Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: inzaghina    23/12/2022    11 recensioni
Ci sono tradizioni all'interno della famiglia Weasley che si sono radicate nei tempi, a partire da quando Arthur e Molly si erano appena sposati, per arrivare fino a quando La Tana brulica di tutta la vita portata dai loro numerosi nipoti. Nel corso degli anni, i biscotti che Molly ha preparato per Arthur nel loro primo Natale insieme, hanno fatto compagnia ai loro figli e agli amici che hanno incontrato, sono stati condivisi con le persone di cui si sono innamorati e sono stati fondamentali per rendere ogni Natale speciale.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fleur Delacour, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Arthur/Molly, Bill/Fleur, Charlie/Ninfadora, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia è dedicata alle mie compagne Grifondoro Benni, Eli, Mery, Nirvi, Silvi e Cate. 

Se quest’anno ho ripreso a scrivere è stato anche grazie al vostro supporto e non posso che ringraziarvi con una storia “made in Weasley” che alla fne è un po’ il mio marchio di fabbrica. 

Ma la dedico anche a Giulia e Pampa, che amano Remus e Tonks come me – anche se vi anticipo che dovete sorbirvi un bel po’ di Weasley per raggiungere i nostri due innamorati. 

 


 

 

Biscotti natalizi 
 

 

Ottery St. Catchpole, 23 dicembre 1969 

 

 

La neve scendeva copiosa, imbiancando il paesaggio circostante e donando alla costruzione solitaria e vagamente traballante un aspetto invitante. 

“So che non è molto, ma i miei fratelli ci aiuteranno con qualche lavoretto e...” 

La voce di Arthur si perse nel vento, quando Molly gli saltò tra le braccia per baciarlo con impeto. 

“Io la trovo assolutamente perfetta per noi.” 

L’uomo arrossì fino alla punta delle orecchie, guidando la sua neo-moglie fino alla porta di casa, prima di sollevarla tra le braccia e portarla oltre alla soglia. 

“Adesso dobbiamo solo celebrare il nostro primo Natale da sposati...” 

“Credevo che saremmo andati a cena dai miei domani e poi a pranzo dai tuoi il giorno successivo,” ribatté Arthur, in tono incerto. 

“Certo che sì, ma non ti andrebbe di festeggiare solo noi due?” 

“Cos’avevi in mente?” sussurrò interessato, lasciandosi cadere sul divano di terza mano posizionato di fronte al camino – solitario complemento d’arredo in quella che era destinata a diventare il cuore pulsante dell’abitazione. 

“Purtroppo non sono una gran donna di casa, spero che potrai accontentarti di un tè bello forte e dei biscotti che mi ha insegnato a fare mia zia Muriel... è una zitella un po’ acida, ma questi suoi dolcetti sono una leggenda nella famiglia Prewett, c’è chi dice che siano addirittura magici.” 

“Biscotti, eh? Potrebbero diventare una tradizione anche per la neonata famiglia Weasley-Prewett...” sorrise Arthur. 

Molly lo baciò ancora, osservando la stanza spoglia nella quale si trovavano e immaginando come avrebbero potuta renderla casa e dar vita alla loro famiglia – del resto aveva sempre sentito dire come fossero sufficienti due sole persone per formare una famiglia. 

“Credi che il supermercato del paese sia ancora aperto?” 

“Certo, sono solo le sei del pomeriggio...” 

“Meglio che ci sbrighiamo” Ho bisogno di cannella, chiodi di garofano e noce moscata, oltre a un’abbondante dose di cioccolato, burro, uova e farina.” 

“Ho già l’acquolina in bocca!” 

“Meglio per te che ti piacciano, temo che mi ci vorrà un po’ per imparare a cucinare qualcos’altro di commestibile...” 

“Sono certo che in qualche modo ce la caveremo!” ridacchiò Arthur, afferrando la mano di Molly tra le proprie, per smaterializzarsi in un vicolo tranquillo del piccolo paesino Babbano nel quale si erano trasferiti. 

Non avevano la minima idea di quanto davvero quella ricetta avrebbe finito per significare per la loro famiglia. 

 

 

 

Londra, 23 dicembre 1980 

 

 

Il fuoco scoppiettava nel camino, il giradischi suonava a tutto volume “You shook me all night long” e i due padroni di casa stavano seriamente questionando l’avventata scelta di proporsi come baby-sitter dopo che Molly e Arthur avevano accennato loro della necessità di portare Ron al San Mungo.  

