Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kaimy_11    09/12/2022    1 recensioni
In un mondo dove gli omega sono costretti a generare figli per gli Alfa, pena l'allontanamento dalla società, Levi è disposto a tutto pur di impedire ad Erwin di soffrire per colpa sua.
Note: NO SMUT
Questa Fic ha partecipato alla sfida "IS IT WEIRD HERE?" del gruppo Facebook "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom"
Genere: Angst, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman, Zeke Jaeger
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Stai tremando, Levi.”

La dannata puzza d’incenso è ovunque, ti toglie il fiato, quasi più di quei penetranti occhi azzurri che ti scavano dentro.

Cerchi di rilassare le spalle, respiri profondamente e affili lo sguardo. “Chiudi quella bocca e fai ciò che devi, barbone di merda!”

Il suo ghigno arrogante è lo stesso di sempre, appena nascosto dalla sigaretta che porta alle labbra. “Non mi sembra un modo decoroso per rivolgersi al tuo futuro Alfa.”

“Non lo sei ancora, mi pare.” Sibili, velenoso, aggrappandoti a quel barlume di verità come se bastasse a cambiare ciò che arriverà.

Scrolla le spalle, soffiando fuori una nuvoletta di fumo. “Ma mi hai chiesto tu di diventarlo, mi pare.”

“È così.” Serri per un attimo gli occhi, giusto il necessario a ricordare perché sei qui.

Non dovete soffrire entrambi, lo stai facendo per il suo bene. È la cosa giusta.

“Nello specifico, se non ricordo male, mi hai chiesto di mordere la tua ghiandola esattamente sopra al marchio del tuo attuale Alfa.” Zeke inizia a camminare per il salotto di questo lussuoso attico in cui vive, dove arredo e vista esterna potrebbero essere piacevoli, se non fosse per questo tanfo d’incenso. “Affinché il mio morso cancelli il tuo legame con Erwin.”

Erwin.

Al suono del suo nome avverti un calore al centro del petto, che ti rincuora giusto per un attimo, prima di rigettarti nell’oscurità.

Sollevi il mento, ostentando un’arroganza che, in questo momento, è soltanto una maschera. “E tu avevi accettato, questa mia proposta, no?”

Tira per l’ultima volta dalla sigaretta che poi spegne sul posacenere al centro del tavolino di vetro. “Ma certo, Levi, ti ho invitato qui in casa mia proprio perché morivo dalla voglia di accontentare questa tua singolare richiesta.” Scivola seduto sul divano, aprendo le braccia sullo schienale imbottito. “Dopo tutto l’odio che mi hai sempre dimostrato, capirai il mio stupore nel ricevere la tua telefonata.”

Prendi coraggio, muovendo un passo in avanti dopo essere rimasto in piedi immobile per tutto il tempo. “Non è quello che hai sempre voluto, barbone? Mettere i tuoi dentacci sul mio collo e fare un torto ad Erwin, che è tuo rivale in affari?”

“Vero!” Confessa, grattandosi distrattamente un orecchio. “Ma devi perdonarmi, sono sempre stato estremamente curioso e, prima di scatenare le ira di un altro Alfa, vorrei capire in cosa mi sto cacciando…”

Ti scruta da sopra la montatura degli occhiali, si finge annoiato ma sai che non si sta perdendo un tuo solo respiro. Sai che la tua paura lo sta stuzzicando pericolosamente.

“Non stai rubando ad un Alfa il suo Omega, sono io che mi sto offrendo a te e questo si chiama tradimento. È con me che Erwin si infurierà.” Avanzi di un altro passo, le ossa che tremano come se la mano di un gigante ti stesse scuotendo, ma mantieni salda almeno la voce. “Non hai di che temere, barbone, ora fai ciò che devi!”

“Non è così che funziona, Levi, non le detti tu le regole qui.” Si spinge in avanti e posa i gomiti sulle proprie ginocchia, lanciandoti un’occhiata più penetrante delle precedenti. “Pretendo di sapere perché vuoi farlo.”

“Fallo e basta!” Ringhi, mentre gli occhi ti si appannano. “Ti prego!”

