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Autore: Stillathogwarts    26/11/2022    5 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Weight of Us



CAPITOLO 2
Sirius





 

Sirius era un bambino molto perspicace per la sua età. Aveva sicuramente preso quel tratto da lei, anche se non avrebbe saputo dirlo con certezza perché non ricordava minimamente la persona con cui aveva avuto una relazione durante il suo sesto anno a Hogwarts.
La fissava con gli occhi socchiusi dall’altro lato del tavolo; gli aveva appena detto che quella sera avrebbe conosciuto “un amico della mamma” e che da quel momento in poi lo avrebbe visto spesso.
«È il mio papà?» gli chiese incerto, la voce che lasciava trasparire un accenno di speranza misto a entusiasmo.
Hermione gli rivolse uno sguardo dolce e dispiaciuto. «No, tesoro», gli disse. «Mi dispiace.»
«Ma hai detto che è un tuo amico dai tempi della scuola», obiettò lui, la fronte corrugata.
Aveva detto più bugie in merito a quella storia che nell’intero corso della sua vita: lei e Draco Malfoy, amici dai tempi della scuola, che si erano rincontrati, erano andati a pranzo insieme e avevano iniziato a frequentarsi romanticamente… Sirius avrebbe capito subito che non c’era alcuna chimica tra di loro, né affetto e che non avrebbe mai potuto esserci niente del genere tra loro.
Forse avrebbe dovuto dirgli direttamente come stavano le cose, che per cinque anni avrebbero vissuto a casa del biondino e che dovevano sposarsi per ordine del Ministero. Che avrebbe avuto almeno due fratellini, o due sorelline, e Merlino, Hermione non voleva neanche pensare a tutto il casino che sarebbe accaduto quando avrebbero chiesto l’annullamento del matrimonio.
In cuor suo, sperava di trovare una soluzione prima di essere costretta a consumare, di sicuro prima di dover adempiere a quella clausola disturbante.
«E se dopo l’incidente hai perso la memoria, come fai ad essere sicura che non sia lui?» le domandò ancora.  
Hermione sospirò. «Sono assolutamente certa che non sia lui.»
Sirius si morse l’interno di una guancia. «Non sono convinto.»
I suoi capelli cambiarono colore, divenendo di un rosso acceso.
Sirius era un Metamorfomagus; aveva un paio di occhioni color grigio caldo e… beh, non avevano mai capito quale fosse il colore naturale dei suoi capelli, perché aveva iniziato a cambiarlo subito; appena nato, le aveva detto Andromeda, erano biondi, ma il tempo di portarlo tra le sue braccia ed erano già diventati viola.
Hermione ricordava il suo periodo al rifugio di Andromeda, anche se non aveva memoria del motivo per cui era stata lì, - non ricordava quasi nulla della sua gravidanza e i pochi ricordi che aveva erano sfocati -, e aveva instaurato con la donna un rapporto molto stretto; dopo quanto accaduto a Malfoy Manor, Harry e Ron le avevano dovuto spiegare che aveva avuto un figlio e che la strega se ne stava prendendo cura fintanto che lei era impegnata con la ricerca degli Horcrux. Dopo la guerra, poi, Hermione era andata a vivere con lei per un po’ e Teddy e Sirius erano stati cresciuti praticamente come fratelli.
«Lui… stava con qualcun altro in quel periodo, Sirius», gli disse alla fine, pensando alla Parkinson.
Chissà perché tra di loro era finita… lei neanche sapeva che non stessero più insieme, ma aveva sempre pensato che fossero fatti l’uno per l’altra.
«E in caso contrario, me lo avrebbe detto, non trovi? Non è lui.»
«Ah», esclamò il bambino, rattristito. «Va bene. E tu sei felice ora con questo tuo… amico?»
Hermione deglutì ed esibì un sorriso finto e tirato. «Non ne hai idea» sibilò a denti stretti, fingendo un entusiasmo che non provava nemmeno remotamente.
Sentì bussare alla porta e sobbalzò, agitata; si irrigidì e dovette trarre più di un respiro profondo prima di trovare forza e coraggio per andare ad aprire.
«Buona sera», la salutò Draco.
«Malfoy.»
La giovane donna arrossì violentemente quando lui le porse un mazzo di fiori, molto impacciatamente, poi, senza alcun preavviso o motivo apparente, l’abbracciò.