“Ricordami, esattamente, come fanno tua sorella e Arthur?” la voce di Lexie era a malapena udibile sopra al frastuono causato dai gemelli, inseguiti vanamente da Charlie e Bill. 

“Non ne ho la minima idea,” ribatté Fabian, afferrando Fred prima che picchiasse violentemente la testa contro a una gamba del tavolo. 

“Dubito che arriveranno vivi a stasera, se continuano così...” bofonchiò la ragazza, indicando vagamente le figure di due anni e mezzo in movimento. 

“Fanno sempre così,” commentò Percy, sollevando lo sguardo dal disegno che stava colorando con attenzione. 

“Chissà perché non ne sono stupita...” 

“Qui ci vuole un’idea. A meno che non vogliamo riconsegnare a mia sorella e Arthur meno figli di quelli che ce ne hanno affidati...” 

“Sono tutta orecchie.”  

“Ci sono!” esclamò Fabian, impedendo a George di colpire Fred nell’occhio con una piuma prendi-appunti che aveva ormai dato per dispersa da giorni. 

“Ieri sei andata a fare la spesa, vero?” 

Lexie annuì, intercettando Fred mentre tentava di lanciarsi di testa giù dal divano, spronandolo a continuare. 

“So che volevi fare i biscotti da portare a cena dai tuoi, ma se non è un problema rifare la spesa potremmo utilizzare gli ingredienti per preparare qualche teglia dei biscotti natalizi di zia Muriel...” 

“Oh, sì! Che buoni!” s’entusiasmò subito Charlie. 

“Mamma non vuole che mangi l’impasto crudo,” ridacchiò Bill. 

“Ma la mamma non è qui e gli zii non lo sanno...” 

“Vi rendete conto che vi sentiamo, sì?” fece notare Fabian, arruffando i capelli di entrambi. 

Charlie fece spallucce, “con tutto il da fare che vi daranno quei due, forse riuscirò a fregarvi un paio di volte...” 

Lexie rise di cuore, prima di voltarsi verso Percy, “ci aiuterai anche tu, Perce?” 

Il bambino posò con attenzione il pastello che stava utilizzando, per poi riporre il proprio album e i colori nella tracolla che aveva portato con sé. “Certo, sono buonissimi!” si entusiasmò, afferrando la mano di Lexie e raggiungendo con lei il frigorifero per recuperare gli ingredienti. 

Due ore più tardi Fred e George erano finalmente crollati sul divano con enormi baffi di cioccolato che gli solcavano il volto e le dita impiastricciate di impasto, Percy era tornato a disegnare, sbocconcellando un biscotto appena sfornato, Charlie stava studiando la collezione di vinili di Lexie, mentre Bill e Fabian giocavano una combattuta partita a scacchi. 

“Potrei quasi abituarmici, sai?” sussurrò Lexie, apparendo alle spalle del fidanzato, inspirando il suo profumo di pulito. 

“Mhmm, chi sei tu e che nei hai fatto di Alexandra Ashworth?” 

In tutta risposta lei gli pizzicò la guancia. “Dico solo che non è più così spaventoso come mi era sembrato...” 

Fabian la baciò con dolcezza, evitando di lasciarsi trasportare troppo, sorridendo contro le labbra della fidanzata. 

“Cosa ti spaventava, zia?” domandò Bill, dopo aver mosso il proprio cavallo. 

“Prendersi cura di voi,” sogghignò Fabian, schivando un colpo della ragazza e facendo l’occhiolino a Charlie che aveva appena preso posto, dopo aver fatto partire un disco dei Rolling Stones. 

“Beh, immagino che quando arriveranno i vostri figli sarà più semplice,” rispose in tono pratico Bill. 

“Dici?” gli chiese Lexie, sedendosi e posando accanto a Charlie un altro vassoio di biscotti. 

Bill annuì. “Mamma dice sempre che non era una donna di casa prima di sposarsi e guardala ora...” 

“Io non sarò mai un uomo di casa,” commentò Charlie, con la bocca piena. 

“Deglutisci prima di parlare, piccolo,” gli ricordò Fabian. 

“Scusate,” sorrise il secondogenito, “dicevo che io non sarò mai un uomo di casa, perché tanto non voglio sposarmi...” 

“Non sei un po’ piccolo per una decisione così drastica al riguardo?” gli domandò Lexie. 

Charlie scosse la testa. “Io voglio andarmene lontano per studiare i draghi ed esplorare il mondo... non avrò tempo per occuparmi di una casa e dei figli...” 

