20/11/2022
3 recensioniCome ho fatto per gli altri bambini, eccovi qui le storie di Naomi e Kota adolescenti. Saranno un totale di 5 storie, con l'ultima che vedrà come protagonista Gen (perché non potevo dimenticarmi di quel batuffolo). Spero che vi piacciano, pubblicherò ogni due giorni. Alla prossima!
Deh
Legame tra cugini
-Io non la sopporto più!- urlò Kota nell’esatto momento in cui rientrò in casa, sbattendosi la porta alle spalle.
-Non sbattere la porta in quel modo- lo rimproverò Kiyoomi dal soggiorno dove stava spolverando i mobili –Hai spaventato Miao.
Perché sì, Kota a cinque anni aveva chiamato il suo nuovo gattino cieco che non faceva altro che miagolare “miao”, non era un bambino con troppa fantasia.
L’ormai adolescente sbuffò, si mise le pantofole, andò a lavarsi le mani in bagno per poi raggiungere di nuovo i genitori in soggiorno. A quel punto prese Miao dalla sua cuccia, iniziò a coccolarlo per rilassarsi e si lasciò cadere sul divano accanto al padre biondo.
Fu proprio questo a domande –Cos’è successo?
Kota increspò le sopracciglia e mise il broncio, poi rispose –Naomi è la peggior cugina dell’universo! Solo perché ha un anno in più di me crede di potermi bullizzare in quel modo!
Kiyoomi strinse la pezza tra le sue mani e, entrando nella sua modalità protettiva, domandò –Ti ha fatto male?
-No, peggio! Mi ha rubato una nuova ragazza! È la terza volta che succede da quando è iniziata la scuola, perché deve fare così!?
Atsumu cercò di trattenersi dal ridere –Mi ricordano i litigi che avevo ogni giorno con Osamu.
-Perché, adesso non li avete più?- domandò ironico il corvino.
Kota si intromise –Non voglio mai più vederla!
-Non dire così- lo rimproverò Kiyoomi –è pur sempre tua cugina.
Kota lo fissò con un broncio triste che, nonostante i suoi ormai quindici anni, faceva sempre capitolare suo padre e lo sapevano bene tutti.
Infatti, meno di un secondo dopo, Kiyoomi rivolse il suo sguardo incazzato ad Atsumu mentre comandava –Sistema questa situazione.
-Io? Perché io?- si indispettì l’altro.
-Perché è tuo fratello.
E Atsumu sapeva bene che se quella sera voleva continuare a dormire nel proprio letto non avrebbe dovuto portare avanti quella discussione.
Quando Osamu tornò a casa, non si stupì di trovare Naomi in cucina a fare un dolce. Quella ragazza passava più tempo in cucina che nella sua stanza, Osamu non poteva essere più fiero.
-Ciao piccola- la salutò avvicinandosi e baciandole la testa, per poi fissare con curiosità l’impasto al cioccolato ancora crudo prima di immergere un dito dentro e assaggiare.
-Ciao Papi- rispose lei mentre lo fissava con aspettativa, in attesa di un riscontro sul dolce.
-Perfetto- annuì lui mentre si sedeva su una sedia al tavolo.
-Allora…- continuò poi mentre Naomi, soddisfatta del complimento, versava l’impasto in una teglia –Oggi è venuto lo zio ‘Tsumu al locale, mi ha detto che continui a bullizzare Kota rubandogli le ragazze o qualcosa del genere.
Naomi rise sbuffando –Se fosse più capace con loro, probabilmente non ci riuscirei così facilmente.
Osamu sospirò, era difficile fare un discorso del genere quando era sempre stato il primo a fare scherzi simili ad Atsumu. Ma adesso era lui l’adulto e il genitore e aveva il compito di far capire a sua figlia com’era giusto comportarsi.
-Ascolta amore, sai bene che io e tuo padre siamo perfettamente d’accordo con l’idea che ti piacciano le ragazze. Ma non puoi rubare quelle di tuo cugino.