Fu l’abbraccio più imbarazzante della sua vita; lei, rigida, appiccicata a Draco Malfoy, il quale si comportava come se fosse sotto Imperius o vittima di un Confundus estremamente potente.
«Cosa diavolo stai facendo?» gli sussurrò nell’orecchio, stridulamente.
«Abbiamo deciso di fingere di frequentarci da un po’, no?» le rispose lui. «E dovresti smetterla di chiamarmi per cognome.»
Lei si allontanò come se quel contatto ravvicinato l’avesse ustionata. «Difficile.»
Le rivolse un sorriso impertinente. «Esercitati davanti allo specchio, se lo reputi necessario», asserì in tono asciutto. «Tra un po’ sarà anche il tuo cognome. Sarebbe un po’ strano, dovrei chiamarti Malfoy anche io. Non va.»
«Non rinuncerò al mio cognome», obiettò lei, determinata. «Non lo farei per un matrimonio vero, figurarsi per questo.»
Draco deglutì. «Non…» provò a dire, «Hermione…»
«Allora, mamma?» la voce di Sirius li raggiunse, un po’ annoiata.
Tutti i muscoli nel corpo del biondino si tesero visibilmente, il colore defluì dal suo volto, mentre il piccolo di cinque anni faceva capolino nel salotto.
«È arrivato questo tuo amico?»
Draco abbozzò un sorriso nervoso. Hermione si sentiva sul punto di vomitare o di urlare, o di scoppiare a piangere, non ne era sicura neanche lei. Desiderava che tutto ciò non fosse altro che un brutto sogno.
Mentire a suo figlio, - lei, che non mentiva a meno che non fosse questione di vita o di morte -, sposare quel maledetto furetto platinato, obbligata dal dannatissimo Wizengamot… questa non poteva essere la sua vita. Non poteva essere il futuro “migliore” per cui lei e i suoi amici avevano lottato fino a cinque anni prima.
«Ciao, ometto» esordì il biondino e per la prima volta nella sua vita, Hermione scorse incertezza nel tono della sua voce. «I-io sono Draco.»
Il bambino non rispose; restò semplicemente immobile a studiarlo attentamente, con gli occhi assottigliati, in un’espressione pericolosamente simile a quella circospetta della madre.
Draco deglutì. «Tu… devi essere l’uomo di casa, giusto?» ci riprovò tentennando, il suo viso sempre più pallido. Sembrava sul punto di svenire da un momento all’altro.
«Esatto», asserì Sirius, gonfiando il petto. «E se fai soffrire la mia mamma, te la farò pagare.»
«Sirius!» lo rimproverò Hermione, portandosi una mano sulle labbra simulando shock, anche se in realtà era sul punto di scoppiare a ridere.
Il biondino, invece, inspiegabilmente, sorrise. «Assolutamente», replicò con convinzione. «L’unica intenzione che ho con tua madre, è quella di renderla felice.»
Hermione represse a stento un grugnito e fece ruotare gli occhi; l’idiota sapeva recitare, ma stava esagerando. Sirius, però, dovette decidere che era stato abbastanza convincente, o lui abbastanza intimidatorio, perché si rilassò e il viso gli si illuminò di entusiasmo.
«Fighi i tuoi capelli!», esclamò entusiasta, poi strizzò gli occhi per qualche istante e i suoi capelli divennero di un biondo tremendamente simile al bianco, la copia esatta di quelli del giovane davanti a lui.
Draco si pietrificò e la mascella di Hermione cadde a terra.
I suoi occhi erano di una tonalità di grigio più calda, ma anche solo considerando quei capelli, Sirius somigliava spaventosamente a Malfoy. Hermione voleva rimuovere completamente quell’immagine dalla sua mente; forse, prima di andare a dormire, si sarebbe obliviata, altrimenti avrebbe rischiato di esserne tormentata per tutta l’esistenza.
La legge prevede il concepimento di due bambini…” ricordò a sé stessa e dovette deglutire con forza per fermare il conato di vomito provocato dall’idea di avere dei rapporti intimi con Malfoy, mentre l’immagine di due bambini con gli occhi grigio ghiaccio e i capelli ricci come i suoi e biondi come quelli di Draco appariva nella sua mente a tormentarla.