Vorresti urlare, gettarti su questo pavimento di marmo pregiato e batterci sopra i pugni e la fronte finché non perdi i sensi dal dolore, ma non puoi. La tua vita è già finita, almeno Erwin deve essere salvato.

Chini il capo per scacciare via lacrime e sconforto, ma hai colto l’improvvisa serietà del barbone.

“Sembri alquanto disperato, Levi.” Fa un sorriso strano, guardando il buio oltre le ampie vetrate. “Non mi lasci altra scelta che accontentarti. Forza allora, vieni qui sulle mie gambe.”

Il tremito che ti scuote è così forte che per poco non cadi a terra, ma ormai ci sei, manca l’ultimo sforzo e poi Erwin sarà finalmente libero dalla tua condanna. Avanzi, con i pugni talmente stretti che ti stai ferendo i palmi con le tue stesse unghie, ma alla fine arrivi al suo ginocchio, dove ti fermi per slacciarti i primi tre bottoni della camicia.

Ti fissa dal basso, fiero e spavaldo come solo quello stronzo di Zeke Jeager può essere, ma tace. Si sistema meglio sul divano e apre le gambe, invitandoti a sederti su di lui.

Chiami a raccolta le ultime forze e ti lasci cadere sulle sue ginocchia, chiudendoti però a riccio, con tanto di versetto acuto, quando senti la sua mano sulla schiena. Stranamente, Zeke ti lascia tutto il tempo che ti serve per calmarti.

“Cerca di stare fermo e vedrai che non farà troppo male.” Sussurra rauco al tuo orecchio, facendoti risalire una mano lungo la schiena fino ad imprigionarti la nuca, mentre con l’altra ti accarezza lentamente una guancia. “Se vuoi cambiare idea, sei ancora in tempo per farlo.”

La sua voce è scesa, è quella di un Alfa ammaliatore che vuole distruggerti anima e cuore con promesse false.

Presto tutto finirà, Erwin sarà libero.

Ti immobilizzi nella sua presa e ti imponi di sollevare il mento per offrigli la tua ghiandola. “Fallo.”

“Ma stai ancora tremando…” Le sue dita ardenti si serrano attorno al tuo mento per farti inclinare il viso, in modo da avere maggiore accesso al punto giusto del tuo collo. “Lo vuoi davvero?”

Serri con forza gli occhi e scandisci la risposta. “Sì, Zeke, voglio che mi mordi!”

Le sue mani stringono appena per tenerti ben fermo e senti il suo alito caldo sulla pelle. Cerchi di respirare con calma, l’odore di quel dannato incenso ti entra nei polmoni. Non hai paura del dolore, ma la lacrima solitaria che sfugge alle tue ciglia racchiude tutta la sofferenza per ciò che stai perdendo per sempre.

Addio Erwin, perdonami.

Aspetti il peggio ma, ciò che ricevi, è solo la sua risata soffiata direttamente sulla gola. “Allora fai sul serio, nanerottolo?”

Si scosta appena per omaggiarti con un sorriso che non potrebbe essere più bastardo. “Avevi ragione!” Dice, ma non capisci perché abbia alzato la voce. “Il tuo omega è proprio uno stupido, però è adorabile!”

Strabuzzi gli occhi, le sue parole acquisiscono un senso solo nel momento in cui una porta si spalanca. Dal fondo del corridoio, in penombra, gli occhi azzurri più belli del mondo si agganciano ai tuoi e ti stravolgono. È uno sguardo duro, gelido come una tormenta, quello del tuo Alfa che avanza a grandi falcate fino a raggiungerti.

“Erwin…” Mormori.

L’istinto è quello di gettarti fra le sue braccia, ma al diavolo il fatto che sia bellissimo anche da arrabbiato, perché non era così che doveva andare.

Stai per dire qualcosa ma ti afferra, passandoti un braccio attorno alla pancia e sollevandoti dalle gambe di Zeke, per caricarti in spalla come se fossi una bambola di pezza.

Scalci e ti dimeni, quando, inesorabilmente, ti arriva alle narici il suo magnifico profumo e finalmente capisci che quel dannato incenso serviva a nasconderti la presenza di Erwin, che era chiaramente nascosto in casa da prima del tuo arrivo.