-Perché no?- sbottò mentre sbatteva il contenitore ormai privo di impasto sul tavolo –Non le costringo mica a lasciarlo per venire da me!
Prese la teglia e si voltò per metterla in forno.
-Perché Kota è tuo cugino. Fa parte della famiglia e in famiglia ci proteggiamo a vicenda, non ci facciamo i dispetti alle spalle.
Se Rintaro fosse stato lì, probabilmente avrebbe riso fino alle lacrime nel sentire Osamu pronunciare parole del genere. Ma non era lì, quindi Osamu si prese diverse libertà.
Naomi chiuse il forno dopo aver messo la teglia al suo interno, lo accese e rimase voltata di spalle mentre stringeva i pugni sopra il bancone.
Non rispose e Osamu provò a continuare –Se ti piace qualche ragazza che sta già uscendo con lui e ti fa male vederli insieme perché non provi prima a parlargliene?
-Non mi piacciono quelle sgualdrine!- ruggì infine voltandosi di scatto verso il padre.
Aveva il fuoco negli occhi e a quel punto non riuscì più a trattenersi mentre continuava a spiegare –Io le conosco e so che sono delle stupide frivole che cambiano un ragazzo a settimana in base a ciò che va di moda in quel momento! Kota è troppo idiota per rendersene conto quindi sono dovuta intervenire io!
Osamu rimase senza parole, sbatté più volte le palpebre e volle accertarsi della situazione chiedendo –Quindi ti stai comportando così per proteggerlo?
-Ovvio che sì! Soffrirà di meno così piuttosto che dopo.
A Osamu venne un groppo in gola nel rendersi conto che sua figlia si comportava con Kota nello stesso identico modo in cui lui faceva con Atsumu.
Si alzò e la raggiunse in fretta per abbracciarla e baciarla mentre sussurrava –Sono così fiero di te.
Lei si agitò in imbarazzo tra le sue braccia, poi con un filo di panico chiese –Non dirglielo.
Tuttavia, non era una cosa che Osamu poteva promettere, non se voleva mantenere vivo il loro rapporto evitando che Kota finisse per odiarla seriamente.
-Non sbattere la porta in quel modo- lo rimproverò Kiyoomi dal soggiorno dove stava spolverando i mobili –Hai spaventato Miao.
Perché sì, Kota a cinque anni aveva chiamato il suo nuovo gattino cieco che non faceva altro che miagolare “miao”, non era un bambino con troppa fantasia.
L’ormai adolescente sbuffò, si mise le pantofole, andò a lavarsi le mani in bagno per poi raggiungere di nuovo i genitori in soggiorno. A quel punto prese Miao dalla sua cuccia, iniziò a coccolarlo per rilassarsi e si lasciò cadere sul divano accanto al padre biondo.
Fu proprio questo a domande –Cos’è successo?
Kota increspò le sopracciglia e mise il broncio, poi rispose –Naomi è la peggior cugina dell’universo! Solo perché ha un anno in più di me crede di potermi bullizzare in quel modo!
Kiyoomi strinse la pezza tra le sue mani e, entrando nella sua modalità protettiva, domandò –Ti ha fatto male?
-No, peggio! Mi ha rubato una nuova ragazza! È la terza volta che succede da quando è iniziata la scuola, perché deve fare così!?
Atsumu cercò di trattenersi dal ridere –Mi ricordano i litigi che avevo ogni giorno con Osamu.
-Perché, adesso non li avete più?- domandò ironico il corvino.
Kota si intromise –Non voglio mai più vederla!
-Non dire così- lo rimproverò Kiyoomi –è pur sempre tua cugina.
Kota lo fissò con un broncio triste che, nonostante i suoi ormai quindici anni, faceva sempre capitolare suo padre e lo sapevano bene tutti.