Perché non fa qualcosa? Perché non si sta rifiutando categoricamente di assecondare questa storia? Dannazione, neanche per sbaglio riesce a fare la cosa giusta, maledetto furetto…” pensò disperata tra sé e sé.
«Sirius!» lo ammonì Hermione, «non fare mai più una cosa del genere!»
«Ma mi piacciono!» protestò il bambino, mettendo su il broncio.
La madre lo zittì con un’occhiata severa, poi si voltò verso il giovane e boccheggiò in preda al panico. «Scusa, veramente. Gli ho detto mille volte di non farlo. È un Metamorfomagus, è ossessionato da questa cosa dei capelli, cambia colore in continuazione fin dalla nascita, al punto che non ho idea di quale sia il suo colore naturale e-»
Ma Draco aveva l’aria assente, non stava veramente ascoltando il farfugliare imbarazzato di lei; aveva lo sguardo fisso sul bambino, che sbuffò rumorosamente.
«Così va meglio?» chiese lui, trasformandoli in un rosso Weasley.
Il biondino fece una smorfia, ritornando al presente. «Erano meglio prima.»
Sirius rise, ma Hermione incrociò le braccia al petto. «Credo che sia arrivato il momento che tu vada a dormire…»
«No, va bene, la smetto» si affrettò a dire il piccolo, facendoli tornare come li portava normalmente. «Di solito li porto così, come lo zio Harry» spiegò orgoglioso, rivolgendosi a Draco, pronto a lanciarsi in uno dei suoi immensi monologhi. «Sai, è il mio padrino e io ho il nome del suo padrino! E zio Harry è tipo il mio eroe, da grande spero di diventare come lui.»
Il biondino si morse con forza l’interno del labbro inferiore e parve attraversare un momento di difficoltà.
Hermione borbottò: «Spero che non gli somiglierai troppo. Vorrei trascorrere il resto della mia vita in tranquillità.»
Ma Sirius era ormai partito a raffica. «…Fa tante cose pericolose, lui è un Auror, sai? Dà la caccia ai maghi cattivi! Anche io voglio diventare un Auror da grande, ma la mamma dice che dovrei considerare qualcosa di meno rischioso. Io però lo trovo fantastico! Tu lo conosci lo zio Harry? Mi porta sempre al parco e mi fa tanti regali e…»
«A proposito di regali», lo interruppe Draco, sorridendo. «Ho qualcosa per te.»
Con un Incantesimo di Appello non verbale, chiamò a sé un grosso pacco.
«Oh, no» mormorò Hermione. «Non dovevi, davvero non dovevi…»
«Grazie!» trillò Sirius, afferrando il dono, felice. «Sai avevo delle riserve, ma penso che tu possa considerarti approvato, ora.»
Il biondino sghignazzò, mentre la giovane donna s’indignava. «Piccolo opportunista…» biascicò sottovoce, a corto di parole; era certa che l’avesse sentita solo Malfoy.
«Oh, è una scopa! Che bello!» esclamò, prendendo a saltellare con entusiasmo. «Posso farci un giro subito?»
«Buon Merlino, no!» piagnucolò Hermione. «Harry cerca di comprargliene una da anni e gliel’ho sempre proibito e tu…»
«È solo una scopa giocattolo, Hermione, si alza solo di un metro e mezzo», si difese il biondino.
«Non mi piacciono le scope», ribatté lei, ostinata.
«A me sì!» esclamò un esaltato Sirius, che sorrideva felice. «Grazie!»
Draco rise. «Non hai nulla di cui preoccuparti, Gr-Hermione, gli insegnerò io ad andarci…»
Hermione si congelò, rimanendo a bocca aperta; ingoiò saliva, trasse un respiro profondo.
«Sirius, saluta Malfoy» disse al bambino, «E fila a letto, per favore.»
«Malfoy?» chiese lui, imperterrito. «Perché lo chiami per cognome? E poi, zia Dromeda non ha una sorella che-»
«Basta così», lo interruppe lei, risoluta. «È davvero tardi, devi andare a dormire, o non ti sveglierai…»
«MA MAMMA!»
«Se vuoi andare da Teddy domani mattina, dovrai fare come dico, altrimenti ti alzerai tardi e ti toccherà andare alla Tana.»
