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Autore: Yanez76    05/12/2022    1 recensioni
Orloff scopre il segreto del "Monte Verità" e lo usa per cercare di fare un po' d'ordine nella sua vita. Racconto breve - originariamente pensato per il concorso "Un salto nel Mystero" - che tenta di dare una spiegazione all'apparente scomparsa del personaggio nella serie originale.
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ascona, Canton Ticino, Svizzera.
Sergej Orloff sorseggiava pigramente una Rivella, placidamente seduto al tavolino di un bar prospicente il lago. Poteva sembrare curioso vedere un “duro” come lui con una bibita solitamente amata dai bambini; ma gli piaceva l’idea che la si potesse bere praticamente solo in Svizzera. Orloff amava quel paese dove tutto funzionava alla perfezione e tutti si facevano gli affari propri, dove la gente amava la pulizia e dove lui poteva dedicarsi con la massima tranquillità ad affari non sempre altrettanto puliti… In fondo era stato lì che aveva potuto rifarsi una vita, cancellando con un colpo di spugna il criminale spietato e senza scrupoli che era stato per diventare uno stimato uomo d’affari di successo, il rispettabile fondatore della S.O. Communications, il generoso mecenate che spesso devolveva grosse somme in beneficenza.
Si trovava in uno di quei rari momenti in cui poteva concedersi il lusso di porsi domande oziose. Perché aveva fatto tutto questo? Era solo un criminale che nascondeva tutto il marcio che lo ricopriva sotto una patina di falsa rispettabilità? Oppure quel tentativo di lavarsi la coscienza dimostrava pur sempre una qualche volontà di redenzione? Chi era il vero Sergej Orloff? Se lo era chiesto ormai molte, troppe volte… Era forse quel giovane archeologo assetato di conoscenza, l’amico e collega di Martin Mystère? O quel mostro folle e sadico che nascondeva la sua deformità dietro una ridicola maschera da cattivo di un film di serie B? Un uomo innamorato che avrebbe solo chiesto di godersi tranquillamente la vita con la donna che amava? E con quale poi… Monique? Christine? Ma era davvero lui che quelle donne amavano? O ciò che amavano era solo l’immagine tanto perbene quanto falsa che lui si era costruito? Voleva sinceramente redimersi per amore, oppure averle fatte innamorare non era stato altro che il più subdolo e meschino dei suoi inganni?
Chi avrebbe saputo dare una risposta a queste domande? Il maestro Kut Humi? O forse Martin? Sergej Orloff non lo sapeva. L’unica cosa che sapeva è che aveva bisogno di lasciare tutto questo e quella storia che aveva scoperto per caso su Casa Anatta di Ascona faceva perfettamente al caso suo…
 