“L’importante è che tu sia felice,” gli disse molto seriamente Bill. 

“Spero che tutti noi lo saremo,” rispose Charlie, prima di afferrare un altro biscotto. 

“Voi siete felici?” domandò Percy, che era rimasto silenzioso fino a quel momento. 

I due adulti si scambiarono un’occhiata complice, prima di annuire. “Siamo molto felici, sì,” li rassicurò Lexie. 

“Però non siete sposati,” puntualizzò Charlie. 

“Ancora no,” rispose Fabian. 

“Significa che vorreste in futuro?” chiese Bill, sembrando molto più grande dei suoi dieci anni. 

“Forse, chi lo sa cosa ci riserverà la vita?” sorrise Lexie, pensando che in quel momento, con la neve che scendeva fuori dalla finestra e il profumo di biscotti che aleggiava nell’appartamento, la guerra sembrasse più lontana che mai. 

“Sicuramente il vostro sarebbe un matrimonio davvero figo!”  

“Come mai lo pensi, Charlie?” 

“Perché la musica sarebbe da sballo...” 

Tutti risero, Percy incluso, e fu così che Arthur e Molly li trovarono, di ritorno dall’ospedale con una cura per la brutta eruzione cutanea che aveva colpito il più piccolo di casa. 

 

 

 

Riserva della foresta di Sinca – Romania, 23 dicembre 1992 

 

 

Charlie occhieggiò la bruciatura sul braccio che si era procurato poco meno di un’ora prima, abbondando con l’unguento e percependo subito una sensazione di benessere, prima di bendarsi il braccio e indossare il maglione natalizio trovato il giorno precedente all’interno del pacco natalizio proveniente da casa. Quell’anno sarebbe stato un Natale diverso, il suo primo quasi in solitaria, ma era ben consapevole che sarebbe potuto accadere quando aveva scelto di studiare i draghi in Romania. L’anno precedente i genitori erano venuti a trovarlo con Ginny, ma questa volta era il turno di Bill e dell’Egitto; quindi, lui si era organizzato con i colleghi che sarebbero rimasti alla riserva. 

Un rumore assordante lo colse di sorpresa e lo costrinse a voltarsi verso la porta d’ingresso del suo minuscolo appartamento, dov’era improvvisamente apparsa un’abbattuta Ninfadora Tonks che sfoggiava degli spenti capelli grigio topo. 

“Dora? Che ci fai qui? Che succede?” 

“Ciao Charlie, mi avevi accennato che saresti stato da solo per le feste e ho pensato che non avrei disturbato troppo...” la ragazza incespicò cercando di raggiungerlo, portando Charlie a sporgersi per impedirle una rovinosa caduta. 

“Stai bene, Dora?”  

La ragazza scosse la testa, lasciandosi guidare fino al divano. 

“Devo preoccuparmi?” insistette Charlie, orientando il proprio sguardo indagatore sul volto dell’amica. 

“No, è solo che sono un’imbranata cronica e forse ho sbagliato tutto...” 

“Posso sapere di che parli?” 

“Dell’Accademia,” sbuffò Tonks in tono sconfitto. 

“Hai intenzione di elaborare oltre o dovrò estorcerti una confessione parola per parola?” 

L’ex Tassorosso tirò su rumorosamente con il naso. “Abbiamo fatto un test finale per vedere i progressi e capire ciò che dobbiamo migliorare e... sono una completa frana in Segretezza e Inseguimento... mi chiedo se non sia stata un’idea stupida quella di provare a diventare Auror...” 

“Ma cosa stai dicendo?” 

“È chiaro che non ci ho ragionato abbastanza e, sì, ammetto di cavarmela negli altri ambiti, ma forse non ho davvero quello che ci vuole e rendersene conto a Natale rende tutto ancor più deprimente...” 

“Tu sarai un’Auror meravigliosa, Dora! È sempre stato il tuo sogno,” le rammentò Charlie. 

“E cosa dovrei fare riguardo alla mia goffaggine?” 

“Non mi sembra che ti abbia impedito di essere un’ottima giocatrice di Quidditch, o di essere ammessa in Accademia.” 

“Sì, ma ora il gioco inizierà a farsi duro e...” 

“E tu saprai dimostrare tutto il tuo valore,” concluse Charlie in tono definitivo. 

“Non ti facevo così autoritario, sai?” 

“Forse ti scordi che questo è l’unico modo per ottenere qualcosa dai gemelli...” 

Dora ridacchiò. “Hai impegni per la serata?” 