Sirius sbuffò, prese il manico di scopa giocattolo tra le mani, ringraziò e salutò Draco, poi si trascinò irritato fino alla sua camera da letto, borbottando scontento.
Hermione sospirò pesantemente, pallida come un lenzuolo.
«Non gli piacciono le Donnole?» chiese divertito Malfoy, ma lei non rise.
«Lui e Teddy sono cresciuti insieme, sono praticamente come fratelli» gli spiegò stancamente. «Vivevamo da Andromeda fino a un paio di anni fa. Resta da loro mentre io sono al Ministero, perché ne sente la mancanza e ho bisogno di qualcuno che badi a lui quando lavoro. Qui… siamo solo noi due.»
Draco annuì brevemente, ma il sorriso svanì dal suo volto.
«Non avresti dovuto fargli un regalo» mormorò distrattamente lei, mentre raccoglieva l’incarto del pacco dal pavimento per gettarlo via. Si diresse in cucina e il biondino la seguì.
«Perché no? Mi piacciono i bambini…»
«Li mangi a colazione?»
Lui simulò una risata priva di alcuna ilarità. «Molto divertente, Granger.»
«Chiedevo sai, la sicurezza di mio figlio è la cosa più importante per me.»
«Lui… è al sicuro con me», mormorò serio Draco.
«Gli hai appena regalato una scopa
 «Gli è piaciuta! Ed è sicura. Ha tutti i meccanismi di sicurezza più avanzati se ti può tranquillizzare.»
«Ovvio che gli è piaciuta, è una piccola peste combinaguai» ribatté Hermione. «E perspicace, forse anche troppo per la sua età. Anche leggermente opportunista, a quanto pare, deve aver preso dal padre in questo.»
Draco si leccò le labbra a disagio. «È un tipo interessante
Gli angoli delle labbra di Hermione si sollevarono per qualche istante, l’orgoglio che baluginava nei suoi occhi color cioccolato, poi tornò seria. «Vorrei chiederti di non fargli più dei regali, di non cercare di instaurare un legame con lui…»
«Perché no, Granger? Cosa c’è di male? Stiamo per diventare marito e moglie e se c’è una possibilità che almeno a uno di voi due io possa piacere…»
«Perché non voglio che si affezioni a te, Malfoy!» sbottò Hermione, con le lacrime agli occhi. «Sente già abbastanza la mancanza di suo padre, non voglio che inizi a vederti in qualche modo come una costante nella sua vita, va bene? Non sarebbe giusto!»
Il giovane assottigliò le labbra; per un attimo parve ferito da quelle parole, ma non lo diede a vedere oltre. «Non sarebbe giusto? Granger, stiamo per sposarci.»
«Non per nostra scelta!» gracchiò lei, frustrata. «E sarà solo per cinque anni
Hermione pensò che sarebbero stati cinque, lunghi, tediosi anni che sarebbero sembrati molti di più, ma non lo disse a voce alta.
«Non saranno solo cinque anni», commentò lui sbuffando.
Le sopracciglia di lei scattarono all’insù.
«Vedrai», aggiunse poi Draco, ammiccando nella sua direzione.
Lei arrossì. «Non hai senso, giuro. Non ti capisco! Questo è… Tu dovresti essere persino più contrariato di me!»
«Beh, non lo sono» dichiarò lui, facendo spallucce.
Era come se volesse a tutti i costi contraddirla, come se… non fosse cambiato nulla tra di loro dai tempi della scuola, ma al contempo fosse tutto diverso. Era incredibilmente frustrante.
La giovane donna aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse. Espirò sonoramente, poi si incamminò verso un mobile e aprì uno sportello.
«Non posso farlo senza un po’ di incoraggiamento» bisbigliò, parlando con sé stessa. «Vuoi del vino? Burrobirra? Firewhiskey? Acquaviola? Ho un po’ di tutto, di questi tempi», gli disse. «Anche se non bevo mai niente perché devo restare lucida per gestire la mia piccola peste.»
«Firewhiskey, grazie», rispose lui, sedendosi al tavolo.