Lo stesso luogo, 1944
I passi affrettati dell’ufficiale della Wermacht risuonavano sull’acciottolato, mentre i suoi sguardi saettavano nervosi ora verso la fila di alberi che costeggiava il lago alla sua sinistra, ora verso le facciate dai colori pastello delle case alla sua destra.
Il lungolago di Ascona era praticamente deserto, com’era naturale aspettarsi da quando la guerra teneva lontano gli artisti eccentrici e gli eleganti viaggiatori che erano soliti affollare i viottoli della ridente cittadina. In fondo alla strada, un uomo con un impermeabile chiaro era intento a fumare, pigramente appoggiato al tronco di un albero; mentre, dalla vicina spiaggetta, proveniva la voce argentina di una giovane che chiamava un bambino biondissimo che continuava a sguazzare allegramente nelle acque trasparenti del Verbano - come da quelle parti chiamano il lago Maggiore - nonostante i richiami della mamma.
Nein, Amore, komm hier!
L’ufficiale sorrise pensando a come sarebbero inorriditi i suoi ex colleghi dell’Istituto di Cultura Ariana a sentire quella giovane, probabilmente giunta dalla Svizzera interna per passare qualche tranquillo giorno di vacanza al lago assieme al suo bambino, infarcire il suo svizzero tedesco con quel termine italiano, che a lui sembrava invece così dolce e musicale.
Non c’era da stupirsi che Hitler avesse manifestato l’intenzione di cancellare la Svizzera dalla carta geografica una volta che il Reich millenario avesse vinto la guerra. In fondo, quel paese dove genti di lingue e culture diverse vivevano in pace e prosperità sembrava con la sua stessa esistenza smentire tutto quell’ammasso di idiozie razziste e nazionaliste sulla purezza della stirpe germanica.
Gli ritornò alla mente l’immagine di Elsa, l’unica persona intelligente che aveva trovato in mezzo a quegli imbecilli fanatici dell’Istituto. Anche lei, come lui, fingeva solo, per ragioni di comodo, di aderire all’ideologia nazista. Erano stati loro due, assieme, ad aver scoperto, qualche tempo prima, quella via d’accesso al “Chiaro mondo dei beati” e, di comune accordo, avevano poi deciso di non comunicare la scoperta ai loro capi per evitare le conseguenze che sapevano bene ciò avrebbe potuto portare.
Un sorriso malizioso sfiorò le labbra dell’uomo nel ricordare come, quell’ultima notte prima di tornare in Germania, ritornati in albergo dopo una cenetta in un romantico ristorantino, avessero suggellato in modo alquanto piacevole il loro patto.
Era un vero peccato che, dopo quella faccenda del Santo Graal con quell’archeologo americano nel 1938, di quella donna così brillante si fossero perse le tracce...
Far perdere le proprie tracce… Esattamente quello che doveva fare lui e al più presto anche!
Maledizione! Se solo quegli aristocratici buoni a nulla, quei dilettanti, non avessero rovinato tutto con quell’attentato organizzato così male! Come avevano potuto essere così avventati e superficiali?! - pensò.
Hitler era sopravvissuto e adesso lui doveva sparire in fretta dove non potessero trovarlo, visto che chiunque fosse minimamente sospettato di legami con i congiurati veniva eliminato senza alcuna pietà o esitazione
Grazie al cielo era stato previdente: era proprio in previsione di una situazione come questa che aveva scelto casa Anatta per tenere quegli incontri segreti con i partigiani italiani e l’OSS di Allen Dulles…
L’uomo si chiese sarcastico quanti di quegli squinternati che, un tempo, amavano starsene lì a oziare sui prati con le chiappe al vento, sapessero cosa si celava realmente in quel luogo. Probabilmente nessuno di loro ne aveva la più pallida idea, a parte i fondatori che avevano messo in piedi quella pagliacciata della comunità vegetariano-nudista per coprire il vero scopo per cui avevano acquistato quel piccolo rilievo sopra Ascona. Forse solo quel curioso pittore baltico, Elisar Von Kuppfer, aveva potuto intuire qualcosa rappresentandolo in quell’ambiguo dipinto che aveva visto in quella villa di Minusio.
L’ufficiale si fermò un istante per riprendere fiato inspirando profondamente la brezza fresca che spirava dolcemente dal lago. Cercò di rilassarsi, davanti a lui vedeva il terreno salire verso il colle Monescia; ormai ce l’aveva quasi fatta: ancora pochi passi e sarebbe stato in salvo.
L’uomo con l’impermeabile si staccò dal tronco dell’albero e gettò a terra il mozzicone della sigaretta, schiacciandolo sotto una scarpa per spegnerlo. Una Luger comparve all’improvviso tra le sue mani; ma, sfortunatamente per lui, l’ufficiale aveva già estratto la sua e lo colpì in pieno petto con due colpi che lo abbatterono fulminato sull’acciottolato.
“Non lo sapevi che in Svizzera puniscono molto severamente chi imbratta la strada?”, sibilò sarcastico il militare, rivolto al cadavere dell’uomo sotto il cui impermeabile insanguinato si poteva intravedere l’uniforme nera delle SS.
Per fortuna, lo sgherro di Himmler era stato così idiota da metterlo sull’avviso con un gesto che, nella linda Elvezia, balzava all’occhio; ma questo significava che ormai i nazisti lo avevano individuato e che doveva affrettarsi a sparire.
Maledetti imbecilli! Continuavano a seguire ciecamente gli ordini di quell’imbianchino che li aveva trascinati in una guerra ormai irrimediabilmente persa. Non capivano che sbarazzarsi di quel pazzo e firmare la pace con gli Alleati era l’unico modo di salvare il salvabile prima che le orde bolsceviche di Stalin calassero sulla Germania…
Le grida della giovane donna che fuggiva terrorizzata, reggendo in braccio il suo bambino si persero alle sue spalle mentre l’ufficiale correva su per la salita che portava a quello che, qualche decennio prima, era stato pretenziosamente ribattezzato “Monte Verità”.
 
Lo stesso luogo, anni prima
“Vieni Ida: è il momento. I nostri sforzi sono stati premiati: adesso potremo toccare con mano ciò che abbiamo cercato incessantemente per tutto questo tempo, il frutto di tutte le nostre ricerche e peregrinazioni.”, disse l’uomo con aria ispirata, rivolto a sua moglie seduta al pianoforte.
“Sì, Henri, dopo tanti anni oggi potremo lasciare questo mondo corrotto per essere finalmente ammessi nel chiaro mondo dei beati”, rispose lei, alzandosi per porgergli una mano dalle dita affusolate, incamminandosi poi con lui verso una sorta di baldacchino situato esattamente nel centro di una stanza perfettamente circolare dalle pareti ricoperte di pitture ed iscrizioni dal simbolismo arcano.
“Un giorno, quando l’umanità sarà pronta e guarita dai suoi mali e dal suo materialismo, tutti forse potranno accedervi; ma adesso è un privilegio che dev’essere riservato solo agli iniziati in grado di comprendere. Coloro che non sono pronti per la rivelazione definitiva non devono sapere.”
I due raggiunsero il baldacchino, poi alle loro labbra salì una nenia in una lingua che forse da millenni non era più risuonata sulla Terra e un lampo di luce accecante li avvolse, celandoli per sempre alla vista di questo mondo…
 
Lo stesso luogo, anni dopo
Sergej Orloff finì la bibita pensando distrattamente a Ida Hoffmann, la pianista discendente da una famiglia di artisti e scienziati che, un secolo prima, aveva scoperto quella vibrazione musicale capace di influire sul tessuto stesso della realtà, la quale, come ben sanno i fisici, è composta di vibrazioni.
Grazie ai finanziamenti del marito, Henry Oedenkoven, un uomo d’affari affascinato dalle tematiche misteriose e all’aiuto di scienziati non convenzionali come lo svizzero Arnold Rikli, le era stato possibile trovare il luogo adatto per l’apertura di un portale dimensionale, un ponte di Einstein-Rosen, verso quello che loro chiamavano “Il chiaro mondo dei beati”.
Per condurre in tranquillità i loro esperimenti, avevano poi fondato quell’eccentrica comunità che fungeva da copertura e che avevano poi ufficialmente lasciato per fondarne un’altra in Brasile dove però nessuno aveva mai potuto rintracciarli.
Orloff si alzò, pagò la consumazione, lasciò la mancia al cameriere e si avviò per la salita. Sì, sarebbe sparito, agli occhi del mondo lo si sarebbe creduto morto; ma un giorno sarebbe tornato, quando avrebbe finalmente ritrovato le sette spade o, forse, se stesso…
   
 
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