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Autore: Edoardo DV 2000    30/11/2022    1 recensioni
James Potter fa la solita corsetta della domenica mattina.
Lily Evans non riusciva a dormire.
Un incontro (mezzo) casuale in Sala Comune
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Maledizione alla sveglia presto tutti i giorni.

7 di mattina. Di domenica. Mannaggia alla sveglia biologica. Mi alzo dal letto, ormai non posso neanche pensare di rimettermi a dormire, non ci sarei riuscita. Mi guardo intorno nel dormitorio femminile. Ero sola. Mary era tornata a casa per qualche giorno a causa dalla malattia di suo padre, Marlene era sicuramente nel letto di Sirius e Alice in quello di Frank. Sbuffo pensando a quanto avrei potuto dormire stamattina. Vado in bagno e mi sciacquo la faccia, mi guardo allo specchio. L’acqua fredda aveva iniziato a dare un senso al mio viso da zombie appena sveglio. Sbuffo ancora e mi avvicino alla finestra. Il sole aveva già iniziato a salire. Apro la finestra e assaporo l’aria frizzantina di inizio di maggio. Mi trovo fissa a guardare l’orizzonte, la Foresta Proibita appena illuminata dalla luce non sembra molto pericolosa. Mi ridesto da questo ammirare quando sento sotto, nel silenzio, dei passi veloci. Guardo verso il basso e vedo una figura senza maglietta che corre intorno al castello. Dei capelli marroni scompigliati mi fanno riconoscere chi è che sta facendo jogging: James Potter. Mi trovo a sorridere a quella visione, senza neanche capire il perché, o almeno non me lo sono chiesta. Sorrido e basta. Lo vedo fermarsi, guardare il piccolo orologio magico e poi riprendere a correre.

Metto la vestaglia, prendo un romanzo e scendo in Sala Comune, aspettando Ramoso.

Dopo una mezz’ora sento dei passi fuori dal ritratto della Signora Grassa, seguito dal cigolio familiare dello stesso.
Un James tutto sudato, sta volta con la maglietta addosso tutta aderente dato il sudore, con delle auricolari entra in Sala Comune, il respiro ancora irregolare dato dalla corsa.
Lo vedo entrare, ancora distratto mentre guarda ancora il piccolo orologio. Sta andando dritto in dormitorio quando si accorge che ci sono anch’io in Sala, appollaiata su una poltrona.

“Evans?” mi chiede stupito.
“Potter. Ci siamo svegliati presto stamattina” gli rispondo sorridendo. Il nostro rapporto è migliorato molto nell’ultimo tempo.
“Sì, come tutte le domeniche”. Ricambia il sorriso, cambia il suo percorso e si mette seduto sul divano vicino a me.
“Tu invece che ci fai già sveglia? Mi sembra che la domenica mattina tu stia sempre a dormire”
“Cos’è, mi spii?” mi metto a ridere, arrossendo un poco. “Sveglia biologica. Non sono riuscita ad addormentarmi, ero sola in dormitorio e quindi sono scesa”
“Sola? Come mai?” mi chiede incuriosito. “Marlene è su con Sirius, li ho visti prima di uscire, ma le altre”.
“Mary è andata da sua madre, Alice è con Frank”. Mi accorgo del libro che avevo sulle gambe, ancora aperto. Lo chiudo e mi metto a fissarlo, forse un po’ troppo. Le goccioline di sudore cadono dalla sua fronte alle guance rosse dallo sforzo. È proprio bello, anche se faccio ancora fatica ad ammetterlo. Gli occhiali storti sul naso gli danno un non so che di tenero, dolce. Le labbra carnose, le più ambite di tutto il castello insieme a quelle di Black, sono molto invitanti. Oddio, cosa sto pensando.
Lui si accorge e mi sorride dolcemente.
“James toglimi una curiosità. Quelle sono auricolari giusto? Sembrano come quelle dei Babbani, come anche l’orologio. Come fanno a funzionare quando nei confini del Castello gli strumenti non magici impazziscono?”
“Ah questo. Ho chiesto a Silente di poterli portare, sono un regalo di mamma e papà. Lui ha acconsentito e li ha stregati in modo tale da poterli usare. Questi auricolari funzionano anche senza il filo e senza essere collegati a niente, così posso sentirli liberamente. Nell’orologio ho tutto per monitorare il cuore, il respiro etc. Così quando mi alleno mi tengo controllato”.
Lo guardo ammirato, la sua dedizione allo sport è invidiabile, così come la dedizione alla Trasfigurazione. Questo ragazzo mi stupisce molto di più.

“Come mai sei così concentrato sullo sport, quasi in modo maniacale?” gli chiedo sinceramente  curiosa.
Lui mi sorride e, sempre con una voce dolce e morbida, mi dà una risposta che mi spiazza.

“Mi aiuta a non pensare. O meglio, a filtrare i pensieri. Così mi sfogo, mi concentro su altro, arrivo al mio limite fisico quasi a sentire un dolore lancinante ai muscoli. Non penso a tutte le cose brutte che ci stanno accadendo intorno, dalla guerra, ai Mangiamorte, a Voldemort, ai dolori più sentimentali”.

Il suo sguardo si ferma sul mio, questa volte velato di tristezza. Non so perché ma sento che quel sentimento triste è rivolto anche a me: quante volte si è dichiarato, quante volte ha detto che mi amava, forse in maniere anche plateale com’è tipico del suo carattere, altre volte però in modo serio. E quante volte io avevo risposto non credendoci o non dandoci peso, senza accorgermi che erano vere, che lui era cambiato, e senza voler ammettere a me stessa che anch’io provavo qualcosa per lui. Ancora la sua voce mi ridesta da questo stato di trance.

“Un po’ quello che tu fai con i libri”.
Mi stupisco ancora di più. Quanto mi legge dentro questo ragazzo. Non so cosa dire. Ha proprio azzeccato il punto cruciale. Mi rifugiavo nei libri quando non volevo pensare alle difficoltà, al dolore che continuavo a provare, la costante paura per la mia famiglia babbana.
Non ricevendo risposta, si alza, mi si avvicina e mi stampa un bacio sudaticcio sulla guancia.
“Vado di sopra. Buona mattinata Lily”. Mi sorride e si allontana.
“James, aspetta”. Mi alzo velocemente e lo raggiungo alla base della scalinata che lo separa dal suo dormitorio. Lui si volta e io mi fiondo ad abbracciarlo, senza considerare il fatto che è ancora grondante di sudore.
“Grazie per capirmi, quando nessuno lo fa” gli sussurro e gli stampo anch’io un bacio sulla guancia.
Lui allarga il suo sorriso e mi dà una carezza sulla guancia. Una carezza che vuol dire “Io ci sarò sempre”. Nessuno mi aveva mai accarezzato in modo così tenero, forse neanche i miei genitori.

“L’amore ti fa vedere cose che gli altri non vedono”. Detto questo si gira e sale nel suo dormitorio.
Sì James, hai ragione. Vorrei avere il coraggio di dirti “Ti amo”. Perché è questo quello che provo.
   
 
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