Infatti, meno di un secondo dopo, Kiyoomi rivolse il suo sguardo incazzato ad Atsumu mentre comandava –Sistema questa situazione.
-Io? Perché io?- si indispettì l’altro.
-Perché è tuo fratello.
E Atsumu sapeva bene che se quella sera voleva continuare a dormire nel proprio letto non avrebbe dovuto portare avanti quella discussione.
Quando Osamu tornò a casa, non si stupì di trovare Naomi in cucina a fare un dolce. Quella ragazza passava più tempo in cucina che nella sua stanza, Osamu non poteva essere più fiero.
-Ciao piccola- la salutò avvicinandosi e baciandole la testa, per poi fissare con curiosità l’impasto al cioccolato ancora crudo prima di immergere un dito dentro e assaggiare.
-Ciao Papi- rispose lei mentre lo fissava con aspettativa, in attesa di un riscontro sul dolce.
-Perfetto- annuì lui mentre si sedeva su una sedia al tavolo.
-Allora…- continuò poi mentre Naomi, soddisfatta del complimento, versava l’impasto in una teglia –Oggi è venuto lo zio ‘Tsumu al locale, mi ha detto che continui a bullizzare Kota rubandogli le ragazze o qualcosa del genere.
Naomi rise sbuffando –Se fosse più capace con loro, probabilmente non ci riuscirei così facilmente.
Osamu sospirò, era difficile fare un discorso del genere quando era sempre stato il primo a fare scherzi simili ad Atsumu. Ma adesso era lui l’adulto e il genitore e aveva il compito di far capire a sua figlia com’era giusto comportarsi.
-Ascolta amore, sai bene che io e tuo padre siamo perfettamente d’accordo con l’idea che ti piacciano le ragazze. Ma non puoi rubare quelle di tuo cugino.
-Perché no?- sbottò mentre sbatteva il contenitore ormai privo di impasto sul tavolo –Non le costringo mica a lasciarlo per venire da me!
Prese la teglia e si voltò per metterla in forno.
-Perché Kota è tuo cugino. Fa parte della famiglia e in famiglia ci proteggiamo a vicenda, non ci facciamo i dispetti alle spalle.
Se Rintaro fosse stato lì, probabilmente avrebbe riso fino alle lacrime nel sentire Osamu pronunciare parole del genere. Ma non era lì, quindi Osamu si prese diverse libertà.
Naomi chiuse il forno dopo aver messo la teglia al suo interno, lo accese e rimase voltata di spalle mentre stringeva i pugni sopra il bancone.
Non rispose e Osamu provò a continuare –Se ti piace qualche ragazza che sta già uscendo con lui e ti fa male vederli insieme perché non provi prima a parlargliene?
-Non mi piacciono quelle sgualdrine!- ruggì infine voltandosi di scatto verso il padre.
Aveva il fuoco negli occhi e a quel punto non riuscì più a trattenersi mentre continuava a spiegare –Io le conosco e so che sono delle stupide frivole che cambiano un ragazzo a settimana in base a ciò che va di moda in quel momento! Kota è troppo idiota per rendersene conto quindi sono dovuta intervenire io!
Osamu rimase senza parole, sbatté più volte le palpebre e volle accertarsi della situazione chiedendo –Quindi ti stai comportando così per proteggerlo?
-Ovvio che sì! Soffrirà di meno così piuttosto che dopo.
A Osamu venne un groppo in gola nel rendersi conto che sua figlia si comportava con Kota nello stesso identico modo in cui lui faceva con Atsumu.
Si alzò e la raggiunse in fretta per abbracciarla e baciarla mentre sussurrava –Sono così fiero di te.
Lei si agitò in imbarazzo tra le sue braccia, poi con un filo di panico chiese –Non dirglielo.
Tuttavia, non era una cosa che Osamu poteva promettere, non se voleva mantenere vivo il loro rapporto evitando che Kota finisse per odiarla seriamente.