“Non so come ringraziarti, Zeke.” Erwin è mortalmente serio nel rivolgersi all’altro alfa. “Ti devo la vita.”

Zeke ride, ancora comodamente sul suo divano. “Ricordatelo quando avremmo il nostro prossimo incontro di affari!”

“Gli hai detto tutto!” Strilli contro il barbone, da sopra la spalla di Erwin. “Perché lo hai fatto, maledetto?”

“Non c’è di che, nanerottolo!” Quel ghignetto bastardo vorresti farglielo ingoiare.

Ha rovinato tutto.

Ha condannato Erwin.

Inizi a battere i pugni sulla schiena del tuo Alfa, come se servisse a qualcosa. “Lasciami, bastardo, lasciami andare!”

Basta, Levi!” La sua voce da Alfa ti arriva direttamente al cervello, è un ordine a cui non puoi disobbedire.

Immobile come una statua, ti lasci trascinare da Erwin fuori dall’attico, fin dentro l’ascensore e poi fuori dal palazzo. Arrivate alla sua macchina, la apre con il comando a distanza e ti getta sul sedile del passeggiero, richiudendoti contro la portiera con un tonfo.

Recuperi appena le forze, ti allacci la cintura e punti i talloni sul sedile, stringendo le ginocchia al petto e tuffandoci sopra la fronte.

Erwin si posiziona alla guida, mette in moto ed esce dal parcheggio. “Come ti è venuto in mente?” Il suo tono mette i brividi.

Non osi staccare la tasta dalle ginocchia. “Siamo destinati alla sofferenza, Erwin, una sofferenza che però almeno tu potevi risparmiarti.”

Non pensavi avrebbe fatto così male dirlo, ma sentivi il bisogno di permettere al tuo cuore di disintegrarsi.

“Volevi che credessi di essere stato tradito, per giunta con il mio peggiore rivale. Volevi essere odiato, non è così?”

“Sì.”

“Hai fatto la visita medica?”

“Sì.” Fa sempre più male.

“Sei andato nella clinica di Hange?”

“Sì.”

“Pensavi che non lo avrei capito, mi credevi uno stupido?”

“No, Erwin, non è così. Volevo solo salvarti.”

Sospira. “Sapevo già che non volevi avere figli, pensavi che saperti sterile mi avrebbe fatto scappare via da te?”

Ti stringi i capelli fra le dita. “Lo sai che non è ciò che vogliamo il problema! Non fingere di non capire, cazzo!”

Hai sempre odiato la vostra società, nociva e ingiusta verso voi Omega. Siete unicamente uno strumento di riproduzione, vi illudono di avere una vita normale, invece è solo l’inganno con cui vi tengono in catene.

Già da ragazzino pensavi che sarebbe stato meglio vivere da esiliato, piuttosto che accettare di farti ingravidare dal primo Alfa di passaggio. Quando hai conosciuto Erwin eri un ribelle, ma sei sempre stato onesto sulle tue idee.

Eppure è stato abile a fregarti, ti ha fatto perdere la testa poco alla volta fino a quando ti sei ritrovato cotto a puntino. Un bel giorno hai capito che non era solo la società a farvi fretta, che non eri solo preoccupato per le pressioni che Erwin subiva nell’ambito lavorativo, eri davvero pronto a dargli un figlio.

Poco prima del calore iniziavi a guardare le carrozzine e i marmocchi al parco in modo diverso e così, dopo quattro anni di relazione fissa con rapporti esclusivamente protetti, gli hai proposto di provarci.

Eppure, dopo tre calori passati senza restare gravido, hai capito che qualcosa non andava.

Nella tua famiglia c’erano già statti casi di infertilità, non sarebbe stato così strano. Hai contatto quella vecchia conoscenza, Hange Zoe, referente della clinica protetta che tutele gli Omega in caso di esiti sfavorevoli, senza denunciarli alle autorità e aiutandoli in caso di abbandono.

Perché, nel vostro mondo, un referto di infertilità vuol dire la fine.

Significa essere disconosciuti, perde il lavoro, non valere più nulla e rischiare di essere vittima di violenze, perché tutto ciò che un esiliato può fare è prostituirsi.