“Nulla di che, mi accingevo a preparare qualcosa per la cena improvvisata di domani tra i colleghi che rimarranno in riserva con me...” 

“Non dire altro, levo subito le tende è solo che avevo bisogno di qualcuno con cui parlare come ai vecchi tempi e...” Charlie l’interruppe, posandole l’indice sulle labbra. 

“Mi farebbe piacere se ti fermassi qui,” la rassicurò. 

“Io in cucina? Vuoi forse scegliere l’antivigilia di Natale per confessarmi un tuo recondito desiderio di morte?” lo prese in giro. 

“Lavoro con i draghi tutto il giorno, credo di potermela cavare anche con te, Ninfadora,” ribatté, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso ilare. 

“Non chiamarmi Ninfadora!” s’infervorò, mentre i capelli assumevano un brillante color magenta. 

“Ora ti riconosco,” mormorò Charlie, posandole un bacio lieve sulla guancia e tirandola su insieme a sé. 

I due passarono le due ore successive a impastare, formare palline e infornare biscotti, chiacchierando del più e del meno, mentre l’aria veniva permeata dal profumo di burro, zucchero e cioccolato. 

“Questi biscotti ti rimettono in pace con il mondo,” assicurò Charlie, porgendone uno a Dora. 

La ragazza si assicurò che il dolcetto fosse abbastanza freddo, prima di addentarlo e chiudere gli occhi per godersi l’esplosione di sapori che avvenne nella sua bocca. 

“Mhmm, perché diamine non me li hai fatti assaggiare prima, Charlie Weasley!” 

“Bisognava attendere il momento giusto, mia impaziente amica...” 

Dora assottigliò gli occhi, prima di afferrare un altro biscotto e addentarlo come se ne andasse della sua stessa vita. “Credevo che la giornata di oggi sarebbe potuta migliorare solo con una sbronza colossale, ma mi sbagliavo...” 

“Sono sempre disponibile per migliorare le tue giornate con dei biscotti,” si lasciò sfuggire Charlie, mordicchiandone uno con fare pensoso. 

Dora smise immediatamente di masticare, incrociando lo sguardo incerto di Charlie e osservandolo mentre posava il proprio biscotto sbocconcellato. 

“Forse mi sono espresso male,” bofonchiò, arruffandosi e capelli e arrossendo, desideroso di rimangiarsi quanto appena detto. 

“Io credo proprio di no,” lo rassicurò lei, chiudendo la distanza che li separava e posando le proprie labbra su quelle dell’amico, assaporando nuovamente il biscotto appena mangiato. 

Charlie approfondì il contatto, attirando il corpo più minuto della ragazza contro il proprio e sospirando di piacere quando le lingue si sfiorarono con lentezza. 

“Ero sempre stata convinta che fossi un ottimo baciatore, Charlie Weasley...” mormorò qualche minuto dopo Dora. 

“Avevi riflettuto a questo riguardo?” 

“Tu no?” ridacchiò lei. 

“Io, mhmm... in realtà...” Charlie smise di parlare, percependo le proprie orecchie raggiungere una temperatura allarmante. “Forse una volta o due...” ammise poi. 

“E qual è il verdetto?” 

“Che la realtà supera di gran lunga la fantasia,” rispose, prima di baciarla ancora e ancora. 

 

 

 

Grimmauld Place – Londra, 23 dicembre 1995 

 

 

La solitamente tetra dimora della Nobile e Antichissima Casata dei Black non era mai stata più caotica e piena di vita che nei giorni antecedenti al Natale 1995. Tra Harry, Hermione e i Weasley, oltre a svariati membri dell’Ordine, l’andirivieni era continuo ed era impossibile trovare la casa vuota e silenziosa com’era ormai diventata nel corso degli ultimi anni. 

Quel freddo pomeriggio, a seguito di un’epica battaglia a palle di neve nel cortile posteriore della casa, i fratelli Weasley approfittarono dell’assenza della madre – andata a trovare il marito – per rendere partecipi Harry e Hermione di una specialissima tradizione di famiglia. 

“Gli ingredienti ci sono tutti?” domandò Bill, osservando tutto ciò che i gemelli avevano disposto sul piano della cucina. 

George annuì, recuperando la cannella. 

“Posso esservi d’aiuto, ragazzi?” chiese Sirius, raggiungendoli, tallonato da Remus. 

“Te ne intendi di cucina?” si stupì Ginny. 

“Non propriamente,” ribatté il padrone di casa, mentre Remus rischiava di soffocare, trattenendo una risata. 

