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Autore: CatherineC94    03/12/2022    1 recensioni
«Come ci sei riuscito?» chiede interdetto.
Crowley dice sghembo: « Conosco il tuo profumo».
lPer leila91
[Questa storia partecipa all'iniziativa #regalidinchiostro indetta dall'Angolo di Madama Rosmerta su Facebook]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Three days later
 
«I was born to love you
With every single beat of my heart
Yes, I was born to take care of you
Every single day of my life»
Freddie Mercury
 
 
La Bentley sfreccia veloce, Crowley preme sempre più sull’acceleratore noncurante di chi si muove nei paraggi.
Nella sua mente si affollano mille pensieri che iniziano dalla piccola pianta sovversiva che ha osato appassire e finiscono in un paio di occhi azzurri gentili, dolci come il miele.
«Cazzo, cazzo, cazzo!» impreca odiandosi sempre più.
Stringe il volante irritato e gli acuti di Freddie Mercury riempiono l’abitacolo della sua adorata bambina in qualche modo acuendo l’ansia causata  dalle mille domande che lo stanno stritolando.
Sono passati tre giorni dalla sventata fine del mondo, e dopo quella famosa cena Aziraphale non si è più fatto vivo. 
Probabilmente starà contando gli uccellini che intonano dolci cinguettii dalla finestra(a quel pensiero un conato di vomito l’assale), oppure ha deciso di non voler incrociare più la sua strada.
A quel pensiero qualcosa dentro il suo corpo si stinge in modo doloroso, sofferente e Crowley si disprezza sempre di più perché si sente infinitamente debole, dipendente da uno stucchevole angelo con una passione smodata per le crepes.
Così dopo quelle settantadue ore di paranoie e imprecazioni, maledizioni e le lettere del suo vicino incendiate per inezia ha deciso di affrontare la situazione di petto, senza esitare.
Si ritrova davanti a quella porta e nemmeno bussa.
 
Nella stanza il silenzio avvolto dall’odore impolverato dei grossi volumi impilati di qua e di là quasi lo schiaccia. Crowley non capisce cosa stia succedendo, in un attimo tormentato ricorda quando quel luogo ha subito le fiamme e lui ha pensato che l’angelo fosse perso per sempre.
Ondeggiando prosegue nei meandri della stanza alla ricerca, per poi bloccarsi all’improvviso quando delle note olfattive lo colpiscono.
Nota che davanti a quella parete è presente una porta nascosta, si guarda intorno e scattante la spalanca.
 
«Ma che spettacolo raccapricciante» ammette Crowley muovendo la testa di lato.
Aziraphale l’osserva, i grandi occhi blu lucidi e un sorriso mesto dipinto sul volto.
«Come ci sei riuscito?» chiede interdetto.
Crowley dice sghembo: « Conosco il tuo profumo».
L’angelo transale e un leggero rossore cosparge le sue guance; si alza rapido e scrollandosi la polvere di dosso osserva il demone.
Lo trova raggiante quasi, come se quella ritrovata libertà l’avvolgesse di una nuova luce.
«Stai molto bene» gli dice.
Crowley tossicchia impicciato e si getta tra le balze di tartan della vecchia poltrona.
«Sì, beh te ne esci così dopo che sei sparito?» gli chiede e Aziraphale sembra essere punto sul vivo.
 
Trotterella rapido verso l’altra stanza per poi tornare con un vassoio di biscotti che ha preso tempo prima e con fare meditabondo mordicchia uno.
«Dimmi come stai, caro» dice dopo un po’.
Crowley vorrebbe in realtà dire tanto, ma non ci riesce. Si limita a togliere gli occhiali  e dire: «Oh benissimo, il mio migliore amico è scomparso come John Deacon dopo la morte di Freddie Mercury e io come dovrei stare?».
Aziraphale scatta, la mente che ripete la frase di Crowley e che sprigiona una forte delusione dentro.
«Dovevo pensare» confessa triste.
«Pensare?» chiede Crowley afferrando un biscotto a forma di gatto e cominciando a strappare ogni zampina.
«Sì, pensare. A noi due, sì» balbetta l’angelo e Crowley sente che la terra per la prima volta dopo seimila anni gli manca sotto i piedi.
Non ha mai pensato che l’avrebbe detto, mai. Certo, nelle rare volte che ha deciso di schiacciare qualche pisolino tra una tentazione ed un’altra ha fantasticato che quelle labbra rosee potessero un giorno pronunciare quelle famose parole, ma non avrebbe mai pensato che potesse davvero accadere una cosa del genere.
Si alza di scatto, zampe di marzapane che cadono ovunque e i suoi occhi che puntano quelli dell’angelo.
Aziraphale sempre sorpreso.
«Con quell’incombenza del fatto che non abbiamo più dove andare, visto che ci odiano tutti» aggiunge l’angelo e Crowley abbassa le spalle.
«Ah» dice come deluso e Aziraphale lo capisce, l’avverte quella forte onda d’illusione che emana.
«Devo andare adesso, ci sono due tentazioni dalle parti di Bristol. Felice che tu stia bene, ciao Angelo» gli dice gelido e si volta facendo un cenno con la mano.
Aziraphale giura che il suo cuore si spezza e quei tre giorni rinchiuso in quello stanzino a riflettere ritornano prepotenti.
Davanti agli occhi un’intera esistenza fatta di cose giuste, precetti, regole e percorsi da seguire. Però poi davanti gli occhi rivede Crowley insieme sotto la pioggia, insieme in Mesopotamia, insieme davanti alla piccole papere nel parco di Saint James.
Non ci pensa più, non ne vuole sapere. Si ricorda che Dio è amore e che ogni sua creatura deve avere il diritto di poter vivere un sentimento così grande, così immenso.
Afferra la sua mano e finalmente percepisce il calore di Crowley che si blocca quando capisce cosa sta succedendo.
Si volta incredulo e se lo ritrova tutto sorridente, forse un po' rosso ed imbarazzato.
«Che fai, angelo?» gli chiede interdetto.
Aziraphale nemmeno risponde, si avvicina lento e lo stringe; Crowley non riesce a dire nulla, ma di rimando l’avvolge.
È notte inoltrata, ma dentro qualcosa brucia.
 
 
Poco dopo sono sulla Bentley, Crowley al volante con un gran sorriso e Aziraphale che non smette di guardarlo.
«Ti prego però di andare piano» gli dice pensando ai poveri pedoni in giro.
Prima che la rispostaccia del demone esca dalla sua bocca, la radio si accende e come di consueto la voce di Freddie Mercury svetta potente.
«I was born to love you» e Aziraphale si volta di lato per nascondere la sua espressione;  durante quella notte la città sembra sfrecciare potente ed ineffabile.
Aziraphale avvicina la mano alla manopola del volume e Crowley è già  sicuro che abbasserà il volume; ma lui è pronto ad innescare una lunga discussione con l’angelo che sicuramente darà qualche giudizio sulle tutine aderenti dei primi anni settanta.
Con sua grande sorpresa invece lo vede alzare il volume per poi stringere la sua mano, caloroso.
«With every single beat of my heart» canta a squarciagola Crowley.
Così termina il terzo giorno dopo la sventata fine del mondo, che si rivela solo essere un nuovo inizio.
 
 
 
 


Note.
Questa storia l’ho scritta per l’ineffabile socia leila. Gentile, dolce, presente; non so se ti piacerà mai però davvero ci tenevo. Grazie di cuore <3
 

 
 
   
 
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