Hermione gli fece scivolare il bicchiere pieno davanti e lui lo afferrò al volo; l’anello con il serpente incastonato che gli aveva visto portare fin da quando aveva undici anni brillò sotto la luce della lampada. «Senti, vorrei parlarti di una cosa» sussurrò, rassegnata. «Vedi io… Preferirei… preferirei restare a vivere qui, dopo… il tu-sai-cosa
«Il “tu-sai-cosa”?» ripeté lui, sbigottito. «Non riesci neanche a dirlo? Ti fa così schifo l’idea?»
Non gli rispose. «Capisco che questa è una casa babbana e che tu possa non trovarla, ehm, comoda, ma si tratta solo di cinque anni… è la casa in cui sono cresciuta, sai? Non credo che mi sentirei a mio agio altrove
«Non vivo al Manor», la informò, probabilmente cogliendo al volo l’allusione. «Me ne sono andato sei mesi dopo il mio processo. Per me, quelle mura sono come infestate.»
Hermione rimase interdetta da quella confessione aperta e sincera, ma al contempo inaspettata.
«E i rapporti con Lucius sono intollerabilmente tesi da anni» aggiunse ancora. «Ho un posto tutto mio, una villa, vicino al mare. Decisamente più tranquilla di una casa in città.»
La giovane socchiuse leggermente gli occhi nel sentirlo chiamare il padre per nome, domandandosi cosa fosse successo tra i due perché Draco arrivasse fino a quel punto dopo aver passato gran parte della sua vita in cerca della sua approvazione, senza però porgergli domande al riguardo; arricciò le labbra, ma annuì rassegnata. «Capisco.»
Avrebbe dovuto sapere in partenza che Malfoy non avrebbe neanche preso in considerazione l’idea di restare lì.
Draco sospirò; sembrava genuinamente esausto. «Ascolta, Granger, so che non è facile, ma… ci sto provando, ok? Potresti fare almeno un tentativo?»
Lo guardò senza vederlo veramente.
No che non poteva fare un tentativo!
Era Malfoy!
Hermione si passò una mano sul volto; avvertiva di nuovo la voglia irrefrenabile di scoppiare a piangere.
«Come fai?» chiese in un sussurro. «Noi… tu non mi hai mai sopportata, né… apprezzata in alcun modo, probabilmente a prescindere dalle mie origini… come puoi rimanere così stoico? Parlare di tentativi?»
Lui si leccò le labbra e si prese qualche secondo di riflessione prima di rispondere. «Semplicemente, spero di avere un futuro più felice di ciò che ho vissuto finora. E di dare ai miei figli più amore di quanto ne abbia ricevuto io. Una famiglia unita e stabile rientra in questo progetto di vita.»
Hermione deglutì.
Il furetto era diventato intenso e profondo con il tempo.
Maledizione!
«È che… Non mi aspettavo tutto questo» ammise dopo un po’ sottovoce. «Non mi aspettavo che la Legge venisse approvata veramente, né tanto meno di ritrovarmi te come promesso! E di certo non pensavo che tu… Credevo che avremmo stipulato un accordo di tolleranza reciproca ed elaborato un piano di sopravvivenza e che poi ci saremmo fatti ognuno gli affari propri… e tu invece mi stai parlando di provare a far funzionare le cose… Malfoy, noi non ci siamo scelti! Non ci saremmo mai scelti! Non può andare bene!»
Perché non lo capiva?
Non potevano obbligarsi ad innamorarsi!
Un vecchio Cuore che i maghi credevano in grado di individuare le anime gemelle non poteva decidere per loro e la sua interpretazione di qualsiasi cosa aveva prelevato dal loro corpo per il “colloquio” non era necessariamente giusta!
Per loro, per esempio, non poteva esserlo.
Il volto del biondino si indurì. «Non puoi saperlo.»
Hermione ringhiò di frustrazione. «Sei troppo sicuro di te, sai?»
Draco esibì un sorrisetto storto. «E tu troppo testarda.»
«Sono solo realista» sussurrò debolmente lei.
«No, sei pessimista.»
«Malfoy…»
«Sul serio, Granger, come fai a dire che non andrà bene senza nemmeno averci provato?» chiosò, spazientito. «Hai sviluppato una improbabile propensione per la Divinazione in questi anni? Perché l’ultima volta che ho controllato, avevi lanciato una sfera di cristallo giù per le scale, definendo quella materia “un mucchio di baggianate”.»
Hermione sgranò leggermente gli occhi. Era serio? Tentava di… sdrammatizzare?
