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Autore: cassiana    10/12/2022    5 recensioni
Durante il duro assedio delle nere schiere al Fosso di Helm Haldir viene colpito malamente e la sua vita mortale è appesa a un esile filo. Ma forse non tutto è perduto.
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Haldir
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi e i luoghi non sono miei, ma di J.R.R. Tolkien. Questa storia è scritta per puro divertimento e senza scopo di lucro.


Titolo: L'alba di un nuovo giorno
Fandom: Il Signore degli Anelli
Rating: G
Relazione: /
Personaggi: Aragorn, Haldir
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa HURT/COMFORT ADVENT CALENDAR 2022 gruppo FB Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO " col prompt 114. Alla prima alba
Warning: h/c, what if, missing moment, brotp fluff
Sinossi: Durante il duro assedio delle nere schiere al Fosso di Helm, Haldir viene colpito malamente. Ma forse non tutto è perduto.


Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna




L'alba di un nuovo giorno




“Attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All'alba guarda a est.”

Così Gandalf il Bianco lo aveva istruito prima di montare su Ombromanto e partire per la sua misteriosa missione e così Aragorn, chiudendo la speranza nel cuore, aveva seguitato a combattere giorno dopo giorno, notte dopo notte, l'assalto delle nere schiere di Saruman. Orchi, troll, Uruk Hai si gettavano contro le pur imponenti mura della fortezza di Helm dove i valorosi uomini di Re Theoden cercavano di difendere quel che rimaneva del Mark. Elfi, uomini e un nano fianco a fianco per la prima volta dopo millenni si guardavano le spalle l'un l'altro come fratelli a lungo perduti, sotto l'oscura pioggia magica che ticchettava sulle armature di metallo, gli elmi e gli scudi levati. Aragorn era inginocchiato in un recesso del Trombatorrione tenendo con delicatezza il capo di Haldir sulle proprie ginocchia: era stato colpito malamente dalle mannaie uruk, ma la sua tempra elfica e la cotta di mithril gli avevano salvato la vita. L’elfo gli aveva fatto un sorrisetto e aveva rimproverato Aragorn quando questi lo aveva trascinato per le ascelle al riparo. Haldir aveva tossito:

“Non privarmi dell’opportunità di sedere nelle Aule di Mandos dove attendono i miei padri e fratelli.”
“Sederai nelle Aule un’altra volta mellonen (amico mio), abbiamo altre battaglie da combattere insieme, tu ed io.”

Lo aveva portato al riparo con gli altri feriti e aveva usato le sue mani da guaritore per tamponare la ferita, per quanto aveva potuto. Dopo aver scostato le ciocche bionde intrise di sudore dal bel viso impolverato di Haldir gli aveva stretto la mano e promesso:

“Tu vivrai.”

Molto più tardi Aragorn osservando un primo bagliore diffondersi dalla feritoia sotto la quale sostava ricordò la raccomandazione di Gandalf e una fresca speranza si era fatta largo nel suo animo. E lo stregone era davvero tornato come promesso, portando con sé Eomer e la sua eored di esiliati che infrangendosi come una letale ondata di luce aveva spazzato via i rigurgiti della nera armata. Solo al termine della battaglia, il ramingo poté occuparsi dei feriti, dando gli ultimi conforti ai moribondi, consolando i sopravvissuti, aiutando come poteva. Trovò Haldir vegliato da Legolas in una delle camerate approntate da Eowyn e le sue donne. Sussurrò:

"Come sta?"
"Molto male: il nero veleno è penetrato nel sangue. Temo per la sua vita mortale."

La melodiosa voce dell'elfo si ruppe e Legolas si rifiutò di proseguire oltre. Si ritirò presso la vicina finestra e intonò un dolce e malinconico canto elfico. La magia della sua voce sembrò lenire e rincuorare i sofferenti conciliandone un sonno ristoratore. Aragorn ristette presso il letto dell'amico a lungo, con l'aiuto di uno dei guaritori sollevò il malato in modo che potessero cambiare le bende intrise di sangue scuro che ne fasciavano il torso pallido.

"Sembra che il sangue infetto stia sostituendo quello elfico."

Osservò il guaritore srotolando una fasciatura nuova, mentre Aragorn ripuliva le ferite aperte: passò una pezzuola intrisa di aceto di mele sulla pelle gonfia e rossa, portandole via il nero sangue ribollente.

