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Autore: Cladzky    25/11/2022    1 recensioni
Una vecchia poesia che avevo scritto anni fa e ritrovo solo ora. Non ricordo precisamente cosa volesse dire e forse non voleva dire nulla, ma mi piaceva come suonava, con questi versi così brevi e la cadenza veloce. Forse era una sorta di venerazione oscura, piena di sacrifici animali in onore di serpenti di sangue asservite a divinità mattatrici o altre cose innocue che piacciono agli adolescenti. L'unico rimpianto è che non ci fossero più giochi di parole, ma all'epoca non ci pensavo troppo.
Genere: Dark, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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O’ aspro astro di alabastro

Cerchi nel tuo cuore tetro

L’ombra di un sapore inquieto

Che vaga per lande oscure

Tana d'ogni e più paure

Spine e fiori intorno al cuore

Varcan segni a tutte l’ore

Giunge infine il boia alato

Sacro suino fu sgozzato

Sgorga il sangue per la terra

La riempie per padella

Lago rosso ribollente

Serpi uguali in lun nascente

D’esso sgorgano marchiate

E muovendosi sfrenate

Ciondolano insiem la testa

E del corpo fanno lesta

Sparizione del maiale

E parten dal retto anale

Salgon fino al cervello

Nel midollo fanno ostello

E lo mangian dall’interno

Che par’essere l’inferno

Flagetonte s’impallide

Che mai tanto sangue vide

Scoppia vena e poi l'arteria

La pelle fa cinerea

E dall’occhio arrossato

Viene con sapor succhiato

L’ultima lacrima invisa

D’ogni vita ormai derisa

Carne ed ossa consumate

Si procede all’Estate

Ad un sabba sibilante

In onore di Guerciante

Il divino mattatore

C’occhi rossi dall’ardore

Ammir codesto nostro ballo

Dei riflessi di metallo

Che si levan nella notte

Dalle scaglie ritte a frotte

Come gatti irrettiliti

Tutti questi mali antichi

Generati con il sangue

E della luna che li langue

Hanno il simbolo in fronte

Memoria di lontane onte

La vendetta è come il miele

Che si fa dolce e crudele

Tanto più cerchi l’oblio

Il ricordo fa stantio

E prima che tu te ne accorga

Non vorresti che il sol sorga

Giosuè fe mattanza

E così la sacra usanza

Chieder tempo a ogni dio

Ed anche un po’ del loro brio.

O’ aspro astro di alabastro

Fuggì atterrita al vedere

Uno spettacol sì crudele

Per colline e per li campi

Sempre faccia volta avanti

Si consumano le gambe

Ma lei non ha più domande

Non ha tempo per pensare

E neanche per urlare

Uno struzzo silenzioso

Sempre l’ombra del glorioso

Sir Guerciante vedrà là

Dove giunge estremità

Dallo cielo fino alle stelle

E finanche sopra quelle

Trema trema alabastro

Spera solo di morire

Prima ancora del disastro

Un gran bel triste sortire

Peggio ancora del maiale

Aspetta solo d’avvenire

Sul tuo bel candor facciale.
   
 
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