Stavano vivendo una vera tragedia, non una commedia romantica su cui qualche babbano avrebbe fatto un film un giorno!
Sospirò, scosse il capo e restò in silenzio per qualche secondo, incerta se sentirsi allibita o esausta.
«Tu neanche mi conosci, Granger» aggiunse lui. «Dammi una possibilità, non sono più… il ragazzino che ricordi da Hogwarts.»
«Onestamente, come fai anche solo a pensare che potrebbe funzionare?» protestò ancora lei, ma non aveva più vigore per combattere quella battaglia, era evidente. Si sentiva drenata di tutte le sue forze e la realtà di quanto stava accadendo si andava concretizzando sempre di più nella sua testa… e faceva male.
«Lo so e basta, va bene?» sussurrò il giovane. «Io… ho una sensazione, ok?»
Hermione sbatté le palpebre. «Una sensazione», ripeté incredula.
Draco sbuffò. «Senti, non ti chiedo di provarci, né di crederci, d’accordo? Solo… non remarmi contro.»
La giovane dischiuse le labbra. Non aveva davvero una scelta, il biondino aveva ragione; non aveva senso continuare a lottare, dimostrarsi ostili l’un l’altro… erano in quel casino insieme e affrontarlo da alleati, per quanto difficile le sembrasse poter considerare Malfoy un suo alleato, era la cosa migliore da fare.
Allora, Hermione annuì e i muscoli tesi del corpo di Draco parvero rilassarsi a quel gesto. «È veramente tardi» disse lui a quel punto, «dovrei andare.»
«Puoi usare il camino, se preferisci.»
«Grazie.»
Hermione si alzò per accompagnarlo e lo guardò sistemarsi all’interno della struttura magica, ma lui indugiò per qualche secondo prima di andarsene.
«Un’ultima cosa», asserì risoluto. «Prenderai il mio cognome. Tienili entrambi, se preferisci, ma avrai anche il mio cognome. È una mia condizione e non è negoziabile. Buonanotte, Hermione
E poi, prima che lei potesse ribattere in alcun modo, gettò la polvere nel camino e le fiamme verdi lo inghiottirono, portandolo via.
Hermione si lasciò cadere di peso sul divano, avvertendo la disperazione iniziare a sopraffarla; si prese il volto tra le mani e cercò di non piangere.
All’improvviso, un gufo picchettò alla sua finestra, facendola imprecare: era il gufo di Harry.
Si alzò con fatica e aprì per farlo entrare, slacciò la lettera legata alle sue zampe, gli diede qualcosa da mangiare e poi tirò fuori la missiva.
Non era una lettera, ma un messaggio da parte di Ginny. Un S.O.S. urgente che recitava:

 
INTERVENTO:
Domani alla Tana, dopo il lavoro.
Ron ha avuto il suo match.
È brutto.
Il peggiore finora.”

 
Chiedendosi chi potesse essere peggio di Draco Malfoy, che un gigante Cuore difettoso aveva audacemente abbinato a Hermione Granger, incurante dei loro torbidi trascorsi, Hermione si trascinò a letto, con tutta l’intenzione di annegare tutte le lacrime che necessitava di versare nel suo cuscino.
Lo avrebbe fatto quella notte per il resto della sua vita.
Dopodiché, avrebbe affrontato la questione di petto, a testa alta.
Era ora che ritrovasse la Grifondoro in lei.
 
*
 
La sera dopo, Hermione raggiunse la Tana sbadigliando come se non avesse dormito per tre notti di fila e forse, rifletté, era anche vero.
Salutò Harry con un sorriso debole; si comportava in modo strano, ma diede la colpa alla stanchezza.
Molly disse loro che Ron non usciva dalla sua camera dal giorno prima, da quando aveva ricevuto la lettera dal Ministero che gli aveva rivelato il suo match e che non mangiava niente da altrettanto tempo.
«“Tanto sono comunque morto o lo sarò presto!”» imitò la sua voce sconsolata la signora Weasley. «“Tanto valeva morire in battaglia se dovevo fare questa fine!”. Non ripete altro se non queste due frasi.»