“Beh, nemmeno noi siamo particolarmente dotati, ma questi biscotti ci vengono sempre in maniera fenomenale... quasi come se fosse una magia,” spiegò Fred, stringendosi nelle spalle. 

“Non sarebbe Natale senza questi biscotti,” aggiunse Ron, iniziando a mischiare in una ciotola le spezie. 

Si divisero i compiti, tra una risata e un lancio di gocce di cioccolato, una buona dose di impasto crudo rubato e un vassoio di biscotti salvato per miracolo dal cadere rovinosamente a terra, un’infornata troppo cotta e una invece un po’ più cruda del dovuto. Sirius rimase seduto a osservare i ragazzi ridere e scambiarsi aneddoti sui Natali passati, con la supervisione di Remus che si occupava di controllare la cottura in forno, assistito da Hermione, e che stava preparando una quantità industriale di cioccolata calda con i marshmellow. 

“Questa casa non è mai stata così allegra,” mormorò tra sé e sé Sirius, senza rendersi conto che qualcuno tra i presenti lo aveva sentito chiaramente. 

“Nulla in confronto alla Tana,” ridacchiò Bill, porgendogli una tazza fumante. 

“Dev’essere stato bello crescere in una famiglia come la vostra...” 

“A volte troppo caotico, ma sì,” confermò lo Spezzaincantesimi. 

Sirius sorrise, pensando alla vita che avrebbe potuto avere insieme a Marlene, se solo la guerra non gliela avesse portata via, insieme al suo ottimismo e alla sua voglia di vivere; anche se perderla prematuramente era servito a evitarle il dolore di vederlo rinchiuso ad Azkaban per un crimine che non aveva commesso... 

“Ehilà!” esclamò la voce di Tonks, che apparve in cucina, rischiando di capitombolare addosso a Remus. 

“Il solo fatto che tu sia ancora viva, dovrebbe essere studiato da un esperto, cuginetta,” ridacchiò Sirius, tentando di annullare il carico di malinconia che le feste erano solite portare con loro. 

L’Auror gli fece una linguaccia, prima di incrociare lo sguardo di Remus e mormorargli un grazie. 

“Ci terrei a farvi notare che vi trovate sotto al vischio,” dichiarò teatrale George, portando i due a sollevare lo sguardo con una velocità allarmante. 

Remus sbarrò gli occhi, tentando di dissimulare il proprio disagio, mentre i gemelli si davano di gomito a vicenda. 

“Dalla vostra soddisfazione, posso immaginare che siate stati voi,” sbuffò Dora, incrociando le braccia. 

“Ehm, in realtà questa volta sono innocenti,” rispose Harry, attirando tutti gli sguardi su di sé, prima di gesticolare vagamente verso un Sirius piegato in due dalle risate. 

Hermione spalancò la bocca sbalordita.  

“Non t’immaginavo così appassionato del Natale,” commentò Ron, addentando un biscotto. 

“Non proprio, speravo solo di cogliere qualcuno di inaspettato sotto al vischio, per farci quale risata, e direi che è proprio successo...” 

Remus e Dora continuavano ad alternare occhiate tra un ridente Sirius e il vischio incantato sospeso sopra di loro. 

“Beh, non sei molto divertente, Felpato...” 

“La tradizione però è tradizione,” fece notare Fred, stirando le labbra in un sorriso compiaciuto. 

Remus assunse un colorito davvero troppo roseo, mentre Dora al suo fianco iniziava a mostrare segni d’inquietudine. 

“Beh, forse ci sono un po’ troppi spettatori,” buttò lì Bill. 

“Sì, in effetti dovremmo lasciarvi un po’ di privacy,” aggiunse Hermione, accennando ad avviarsi fuori dalla stanza. 

“E dai! Nessuno è mai morto d’imbarazzo per un innocente bacio sotto al vischio,” borbottò Sirius, attirando un’ulteriore occhiataccia da parte del suo migliore amico. 

“Io personalmente li adoro,” commentò Fred, addentando un biscotto e appoggiandosi al bancone, come per mettersi comodo e prepararsi allo spettacolo. 

“Chissà perché non avevamo dubbi,” lo rimbeccò la sorella. 

“Dobbiamo davvero lasciarvi soli?” insistette Sirius. 

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, l’ultimo erede della Nobile e Antichissima famiglia Black sarebbe stato incenerito all'istante dall’occhiata che gli aveva lanciato Remus, ma per sua fortuna poteva continuare a ridere beatamente del disagio provato dall’amico. 

