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Autore: musa07    22/12/2022    5 recensioni
[KageHina][Time!Skip][Tobio BDay][XMas fic]
"Quanto sono belle le stazioni nei giorni che precedono i giorni di festa, si trova a pensare Tobio. Perché si riempiono di ritrovi, di ritorni a casa e non di arrivederci o di addii.
Lui, che non è mai stato così tanto attento alle relazioni che gli esseri umani intrecciano, si ritrova ad ammirare rapito dal suo posto vicino al finestrino gli sguardi carichi di attesa e ricolmi di gioia in chi è sulla banchina ad attendere[...]
E quando scende dal treno questa volta è lui a trovarsi immerso in quello spettacolo di abbracci e sorrisi. Aspetta che la folla un po' scemi prima di mettersi per bene il borsone su di una spalla e proseguire sulla banchina. Per poi fermarsi dopo qualche passo.
- Tadaima. -
- Okaeri. -
Il sorriso di Shoyo - che per lui, nonostante tutto, non è mai cambiato - è casa.
Perché non si è mai estranei di fronte a certe persone.
Sono pronti a ricominciare?[...]"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fallimento è rimanere là dove si è caduti


 

Quanto sono belle le stazioni nei giorni che precedono i giorni di festa, si trova a pensare Tobio. Perché si riempiono di ritrovi, di ritorni a casa e non di arrivederci o di addii.
Lui, che non è mai stato così tanto attento alle relazioni che gli esseri umani intrecciano, si ritrova ad ammirare rapito dal suo posto vicino al finestrino gli sguardi carichi di attesa e ricolmi di gioia in chi è sulla banchina ad attendere, mentre scrutano i passeggeri scendere dal treno. Vede sorrisi appena accennati che si aprono quando finalmente i loro occhi agganciano nella folla i volti delle persone care, amate. Vede abbracci e vede lacrime di gioia. Sente risate e cori di bentornati sinceri.
E gli sembra quasi di essere a teatro, di star assistendo a qualche piecé teatrale. E come tale, si emoziona. Si sente in qualche modo scaldare il cuore, l’animo, anche se fuori è palesemente freddo. Ha nevicato e sta tuttora nevicando. E anche la danza dei fiocchi di neve è qualcosa di spettacolare. I fiocchi si alternano in una cadenza armonica. Ora forti, tanto da impedirti di vedere fuori, ora leggeri, che sembrano quasi posarsi su ciò che trovano nel loro cammino come una carezza.

Poggia la testa sul finestrino, vedendo il proprio riflesso sul vetro.
Il tepore del treno, il suo dolce dondolio, il silenzio ovattato nel suo vagone – nonostante sia pieno; pieno di gente che, come lui, sta tornado a casa per le vacanze di Natale – potrebbero indurlo ad abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, come fa sempre, ma Tobio vuole godersi il viaggio. Attimo per attimo. Caccia una mano in tasca a recuperare il cellulare, per rileggere – non sa neanche lui per quale volta – il messaggio che gli ha mandato Suga. Che lo invita, con tutti gli altri, a passare il pomeriggio della Vigilia tutta insieme.
Tutti gli altri, eh? Ha voglia di rivedere tutti gli altri? Non lo sa, il primo istinto è quello di dire no (per poi magari pentirsene). Ma Koushi che lo conosce molto bene - nonostante siano passati anni da quando si sono conosciuti e hanno giocato insieme creando un legame, un essere gruppo che trascende il tempo - nella parte finale del messaggio ha aggiunto un “tranquillo, non serve che tu me lo dica subito, puoi aggiungerti anche all’ultimo.”
Il telefono trilla mentre ce l’ha ancora in mano. Un altro messaggio. È Oikawa...
Ah, già! È il suo compleanno oggi. Non ci ha mai dato più di tanto peso.
Gli verrebbe voglia di chiamarlo perché, nonostante tutto, Tooru è quello che gli da sempre i migliori consigli. Quelli più spassionati e utili.
Emette un piccolo sospiro sconsolato mentre getta una rapida occhiata intorno a sé e la signora seduta nella fila a fianco alla sua lo guarda e gli sorride. Per poi chiamarlo discretamente.
“Ho una nipote che ha iniziato a giocare a pallavolo dopo averti visto giocare.” gli dice gentilmente e gli chiede se può farle l’autografo.
Tobio arrossisce, bofonchia in imbarazzo e sbaglia due volte e ne viene fuori uno scarabocchio, fino a quando non si concentra attentamente e allora va sul sicuro, scusandosi, e restituisce il foglio alla signora con un piccolo inchino di ringraziamento.
Non è abituato che la gente lo riconosca, o meglio: come gli ricorda sempre ridendo Hoshiumi, lui non se ne accorge. Si sente così imbarazzato ogni volta che accade, neanche avesse ancora 15 anni, che si infossa nella sua felpa.

È quando il paesaggio inizia a farsi famigliare, e il colore del cielo inizia a sfumare e diventa lilla grazie anche al riverbero della neve, che Tobio viene colto da un profumo.
È sbalorditivo, pensa, come un senso che solitamente viene trascurato, sia quello che è in grado più degli altri quattro di riportarci prepotentemente alla memoria ricordi antichi che pensiamo di aver perduto.
Il profumo del mandarino gli riporta prepotentemente alla memoria una immagine. Il calore del kotatsu dove si infilava, con la coperta sulle spalle, la voce di suo nonno, di come non ce la facesse mai ad aspettare l’arrivo della mezzanotte a capodanno, del bruciore degli occhi quando si ha troppo sonno. Del profumo della cioccolata calda, della cannella…
E sorride, Tobio, senza quasi rendersene conto. È un sorriso che sa di dolce melanconia. Dicono che quando si prova un senso di malinconia sia il ricordo di chi non c’è più che viene a bussare alla tua porta.