Hermione non sapeva neanche era ritornato, una mossa stupida da parte sua, perché se fosse rimasto negli Stati Uniti non sarebbe stato soggetto alla Legge sul Matrimonio. Ginny era passata dal suo ufficio per spiegarle che lo aveva fatto per cercare di tirarla fuori dal matrimonio forzato con Malfoy, che si era sottoposto al Cuore di Cupido, - a quanto pareva era quello il nome dell’organo pulsante che aveva segnato la sua condanna -, nella speranza di poter richiedere un re-match per lei, ma non aveva funzionato.
Non le aveva detto nulla per non darle false speranze; a quanto pareva, però, a lui era andata anche peggio.
La rossa non aveva voluto anticipare niente né a lei né a Harry. «Ve lo dirà lui», gli aveva detto. «Anche perché io non riesco a dirlo nemmeno ad alta voce.»
Hermione e Harry si guardarono terrorizzati per qualche istante, poi spinsero la porta con cautela.
«Ron?», chiamarono all’unisono, ma non ottennero alcuna risposta.
«Ron
«Mmh», mugugnò lui. «Lasciatemi decomporre in santa pace!»
La giovane donna avvicinò le labbra all’orecchio del Prescelto. «Sto per sposare Malfoy, una drama queen mi basta e avanza, non serve che inizi anche Ron!»
«Ti ho sentita» borbottò il rosso, mettendosi a sedere a fatica.
«Ti abbiamo portato lo stufato di tua madre», gli disse Harry, sollevando e abbassando le sopracciglia, tentatore.
Ron grugnì. «Dammi qua!»
Non avrebbe mai resistito al piatto una volta trovatoselo davanti, con quel profumo delizioso a invadergli le narici, loro lo sapevano benissimo.
Si sedettero sui bordi del letto e cenarono tutti e tre insieme; Sirius sarebbe rimasto da Andromeda, quella notte, per cui Hermione poteva permettersi di fermarsi lì con loro.
«Allora», fece Harry una volta finito di mangiare, «ci vuoi dire chi è di tanto terribile?»
Ron storse il naso ed emise un lamentoso gemito di protesta.
«Lo scopriremo ugualmente, alla fine, sai?» gli disse Hermione. «I match vengono resi pubblici una volta completata la lista del tuo gruppo. Pare che il Cuore sia più veloce con alcuni che con altri. Anche con me è stato abbastanza veloce, se può consolarti.»
«Non mi consola!» ringhiò lui. «Potevano farci invertire e saremmo stati tutti più contenti!»
«Invertire?» ripeterono Harry e Hermione in coro.
«Mi hanno messo con Pansy Parkinson!» buttò fuori Ron, poi divenne verde. «E ora che l’ho detto, mi sa che devo andare a vomitare.»
Hermione non era davvero nella posizione di consolarlo, per lei la loro disgrazia si eguagliava.
«Pansy è praticamente Draco al femminile.»
Harry le scoccò un’occhiata indecifrabile. «Non lo è», le rammentò. «Lui è cambiato, Pansy…»
La giovane donna sbuffò. «Sono abbastanza sicura che per quanto faccia lo stoico, quando arriverà al momento di concludere, sarà così schifato da me che…»
Lasciò cadere la frase nel vuoto, perché Ron, finalmente, riapparve, l’aspetto ancora malaticcio.
«Avrei dovuto dirvelo prima di mangiare.»
Crollò sul letto e si coprì fino alla testa con le lenzuola.
«Ammazzatemi.»
«Ron», mormorò Hermione, incoraggiante. «Sto cercando una soluzione, un modo per far abolire la Legge. Non farò in tempo per salvare me, perché non c’è speranza che ci riesca in quattro giorni, ma tu sei nel secondo gruppo. Ho ancora tre mesi di tempo, quelli che il Ministero mi ha garantito di “ferie matrimoniali”.»
«Mesi che dovresti usare per conoscere Malfoy e stabilire un legame con lui!», le bisbigliò Harry in un orecchio, attento a non farsi sentire da Ron.
Lei rispose guardandolo torva. «Non gli dispiacerà.»
Vide l’amico assottigliare le labbra, ma il rosso era così giù che non si dispiegarono in ulteriori commenti sulla questione Draco Malfoy.
«Li userò per trovare un modo per tirarti fuori da questo matrimonio», affermò risoluta. «In fondo, sei tornato per cercare di salvare me, no? È quello che facciamo, noi tre. Ci guardiamo le spalle a vicenda.»

 
   
 
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