“Oh andiamo, la situazione sta diventando ridicola,” sbuffò Dora, prima di mettersi in punta di piedi e baciare velocemente Remus sulle labbra, inalando il profumo di menta sprigionato dai suoi vestiti e assaporando quello di cioccolato della sua bocca. 

“Ci avete fatto aspettare così tanto per questo?” si lamentò Fred, scuotendo la testa. 

“E cosa ti aspettavi, scusa?” gli chiese Dora, accettando un biscotto da Bill. 

“Almeno un po’ di lingua,” dichiarò il gemello, strizzandole l’occhio. 

George e Sirius scoppiarono nuovamente a ridere, presto imitati da Harry e da un Ron vagamente a disagio, mentre Hermione scuoteva la testa spazientita imitata da Ginny. 

“Ti ricordo che Remus è stato un nostro professore...” 

“Appunto, lo è stato, tempo passato.” 

“Sei impossibile!” si lamentò Hermione. 

“Davvero, Fred, credo tu stia esagerando...” aggiunse Ron a mezza voce. 

“Ah, che carino! Subito pronto a difendere la tua collega anche fuori dalle mura scolastiche,” lo sbeffeggiò George. 

Ron sbuffò, mentre le orecchie gli andavano a fuoco, rimanendo in silenzio e addentando un altro biscotto. 

Hermione gli lanciò un’occhiata di ringraziamento, scegliendo di non proseguire oltre. 

“State sempre attente a dove camminate, non possiamo sapere dove Sirus ha posizionato altro vischio,” concluse Fred, inarcando allusivamente le sopracciglia in direzione di Hermione che distolse frettolosamente lo sguardo, imponendosi di non arrossire. 

“Siete davvero impossibili, ragazzi!” esclamò Bill, porgendo una tazza di cioccolata a Dora, “credevo che crescendo sareste migliorati...” 

“Mai!” promisero in coro i gemelli, facendo tintinnare l’una contro l’altra le loro tazze. 

 

 

 

Shell Cottage, 23 dicembre 1997 

 

 

Non era certo così che Bill aveva immaginato il suo primo Natale da sposato, a dire tutta la verità non aveva nemmeno mai riflettuto troppo alla possibilità di sposarsi – non prima di aver conosciuto Fleur e essere riuscito a dimenticare tutto ciò che era successo con Ivy, comunque. Con ogni probabilità quell’anno l’atmosfera sarebbe stata molto più tetra che nel resto dei Natali della sua vita, eccezion fatta per alcuni di quelli della sua infanzia che ricordava a stento, però sentiva la necessità di celebrare comunque, nonostante la guerra che infuriava fuori dalla piccola oasi di pace che lui e Fleur stavano costruendo pezzo dopo pezzo, quella che si augurava avrebbe assunto lo stesso significato che la Tana aveva per lui e i suoi fratelli. Sì, almeno per il momento lui e Fleur non avevano ancora nemmeno pensato di provare ad allargare la famiglia, sarebbe stato da incoscienti farlo in un momento simile, però mentirebbe se non ammettesse di aver immaginato un paio di bambine con lo stesso viso angelico di Fleur e almeno un maschietto birichino anche solo la metà dei gemelli. 

L’arrivo improvviso di Ron, più silenzioso e ombroso che mai, non aveva modificato gli equilibri della loro coppia; Fleur faceva in modo di trovare cose da fare al piano superiore nei rari momenti lontani dai pasti nei quali Ron raggiungeva la cucina, lasciando a Bill la possibilità di parlare con il fratello minore, che sfoggiava ogni giorno un’aria più abbattuta del precedente. Visto che Ron non sembrava intenzionato a raccontare nel dettaglio ciò che lo aveva diviso dai suoi migliori amici, Bill decise che quel giorno avrebbe adottato una tattica diversa. Una volta radunati tutti gli ingredienti, accese la radio nell’attesa del programma organizzato dai gemelli e da Lee chiamò la moglie e il fratello. 

“Non sarebbe Natale senza i nostri biscotti, eh Ron?” 

Un sorriso, anche se minuscolo, sfuggì dalle labbra di Ron che annuì in silenzio. 

“Significa che finalmonte condividerai con moi la riscetta dei tuoi magnifique biscotti, Williàm?” 

“Che dici, Ron? Possiamo insegnare la ricetta anche a Fleur?” 