Per di più, c’è l’obbligo legale di sciogliere il legame con il proprio Alfa.

Il pensiero di separarti da Erwin ti ha ucciso e, consapevole dall’amore che prova per te, non potevi accettare di fargli del male.  E così, hai escogitato il tuo piano.

“Preferivi farmi soffrire per un tradimento che per una separazione forzata dalla legge?”

“Sì.” Mormori.

“Per tua fortuna, Zeke si è rivelato un nostro amico.” Soffia, ancora arrabbiato. “Come Hange, del resto.”

“Quindi è stata lei ad avvisarti della mia sterilità e quell’altro idiota a dirti che gli avevo chiesto di mordermi?” Sbraiti, sollevando finalmente la testa. “Quelli che chiami amici ti hanno rovinato la vita!”

“Una vita senza di te sarebbe rovinata!” Urla a sua volta, sovrastandoti. Supera un incrocio e si ferma ad un parcheggio, spegnendo l’auto.

Resti in silenzio, ti senti distrutto, non solo non sarai mai in grado di dare un figlio al tuo Alfa, ma non sei nemmeno riuscito a salvarlo.

“Ho chiesto ad Hange di operarmi e lei lo ha fatto.”

Le sue parole ti gelano. “Che cosa?”

“Le ho chiesto di sterilizzarmi, in modo che non potranno più dividerci.”

Tremi, ti manca l’aria. “Perché hai fatto una cosa del genere?”

“Per te!”

“NO!” Urli, prendendoti la testa fra le mani e scuotendola. “Ti sei rovinato la vita!”

“Ti sbagli!” Si sporge verso di te e ti afferra dalle spalle, costringendoti a guardarlo. “Ho parlato con il comandante Pixis del reparto di regolamentazione, che mi ha aiutato a trovato la soluzione per noi.”

“Cosa?”

“Avevo già intuito che rischiavi di essere sterile, così ho iniziato a fare le mie ricerche per tempo.” La presa sulle tue spalle si fa più forte, quando ti sorride. “Se entrambe le parti sono affette da sterilità ed accettano di sposarsi e di adottare un bambino, vengono ufficialmente riconosciuti dalla società come famiglia.”

Potrai davvero restare con Erwin? E vi permetteranno di mantenere la vostra casa e il vostro lavoro?

Ora che ci rifletti, avevi già sentito questa storia, un tuo vecchio zio ha adottato una bambina con il suo compagno, evitando l’esilio.

Spalanchi gli occhi. “Dici sul serio?”

“Sì, Levi.”

“Ma così non potrai mai avere un figlio veramente tuo!”

Ti prende le guance fra le sue mani grandi. “I figli si fanno con l’amore, non con i geni! Adotteremo un bambino e gli daremo tutto il nostro affetto, Levi, vedrai che saremo una famiglia felice!”

Ed è la fine.

Sarà per colpa dei suoi occhi dolci, ma cedi a tutta la tensione accumulata e gli salti letteralmente addosso. Scavalchi il cambio dell’auto, e sbatti anche un ginocchio contro la portiera, per posizionarti a cavalcioni sulle sue gambe e gettargli le braccia attorno al collo.

“Guarda che sono ancora arrabbiato con te per aver tentato di farti prendere da un altro Alfa.” Ti stringe forte. “Ma ti amo, Levi, e non ho rimpianti per la mia scelta.”

“Tu sei pazzo!”

“Probabile. Ho già il contatto di un assistente sociale, ma voglio prima accettarmi che sia davvero ciò che vuoi.”

Sollevi la testa in cerca dei suoi occhi, sei confuso, forse ha davvero perso la ragione.

“Se non ti senti pronto, possiamo prendere ancora tempo oppure troveremo una soluzione differente.”

Allunghi le dita, carezzando i contorni del viso di questo Alfa che ami alla follia. “Non ho mai voluto fare il genitore.” Ammetti. “Ma vorrei davvero tanto crescere un figlio insieme a te!”

Il sorriso che lo illumina riesce a scaldarti fin nel profondo e ti fa perfino girare la testa che, per sicurezza, riadagi sul suo petto.

“Ti ringrazio, Levi.”

 

   
 
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