"Va’ dalla tua signora Eowyn, chiedile se avete foglie di athelas nei vostri dispensari."

Haldir bruciava di febbre e Aragorn, mormorando formule elfiche, asciugava il sudore dalle membra eburnee e immote. Se almeno l'elfo si fosse lamentato Aragorn avrebbe avuto una riprova dell'utilità delle sue cure. Ma Haldir giaceva inerte, non una smorfia deturpava il suo bel volto, non un lamento usciva dalle sue pallide labbra screpolate. La stessa Bianca Dama si approssimò al letto dell’elfo moribondo portando con sé le foglie del re.

"Mio signore Aragorn, il tuo amico si appresta a lasciare queste lande dolorose e le tue doti sono richieste anche altrove."

Aragorn annuì, le spalle gravate dal dolore e dalla stanchezza. Eowyn si morse un labbro quando le mani dell’uomo si chiusero calde sulle sue:

“E hai bisogno di riposo anche tu, mio Signore. Te ne prego.”
“Riposerò come tu mi solleciti gentilmente dolce Eowyn, ma non ora.”

Indicò l’athelas che aveva scaldato tra le mani miracolose e sui cui aveva soffiato la sua magia da re e ordinò all'uomo che lo stava aiutando ad avvolgere le bende pulite intorno al torace del moribondo:

“Fatene un decotto in cui immergere le bende e se riuscite fategliene bere l’infuso. Io tornerò presto.”

Con una carezza al capo di Haldir Aragorn si apprestò a lasciare il capezzale dell'amico. Lui, Gandalf e i pochi altri guaritori trascorsero la giornata facendo la spola tra un ferito e l'altro, senza risparmiarsi così pochi erano loro e così tanta sofferenza gravava sui loro cuori.
Era l'alba del nuovo giorno quando finalmente Aragorn poté tornare da Haldir. Egli aveva gli occhi aperti e appena vide l'amico un timido sorriso increspò le sue labbra.

"Mithandir è appena stato qui. Mi ha detto che starò bene."

Sussurrò flebile, Aragorn avvicinò una sedia e porse all'elfo una bevanda calda:

"Si. Mi ha dato questa. Bevi: aiuterà gli spasmi del petto. Vieni, ti aiuto."

Con delicatezza aiutò Haldir a sollevarsi sui cuscini. Quando riprese fiato l'elfo, sollevò un sopracciglio:

"Ancora infuso di athelas?"
"Camomilla e …malva mi sembra dall'odore."

Aragorn sorrise e avvicinò la coppa alle labbra dell'amico, proseguì:

"Legolas ti ha vegliato tutta la notte."
"Ho sentito la sua presenza …e quella della mia Signora Galadriel. Potente è la sua magia. Questo mi ha confortato sulle sorti della battaglia."

La voce di Haldir si era fatta più salda, il suo colorito meno terreo. Aragorn posò la tazza vuota e prese una mano di Haldir fredda, ma asciutta tra le sue:

"La battaglia è stata vinta, nondimeno altri cimenti ci aspettano. L'Oscuro Signore attende di fare la sua mossa e non abbiamo nessuna notizia della missione degli hobbit"
"Eppure il mio cuore, che pur ha attraversato le nere profondità del vuoto, è ricolmo di una salda fiducia nei confronti dei piccoli della Contea."

Un colpo di tosse interruppe il discorso dell'elfo. Aragorn massaggiò la sua schiena e lo aiutò a distendersi:

"Le nostre chiacchiere ti hanno stancato. Riposa ora mellonen. "
"Lothron i Valars beri- ammen (Che i Valar ci proteggano)."

Haldir chiuse gli occhi, il petto sollevato e abbassato dal costante rollio del sonno appena sopravvenuto. Aragorn rimase a osservare il volto sereno dell'amico ancora per qualche minuto, poi fu richiamato da Re Theoden e si allontanò dal suo capezzale, felice di aver mantenuto la promessa.



Angolo Autrice:

Quando ho letto il prompt è stato praticamente inevitabile non pensare a questa frase di Gandalf! Se Haldir fosse rimasto solo ferito e non ucciso alla battaglia? A me questa scena mi ha sempre distrutto e ogni volta che la rivedo sono in una valle di lacrime. Inoltre nel libro di Haldir si parla abbastanza di sfuggita e non partecipa alla battaglia del fosso di Helm.
   
 
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