“Certo che sì, ormai è di famiglia,” sussurrò Ron, cercando di non pensare ai componenti della famiglia che aveva abbandonato nel momento del bisogno, comportandosi da codardo qual era, fomentato da una rabbia che ormai aveva compreso essergli estranea e che lo faceva sentire stupido e incapace. 

“Mi dispiasce che adesso tu non sia con Harrì e Hermione, ma sono contonta che almeno tu sia potuto venire qui,” dichiarò Fleur, baciandolo lieve sulla guancia. 

Ron le dedicò un altro microscopico sorriso, pensando a quanto avesse smaniato per un bacio della ragazza, solo tre anni prima, e quanto invece in questo momento tutto ciò che desiderava fosse un’occhiata carica di disappunto di Hermione e una di complicità di Harry. Si ripromise per l’ennesima volta che avrebbe trovato il modo per farsi perdonare, smuovendo mari e monti se fosse stato necessario. 

“Grazie di avermi accolto, non avrei mai potuto andare a casa... chi le avrebbe sentite mamma e Ginny?” 

“Ron, tutti noi commettiamo errori, è ciò che ci rende umani,” gli ricordò Bill. 

“Lo so è solo che... mi sembra di aver fallito, come amico, ma soprattutto come uomo...” 

“Tutti lo pensiamo, prima o poi, l’importante è dare del nostro meglio per imparare dai nostri errori.” 

Ron annuì, iniziando a miscelare le spezie, com’era solito fare, rilassandosi lievemente nello svolgimento di un compito che gli era diventato familiare nel corso degli anni. 

“Il modo migliore di farsi perdonare è agire,” lo consigliò Fleur. 

“Sono certo che Hermione urlerà come non mai, quando dovessi ritrovarli... e non la biasimo affatto, ovviamente...” 

“Scerto che urlerà, tu lasciala fare e dimostrale come tutto questo ti ha fatto maturare. Hermione lo apprezzerà...” 

“Vorrei che fosse qui con noi, un paio di questi biscotti sicuramente la renderebbero molto più ben disposta...” 

Bill ridacchiò, mescolando burro e zucchero. 

“Sc’è sempre il prossimo anno, Ron,” fece notare Fleur. 

“Hai ragione...” borbottò, “grazie, davvero, di avermi accolto, di avermi ascoltato e di avermi coinvolto nella preparazione dei biscotti,” sorrise a entrambi. 

“Come hai detto tu, non sarebbe Natale senza di loro,” disse Bill, strizzandogli l’occhio, prima di baciare Fleur.  

“Prima che ci mettiamo all’opera per davvero è meglio che io vada a prendere un po’ di legna,” disse Ron, sentendosi improvvisamente di troppo e lasciando la stanza in tutta fretta. 

Bill scosse la testa, pensando che Ron stesse pian piano migliorando nella comprensione delle dinamiche delle relazioni, "credo che le tue parole lo abbiano davvero fatto riflettere, tesoro.” 

“Disci?” 

“Mhmm-mhmm,” annuì, baciandola ancora, “grazie per aver capito senza giudicarlo...” 

“Non lo farei mai, ricordo bene cosa significasse avere 17 anni e credere che il mondo sarebbe crollato da un momento all’altro, aggiungici che lui sta vraiment combattendo la guerra e... insomma, voi maschi siente un peu lent a capire noi ragazze...” 

“Hey, io non ero affatto lento,” chiarì Bill, imbronciandosi fintamente. 

“In effetti tu mi hai notato alla prima occhiata,” rimarcò Fleur, inarcando allusiva le sopracciglia. 

“E come avrei potuto non farlo? In una sala ricolma di gente, sembrava che ci fossi solo tu... mi è bastata un’occhiata per capire che dovevo assolutamente conoscerti.” 

Fler si mise in punta di piedi per baciarlo più facilmente, “anche se non sarà un Natale come gli altri, soo felisce di passarlo con te...” 

“Io lo sono di più...” 

“Impossibile,” insistette Fleur, insinuando le mani tra i capelli lunghi di Bill per approfondire un bacio che sapeva di speranza e di un futuro da scrivere a quattro mani e da vivere insieme. 

 

 

Ottery St. Catchpole, 23 dicembre 2015 

 

Agli occhi dei passanti, l’edificio solitario sembrava abbandonato, appariva totalmente inadatto a ospitare degli abitanti e i più si chiedevano come facesse a reggersi in piedi – dopo le aggiunte di stanze che c’erano state nel corso gli ultimi anni. Eppure, l’interno dell’abitazione universalmente conosciuta come La Tana brulicava di vita, risate, colori, profumi e voci squillanti. Le vacanze di Natale erano iniziate il giorno precedente e, con il ritorno dei cugini più grandi da Hogwarts, tutti si erano dati appuntamento a casa dei nonni per infornare una quantità di biscotti sufficiente a sfamare tutta la famiglia Weasley in occasione del Natale.  

