maret si volta verso di lui e lo fissa mentre cerca di slacciarsi il bottoncino “dai qua” mormora avvicinandosi e sfiorandogli la pelle con le unghie fresche di estetista.

Lennie la osserva attentamente, perché da vicino è ancora più bella e non si rende conto che lei lo sta quasi fulminando. “Che hai da guardare?” gli domanda restando immobile con le mani ancora sul cravattino che lo sta strangolando.

“Tu” risponde istintivamente facendole alzare un sopracciglio.

Maret lo fissa scocciata e si allontana, tornando a guardare il vetro oscurato e la strada che si dipana sotto le ruote della macchina. “Che cosa vuol dire fidanzata non ufficiale?”

 

Lennie la osserva di sottecchi e torna a guardare fuori, i semafori che scattano sul verde, le macchine che sembrano non avere fretta quella sera e lo intrappolano con un cobra vivente e più irraggiungibile dell’oro di Fort Nox.

“Niente…una cosa mia” le risponde lasciando cadere l’argomento. Una donna normale si sarebbe impicciata a quella risposta così evasiva e gli avrebbe fatto mille domande. Madeleine non è così, a lei non interessa nien

 

Visto che mi riguarda, insisto per saperlo”

 

La frase secca di Maret gli ha interrotto il filo dei pensieri. Toh, la curiosità è femmina davvero allora, pensa schiarendosi la voce. “Mi piaceva una ragazza quando ero piccolo…”

 

“Ok, basta così. È un racconto noioso” decide appoggiando il gomito fra il vetro e la portiera, il mento sul dorso della mano.

 

Lennie la guarda disorientato. Non dice nulla e torna a guardare fuori, maledicendo i chilometri che lo separano ancora dal luogo del festeggiamento.

 

***

 

Bla, bla bla…ma quante chiacchiere inutili!

Maret si annoia a morte alla festa ma riesce a mantenere un sorriso forzato e gelido che fa rabbrividire Lennie. Si annoia ma sta studiando ogni più piccola uscita e finestra e qualsiasi cosa possa aiutarla nel suo lavoro.

Se si arrabbiasse o almeno sbadigliasse, sembrerebbe un po’ più vera, pensa guardandola di sottecchi.

Lennie non le capisce le donne, perché è troppo timido per avvicinarsi e mettersi li a studiarle.

Gli piace ammirarle da lontano ma non ha mai il coraggio di farsi avanti soprattutto quando

lo colpisce qualcuna in particolare.

 

È sempre stato troppo preso da altre faccende per fare quello che fanno tutti i ragazzi; è bravo nel lavoro che fa, serio e inappuntabile anche se spesso di sforza di fare la carogna che non è, perché se non mostri le palle in quel mondo, puoi star sicuro di trovare qualcuno che prima o poi te le taglia.

Ha preso tutto il carattere di sua madre, timido e riservato e neanche una briciola della potenza paterna che gli faceva venire le lacrime agli occhi con un solo sguardo.

 

Quando Maret lo guarda in quel modo, si ritrova di fronte a don Tommasino. Ma suo padre alla fine lo abbracciava e gli faceva una carezza pesante e veloce, Maret al massimo, potrebbe dargli il calcio della pistola in testa!

 

Trova sempre una ragazza da portare alle feste mondane perché non è malaccio e alle donne piace il suo modo di fare, un pò dolce e imbranato, come se non sapesse mai da che parte cominciare. Non è raro che arrossisca quando una donna gli rivolge un complimento, anche visibilmente falso, prende cotte a ripetizione perchè ha la maturità sentimentale di un adolescente che ha appena scoperto l’altra metà del cielo. Fortuna che sul lavoro è tutta un’altra cosa.

 

Maret lo sta fissando con una velata minaccia negli occhi ed eccolo là, nuovamente impacciato di fronte a lei, quando vorrebbe dare tutta un’altra immagine di se “Mi sto annoiando” gli dice con il sorriso congelato sul viso che le sta facendo dolere tutti i muscoli.

Anche io, ma dobbiamo aspettare…”

Maret si stacca dal suo fianco e lo fissa nervosa “tu indugi troppo per i miei gusti”

 

Lui la guarda e inclina leggermente la testa da una parte. Maret ha notato che lo fa quando è seccato e non sa che pesci prendere; in realtà lo fa perché sta pensando velocemente ad una soluzione che gli impedisca di fare un’altra figuraccia. “Tra poco si riuniranno nella sala al terzo piano per mettere giù una nuova strategia per la campagna elettorale. Se tu..

“Ho capito tutto” borbotta guardandosi attorno.