Il treno rallenta, sta entrando in città. Ed è come un palcoscenico che si apre davanti ai suoi occhi, come se il sipario si stesse aprendo davanti a lui. Dapprima piccole villette dalle quali, ora che ormai il buio ha fatto il suo ingresso in scena, si vedono le finestre piene di luci di Natale che brillano e danzano davanti ai suoi occhi.
Si alza, recupera il proprio borsone, si infila giacca, sciarpa, guanti. Sa che comunque, in ogni caso, non è pronto ad affrontare il gelo che lo accoglierà non appena scenderà dal treno, dopo ore passate in quello che ormai era diventato un microclima ideale.
E quando scende questa volta è lui a trovarsi immerso in quello spettacolo di abbracci e sorrisi. Aspetta che la folla un po' scemi prima di mettersi per bene il borsone su di una spalla e proseguire sulla banchina. Per poi fermarsi dopo qualche passo.

- Tadaima. -
- Okaeri. -

Il sorriso di Shoyo - che per lui, nonostante tutto, non è mai cambiato - è casa.
Perché non si è mai estranei di fronte a certe persone.

Sono pronti a ricominciare? L’unica cosa che sa, Tobio, è che lo vogliono fortemente entrambi. Ci sperano. Ci credono… Credono l’uno nell’altro.
Tobio sa (sanno) che non possono cancellare quei due anni separati, nei quali comunque era sempre fortemente presente la presenza (a volte ingombrante) dell’altro, di ciò che rappresentava. Consci di aver commesso degli errori. Molto probabilmente il primo è stato quello di non voler rinunciare a nulla.
E sa (sanno) che comunque dovrà arrivare la resa dei conti. Ma non ora. Non in quel momento in cui - in quella banchina orami deserta, dove piccoli grumi di neve danzano tra i loro piedi quando il vento si alza più impetuoso – hanno solo voglia di abbracciarsi.

- Boke! Se tornassi indietro lo rifaresti? -
- Sì. -
- E allora non ti devi scusare, perché era quello che volevi fare veramente. Ed è stato giusto così. -
Era stata la conversazione avvenuta solo qualche sera prima durante una delle ennesime frenetiche, quanto frequenti, videochiamate e Shoyo, diretto com’era sempre lui, si era sentito in dovere di chiedergli scusa per quel suo egoismo di volersene andare dall’altra parte del mondo e, inevitabilmente, questo aveva segnato un lento, quanto inesorabile, allontanamento tra di loro.
Aveva sofferto Tobio? Ovvio. Ma era andato avanti. (E con il peso di esser stato lui a prendere quella dolorosa decisione per entrambi)
- Non importa quello che è stato. - aveva ripreso a parlare Tobio, pragmatico come sempre.
Sospetta, Tobio, ma non vuole sapere. Non ancora.
Si può amare una persona lasciandola andare? Purtroppo la risposta era sì, Tobio l’aveva provata sulla sua pelle. Non aveva voluto trattenerlo a sé per un mero spirito di lealtà o altro. Ma la verità era che l’uno non poteva fare a meno dell’altro.
Non avrebbero voluto parlare di quella cosa – del provare a riavvicinarsi, del provare a ritornare insieme – per telefono ma nessuno dei due era riuscito a pazientare di vedersi dal vivo e allora il discorso era già stato in qualche modo accennato.

- Boke, sei senza sciarpa. Stai gelando! - lo rimprovera Tobio burbero, attirandoselo addosso e posandogli un leggero bacio sulla zazzera tanto amata e mai dimenticata. È la prima volta che si vedevano di persona da quando Shoyo è ritornato dal Brasile senza avere una rete in mezzo o un miliardo di persone intorno, ma è bellissimo vedere come non ci sia nessun tipo di imbarazzo ma il loro modo di rapportarsi non è cambiato di una virgola.
- Sei sempre il solito scorbutico, Kags, non te li meriti proprio i miei auguri per il tuo compleanno. - ride Shoyo, appoggiandogli la testa sulla spalla.
- Hah?! -
E Shoyo gli occhi, per arrivare al volto bellissimo di Tobio, li deve sollevare molto più di quello che ricordava.
Forse, dopotutto e comprensibilmente, qualcosa (molto) era cambiato, ma non quel desiderio, quel bisogno di naufragare l’uno nell’abbraccio dell’altro.

 

 

FINE

 


 

Io non ho capito perché mi sia venuta agrodolce (più agro che dolce) anche questa *si facepalma* di solito mi rimbalzo tra il fluff e il p0rn, io boh… Sarà la vecchiaia AHAHAH Non c’è una cippa lippa di niente da ridere ma ok, dettagli.

Comunque penso proprio che scriverò il continuo di questa storia, del momento della resa dei conti.

Ho in serbo almeno altre due storie natalizie (spero tre, incrociate le dita per me) ma non credo di farcela a postare qualcosa per Natale (a meno che non finisca preda del demone della scrittura) quindi, nel dubbio, vi auguro ora

Buon Natale

 

 

 

 

 

   
 
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