Seduto in poltrona, con un libro Babbano tra le mani, Arthur sorrideva osservando Molly che dirigeva le operazioni, ottenendo la collaborazione della maggior parte dei nipoti. C’era chi prendeva le cose molto sul serio, come Molly Jr., Albus e Rose, chi si preparava a combinare pasticci, come Louis, Roxanne e Lily Luna, chi cercava già di rubare l’impasto crudo come Hugo e Lucy, chi stava decisamente tramando qualcosa, come James Sirius e Freddie, affiancati da una Dominique con le mani sui fianchi e un’espressione spazientita che rivaleggiava con quella della madre e della nonna. E poi c’era chi gli ricordava gli albori del suo amore con Molly, un sentimento che era durato nel tempo e gli aveva donato una famiglia che amava più di ogni altra cosa. Osservare Teddy e Victoire ridere complici mentre mischiavano burro e zucchero, lo riportò a quel primo Natale vissuto tra queste quattro mura, quando ancora la loro famiglia era formata da due sole persone.  

Molly si lasciò la cacofonia alle spalle e raggiunse il marito, immerso nell’ultimo libro che gli aveva regalato Audrey che condivideva con lui e Hermione la passione per i romanzi contemporanei. 

“Tutto bene, caro?” 

“Non potrebbe andare meglio di così...” 

Molly sorrise. 

“Credi che la nostra cucina sia al sicuro?” 

“Se è sopravvissuta ai miei primi tentativi come cuoca...”  

Arthur posò il libro, sorridendole complice, “guarda quanta strada abbiamo fatto da quel giorno...” 

“Non ho mai nutrito dubbi al riguardo, ero certa del nostro sentimento.” 

“Anche io. Ne ero certo dal giorno in cui ci siamo incontrati, due undicenni nella torre di Grifondoro.” 

Molly sorrise, ripensando all’Arthur ragazzino, innamorato dei Babbani proprio come lo era ancora oggi. 

“Ti amo,” gli disse, baciandolo con il solito impeto. 

“E io amo te,” sorrise Arthur, “e ovviamente i nostri biscotti magici...” 

Molly ricambiò il sorriso, prima di voltarsi verso la cucina, dove alcune palline d’impasto stavano inseguendo Molly Jr. e una deliziata Lily Luna. 

“Quei due hanno davvero una capacità innata per mettersi nei guai,” sospirò la matriarca. 

“Proprio come qualcun altro di nostra conoscenza,” ribatté il marito, ripensando con nostalgia ai gemelli. 

Molly gli strinse la mano annuendo, ricordare Fred con il sorriso sulle labbra era sempre una cosa che li emozionava entrambi. 

 

 


 

 

Nota dell’autrice: 

Non credo di aver mai scritto una OS con così tante coppie, o accenni a esse, ma siamo a Natale e ho provato davvero a fare del mio meglio... 

Che dire, gli headcanon che ho sui personaggi di Harry Potter sono infiniti, o quasi, e quindi mi piaceva l’idea di rendere Muriel utile per qualcosa che non fosse solo la magnifica tiara prestata a Fleur e i baci bavosi che sono serviti per anni di prese in giro a Ron da parte dei gemelli. Oltre a questo poi, trovavo interessante l’idea di mostrare una Molly alle prime armi, non così perfetta come donna di casa, io stessa non ero un granchè come cuoca quando sono andata a convivere... 

In teoria dovrei concentrarmi sulla prima priva del Torneo Tremaghi, ma questa storia non aveva alcuna intenzione di essere messa in un angolo, quindi eccomi qui... 

Il riferimento al primo incontro tra Molly e Arthur viene dalla mia storia “L’importanza di chiamarsi Weasley”, il personaggio di Lexie, se non lo conoscete, è presente in una vagonata di mie storie ed è la zia acquisita dei ragazzi, visto che ha sposato Fabian; tutto il resto dovrebbe essere comprensibile senza che io continui a sproloquiare qui. 

Buon Natale a tutti! ♥ 

PS avevo scelto il 23 dicembre come giorno ricorrente prima di ritrovarmi a pubblicare proprio il 23... 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: inzaghina