 

Lennie non sopporta che gli tagli sempre i discorsi a metà: già gli è difficile parlare con una donna normalmente, figurarsi con una come lei!

Maret ha già assunto una nuova espressione, una sorta di velato compiacimento per quello che si accinge a fare.

Non per l’omicidio in se e per se, figuriamoci, ma perché così potrà togliere i tacchi da quella festa noiosa, e soprattutto - getta uno sguardo al suo mandante che sta parlando con un gruppo di affaristi dall’aria losca - potrà togliersi dai piedi quel tipo che continua a fare il gentile con lei e che avrebbe solo voglia di prendere a calci!

 

È troppo carino, Lennie, e Maret non lo sopporta. Non lo sopporta perché le da fastidio che qualcuno le chieda ‘per favore’ le cose e le da fastidio che le apra la porta ogni volta che entra in una stanza o le scosti la sedia per farla accomodare. Per carità! Cosa sono quelle stupidaggini romantiche che continua a propinarle?!

 

Ha studiato da Monsignor della Casa? Senti tu come parla forbito!

Maret ridacchia sentendolo rivolgersi a delle signore, probabilmente le mogli ignare dei tipi loschi di prima, con una gentilezza che non gli fa difetto.

Si ritrova a studiarlo prima di rendersene conto. È carino non può negarlo…ma sia chiaro: non è il tipo che piace a lei!

Maret fa una smorfia quando lo vede chiacchierare amabilmente continuando a sorridere con la sua faccia da angioletto. Deve essere obiettiva per una volta e ammettere che quel ragazzo non è da buttare.

È grandicello per usare quel termine, ma a Maret da l’idea di un poppante che è stato buttato nella fossa dei leoni troppo presto e senza armi per difendersi.

Strano che non sia sempre circondato da donne: ha quella faccetta da bravo ragazzo che attira le femmine con l’istinto materno piuttosto sviluppato e le oche con tre neuroni a dir tanto, sempre a caccia di tipi impaccati di soldi per farsi scorrazzare in limousine.

 

Avrà doti nascoste, pensa guardandolo intensamente...un bel po’ nascoste! Non so perché, ma mi fa sempre venire i nervi!     

Continua a farlo finchè non lo vede allontanarsi con un sorrisetto da quelle vecchie citrulle che passano tutti i pomeriggi a farsi le unghie e i capelli da JeanLouis – David sulla tredicesima avenue.

 

Quando si volta verso di lei, resta piacevolmente sorpreso dall’attenzione che la donna gli sta rivolgendo - senza rendersene conto probabilmente - perché continua ad avere l’occhio sinistro leggermente socchiuso e le labbra appena aperte.

 

Maret continua a pensare che lo vedrebbe bene a scrivere poesie d’amore sotto la luna, con un fiore in bocca e la penna d’oca, le mani sporche d’inchiostro ma felice come un bambino per il sonetto che ha appena composto, strimpellando serenate all’amata che lo ascolta dalla finestra….

…ci si vede quasi, nei panni della fanciulla che gli getta un fiore o un fazzoletto profumato come pegno del proprio amore…

 

“Sono accettabile?” le domanda avvicinandosi con un bicchiere di champagne in mano.

 

Maret si raddrizza, scuotendosi da quei pensieri assurdi e romantici che ha sempre disprezzato e lo guarda con aria di sufficienza, respingendo il bicchiere che le sta offrendo.

“E’ vero, stai lavorando” mormora dispiaciuto per la nuova gaffe, posandolo su un tavolo ingombro di bicchieri vuoti che i camerieri stanno togliendo velocemente.

“Io non bevo” afferma fredda e nervosa per la sciocchezza che ha partorito la sua mente. Ok, era stanca e non vedeva l’ora di andarsene a dormire! Quelle stupidaggini le pensa solo quando è molto stanca, non c’è altra spiegazione.

Guarda l’orologio che porta al polso e poi lui, che continua a toccarsi il colletto della camicia che gli va stretto. “Hai detto terzo piano?” gli domanda mezza scocciata.

 

Lennie annuisce e la osserva muoversi fra il brusio della folla come una visione angelica…no, un angelo non ha quella lingua tagliente, pensa cercando di riprendendo il bicchiere andando a vuoto. Guarda il tavolino sgombro della vetreria delicata e sospira scuotendo la testa impercettibilmente.

 

Strano, quando non c’è lei, il colletto non stringe più in quel modo soffocante.

 

Quando sta vicino a lei, Lennie perde completamente la bussola.

 

 

 

 

 

 

  
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